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LA MORTE

Scarsa sistematica conoscenza dell’atteggiamento verso la morte, ciò stupisce:

1) perché nella storia umana l’idea di morte propone l’eterno mistero ed è nucleo di alcuni tra i più importanti sistemi filosofici religiosi?

2) Differenzia l’uomo dall’animale: la capacità  di affermare un concetto di morte futura e inevitabile. In fisica e chimica un “fatto” è quasi sempre determinato da ciò che lo ha preceduto. Nell’uomo il comportamento presente dipende non tanto dal passato, ma dall’orientamento verso gli eventi futuri.

A volte  quello che una persona cerca di diventare può rivelarci ciò a cui si è dedicato nel passato. Il passato è un’immagine che cambia con l’immagine che abbiamo di noi stessi.

3)La morte è una cosa che capita a ognuno di noi, è una presenza assunta.

Alcuni sostengono che la paura della morte è una reazione universale da cui nessuno è libero. L’unicità e l’individualità acquistano significato solo rendendosi conto che dobbiamo morire.E’ con l’incontro con la morte che si scopre la sete di immortalità.

4)Freud associava certe tendenze all’autodistruzione, alla presenza  nell’uomo di un  desiderio inconscio di morte.

Melanie Klein crede che la paura  della morte sia alla base di tutte le manie di persecuzione e indirettamente di tutte le angosce.

Il teologo Paul Tillich basa la sua teoria dell’angoscia sul principio ontologico che l’uomo è finito e soggetto a non essere. L’insicurezza può essere simbolo di morte,ogni perdita può essere perdita totale.

Jung ritiene che la vita umana nella seconda metà, sia dominata  dal comportamento verso la morte.

Si  riconosce sempre di più il rapporto tra malattia mentale e la concezione filosofica sulla vita e sulla morte.I temi e le fantasie di morte sono preminenti in psicopatologia: le idee di morte sono ricorrenti nei neurotici e nelle allucinazioni di molti psicotici, lo stupore del catatonico paragonato a uno stato di morte è l’illusione di immortalità dello schizofrenico.

Il rifiuto della realtà può essere un modo di tenere magicamente lontana la morte; lo shock è vissuto come morte e rinascita.

“paura di castrazione” = angoscia delle separazioni o della perdita dell’oggetto d’amore, è più forte della paura di morte.

5) lo studio degli atteggiamenti verso la morte aiuta la comprensione delle reazioni adattive o no allo stress e della personalità in generale: l’adattamento della persona anziana all’idea di morte può essere una cosa fondamentale nel processo di invecchiamento.Le reazioni di fronte alla morte di persone malate ci permettono di capire i meccanismi di fronte a una severa minaccia [Eufemismi: sostituzione di vocabolo per attenuazione].

La psicologia e tutta la cultura occidentale hanno avuto la tendenza a sfuggire la morte, a linguaggio eufemistico. Il timore della morte è stato relegato nel territorio proibito della tubercolosi, del cancro e del tabù sessuale (?). Con l’affievolirsi delle tradizioni Paoline della carne come peccato e della certezza dell’altra vita si affievolisce la capacita di contemplare e discutere la morte. Le guerre e il pericolo nucleare sono servite a mettere in primo piano la temporalità della vita [Esistenzialismo: dottrina che vede nei limiti dell’esistenza umana causa di angoscia].

Il movimento esistenziale nel ventesimo secolo ha reso evidente la riscoperta della morte come tema e problema filosofico, ha posto la morte come parte della vita e l’integrazione di essa nel proprio sè rende possibile l’esistenza genuina. Negando la morte si paga con l’angoscia. L’esistenzialismo non ha pretese psicoterapeutiche.

Indagine al fine di suggerire possibilità terapeutiche:

gruppo 1 = la morte è la fine naturale del processo vitale (visione filosofica).

gruppo 2 = (visione religiosa) la morte è dissoluzione della vita corporale e inizio di una nuova vita. 

atteggiamento - accettazione stoica o scettica dell’inevitabile - rimozione della morte con la vita.

esaltazione idealistica della morte è ciò che dà significato alla vita, pre-condizione della vita vera. 

Tutto ciò sottolinea la contraddizione dei nostri pensieri sulla morte.La morte vista da una parte come un muro e il suicidio come atto di una mente malata e dall’altra come una porta che conduce all’eternità. Il grado di disturbo mentale ha apparentemente poca influenza sull’atteggiamento verso la morte, nè la nevrosi nè la psicosi. Il disturbo emozionale sembra porti a prevedere la propria morte: in un disastro aereo, investiti da un trattore, un colpo di arma. 

C’è un gruppo che vorrebbe morire in modo dolce con poca sofferenza: nel sonno, per infarto. Il resto vorrebbe avere il tempo di congedarsi dai parenti. Come luogo = il proprio letto, a casa...Reazione forse al modo moderno di concepire la morte: non più nella propria casa, ma in grandi ospedali, curati, ma magari in rianimazione “isolati”. Il momento preferito è la notte che ha molti significati simbolici. Alcuni ricorrono alla religione per vincere la paura della morte.

Dall’indagine condotta tra un gruppo religioso e un gruppo “non”:

a) pare che l’individuo religioso abbia più paura della morte perché potrebbe andare all’inferno- perché ha ancora peccati da scontare - anche il paradiso non basta a togliere la paura.

b) l’individuo “non” la teme perché vuole provvedere alla famiglia, gli piace la vita, ecc... Si valuta quello che si lascia ma non quello che si potrebbe trovare.

  - Alcune tendenze alla “fonte della giovinezza” e la ricerca di essa nella nostra società denota una fuga dall’ansia della morte. Anche il “respingere” i vecchi è frutto della voglia di allontanare la morte.

- Atteggiamenti contro - fobici (fobia = repulsione) dei medici, in alcuni casi si può parlare di narcisismo ferito, cioè la mancanza di soddisfazione del medico la cui funzione è di salvare la vita, davanti al morente. Si sostiene che alcuni medici scelgono questa professione per dominare la loro angoscia della morte.

- Uno degli errori più gravi che commettono davanti al morente è quello di alzare una barriera ideologica tra chi vive e chi muore. Alcuni pensano che è traumatico parlare di morte ad un morente, in realtà molti malati hanno un grande desiderio di parlare dei loro pensieri e dei sentimenti verso la morte, ma si accorgono che precludono ogni via per farlo. Molti preferiscono sentire dal medico un discorso chiaro. C’è del vero nel fatto che l’ignoto provochi più paura che le realtà più conosciute e temute.

- Senso di colpa: si trova spesso in malati senza speranza.

Le ragioni sono:

1) si pensa che i malanni siano auto inflitti e dovuti a colpa propria.

2) si sentono “dipendenti”e si scusano di pesare sugli altri.

3) sente l’odio nelle persone intorno per averle costrette ad affrontare la morte.

4) l’invidia che il malato sente nei confronti dei sani e il desiderio inconscio che muoia qualcuno al posto suo. Ciò a volte spinge all’omicidio e al suicidio. 

I vivi reagiscono con il proprio senso di colpa perché vedono l’altro morire e desiderano che si affretti... Affrontare direttamente il fatto esistenziale della morte sembra danneggiare il funzionamento dell’io, la maturità comporta la conoscenza del limite e ciò porta all’auto-conoscienza. La disponibilità a morire appare condizione necessaria per vivere, non si e completamente liberi se non si accetta la morte. “Solo l’uomo che non teme più la morte cessa di essere uno schiavo” (Montaigne).

L’atteggiamento di fronte alla morte lontana è certamente diverso da quello della morte imminente sulla quale agiscono alcuni fattori:

1) la maturità psicologica

2) la tecnica che si ha per affrontare i problemi

3) l’influenza di punti di riferimento: religiose, età, sesso.

4) la gravità del processo organico

5)gli atteggiamenti del medico e delle persone importanti intorno al paziente.

La morte può significare cose diverse a seconda delle circostanze e del contesto culturale.

La crisi spesso nasce dalla consapevolezza del tempo sprecato, dai talenti insteriliti, dalle cose non fatte o da quelle fatte male.

“L’uomo muore prematuramente e senza dignità, la morte non è diventata sua”. 

- La nascita di u uomo è un evento incontrollabile della sua vita, ma la sua dipartita ha un rapporto con la sua filosofia della vita e della morte.

- E’ sbagliato considerare la morte un puro fatto biologico.

- La vita non è capita e vissuta pienamente se l’idea della morte non è affrontata con onestà.

- Capire il significato di morte e del morire può aiutare a capire gli individui.

- Comunque anche le gioie, l’amore, la felicità insegnano  a leggere la realtà e l’essere.

- L’ obiettivo di questo saggio è che riconoscere il concetto di morte è sostanziale per la psicologia e la sociologia.