L'ansia del primo bacio  

Dalla rubrica  "Psiche lui" di Claudio Risé, in Io Donna, allegato al "Corriere della Sera", 13/05/06. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

"Ho 23 anni, sono molto timido e ho poca autostima, forse anche perché non ho mai baciato una ragazza. Tuttavia non credo di essere una persona "non amabile". Sono uno studente universitario, attento a cosa succede nel mondo. Non mi sembra di essere poco attraente, ma idealizzo troppo le ragazze di cui mi sono innamorato. Quando, dopo aver confessato i miei sentimenti, vengo respinto, non riesco a conservare un’amicizia con loro. Ora mi sto richiudendo su me stesso, non so come cambiare".

Lettera firmata

Caro amico, l’impressione che  la sua lettera trasmette  è che lei, più che essere preso dall’amore per queste ragazze, sia divorato dall’ansia di non avere ancora avuto una ragazza. Una situazione molto frequente in quei giovani maschi che, per timidezza o esagerata cerebralità nell’approccio, rimangono a lungo fuori  da un autentico scambio affettivo con l’altro sesso. Lei  ha ragione quando dice di “idealizzare” troppo queste ragazze, nel senso che nella sua lettera dà l’impressione di non vederle per come realmente sono, ma come immagini ideali di questa astratta “prima ragazza” che lei vorrebbe finalmente avere. L’ansia, e il suo riferirsi a un’immagine ideale dell’altra, le fa però saltare a piè pari l’osservazione di come una ragazza veramente sia, e le impedisce di  condividere con lei  momenti reali di vita, e non situazioni costruite o immaginate a tavolino, ancora una volta, in modo astratto. Come un film di cui lei è il soggettista, il produttore, il regista, ed anche l’attore, ma che esiste solo nella sua testa. Vede caro amico, anche alla sua età, l’innamoramento vero non è qualcosa che ci cade addosso improvvisamente da chissà dove, ma uno stato affettivo che costruiamo assieme con l’altro, giorno per giorno, nella condivisione quotidiana di momenti ed emozioni significative. Se viene vissuto in questo modo, e cioè come un percorso che si fa insieme, ed insieme si verifica (non tanto a parole, quanto nei sentimenti ed emozione provate), si produce raramente sia la dichiarazione  unilaterale, sia il successivo (frequente) rifiuto. Spesso imbarazzato e stupito, cui è quindi difficile far seguire lo sviluppo di un amicizia. In questo incontro autentico, e profondo, accade invece che i due scoprono, strada facendo, di amarsi, e tutto è molto più naturale, e sereno. Se invece questo percorso comune non c’è, e la condivisione paziente di gusti ed emozioni, viene sostituita dall’immaginazione di un amore che esiste solo nella testa  del giovane, ansioso di uscire dalla sua verginità vissuta come colpa e disonore, l’esito è quello che lei descrive. Occorre dunque uscire da questa visione idealizzante ed astratta che lei ha dell’innamoramento e della donna, ed entrare in una visione più tranquilla e, per così dire, operosa della relazione, come un incontro che si costruisce e si verifica giorno per giorno. Ed il cui scopo non è tanto quello di toglierle l’ansia del primo bacio, ma quello di rivelarle il senso affettivo, ma anche realizzativo della personalità di entrambi, di quell’incontro.

Claudio Risé

Torna all'Archivio Psiche Lui Anno 2006

Vai al sito www.claudio-rise.it