Ansia di controllo        

Dalla rubrica  "Psiche lui" di Claudio Risé, in Io Donna, allegato al "Corriere della Sera", 26/05/07. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

   

"Ho 55 anni, sposata da 30. Ad agosto mi dice che per un po’ vorrebbe uscire di casa. Dopo lunghi pianti confessa di amare un'altra. E' ancora a casa. Affettuoso, ma spento. Ho capito che  a spingerlo via è stato anche  il mio attaccamento morboso, eppure lo controllo sempre più. Padre esemplare, non si interessa più alla figlia di 25 anni, delusa di lui. E’ la persona più importante della mia vita, potrei rivedere i miei comportamenti sbagliati. Ma non accetto di dividerlo con un'altra".

Lettera firmata

Cara amica,  lei appartiene a quel numerosissimo gruppo di persone che crede che amore e possesso della persona amata siano la stessa cosa. Tuttavia le cose non stanno così. L’amore è essenzialmente un dare, non un avere. Amorosa è la mano che si apre e offre, non quella che si chiude per prendere e trattenere. Questi atteggiamenti, e modi di essere e di sentire, incidono profondamente sul rapporto, e sul suo destino. L’essere “posseduti” da un altro è  innaturale per un essere umano, la cui vocazione è la libertà. Chi si sente oggetto di un “attaccamento e controllo morboso”, come lei dice di aver sempre provato, cerca - di solito -  una maggiore distanza dal suo amante-padrone. Uno dei modi più frequenti (e più disastrosi) di cercare questa “distanza di sicurezza”, è fare spazio ad un altro rapporto, che te la fa credere possibile. Da come lei racconta la vostra storia, suo marito (come la maggior parte degli uomini sposati, e con figli), non sembra affatto ansioso di lasciarla per l’altra donna. E’ rimasto con lei, le ha confermato che lei è la persona alla quale lui tiene di più al mondo. Non posso sapere cosa succede nel cuore di suo marito. Da quello che lei mi scrive di sé, però, un forte ostacolo  ad una serena stabilità del vostro rapporto, è la sua fortissima gelosia ed ansia di controllo, ulteriormente rafforzata dall’inaccettabile prospettiva di “dividerlo con un’altra”. La verità è, cara amica, che se non riduciamo l’altro ad una muffa capace di alimentarsi solo di noi, ogni persona condivide il proprio partner con una sacco di persone e di situazioni. Ogni donna amata, ad esempio, condividerà il proprio uomo con la squadra del suo cuore, con la montagna su cui ama  arrampicare, col suo lavoro, con la politica. Tutto ciò dimostra che quell’uomo è vivo, dunque libero, e porterà nel rapporto la sua vitale progettualità. Quando la compagna invece, dominata da una gelosia a 360 gradi, riesce a fargli attorno la terra bruciata (naturalmente con la complicità dell’uomo, dominato da un qualche tipo di dipendenza materna), rischia che poco prima della vecchiaia lui intraveda in un altro incontro una possibilità di vita più libera, meno asfissiante. E, incalzato dall’altra donna, vagheggi di chiudere il rapporto. Un’ipotesi che non sembra entusiasmare il marito. Per passare il resto della vita, però, non sempre basta il senso del dovere e la lealtà. Occorre che l’altro condivida quel tratto fondante dell’amore, che è la generosità. Al cuore generoso si può, con sollievo, essere fedeli.

Claudio Risé

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