Commoventi eroi

Dalla rubrica  Info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 7/02/04. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

Piangere al cinema. Nessuna vergogna se capita a un uomo. Perché immedesimarsi in chi lotta per il bene indica il desiderio di sottrarsi all'aridità dei nostri tempi.

«Negli ultimi tempi mi capita una cosa, che non so se attribuire a una senilità precoce (ho 35 anni), o a un cambiamento nella mia sensibilità. Piango al cinema. In particolare mi commuovono, i film con protagonisti maschili eroici, e coraggiosi. Mi spingono non solo alle lacrime, ma a sentire forti emozioni, come entusiasmo, preoccupazioni per la loro sorte, tifo. Mi sembra un po' di essere ridiventato ragazzino, e un po' di comportarmi come un militare in pensione. Il colpo di grazia l'hanno dato di recente Master and Commander, e L'Ultimo Samurai. Ormai quando si riaccendono le luci alla fine del film ho paura di farmi sorprendere con gli occhi rossi. Un' amica psicologa mi ha detto che probabilmente sono un po' depresso, e forse dovrei prendere qualche farmaco. Cosa mi sta capitando»?

Lettera firmata, Milano

 

Caro amico, io ho invece l'impressione che questi film che presentano maschi intrepidi stiano facendole appunto da farmaco, e che le lacrime e il fluire delle emozioni siano i primi sintomi che la cura funziona. Nella nostra vita di maschi di inizio terzo millennio le emozioni tendono ad essere sostituite da atteggiamenti e vissuti come l'ironia, la stanchezza, la sensazione di non poter incidere veramente sulla realtà. E invece la nostra psiche, oltre che il nostro corpo e le nostre relazioni, hanno un gran bisogno di emozioni: esperienze affettive che moltiplicano le nostre energie, così come il cinismo e il disinteresse le distrugge. Come lei stesso,del resto, mi conferma in altre parti della sua lettere, raccontandomi che quando esce coi lucciconi dal cinema avrebbe voglia di "rivoltare il mondo", solo che si chiede quali siano le navi pirata da catturare, o i samurai con cui fare amicizia. Domande cui è difficile rispondere:ma già il porsele è indice di vitalità psicologica. L'uomo ha infatti bisogno di emozionarsi, identificandosi, almeno ogni tanto, con una figura che lotta dalla parte del bene e contro il male; che in questa battaglia mette il proprio senso dell'onore (l'"autostima" della psicologia contemporanea ne è una pallida controfigura); e che fa tutto questo con coraggio, superando la paura della sconfitta e della morte (che pure prova). Queste posizioni affettive, vale a dire: la lotta moralmente giustificata, in cui è in gioco l'onore, e il coraggio per farla, sono forme archetipiche dell'energia maschile, dalle quali la psiche dell'uomo ricava un indispensabile nutrimento. Molta dell'attuale depressione maschile deriva proprio, invece, dalla difficoltà di trovare il modo di vivere queste emozioni in una vita assillata da messaggi utilitari, tutt'altro che generosi, e da proposte di indifferenza morale. Ecco perché la figura del Capitano impersonato da Russel Crowe in Master and Commander, che rischia la propria vita (e quella dei suoi uomini), per evitare di "vedere la ghigliottina a Trafalgar Square" commuove. Così come aveva commosso quella del maestro de “L’attimo fuggente”, dello stesso regista Peter Weir, disposto a perdere il posto pur di trasmettere ai suoi ragazzi fiducia e stima in sé stessi e nelle proprie capacità. Ed è psicologicamente toccante la ricerca dell' onore del capitano/Tom Cruise in L’ultimo samurai, che lo trasforma da un alcolizzato reduce dalle campagne sanguinose contro gli indiani, in una sorta di più spirituale samurai. Le rappresentazioni che propongono buoni sentimenti, e sollecitano a giocarsi fino in fondo, sono in realtà, caro amico, un buon farmaco, antidoto efficace ad uno stile di vita disincantato e depressivo.

Claudio Risé

   

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