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 L’educazione alla fede nell’Agesci

            Cosa intende l’AGESCI per “Educare alla Fede”? Riferisco testualmente da un manifesto divulgativo ufficiale dell’AGESCI rivolto a chi non conosce l’Associazione:

“La fede di Dio non si insegna.

Si creano però le condizioni perche’ in ogni momento della vita la parola di Dio cada come seme in un terreno fertile

 

·      Con l’esempio di coerenza cristiana dei capi

·      Con occasioni di ascolto della parola, esperienze di preghiera comunitaria adatta alle varie eta’, partecipazione all’eucarestia

·      Con un rapporto di fiducia fra adulti e ragazzi che porti al colloquio

·      Con momenti di attiva ricerca e studio

·      Con l’esercizio della carita’quale atteggiamento costante del singolo e del gruppo

·      Con una catechesi occasionale, attenta e continua. Lo scautismo  puo’ diventare parabola di vita

·      Con la collaborazione con altri gruppi ed iniziative extrassociative.

 

Ai capi e’ chiesta una scelta precisa di testimonianza di fede, ai giovani ed alle giovani la disponibilita’ alla ricerca ed alla partecipazione ai momenti liturgici di gruppo.

E’ richiesto uno sforzo per comprendere la propria vocazione e giungere poi ad una risposta generosa con una libera scelta definitiva di vita.”

 

L’educazione religiosa secondo Baden Powell[1]

 

Robert Baden Powell era figlio di un pastore anglicano e, anche se il padre morì[2] quando lui aveva tre anni, il clima in cui crebbe era pervaso di insegnamenti cristiani, attinti soprattutto dalla Bibbia. Le sue idee in campo religioso risentono della sua formazione e sono incentrate sulla figura di Dio Padre, Creatore e Signore della storia.[3]

La religione deve entrare dal di dentro e non deve esser  mai separata dalla vita nel suo dinamismo di crescita. “La religione si può solo cogliere d’intuito, non insegnare. Non é un abito esteriore da indossare la domenica. E’ una vera  e propria parte del carattere del ragazzo, uno sviluppo della sua anima, e non una corteccia esterna che si possa pelar via”.

l termine ‘catechesi’ nell’AGESCI

 

“Il dualismo esistente tra fede e vita e la separazione tra fede e cultura [...] sono due nodi problematici e proverbiali banche di prova per l’esercizio della catechesi. La catechesi tende disperatamente verso la ‘integrazione tra fede e vita’ (RdC 52) e verso il dialogo tra fede e cultura, per fare in modo che, effettivamente, ci sia una correlazione tra la parola di Dio e i problemi dell’uomo, tra le domande che emergono dalla vita e le risposte offerte dalla fede”.Purtroppo il mondo della fede é spesso vissuto in modo distaccato dalla catechesi, in quanto si tende a considerare quest’ultima come una realtà e un messaggio privi di significatività e di rilevanza per la vita. La catechesi è recepita come un trasmettere delle verità che dicono poco oppure offre risposte a domande che, nella situazione concreta della persona, sono inesistenti o non formulate. Questa mancanza di significatività diventa il ‘problema’ quando ci si rivolge ai giovani, in quanto essi possono aprirsi soltanto a un messaggio che risponda alla ricerca di senso e ai molteplici perché dell’esistenza. In tale contesto si assiste anche alla separazione tra fede e cultura, dove troppe volte è quest’ultima a dettare le norme, soprattutto nell’ambito della morale. “Ne é testimone la diffusa distanza giovanile dalle posizioni ufficiali della Chiesa in campo etico, percepite come incompatibili con la cultura di oggi e con alcuni valori giustamente accettati e onorati nel mondo attuale”.

A queste difficoltà va aggiunto il problema sul concetto stesso di catechesi, poiché, se tutti riconoscono l’interazione tra catechesi e maturazione della fede, esistono divergenze sul modo di procedere per giungere al fine della catechesi stessa: l’approfondimento e la maturazione della fede delle persone e delle comunità. C’è chi si rifà alla tradizione che intendeva catechesi come ‘trasmissione di una dottrina’; chi la confonde con ‘l’evangelizzazione’ o con la ‘pastorale’ e chi si apre a nuove visioni postconciliari.

Non ci soffermiamo oltre su queste ed altre questioni, ma ci chiediamo: l’AGESCI in quale contesto si pone quando tratta di catechesi? Innanzitutto per l’Associazione scout catechesi é testimonianza di una esperienza personale di fede e annuncio esplicito di Cristo.La catechesi ha quindi il compito di trasmettere una lettura in profondità della vita e dell’esperienza alla luce della Parola di Dio. Potremmo dire che la Parola di Dio deve apparire ad ognuno “come una apertura ai propri problemi, una risposta alle proprie domande, un allargamento ai propri valori ed insieme, una soddisfazione alle proprie aspirazioni”.La vita, del ragazzo come del giovane, sono, in questa prospettiva, il punto di partenza della catechesi, la quale acquista credibilità perché risulta significativa.

In secondo luogo la catechesi nell’AGESCI ha due componenti inscindibili: la ‘progressione personale’di cui la fede é una dimensione indispensabile ( ma non l’unica!) , e la ‘comunità scout’ nella quale il ragazzo, come il giovane, crescono. Il gruppo permette di fare esperienze significative di partecipazione e condivisione, aiuta ad interiorizzare i valori e si inserisce, in un contesto più ampio di Chiesa, in un cammino individuale di maturazione e identificazione. In sintesi é più un educare ad ‘atteggiamenti’ che un trasmettere delle conoscenze.

Le attività dell’Unità, il clima creato, lo stile e l’atteggiamento dei Capi costituiscono un luogo privilegiato per l’incontro personale con Dio e per il cammino di fede del ragazzo e della ragazza.

In questo cammino, pur essendo utilizzati diversi linguaggi e mezzi di comunicazione che aiutano l’individuo a fare delle scelte e a diventare creativo, rimangono prioritari: ‘l’ambito liturgico’, quale punto di partenza ed arrivo,  la ‘Parola di Dio’ e l’incontro con la ‘natura’.

Per poter attuare concretamente ciò, incarnando la catechesi nel metodo tipico dello scautismo, è prioritario formare una certa mentalità catechetica nei Capi e procedere con sistematicità attraverso un progetto

 

 

La scelta cattolica dell’AGESCI

 

L’AGESCI, fin dal suo sorgere, accetta come propri i principi della ‘Carta cattolica dello scautismo e del guidismo’, facendo dello scautismo una proposta di vita che può  diventare luogo di autentica rivelazione di Gesù Cristo. In questa prospettiva, si sottolinea l’esigenza dei cattolici di avere  propri spazi e tempi per individuare le strade della Rivelazione di Gesù Cristo nella loro storia, confrontare le ricerche e gli interrogativi della loro fede e celebrare nei sacramenti il mistero di Gesù Cristo morto e risorto”.

“Questa fede é lo  spirito” che dà vita a tutte le cose che l’AGESCI fa.La stessa sua azione educativa é promossa liberamente da credenti.Per questi motivi nel ‘Patto Associativo’,la scelta cristiana risulta inscindibile dalla scelta scout  e da quella politica.

Al ragazzo che viene nell’AGESCI non viene richiesta la professione di fede cristiana: questa è una caratteristica che differenzia l’AGESCI da altre associazioni ecclesiali e talvolta provoca difficoltà in particolari situazioni di ambienti o di età”.A tutti però l’Associazione ricorda che la vita scout nell’AGESCI è anche un cammino di fede: da compiersi certamente in proporzione all’età, insieme con il gruppo dei coetanei, in un clima di ricerca, ma destinato a farsi sempre più esigente, nell’impegno personale di verifica, man mano che ci si avvicina al termine del cammino formativo scout.E la proposta centrale di tutto l’ ‘Annuncio’ è il ‘Cristo vivo oggi nella Chiesa’. Molti sono i ragazzi e giovani che hanno scoperto ( o riscoperto) il Cristo e la Chiesa “attraverso lo scautismo e si sono messi generosamente al servizio dei più piccoli, fino a donarsi totalmente al Signore nella vita religiosa e/o sacerdotale, come testimoniano le vocazioni maturate in tanti anni nel mondo scout italiano”.

  Baden Powell afferma di aver osservato migliaia di giovani e di essersi convinto che la maggioranza delle azioni da questi compiute non sono guidate se non in minima parte da convinzioni religiose; questo perché quei giovani si sono nutriti più di concetti che averne assimilato lo spirito.

Una seconda idea base del pensiero di Baden Powell é l’importanza della natura come veicolo alla meraviglia e alla scoperta di un Dio Creatore.

Un altro importante concetto é la necessità di presentare Dio come amore, operante intorno e dentro ciascuno di noi. E’ Lui a spingere l’uomo dal di dentro a compiere del bene verso gli altri. Egli scrive: “E’ già qualcosa essere buoni, ma é di gran lunga meglio fare del bene”.

Nel concreto egli invita i suoi ragazzi, fin dal mattino, a elevare una breve preghiera a Dio o un pensiero stimolante per la giornata, avendo verso Dio un atteggiamento di riconoscenza. Nel fare il proprio dovere verso Dio, si deve ringrazialo sempre: quando si è contenti, quando si gioca o si è realizzata un’impresa, dopo i pasti; bastano poche parole per digli grazie. Ed è molto bello e facile pregare per gli altri. Per esempio, quando si vede partire un treno, ci vuole poco a pregare Dio che benedica tutti quelli che vi son dentro, e così in altre circostanze.

Ai più grandi propone di riflettere su ‘chi e che cosa é Dio’. Li invita poi a “utilizzare meglio che sia possibile la vita che Egli ci ha dato e [a] fare quanto Egli [si] aspetta da noi. Ciò soprattutto nel fare qualcosa per gli altri”.Ritiene importante, inoltre, crearsi l’abitudine di leggere e approfondire due libri: la Bibbia e la natura.

A otto anni aveva scritto in un suo taccuino: “Farò in modo che i poveri siano ricchi come noi; essi dovrebbero avere gli stessi nostri diritti ad essere felici;[...] ora ve lo dico: bisogna pregare Dio tutte le volte che si può; ma siccome non si può essere buoni soltanto pregando, bisogna anche impegnaci seriamente a essere buoni”.

Parlando più specificatamente del credo cristiano, egli dà rilevanza alla figura di Gesù, “venuto a vivere tra gli uomini per dimostrare e far loro intendere che Dio è Amore e che i sacrifici offerti a Dio come venivano praticati dalle antiche religioni superstiziose non erano quanto essenzialmente voluto da Dio, il Quale bensì richiede in primo luogo il sacrificio di se stessi e il servizio per amore Suo”.

Nel suo ‘testamento spirituale’ afferma di avere avuto una vita felicissima, in quanto “il vero modo per essere felici è quello di procurare la felicità degli altri”. L’augurio che fa a tutti gli scout è di poter essere “preparati così, a vivere felici e a morire felici”, mantenendo la propria promessa di esploratori, anche quando non si sarà più ragazzi.


l termine ‘catechesi’ nell’AGESCI

 

“Il dualismo esistente tra fede e vita e la separazione tra fede e cultura [...] sono due nodi problematici e proverbiali banche di prova per l’esercizio della catechesi. La catechesi tende disperatamente verso la ‘integrazione tra fede e vita’ (RdC 52) e verso il dialogo tra fede e cultura, per fare in modo che, effettivamente, ci sia una correlazione tra la parola di Dio e i problemi dell’uomo, tra le domande che emergono dalla vita e le risposte offerte dalla fede”.Purtroppo il mondo della fede é spesso vissuto in modo distaccato dalla catechesi, in quanto si tende a considerare quest’ultima come una realtà e un messaggio privi di significatività e di rilevanza per la vita. La catechesi è recepita come un trasmettere delle verità che dicono poco oppure offre risposte a domande che, nella situazione concreta della persona, sono inesistenti o non formulate. Questa mancanza di significatività diventa il ‘problema’ quando ci si rivolge ai giovani, in quanto essi possono aprirsi soltanto a un messaggio che risponda alla ricerca di senso e ai molteplici perché dell’esistenza. In tale contesto si assiste anche alla separazione tra fede e cultura, dove troppe volte è quest’ultima a dettare le norme, soprattutto nell’ambito della morale. “Ne é testimone la diffusa distanza giovanile dalle posizioni ufficiali della Chiesa in campo etico, percepite come incompatibili con la cultura di oggi e con alcuni valori giustamente accettati e onorati nel mondo attuale”.

A queste difficoltà va aggiunto il problema sul concetto stesso di catechesi, poiché, se tutti riconoscono l’interazione tra catechesi e maturazione della fede, esistono divergenze sul modo di procedere per giungere al fine della catechesi stessa: l’approfondimento e la maturazione della fede delle persone e delle comunità. C’è chi si rifà alla tradizione che intendeva catechesi come ‘trasmissione di una dottrina’; chi la confonde con ‘l’evangelizzazione’ o con la ‘pastorale’ e chi si apre a nuove visioni postconciliari.

Non ci soffermiamo oltre su queste ed altre questioni, ma ci chiediamo: l’AGESCI in quale contesto si pone quando tratta di catechesi? Innanzitutto per l’Associazione scout catechesi é testimonianza di una esperienza personale di fede e annuncio esplicito di Cristo.La catechesi ha quindi il compito di trasmettere una lettura in profondità della vita e dell’esperienza alla luce della Parola di Dio. Potremmo dire che la Parola di Dio deve apparire ad ognuno “come una apertura ai propri problemi, una risposta alle proprie domande, un allargamento ai propri valori ed insieme, una soddisfazione alle proprie aspirazioni”.La vita, del ragazzo come del giovane, sono, in questa prospettiva, il punto di partenza della catechesi, la quale acquista credibilità perché risulta significativa.

In secondo luogo la catechesi nell’AGESCI ha due componenti inscindibili: la ‘progressione personale’di cui la fede é una dimensione indispensabile ( ma non l’unica!) , e la ‘comunità scout’ nella quale il ragazzo, come il giovane, crescono. Il gruppo permette di fare esperienze significative di partecipazione e condivisione, aiuta ad interiorizzare i valori e si inserisce, in un contesto più ampio di Chiesa, in un cammino individuale di maturazione e identificazione. In sintesi é più un educare ad ‘atteggiamenti’ che un trasmettere delle conoscenze.

Le attività dell’Unità, il clima creato, lo stile e l’atteggiamento dei Capi costituiscono un luogo privilegiato per l’incontro personale con Dio e per il cammino di fede del ragazzo e della ragazza.

In questo cammino, pur essendo utilizzati diversi linguaggi e mezzi di comunicazione che aiutano l’individuo a fare delle scelte e a diventare creativo, rimangono prioritari: ‘l’ambito liturgico’, quale punto di partenza ed arrivo,  la ‘Parola di Dio’ e l’incontro con la ‘natura’.

Per poter attuare concretamente ciò, incarnando la catechesi nel metodo tipico dello scautismo, è prioritario formare una certa mentalità catechetica nei Capi e procedere con sistematicità attraverso un progetto

 

 

La scelta cattolica dell’AGESCI

 

L’AGESCI, fin dal suo sorgere, accetta come propri i principi della ‘Carta cattolica dello scautismo e del guidismo’, facendo dello scautismo una proposta di vita che può  diventare luogo di autentica rivelazione di Gesù Cristo. In questa prospettiva, si sottolinea l’esigenza dei cattolici di avere  propri spazi e tempi per individuare le strade della Rivelazione di Gesù Cristo nella loro storia, confrontare le ricerche e gli interrogativi della loro fede e celebrare nei sacramenti il mistero di Gesù Cristo morto e risorto”.

“Questa fede é lo  spirito” che dà vita a tutte le cose che l’AGESCI fa.La stessa sua azione educativa é promossa liberamente da credenti.Per questi motivi nel ‘Patto Associativo’,la scelta cristiana risulta inscindibile dalla scelta scout  e da quella politica.

Al ragazzo che viene nell’AGESCI non viene richiesta la professione di fede cristiana: questa è una caratteristica che differenzia l’AGESCI da altre associazioni ecclesiali e talvolta provoca difficoltà in particolari situazioni di ambienti o di età”.A tutti però l’Associazione ricorda che la vita scout nell’AGESCI è anche un cammino di fede: da compiersi certamente in proporzione all’età, insieme con il gruppo dei coetanei, in un clima di ricerca, ma destinato a farsi sempre più esigente, nell’impegno personale di verifica, man mano che ci si avvicina al termine del cammino formativo scout.E la proposta centrale di tutto l’ ‘Annuncio’ è il ‘Cristo vivo oggi nella Chiesa’. Molti sono i ragazzi e giovani che hanno scoperto ( o riscoperto) il Cristo e la Chiesa “attraverso lo scautismo e si sono messi generosamente al servizio dei più piccoli, fino a donarsi totalmente al Signore nella vita religiosa e/o sacerdotale, come testimoniano le vocazioni maturate in tanti anni nel mondo scout italiano”.

 

 

[1]Cf  DEL ZANNA L., o. c., 22-29.

[2]Lasciando la moglie con sette  figli al di sotto dei 14 anni . Cf BADEN P., Scautismo per ragazzi, o. c., 418.

[3]”La vita all’aperto e l’osservazione della natura bastano a suscitare un senso religioso nei confronti di tutto ciò che vive, un sentimento intenso di vicinanza e appartenenza al cosmo e contemporaneamente di riverenza. Di qui, di fatto partono tutte le religioni. Per B.P., a giudicare dai testi, bastava. Le indicazioni che dà sono asciutte, la sua religione si riassume nella fiducia in Dio aiutato dalla volontà dell’uomo. [...] E infatti B.P. parla genericamente di religiosità, di necessità di sviluppare il sentimento religioso in vista dei benefici di tale atteggiamento per l’insieme del carattere. E’ del resto l’unica posizione possibile per un’associazione di giovani che si pone  l’obiettivo di essere intercontinentale”. ( PESENTI S., Una lunga strada di spiritualità, in Servire XLV (1992) 3, 25).