Un abuso taciuto

Dalla rubrica  info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 5/04/03. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

 I bambini fatti oggetto di attenzioni sessuali da parte delle madri sono più numerosi di quanto si creda. Un’esperienza destinata a provocare, in età adulta, la separazione tra erotismo e affettività.

  

«Da bambino, e fino a circa 15 anni, la mia mamma mi portava nel letto con sé; mi toccava sessualmente, e spingeva sul suo corpo. A 15 anni circa mi sono rifiutato. Fino allora, forse, ho sopportato, perché mi identificavo con lei. Mi spiego: fin da piccolo la mamma mi raccontava un episodio di quando era bambina, di un uomo che, vedendola sola per le strade (i miei nonni non le badavano), "le comprava le caramelle".   Sospetto, che in cambio abbia chiesto favori scabrosi. E adulta, la mia mamma si sia poi "vendicata" del proprio dolore scaricandosi su di me, coi gesti che aveva prima subìto. Di certo mia madre odia gli uomini: ha scelto un capufficio donna, ha sempre preferito mia sorella, ha avuto un matrimonio infelice e addirittura mi ha sempre detto che al mio posto avrebbe preferito un'altra figlia. Dopo essere sfuggito al suo letto, ho però cominciato a notare in me una certa misoginia. Ho avuto solo un rapporto con una donna, anche se ho 30 anni, e diversi rapporti con gay, senza alcuna storia. Anche questi si comportano con me come faceva la mia mamma: mi usano.Sono misogino, purtroppo, ma mi piacerebbe avere una famiglia, e dei bambini».

Un giovane uomo sofferente

 

Caro amico, nella sua lettera lei mi chiede, tra l’altro, se mi sembra opportuno che lei faccia una psicoterapia. Penso di sì: non è, infatti, semplice, uscire da soli dai disagi psicologici provocati da un’esperienza come la sua. Che è, ahimé, molto più frequente di quanto si creda, anche se compare poco nelle statistiche d’abuso, comunque lacunose. Il fatto è che i maschi abusati da donne, madri, sorelle, zie, non denunciano o raccontano l’esperienza, anche perché soddisfa spesso loro pulsioni, raramente provoca dolore fisico (come invece l’abuso maschile sulla bimba), e gratifica il loro narcisismo infantile. Purtroppo però, oltre a questi esiti non immediatamente drammatici, l’abuso materno ha anche altri effetti, che si producono pressoché sempre. Il primo, e più grave, è quello di costringere il bimbo (per reggere il fatto di provare piacere sessuale col proprio principale oggetto di amore), ad abituarsi a scindere l’esperienza sessuale da quella affettiva. Il bambino cerca di rimuovere che quella donna sia sua madre, ma questo lo porterà poi ad allontanare l’aspetto affettivo dal suo erotismo. Il risultato è quello di privilegiare l’incontro sessuale, più “facile”, rispetto all’incontro affettivo, più affettivamente “impegnativo”. Il giovane maschio si abitua ad una “facilità” di incontri, dove il sesso viene prima dell’affetto, e lo fa accantonare. E’ quanto accade (come mi racconta nella sua lettera) negli incontri che lei ha nelle docce della piscina con altri maschi.Il guaio di questa posizione psicologica non è tanto la promiscuità, quanto la sua tendenza a sostituirsi alla relazione. L’altra conseguenza dell’abuso materno è quella di indurre il ragazzo a viversi come un oggetto di piacere passivo nei confronti dell’iniziativa dell’altro, più disponibile a essere sedotto che a sedurre, a soddisfare che a soddisfarsi. La sua psiche ha, a suo tempo, percepito questi rischi, ed ha cercato di proteggerla. Una difesa tipica dei casi d’abuso, é ad esempio, l’identificazione con la madre: se lei non era, come dice la lettera, che “lo specchio della madre”, a sua tempo abusata, questo in qualche modo metteva lei al riparo. Si trattava, in realtà, di un regolamento di conti interno alla psiche materna, da cui lei poteva, almeno in parte, chiamarsi fuori. Queste difese hanno in parte funzionato. Lei é “sopravvissuto”, come si usa dire con termine forse troppo enfatico parlando di abuso, ha una vita con un suo equilibrio. C’è però questo vuoto affettivo che, giustamente, la tormenta. E’ quindi maturo, come dimostra anche il fatto che abbia voluto raccontare la sua storia a qualcun altro, per affrontare la situazione, e riunire ciò che quelle esperienze precoci separarono: affetto, e sessualità.

Claudio Risé

 

  

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