Il dubbio di una madre        

Dalla rubrica  "Psiche lui" di Claudio Risé, in Io Donna, allegato al "Corriere della Sera", 10/11/07. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

"Forse  le mie scelte hanno condizionato mio figlio. Ha 18 anni e pare orientato all’omosessualità. E' sensibile, bravo a scuola, sportivo, però  esce solo con amiche femmine per fare shopping, e da loro si fa consigliare il look, sempre più raffinato e particolare. Durante l'estate una ragazzina si è fatta baciare e a lui la cosa ha fatto schifo... mi ha detto. E poi... mi dice... io ho te, un affetto vero, puro e per sempre, non mi serve altro"

Una lettrice 

Cara amica, la sua lettera così prosegue: “Io ho fatto da madre e da padre, quello naturale non è mai vissuto con noi, la gravidanza è stata un incidente di percorso, mia la scelta di tenere il figlio. Ho sempre lasciato libero il padre di avere contatti con il ragazzo, sono legati da profondo affetto, e si vedono con regolarità. Non è mai stato un bambino attaccato alle sottane della madre e io l'ho molto spinto verso l'autonomia e l'indipendenza, sa viaggiare da solo e provvedere a se stesso”. Sembra insomma, che lei sia davvero stata una madre non possessiva e frenante, ma piuttosto emancipante e formativa. I “sensi di colpa” di cui mi parla nella sua lettera, non hanno dunque giustificazione. La sua lettera mostra però anche un tipico processo che si sviluppa spesso quando il padre è assente nel rapporto tra madre e figlio, ed il rapporto tra i due è davvero buono: l’angelicazione della madre, a confronto della quale nessun’altra donna potrà resistere, provocando, anzi, nel contatto fisico, un senso di schifo, come ha provato suo figlio per la ragazza che s’è fatta baciare. Quando il padre c’è, il figlio partecipa della tensione erotica tra padre e madre, e desidera anch’egli, in modo più o meno inconscio, la madre, la prima donna della sua vita. Ma sa bene che questo slancio verso la madre non è affatto “puro”, perché la madre è la donna del padre, il quale a sua volta (il figlio se ne accorge molto presto), prova per la madre desideri non solo puri, ma anche molto carnali, e magari addirittura “volgari”, per una delicata sensibilità infantile. In presenza del padre, il  trasporto del figlio per la madre è dunque proibito, per il fatto che la madre è la donna del padre, ed anche impuro, perché già segnato dalla brama di soddisfazione della carnalità. Ciò immette da subito il bambino nella complessa ambiguità della sessualità, nella quale dono ed appagamento personale, luce ed ombra, sono profondamente mischiate, e ne compongono la straordinaria potenza. Quando il padre non c’è, e la madre non è neppure possessiva (e quindi abusante), ma amorosa ed emancipante, come lei, il rapporto madre e figlio diventa quello tra due angeli. Il desiderio per la madre viene sublimato, o trasformato in un estetismo diffuso (come sembra accadere a suo figlio). Dopo, però, può accadere che la donna di carne, con i suoi desideri, passioni ed egoismi, come la ragazza predatrice del figlio, faccia “schifo”. Non certo per colpa della madre, ma perché è mancato nell’infanzia quel bagno di impura e contraddittoria carnalità in cui nasce il desiderio umano.

Claudio Risé

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