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1. IL METODO GIUNGLA

 

 

1.1 INTRODUZIONE

 

1.1.1. Quale Giungla

 

Intendiamo fin d’ora precisare che la Giungla di B.P. non è la Giungla di Walt Disney, né quella di Tarzan o di qualche altro autore, bensì è collegata allo spirito con cui l’autore del “Libro della Giungla” ha scritto la sua opera, spirito che riflette il cammino spirituale e sociale dell’autore. In altre parole la Giungla del lupettismo  è l’utilizzazione pedagogica che B.P. ha fatto del “Libro della Giungla”. Kipling si rivela in questa e in altre opere un grande conoscitore della psicologia umana e nello stesso tempo vive le difficoltà economiche di giovane immigrato negli Stati Uniti. Nato in India, la conosce bene, ma viaggia anche molto per conoscere dal vivo i paesaggi che circondano i suoi personaggi, facendo tesoro delle esperienze e degli incontri. Ecco perché gli animali che si incontrano nella Giungla risultano, sia nel bene che nel male, animati da profonda umanità; ecco perché i paesaggi descritti introducono il lettore in un mondo i cui confini tra reale e irreale si intrecciano.[17]Ma é il modo in cui viene utilizzato nel Lupettismo che ne caratterizza la comprensione e si distingue nettamente da altri modi di avvicinarsi a quest’opera. Afferma un responsabile dei Lupetti: “i miei Lupetti non furono affatto entusiasti della Giungla [di Walt Disney] e del Mowgli del film: “Non era il nostro Mowgli!”, mi dissero. E quel “nostro” é tutto un capolavoro!”[18].

 

1.1.2. Perché “Metodo Giungla”

 

Nello scoutismo la Giungla è più che un libro, più che un racconto per la fantasia, più che un ambiente...La Giungla è un metodo. A prima vista può forse sembrare strana questa affermazione, ma se guardiamo le cose più da vicino nel lupettismo, dalla Giungla deriva non solo un ambiente, ma delle tipologie di comportamento, delle danze, dei canti, delle espressioni tipiche, dei linguaggi particolari, delle cerimonie, della iconografia, e altro ancora.  Tutto ciò riflette un modo di essere e di concepire le cose che, semplificando, possiamo chiamare “Metodo Giungla”.

 

1.1.3. Gli episodi fondamentali[19]

 

Prima di addentrarci nel nostro argomento è necessario fare una sintesi molto generale di quegli episodi della “Giungla”[20] che sono utilizzati dal lupettismo. Infatti non tutti gli episodi del libro di Kipling sono entrati a far parte del patrimonio del lupettismo, ma solo alcuni di questi, in particolare tre del “primo libro della Giungla”[21] e diversi del “secondo libro della Giungla”.[22] In ciascun episodio dei racconti di Mowgli, attraverso l’azione dei personaggi è posta in risalto qualche virtù o qualche caratteristica umana positiva, moralmente sana[23].

Il primo dei racconti è I fratelli di Mowgli, dove il fanciullo, allontanatosi dai genitori in seguito all’assalto precipitoso di “Shere Khan”, la tigre, che è finita sul fuoco, viene raccolto da “Raksha”[24], una lupa e difeso (in quanto inerme). Sarà lei a presentarlo al “Consiglio della Rupe” dove una volta all’anno i lupi si radunano per accogliere nel “Branco” i nuovi nati sotto la direzione di “Akela”, il capo del branco. Qui Shere Khan pretende la sua “preda”, ma grazie all’intervento di “Baloo”[25], l’orso,  e di “Bagheera”, la pantera[26], Mowgli viene accettato dal Branco, e di conseguenza d’ora in poi difeso anche dal medesimo.

Nella Caccia di Kaa Mowgli, dopo un rimprovero di Baloo, si lascia convincere dalle “Bandar-log”, le scimmie[27], a diventare loro capo. Viene da queste rapito e verrà liberato solo grazie all’intervento coraggioso di Baloo, Bagheera e “Kaa”, un pitone.

Nell’episodio La tigre, la tigre, vi è lo scontro tra Mowgli e Shere Khan, visto quasi come uno scontro tra bene e male con la vittoria del primo sul secondo.

Questi sono certamente i racconti più importanti. A questi si affiancano: Come venne la paura, l’Ankus del re, Il fiore rosso, I cani rossi,  la corsa di Primavera,

Come venne la paura è il racconto che mostra come nessun animale può reggere lo sguardo dell’uomo, tranne una volta all’anno la tigre. Il racconto si chiude con una delle più belle poesie scritte da Kipling, il conto la legge della Giungla, dove espone la sua convinzione: “vi è una Legge che governa il mondo, quello degli animali e quello degli uomini, una Legge a cui nessuno può sfuggire, una Legge che é dentro e fuori dell’uomo”.[28]

Nell’Ankus del re parla dell’avidità e dimostra come questa porti solo morte

Il fiore rosso si situa all’interno della ribellione del Branco ed é il fuoco che Mowgli, su consiglio di Bagheera, si è procurato e che gli servirà per disperdere il Branco in uno dei momenti più tragici di tutta la storia.

Nell’episodio dei Cani rossi si tocca il culmine della commozione. Si parla di un Branco numerosissimo di cani rossi che fa strage sul proprio cammino e che invade la Giungla in cui si trova Mowgli e quasi tutti gli animali che fino ad ora sono apparsi nel racconto. Lo scontro è inevitabile. E’ in questo scontro che morirà Akela, riunitosi a Mowgli con i lupi fedeli del Branco per questo evento.

Nell’ultimo episodio, la corsa di primavera, si ha Mowgli che, ormai diciassettenne, ritorna al mondo degli uomini, lasciando la Giungla, con cui mantiene, però, un certo contatto. Normalmente questo racconto lo si fa solamente ai lupetti che stanno per passare  a una successiva fase della loro formazione scout, quella della vita nel “Reparto”.

 

1.2. UTILIZZAZIONE PEDAGOGICA

 

1.2.1. Ciclicità della storia

 

Baden Powell era convinto che  alcuni modi di essere dell’uomo (la bontà e la cattiveria) si ripetono negli anni e quel che cambia sono gli aspetti accessori. Mowgli cresce e modifica la sua personalità e forma il suo carattere a contatto con diversi modi di essere dell’uomo. Per questo nel lupettismo la storia viene ripresa ogni anno con gli stessi episodi, secondo un ciclo annuale che si ripete, e i bambini la risentono sempre volentieri, ogni volta scoprendone nuovi contenuti e “vivendola” in modo diverso. E’ come quando un bambino risente i genitori che “parlano” di lui, raccontando per l’ennesima volta ad altri fatti della sua vita: egli al limite, corregge, interviene, ma ogni volta ascolta quei racconti come fosse la prima volta, senza stufarsi. Questo perché il bambino è coinvolto da quei fatti e nel risentirli quasi li rivive. Ci sembra in conclusione interessante l’esperienza di Carlo Trevisan,[29]che dice:

 

“E non mi si dica che i Lupetti si stancano di risentire per tre volte (io uso narrare la storia di Mowgli nel periodo di un anno) nella loro permanenza al Branco le avventure di Mowgli. Oltre l’esperienza con i miei Lupetti, quest’anno ha avuto la possibilità di lavorare per poco tempo in un Branco (non oserei neppure chiamarlo così) trasandato e di ambiente popolarissimo di periferia. Ho visto che la Storia di Mowgli avvinceva più di quanto sognassi, perfino ragazzi che l’avevano letta nel libro o vista al cinema. E i miei Lupetti che l’udivano per la seconda volta erano incantati quanto l’anno scorso ed un Lupetto era la terza volta che la sentiva....Cerchiamo di non affibbiare al bambino dei problemi che non ha per il solo fatto che noi li abbiamo ora!”[30]

 

 

1.2.2. La giungla come simbolismo universale[31]

 

In qualunque parte del mondo la giungla ha il medesimo valore. Essa non rappresenta solo bestie feroci, pericoli mescolati a mistero e fascino, ma rappresenta qualcosa di più: “è un simbolismo universale del nostro inconscio personale;  una parte di noi stessi, in quanto ci  rimette in contatto con una origine dalla quale tutti ci siamo staccati a un certo momento della storia”[32]. E’ quindi un richiamo alla nostra origine da un lato e dall’altro a quelle idee fantasiose che vedono nella giungla un richiamo alle risorse naturali, o addirittura a tesori nascosti, miniere, città nascoste.

 

1.2.3. Etica e legge ordinatrice nella giungla

 

 

“La voce della coscienza parla nei Lupetti già da un certo tempo; essi sentono che vi é il bene ed il male, che bisogna quindi praticare il primo ed evitare il secondo, ma non sono capaci ancora di riconoscere per astratto, secondo i principi dove sia il male e dove il bene”[33]Il metodo giungla viene incontro a ciò, proponendo una morale “per tipi” che trasmetta in concreto al ragazzo degli esempi concreti di comportamento (si rimanda al capitolo successivo questa trattazione) e una morale pratica fatta di avvenimenti che coinvolgono la vita di Mowgli e in cui il ragazzo può specchiarsi. Il lupetto impara che alcune scelte non sono indifferenti, ma hanno delle conseguenze negative per le persone che ci vogliono bene. Inoltre apprende concretamente valori come il coraggio, la generosità, il rispetto per le differenze. Impara che ci sono delle norme a cui tutti sottostanno, le quali hanno valore per il bene di tutti e sono vissute e difese da coloro che nella realtà sono gli adulti presenti in Branco. In definitiva il bambino giunge a pensare: “Un buon lupetto fa così e così....”; “Questa cosa è vera o deve essere fatta perché l’ha detta Akela” e non ricerca altri motivi al perché delle cose.

 

 

1.2.4. Il linguaggio giungla

 

Una prima considerazione da fare è che parlare di “linguaggio giungla” comporta come minimo che i bambini conoscano la giungla, altrimenti l’effetto che si otterrà sarà quello di sentire una serie di detti senza senso o addirittura di interpretarli in modo opposto al loro significato originale.[34] Una seconda considerazione è che la giungla non va stiracchiata a proprio piacimento, usando parole e detti che, estratti dal proprio contesto, finiscono per falsare il loro originario significato. Conseguenza di ciò è che anche chi “racconta” la giungla deve conoscerla bene e non improvvisare se non è sicuro. Con questo non si deve concludere con faciloneria che è meglio non usare tale tipo di linguaggio, ma che si deve imparare, come per ogni strumento, un suo uso corretto.

Ciò premesso, indichiamo come primo criterio la gradualità con un uso intelligente e moderato, senza esagerazioni “perché -come sempre in educazione- all’inizio tutto è fragile come vetro”[35] Un secondo criterio è scegliere frasi a senso compiuto utilizzandole al momento giusto. Per esempio: di fronte a un lupetto che non si lava molto: “Sii pulito, perché la forza del cacciatore si rivela dalla lucentezza della sua pelliccia”; oppure, di fronte a un imbroglio o ad una parolaccia di un lupetto : “cuor leale, lingua cortese fanno strada nella giungla”, e così via.[36]

Un ultimo criterio é il peso che alcune frasi hanno su altre, tanto da divenire nel metodo giungla quasi delle “Parole Maestre”

 

“Le Parole Maestre sono la moralità in “pillole inzuccherate” per così dire. Inzuccherate nel senso di adatte al gusto del bambino....Bisogna dire ai nostri Lupetti, narrando l’inizio della “Caccia di Kaa” , che anche noi vogliano essere come Mowgli, e non come i cuccioli pigri, e “imparare tutte le Leggi della Giungla”. E non solamente le Leggi e le Massime del Branco....Le parole Maestre non si sostituiscono alla legge schematica...e impegnativa; perché la loro funzione é quella di condensare la saggezza e l’esperienza millenaria della Giungla, rispetto a tutte le circostanze della vita”[37]

 

 

1.2.5 Canto e danze giungla

 

Esistono molti canti che sono interamente formati da parole giungla o illustrano  parte di episodi ricavati dalla giungla. Purtroppo il veloce ricambio che avviene all’interno dei “capi” scout[38]spesso impedisce il trapasso delle nozioni, per cui molti canti vanno persi. Un discorso

a parte va fatto per le danze. Queste, come per i canti, creano un certo clima, ma a differenza di questi spesso sono di non facile esecuzione. Dove vi é , però, un Branco numeroso e dei Lupetti in gamba, esse sono educative perché “abituano al “sapersi mettere nelle pelli”, alla padronanza di sé, all’ordine e danno (sempre se ben fatte) il gusto di un po’ di grazia a questi Lupetti...”[39]

 

 

1.2.6 Altre utilizzazioni della giungla

 

Oltre a quanto abbiamo detto fin qui, la giungla può essere utilizzata in altre forme che, anche se trattate brevemente, sono altrettanto importanti nella vita dei Lupetti. Gli animali della Giungla possono dare lo spunto a lavori[40] di traforo, in carta, a disegni. L’ambiente in cui hanno luogo gli incontri dei Lupetti[41]ha generalmente le pareti dipinte di avvenimenti riguardanti la Giungla, in quanto il bambino impara molto di più osservando che sentendo. I momenti più importanti della crescita del bambino vengono caratterizzati attraverso cerimonie ricavate dalla giungla l’arrivo in Branco, la promessa, il silenzio richiesto quando parla un “Vecchio Lupo”, il “Grande Urlo” nei momenti più importanti[42], le successive tappe della crescita che se legate a responsabilità comportano il ricevimento di una o due stelle[43], i momenti del racconto giungla, il passaggio al Reparto. Un altro aspetto é il simbolismo, che attraverso la divisa, il saluto, e in particolare il totem [44]effonde un particolare senso di appartenenza. Le scene mimiche [45]possono essere utilizzate in riferimento a vari episodi o a parti di questi; generalmente  non per gli episodi fondamentali. Infine esistono molti giochi che, anche se non derivano direttamente dalla Giungla, possono ricevere da questa quella giusta ambientazione che la fantasia dei bambini richiede per essere vissuti in pienezza....... 

In un’epoca dove i Masmedia tendono a rendere sempre più cruda la realtà e i Computer trasmettono giochi che, se proprio non invitano alla violenza, hanno certamente valenze educative discutibili, il Lupettismo dimostra come anche oggi esiste tutta una dimensione in cui la fantasia e la creatività trova posto e divengono “educazione”.  Il successo del Lupettismo può insegnare a tutti quanto una storia , correttamente “raccontata e vissuta” può avere anche oggi presa sui ragazzini ed é perciò importante imparare ad utilizzare nel giusto modo questo mezzo. Termino questo mio elaborato con un breve scritto di Baden Powell rivolto a coloro che hanno concluso il cammino nei Lupetti:

 

“Avete vagato per la Giungla ed i vostri occhi si sono aperti a guardare parecchie cose meravigliose. Ora andate ancora avanti nel vostro viaggio nella più vasta Landa dello Scoutismo, ed Akela ed il Branco vi spingano sulla strada con un festoso augurio di Buona Caccia. Non dimenticherete mai i giorni passati col Branco. Un giorno, forse, ritornerete ad esso per aiutare altri Lupetti ad aprire i loro occhi nella Giungla. Buona Caccia!”[85]

 

[17]Per ulteriori approfondimenti sulla vita di Kipling, Educare con una favola, pp.21-39

[18]Educare con una favola, p.109

[19]Educare con una favola, pp.55-62; 217-245. Il  libro della Giungla..

[20]D’ora in poi  con il termine “Giungla” intendo l’utilizzazione pedagogica fatta da B.P del libro di Kipling (vedi bibliografia)

[21]Scritto da Kipling nel 1894, a 29 anni.

[22]Scritto da Kipling nel 1895.

Ciò non toglie che occasionalmente siano utilizzati gli altri episodi né che tutti i racconti das noi indicati siano utilizzati allo stesso modo o da tutti.

[23]Educare con una favola, p.56

[24]letteralmente “La diavola” per il suo modo di combattere.

[25]L’orso saggio, incaricato di istruire i piccoli lupi riguardo alla “Legge della Giungla” e alle “Parole maestre” per comunicare con gli altri animali.

[26]Essa nel racconto non ha il diritto di parlare nel Branco, ma propone uno scambio: “l’accettazione del fanciullo in cambio ci una preda molto più grossa appena uccisa”

[27]Sono presentate come incostanti, superbe, vogliono sempre essere le prime e fanno molti progetti, ma non li portano mai avanti perchè cambiano idea o litigano

[28]Educare con una favola, pp 59

[29]Un famoso, ma ancora oggi attuale,  lupettaro degli anni 50 le cui idee sono state riprese da Luigi Tedeschi

[30]Educare con una favola, pp. 106-107

[31]Educare con una favola, pp. 78-79

[32]Educare con una favola, p. 78

[33]Educare con una favola, p 64

[34]Educare con una favola,pp. 89-91

[35]Educare con una favola, p. 115

[36]Educare con una favola, pp.115-122.

[37]Educare con una favola, p.109

[38]Dovuto per alcuni al forte aggravio di tempo richiesto da una simile attività, per altri ad un calo di tensione verso questo servizio disinteressato o al cambio di interessi o anche al solo sopraggiungere del matrimonio. Non ci soffermiamo di più su tale argomento lasciando aperto il dibattito che é in corso a livello di associazione.

[39]Educare con una storia, p. 110

[40]Educare con una favola, p.113

[41]Che si chiama “Tana”

[42]Questo, anche nei movimenti, imita l’ululato dei lupi e rinnova verso Akela l’impegno a fare “del proprio meglio”

[43]Capo o Vice capo di una sestiglia di ragazzini

[44]Generalmente una testa di lupo o un lupo intero in legno appeso sulla cima di un bastone (l’alpiston) particolare e rappresentante tutto il Branco. In alcune parti si usa legare sotto la sagoma del lupo dei nastrini del colore delle “Specialità” che i bambini hanno all’interno del Branco.

[45]Educare con una favola, p. 113

[85]Manuale dei Lupetti, pp.183-184