L'amico del cuore        

Dalla rubrica  "Psiche lui" di Claudio Risé, in Io Donna, allegato al "Corriere della Sera", 27/04/07. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

   

"Ho 24 anni, sto per laurearmi.Tempo fa, un'amica cui avevo sempre badato poco inizia a chiamarmi. Con me si sfoga dell'ex che l’ha lasciata. Negli ultimi mesi, si è più aperta. Però mai un bacio vero; se tento di abbracciarla si sfila, e ci soffro. Mai un complimento, eppure non sono male. Sono innamorato di lei e gliel’ho detto. Lei non mi ama, ma non vuole che mi stacchi perché ha bisogno di un amico. Io, però, mi sento mutilato".

Enzo

Caro amico, raccontato così, il vostro rapporto sembra un incontro tra due bisogni. Il suo è quello di stare, comunque, vicino ad una donna. “Non ho mai avuto ragazze - mi scrive infatti -  per timidezza, e ansia. Poi, grazie a riflessione e cura, ho guadagnato sicurezza, ora sono più estroverso e calmo”. Anche la sua amica però, che per più di un anno la vede soprattutto per parlarle del suo ex, e che è, mi scrive, “fragile e insicura”, sembra immersa in una grande solitudine. Infatti, mi scrive: “non vuole che io mi stacchi, perché ha bisogno di un amico”. I rapporti fondati sul bisogno, però, finiscono col mancare della forza opposta al bisogno: l’Eros, cui è legato lo sviluppo dell’amore. Si tratta della forza affettiva che ti spinge non a prendere, ma a darti. E che suscita il desiderio dell’altro proprio a partire dall’attrazione magnetica della tua spinta verso l’altro. Nei rapporti di “amico e confidente delle donne”, come quello che lei ha accettato, tutto questo manca. C’è sì un suo darsi all’altra, ascoltandola, ma è un ascolto interessato. La ascolti perché l’altra diventi alla fine la ragazza che non si è mai avuta. Più che dono, c’è calcolo, almeno inconscio. E’ un calcolo poi (e questo è più grave), che parte da una disistima di sé. Se non faccio così, pensi, se non lascio che mi parli dell’altro (di cui non mi importa nulla, anzi mi irrita), non riuscirò a conquistarla, come non ne ho mai conquistate prima. Si tratta, però, di un calcolo sbagliato. Il “racconto sull’altro”, infatti, è una sorta di prova di virilità rovesciata cui la ragazza ti sottopone. Ti costringo ad ascoltarmi per vedere quanto sei veramente un uomo, o quanto posso servirmi di te come un’amica, che magari però riesce ad  ingelosire l’ex, perché sei comunque un maschio. Lei ha aderito alla richiesta, ed ora, fatalmente, l’amica, “si sfila” dai suoi abbracci. Facendola, sentire “mutilato”, sentimentalmente e sessualmente.  Dove ha sbagliato?  Innanzitutto, abbiamo visto, sul piano dell’autostima: mettendosi in una posizione così frustrante lei ha mancato di amore verso sé stesso, e quindi non ha davvero aiutato l’altra ad amarla. Nessuno ci amerà, se non incominciamo noi a farlo. Pericoloso è poi separarci dal mondo maschile (gli amici che la spingono a farsi desiderare), per assecondare la delusione di una donna offesa, e irritata con gli uomini. Se non ci ripariamo, è facile che la rabbia destinata all’altro colpisca, nel frattempo, noi stessi. L’assenza di ragazze, che lei lamenta, nasce proprio da rapporti fragili con gli altri uomini, e troppo dipendenti dal femminile.

Claudio Risé

Torna all'Archivio Psiche Lui Anno 2007

Vai al sito www.claudio-rise.it