L'amico single        

Dalla rubrica  "Psiche lui" di Claudio Risé, in Io Donna, allegato al "Corriere della Sera", (17/02/07). E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

   

"Ho 24 anni, una fidanzata che amo, e un amico del cuore (e di avventure adolescenziali), cui voglio bene. Ho l’impressione, da lei confermata, che la mia ragazza preferisca organizzare la nostra vita sociale “a coppie”, tagliando fuori lui che è spesso solo, oppure con ragazze “in prova”. Lei dice che la vita di coppia non si combina bene con chi  ne sta fuori. Questo mi spaventa, sia perché esclude il mio amico, sia perché riduce troppo la nostra vita" sociale.                                                  

Claudio, Genova

Caro  amico, uno dei segreti perché una coppia funzioni bene, è quello di  non chiudersi nel “mondo delle coppie”. E’ una scelta apparentemente comoda, ma  pericolosa. Sia perché il “mondo delle coppie” è a sua volta in continuo mutamento, e attenersi alla regola comporta improvvisi ostracismi e allontanamenti (dopo che una coppia si è lasciata),  vissuti come gravi ferite e chiusure da parte di tutti gli interessati. Sia perché i “fuori coppia” rappresentano un elemento  importante in una completa ed equilibrata vita a due. Innanzitutto per una questione di “genere”. Ognuno dei due, infatti, non possiede solo l’identità di membro della coppia, ma anche quella di appartenente al proprio genere, maschile e femminile. Quest’appartenenza, precedente alla nascita della coppia e che l’accompagnerà durante tutta la sua esistenza, è fonte di grande ricchezza (anche se pure di qualche problema), per i due che intendono vivere insieme. Infatti, la condizione della coppia, la sua progettualità, il suo benessere, dipende fortemente dall’ampiezza dei legami che ognuno dei due ha col proprio genere, lui col mondo maschile, e lei col mondo femminile. La rottura di questi legami porta  alla dipendenza dall’altro della coppia, con tutti i problemi che ne conseguono: possessività, chiusura, gelosia, depressione. Tra questi legami “di genere”, precedenti e contemporanei alla coppia, la figura dell’amico del cuore è di grandissima importanza per il maschio, così come l’amica del cuore per la donna. Egli rappresenta, per così dire, nella coppia l’ambasciatore del mondo degli uomini che lei, caro amico, porta comunque dentro di sé, e col quale non solo lei, ma anche la sua ragazza, avete bisogno di interloquire, discutere, progettare, divertirsi. Il miglior amico è (per esempio) quello che può sostenerla nel progettare una scalata  che lei vorrebbe fare, ma che (come mi racconta nella lettera), la fidanzata preferirebbe lasciasse perdere. E invece, se ne sente il bisogno, deve poterla fare, per vivere quei momenti, il rischio, il silenzio, l’estasi nella natura, non commentata e interpretata, di cui ogni uomo ha bisogno. Inoltre l’amico dell’adolescenza è il testimone dei ricordi, di aspetti del carattere e della propria storia cui è legata la nostra vitalità e la capacità di immaginare un futuro, anche per la coppia. Rassicuri dunque la sua ragazza: l’amico del cuore, presenza simpatica anche se a volte ingombrante, evita alla coppia i guai, molto peggiori, facilitati dalla sua assenza.

Claudio Risé

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