La cognata giovane

Dalla rubrica  info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 13/12/03. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

Un'insolita (anche se sensibile e discreta) presenza in casa condiziona il legame di coppia. E può far nascere un'ambigua situazione di dipendenza.

"Ho 29 anni e sono sposato con una donna di 25. Tutto andava liscio fino a quando, un anno fa, è mancata mia suocera (mio suocero era già morto da tempo) e abbiamo così "ereditato" la sorella minore di mia moglie, Lisa, una ragazza di 22 anni. Non che sia invadente, anzi è molto carina e sensibile. Però mi accorgo da sottili segnali che è innamorata di me. In realtà, mi sono accorto di esercitare una forte attrazione su di lei fin da quando le sono stato presentato come ragazzo della sorella maggiore. Ora poi, più aumentano le attenzioni materne (e un pò soffocanti) di mia moglie, più Lisa mi si rivolge come se fossi amico, padre, fidanzato (anche se platonico), tutto. Si è insomma creata una situazione malsana, che le rende più difficile apprezzare i ragazzi della sua età. Vorrei liberarla di questo legame impossibile"

Lettera firmata

Caro amico, come lei avverte bene, la vostra è una di quelle situazioni "naturali" che rischia di provocare conseguenze innaturali e pericolose. Sia per la ragazza, sia per il vostro matrimonio. Nulla di più naturale, infatti, che lei abbia finito per rappresentare per Lisa, che ha perso il padre da piccola, un mixing estremamente attraente tra un padre giovanile e un fratello grande: insomma il massimo della maschilità positiva. Nulla di strano dunque, che i coetanei appaiano a sua cognata da una parte poco interessanti, e dall'altra troppo interessanti a stringere una possibile relazione, mentre lei manifesta un affetto del tutto disinteressato. Il rischio è che questo faccia crescere nella ragazza una situazione di dipendenza verso la coppia rappresentata da lei e sua moglie. E indebolisca le motivazioni di Lisa ad affermarsi individualmente, uscendo dal porto sicuro, rappresentato dalla vostra coppia per cercare la propria strada. Tuttavia, caro amico, la dipendenza, per stabilirsi, ha bisogno di due o più giocatori disposti a volerla: nessuno può stabilirla tutto da solo. Come si vede bene nel caso più chiaro, quello della dipendenza madre-figlio, dove se la madre, affettivamente presente, non è disponibile neppure inconsciamente, ogni richiesta del figlio è destinata a spegnersi da sola. Gli ingredienti, diciamo così, per esaurire nei tempi fisiologici la naturale richiesta-bisogno di dipendenza sono due. Il primo è costituito dalla presenza affettiva: ci sono, ti apprezzo, ti voglio bene, aiuterò la tua realizzazione come persona. L'altro è che la presenza affettiva rimanga saldamente appoggiata sul dono: io farò questo per te, ma tu non mi devi nulla, tranne l'impegno per realizzare te stessa. Questo dono le verrà tanto più naturale quanto lei, caro amico, vivrà l'unità della coppia con sua moglie come ricca, appagante, ricca di energie, da profondere anche al di fuori e non bisognosa di "apporti esterni", per quanto gratificanti. Sviluppando un sentimento di questo tipo, a livello sia superficiale sia profondo e un comportamento corrispondente, non si libererà della proiezione su di sé della figura del padre giovane e del fratello saggio e affidabile. Unirà però a queste qualità un'altra energia fortissima, che "lavora" nel senso opposto a quello dell'attaccamento e della dipendenza: la spinta emancipatrice, vale a dire l'aspetto più generoso, e decisivo, sia nella figura paterna sia in quella del fratello adulto. Lisa potrà così compensare la propria mancanza di padre, senza rimanere intrappolata nel vostro rapporto di coppia.  

Claudio Risé

   

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