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La Musica Elettronica
La prima volta che gli strumenti elettronici e informatici vennero usati in una certa maniera in ambito musicale la si può attribuire, intorno ai primi anni ottanta, al gruppo musicale Kraftwerk, autentici pionieri della musica elettronica. Questi baldi giovanotti non solo si dilettavano a scoprire le sonorità sconosciute dei nuovi marchingegni freddi e tecnologici ma erano loro stessi i costruttori degli strumenti musicali: sintetizzatori e batterie elettroniche. Questi strumenti, che andranno via via migliorandosi e potenziandosi, sono i discendenti delle pianole elettroniche, le famose “farfisa”, utilizzate già negli anni sessanta da gruppi psichedelici e sperimentali come Pink Floyd e più tardi dai Tangerine Dream. In effetti la storia della musica elettronica potrebbe iniziare molto prima dei Kraftwerk, addirittura con la comparsa delle prime chitarre elettriche o con gli esperimenti che i Futuristi facevano negli anni venti, facendo suonare oggetti metallici, tubi e macchinari strampalati, ma a noi interessa raccontare le radici della musica elettronica oggi più diffusa: la musica Techno e i suoi derivati. La musica cadenzata dei Kraftwerk, per i suoi ritmi freddi e ripetitivi può appunto essere considerata come la radice della Techno. Nel corso del tempo molti gruppi musicali si danno il cambio sulla scena elettronica, incrociando molte volte la loro strada con quella della sperimentazione e del rumorismo o con il rock’n’roll più classico dando vita a bizzarre e interessanti elaborazioni, basti citare il disco “Top Ten” dei Flying Lizard. Il filone più innovativo, rappresentato ad esempio dai geniali Art of Noise, pur evolvendosi in molti percorsi musicali differenti, può essere considerato l’ “antenato” della musica elettronica migliore che si può ascoltare oggi: Orbital, Zen Paradox, e i generi Trance, Drum and Bass, i vari gruppi e Dj della Ninja Tune Records. La caratteristica più interessante e innovativa di questo modo di utilizzare i macchinari elettronici è che tutti sono in grado di produrre a casa propria, spendendo pochi soldi e senza avere particolari capacità, dell’ottima musica. La musica prodotta in casa veniva definita una decina di anni fa, nel momento di massimo successo, “House Music”. La musica House è forse il genere più commerciale nell’ambito della musica elettronica, avendo tuttavia sfornato grandi successi dell’estate e dell’inverno come “Pump up the volume” dei M.A.R.S.S., forse il pezzo più classico del genere. La techno più commerciale e in voga adesso (1997), la cosiddetta “Progressiva”, ballatissima in ogni discoteca, deriva proprio dall’ House, velocizzata e un po’ meno interessante. Esistono comunque anche nell’ambito della techno commerciale degli ottimi gruppi, come i Prodigy, che riescono a produrre ottima musica, molto ritmata e accattivante. I
generi più creativi della musica elettronica oggi sono quelli legati ai vari Dj
sperimentali inglesi ed europei, molto spesso anonimi o nascosti dietro
suggestivi nomi da battaglia, che, lasciando contaminare la propria musica da
sonorità afro (dub, reggae, hip hop) e acid jazz, hanno dato via all’ondata
drum and bass e trip hop. Questo genere, che deve moltissimo al jazz e al funky
di James Brown, Gregory Isaac “The Duke”, ha saputo abilmente mescolare a
sonorità rarefatte e dilatate ritmi indiavolati, creando sonorità non
ossessive e a volte noiose, come nel caso della techno, ma assolutamente vivaci
e godibili. Altre
varianti della musica elettronica sono la Trance e la musica Gabber, molto
ascoltate nei Rave Party e nei vari festival Techno, i famosi ”Technival”,
sparsi per il mondo. La trance è un tipo di Techno non troppo veloce,
psichedelico, adatto ad alienarsi nel mondo astratto dei sintetizzatori e
tentare esperienze mistiche e di estasi in mezzo a una folla di persone
danzanti. Il
sottogenere “Gabber” viene da Rotterdam ed è una musica velocissima (180 -
200 b.p.m.) che sembra descrivere catastrofi, apocalissi, titaniche architetture
metalliche che soffocano gli uomini in una danza incessante, torturatrice. La maggiore velocità dei tempi di lavoro e di consumo ha senz’altro influito alla diffusione di un tipo di musica poco elaborato tecnicamente ma molto veloce e facile da consumare, canzoni che si dimenticano subito dopo averle ascoltate, colonna sonora di uno stile di vita superficiale e consumistico. La diffusione dei personal computer e la tecnologia a portata di mano offrono a chiunque la possibilità di improvvisarsi musicisti, anche senza aver frequentato il conservatorio o senza nemmeno conoscere “Satisfaction” dei Rollin’ Stones. |