Il complesso del servitore

Dalla rubrica  info/psiche lui di Claudio Risé, in Io Donna, allegato al "Corriere della Sera", 4/02/06. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

"Amo sognare di servire e farmi umiliare da una bella donna. Immagino di essere a casa sua, e fare tutto ciò che mi ordina, leccarle gli stivali, farmi portare al guinzaglio come un cane, mangiare da una ciotola ai suoi piedi. In verità, a trent'anni, non ho mai cercato queste esperienze. Ho rapporti normali, molto soddisfacenti. Non ho subito nessun  trauma familiare. Vorrei però capire il significato psicologico di questa fantasia".

Roberto

Caro amico, dalla sua lettera, assai dettagliata, sembrerebbe infatti che il bisogno di umiliazione e sottomissione appartenga, in lei, più al mondo delle esigenze dell’ anima, che a quello delle  pulsioni erotiche, che non incrociano mai questo tipo di immaginario. La sua immaginazione, non è affatto rara nel mondo maschile, ed in particolare in uomini, come lei, impegnati nel lavoro, ed abituati a posizioni di comando. Si tratta di una sorta di “Ombra”, di aspetto negato da quel ruolo di comando che per millenni ha caratterizzato l’uomo. Il fatto è che   comandare, guidare, prendersi ogni responsabilità, ingabbia la personalità di chi lo fa, soffocando altri aspetti centrali nella  psiche umana. Ad esempio il servizio all’altro, il riconoscersi inferiore (anziché sclerotizzarsi in una posizione di superiorità),  e poter rappresentare anche fisicamente questi vissuti. Nelle religioni questo aspetto del “servo” appare sempre come molto importante, proprio perché esse hanno una visione totale dell’uomo, e non parziale come i sistemi politico-sociali. Ciò é particolarmente evidente nel Cristianesimo, dove Gesù è venuto per servire, e lo sottolinea in appositi riti, come la lavanda dei piedi. Ma persino nel paganesimo greco, dove a volte un Dio si fa servitore di un umano, come Apollo col pastore Admeto. Oppure nelle saghe precristiane delle donne selvatiche, dove la potente femmina dei boschi scende al paese, per servire il contadino e la sua famiglia. Poiché ogni religione esprime una visione antropologica, la ricorrenza del tema del servo, e dell’umiliazione significa (al di là delle fedi individuali), che quella del servire, ma anche dell’umiliarsi, è un’esigenza presente in ogni tempo nella psiche umana. Il bisogno, di inginocchiarsi davanti all’altro, e di onorarlo, servendolo, è all’origine di una delle più profonde sofferenze del maschio. Il quale invece per millenni, di fronte alla posizione di maggiore debolezza fisica della donna, si è assunto l’onere del comando nella famiglia e nella società, in genere senza riconoscere consapevolmente il peso psicologico che questa posizione dominante comportava. Si trattava invece di un fardello a volte insopportabile, soprattutto per via della rimozione, che comportava, del proprio aspetto mite, umile, di servizio incondizionato verso l’altro: un lato della personalità di grande ricchezza affettiva, ed anche erotica, nel senso più vasto del termine. Cacciato nell’inconscio, il servizio all’altro riaffiora come fantasia sessualizzata: ma la presa di coscienza  della sua origine, può aiutarci a rimetterlo al posto, più elevato, che gli compete.    

Claudio Risé

   

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