L'amica deejay        

Dalla rubrica  "Psiche lui" di Claudio Risé, in Io Donna, allegato al "Corriere della Sera", 9/03/07. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

   

"Un anno fa (ho 46 anni) ho conosciuto una deejay. Seguivo per radio il suo programma, e le chiedevo le canzoni da trasmettere. Ci siamo scambiati centinaia di e-mail, parlando di musica, cose personali,  poesie, ecc. Mi ha cercato spesso, chiedendomi di starle vicina perché era depressa. Lei (38enne) è in coppia, e a me bastava la sua amicizia. A ottobre le ho fatto visita in  radio. Alla seconda visita, già sfuggiva. Sono sorpreso  da una donna che prima tiene un contatto assiduo e intimo via mail con me, e poi mi tratta  da estraneo di persona. Che amicizia è?"

Elio

Caro amico, le “amicizie virtuali”, nate e cresciute via mail, internet, o sms, hanno delle loro regole precise. Tra le quali, quella che i due della coppia “virtuale”, amichevole o sentimentale non importa, non devono mai “incarnarsi, diventare persone in carne ed ossa. Soprattutto quando si tratta di un’amicizia platonica, come la vostra. Non destinata, per reciproco accordo, a diventare qualcosa di più impegnativo e coinvolgente. La fortuna delle relazioni virtuali è proprio dovuta a questo loro collocarsi in una dimensione che sfugge alla verifica del dato oggettivo (soprattutto il corpo, ma non solo). Una dimensione, quella delle comunicazioni virtuali,che rende possibile alcune profonde esigenze psichiche. La prima è quella di “proiettare” sul proprio corrispondente virtuale una serie di qualità, che la nostra configurazione affettiva vorrebbe che l’altro possegga. In genere sono qualità che consolano, o “riparano”, a nostre personali mancanze. Ecco quindi che il suo tono affettivo, che, a quanto mi racconta anche nella sua lettera, è piuttosto allegro e affettuoso, ha consolato e “riparato” quello della sua amica, che a quanto lei racconta appare invece piuttosto depressa, malgrado e forse anche a causa dell’allegria forzata della sua professione. Quando però lei è uscito dall’ombra del virtuale, e si è presentato con le sue battute, così efficaci via mail, per far ridere la sua amica anche alla radio dove lavora, questa l’ha subito informata che “detesta strette di mano con estranei, e  non apprezza contatti al di fuori della famiglia”. Questa dichiarazione lascia emergere il vero volto della persona, nascosto dietro l’apparente  estroversione e disponibilità mostrata sul piano virtuale. Una disponibilità che copre una personalità caratterizzata da chiusura, con tratti fobici, nella propria vita quotidiana. Questa viene in qualche modo curata dall’affettuosità dell’altro, che però non ti mette mai veramente alla prova perché rimane distante, appunto nel virtuale. Il piano disincarnato della comunicazione tecnologica, a distanza, esprime anche un altro bisogno della personalità, oggi molto diffuso col moltiplicarsi delle forme narcisistiche. Vale a dire la tendenza a prendere dall’altro, senza dare nulla del proprio vero Sé, che fatalmente si esprime attraverso il corpo. Neppure, appunto, una stretta di mano. Attraverso la  quale, comunque, siamo molto più in gioco che in mille e mail, o in battute più o meno convenzionali affidate a qualche microfono.

Claudio Risé

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