Confusione affettiva

Dalla rubrica  info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 19/6/04. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

 

Tre sorelle, tre figure femminili che a un inconscio maschile appaiono quasi intercambiabili. Un rischio che si evita con una più chiara distinzione di ruoli

 

"Tre sorelle, io ho 37 anni, la più piccola 28. Ancora oggi, non riesco a sentirmi separata da loro. Abbiamo tutte  una vita di coppia stabile da  molti anni. Ma la più piccola  dovunque va fa  innamorare. Adesso a provarci è mio cognato. E sua moglie incoraggia tutte le  occasioni : quando va fuori lo affida alla sorella,  le chiede di portargli da mangiare, o di fare sport insieme. E lui  ci prova. La   piccola   si sente offesa e  minacciata da se stessa (sono io che provoco queste reazioni? è la sua domanda  di sempre). Cosa devo fare? Parlare con lui? per dire cosa? minacciarlo?  E' un anno che va avanti. Poi li vedo a casa, magari nei giorni di festa, abbracci, regali, letture in comune, musica colta e penso che è solo un incubo. O una cosa che potrebbe accadere a chiunque?"

Marilena  

Cara amica, l’unità e l’amore  tra le sorelle crea un mondo affettivo di grande fascino, e forza. Tuttavia ha anche i suoi rischi. Come quello della confusione affettiva che  può creare. Spesso tra le partecipanti a queste comunità tra sorelle (che spesso comprendono anche la madre), si realizza un unico blocco fusionale di ruoli e sentimenti, che rende più difficile lo sviluppo delle singole vite, delle rispettive famiglie, dei diversi affetti. Nel vostro caso, ciò si verifica solo in parte. Converrà infatti che la sorella “di mezzo”, che spinge assiduamente la più piccola ad occuparsi del proprio marito, in questa classica confusione c’è già cascata. Così come ci cade anche lei, continuando a chiamare  “la piccola”,  una donna di 28 anni. La confusione qui è di tipo temporale, e la porta a sovrapporre  all’identità di giovane donna,  quella di sua sorella di oggi, quella di quando era la “piccola” di casa.  Purtroppo a questa confusione di ruoli e tempi, frequente nel mondo femminile familiare della sorelle e madri, si aggiunge spesso la sovrapposizione che anche gli altri interlocutori familiari, a cominciare dai figli, ma spesso anche i mariti, finiscono col fare tra queste diverse figure femminili, così unite e così, per certi versi, intercambiabili. Un classico dell’eros adolescenziale è, per esempio, innamorarsi, una dopo l’altra, di due, o tre sorelle. Non sempre è  dongiovannismo: ti innamori di un aspetto femminile profondo che queste ragazze hanno in comune, e che non è abbastanza differenziato da orientarti con precisione su una di loro, precisamente identificata. Naturalmente, in questa confusione dell’adolescente innamorato e incerto tra le sorelle, contribuisce la sua stessa indeterminatezza di ragazzo in cui nulla è molto chiaro, e tanto meno un oggetto d’amore che ne riecheggia altri, simili. Tuttavia anche un uomo adulto e “classico bravo ragazzo, perbene”, come lei descrive il cognato, può avere  di queste incertezze adolescenziali, può cioè vedere nella sorella minore aspetti che intuisce nella moglie (che lei descrive come  “il ritratto dell'onestà, del  rigore morale”), e scivolare nel desiderio di viverli con un “doppio” della propria compagna che li presenta magari in modo più leggero e più erotico.  Non è  un comportamento lodevole: occorre però tenere conto dell’effetto “speciale” di sovrapposizione che figure femminili molto unite e psicologicamente affini  possono suscitare nell’inconscio del maschio. Ho dunque l’impressione che la soluzione di questa vicenda passi da una ridefinizione dei vostri rapporti tra sorelle. Che, senza nulla togliere alla ricchezza della vostra affettività, precisi però meglio le distanze, ed i rispettivi ruoli.

       Claudio Risé

   

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