La donna d'altri

Dalla rubrica  info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 21/08/04. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

Il bisogno di avere rapporti con prostitute e la fantasia di averne una tutta per sé derivano dal trauma irrisolto dell'amore impossibile: quello per la madre.

 

"Ho 43 anni, sposato da 5 anni con una bella ragazza straniera, del Messico, che mi ama profondamente, e che amo. Fin da giovane sono stato ossessionato dal sesso, ma per timidezza e paura di non essere all'altezza, l’ho conosciuto solo a 33 anni. A parte le prime avventure con donne sposate, sono stato con escort e prostitute, mi piaceva l'emozione di incontrare senza corteggiamento, entrare nelle loro case  di nascosto cercando di non essere visto, la trasgressione. Poi ho conosciuto mia moglie, l'innamoramento e la pulsione sessuale erano forti, ed io ero tranquillo. Con il tempo però, tornò la voglia di incontrare di nascosto, e cominciai di nuovo a frequentare prostitute, conosciute soprattutto tramite Internet. Dopo gli incontri sono deluso".

Umberto

Caro amico, lei è deluso, mi racconta “di aver tradito mia moglie, deluso dalla persona incontrata (di solito  più brutta di lei), deluso di aver gettato via denaro.” Ma ciò non le impedisce di ripetere i suoi incontri. Ora poi, che sua moglie è tornata in Messico dalla sua famiglia, come sempre d'estate, mi scrive “in uno di questi incontri ho conosciuto una ragazza che oltre al suo ordinario lavoro, fa la escort…Ebbene non so cosa mi sia successo ma  provo per questa ragazza una sensazione di affetto, di voglia di stare con lei, forse innamoramento”. E quindi soffre “a non poterla rivedere, a sentirla”, anche se non prende in considerazione l’ipotesi di lasciare la moglie. E non sa come uscire dai suoi tormenti, di cui vorrebbe sapere l’origine. Vediamo di capirci qualcosa insieme. Nella passione, sua come di altri, per le prostitute, c'è un aspetto che rimanda a un lato infantile, non cresciuto, della  psiche. Infatti, nella sua storia, il desiderio di prostitute, era stata preceduto da una serie di avventure con donne sposate. Cioè con "donne d'altri", come è anche  la prostituta, che non è mai tua. Ora qual è la prima "donna d'altri", che il giovane maschio desidera, senza poterla veramente mai avere? La madre, naturalmente. E' una residua fissazione alla figura materna, che spinge il maschio alla "donna d'altri", alla prostituta. E infatti, a quanto poi raccontano le prostitute nei numerosi testi che ne hanno raccolto le testimonianze, spesso  il sesso è uno strumento con cui il maschio chiede, soprattutto, di essere ascoltato, accolto, senza dover offrire nulla in cambio, tranne il denaro ("moltissimo denaro", mi creda, racconta lei, che vive questa coazione in modo particolarmente assillante). Questo denaro è visto come lo strumento necessario, e accettato, per pagare la massima trasgressione: concedersi la donna d'altri, tardiva rappresentazione della madre, donna del padre. La fantasia che domina la ripetizione di questo comportamento nevrotico è che poi una di queste donne diventi tua, lasciando gli altri, il mondo maschile cui abitualmente appartiene (almeno nella tua fantasia), e ti risarcisca della tua ferita non accettata nei confronti del padre. E del mondo maschile che egli rappresenta. La timidezza, il timore di una virilità non adeguata, che caratterizzarono la sua giovinezza, sono corollari frequenti di questa situazione psicologica, caratterizzata da un non superamento del rapporto conflittuale col padre, e la conseguente impossibilità di darsi una norma stabile, anche nel comportamento affettivo. L'attuale storia con la "escort", per quanto gratificante, va dunque portata in terapia, anziché messa al centro di progetti sentimentali. Potrà aiutarla ad uscire da una nevrosi che è meglio spegnere.

Claudio Risé

   

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