Un amore scontato
Dalla rubrica info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 29 marzo 2003. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it
«Da due anni vivo con una donna separata, con due figli, un maschio e una femmina. Anch'io ho due figli dal mio primo matrimonio, di nuovo un maschio e una femmina. Una bella brigata, dai sette ai quindici anni. Tutti e quattro mi stanno molto a cuore. I miei, però, non mi preoccupano. Sono sempre stato molto presente e attento, e vado d'accordo con la mia ex moglie, non mi sembra insomma che soffrano di particolari carenze affettive. Sono invece specialmente attento ai figli della mia compagna perché avverto in loro il bisogno di una figura paterna. Il loro padre, quasi sempre all'estero, c'è raramente, e in modo distratto. La loro madre, però, non è contenta della mia sollecitudine. Mi rimprovera spesso di dare più importanza al rapporto coi figli,i miei e i suoi, che a lei. Vorrebbe che io le facessi di più la corte, e una vita meno da "baby sitter". Inoltre,dice che la mia attenzione per i suoi figli maschera una competizione col loro vero padre. Un' idea balzana: lo considero un poveretto, che si perde scioccamente un rapporto prezioso coi suoi bambini, due persone straordinarie. Inoltre, non riesco a non vedere che i bimbi hanno spesso molto più bisogno di me di quanto ne abbia lei, che è un' adulta, capace di cavarsela. E non sono neppure d'accordo che in una famiglia la relazione dei genitori debba prevalere su quella coi figli».
Michele, Brescia
Caro amico, quella che lei segnala è una situazione diffusa, che appare anche nelle psicoterapie come elemento di disturbo nella coppia. Nelle convivenze successive a matrimoni naufragati, spesso l'uomo sente immediatamente, e forte, la responsabilità del ruolo paterno, che la nuova condizione gli ripropone. Mentre la donna, reduce da una delusione affettiva, chiede al compagno una costante conferma del proprio affetto, e sente il bisogno di essere "conquistata". Richiesta che all'uomo pare a volte strana, perché crede di averlo già fatto, e che la convivenza ne sia appunto la prova. Appare qui una tipica differenza tra i due generi, maschile e femminile, che suscita non poche difficoltà nella coppia. L'uomo, una volta "accasato", tende spesso a considerare acquisita la relazione, e cerca "cosa c'è da fare" per il benessere familiare. In questo guardarsi intorno, vede le difficoltà dei bimbi separati dal padre, e provvede a rassicurarli. In questa operazione, sacrosanta, dimentica però che la conquista della donna non avviene, di solito , una volta per tutte: la donna ha bisogno di essere "conquistata" in continuazione. Anche la sua dedizione ai figli dipende, spesso, da quanto si sente amata e rassicurata nel rapporto d'amore con l'uomo. Altrimenti diventa spesso insicura e contraddittoria anche come madre. Anch'io, come lei, credo che la dedizione ai bimbi debba impegnare la maggior parte delle energie della coppia genitoriale, perché i piccoli ne hanno bisogno, ed è giusto che le persone adulte si assumano la responsabilità degli esseri che hanno generato, o di fronte ai quali rappresentano comunque figure genitoriali (come accade appunto a lei, coi figli della sua compagna). Questa operazione è però realizzabile soltanto quando l'uomo non dia per scontata la "conquista" della propria compagna, ma si impegni a farla sentire sempre desiderata ed amata. Il dirottare, da parte dell'uomo, il flusso dell'attenzione e dell'amore sui bambini, fa sentire la donna "in secondo piano", e finisce col farle mettere in discussione anche la relazione col compagno, oltre che sentire particolarmente pesante e ingombrante quella coi bambini. Del resto, l'amore nella famiglia è un movimento circolare :tra le figure genitoriali, da loro ai bimbi, e ritorno. Non c'è, in realtà, un prima e un dopo (prima ai bambini, poi a lei). Ogni "precedenza" rischia di creare fratture, e timori. Anche se assolvere con la dedizione più piena al bisogno d'affetto e attenzione dei bambini è poi il prezioso lievito che fa crescere tutta l'affettività familiare.
Claudio
Risé
Torna all'Archivio Psiche Lui Anno 2003
Vai al sito www.claudio-rise.it