Gli affreschi ritrovati

Si è conclusa contestualmente all'avvio di "Organistica Niellese" la terza tranche degli imponenti lavori di restauro della chiesa parrocchiale.
In questa fase, sicuramente la più importante dal punto di vista tecnico, la chiesa non è stata agibile per oltre sei mesi.
E' stato rifatto per intero il pavimento, realizzato il nuovo impianto di riscaldamento, completamente sostituito il vecchio impianto elettrico, realizzato il nuovo impianto di illuminazione.

Abbiamo detto: i lavori sono stati imponenti. La nostra chiesa non è però mai stata così bella ed accogliente.

Durante i lavori sopra descritti sono stati rinvenuti nella regione presbiterale alcuni importanti affreschi databili  a fine XV° secolo, che hanno aperto interessanti interrogativi sull'origine della nostra chiesa parrocchiale.
In attesa di ulteriori elementi pubblichiamo in calce un interessante articolo in merito.

Il presbiterio con il nuovo pavimento in cotto e, in primo piano,
gli scalini in pietra di Luserna fiammata.

La volta ed il catino absidale, di cui sono state restaurate
le pitture ad affresco (vedi sotto particolare della volta).

Sul lato destro si intravedono gli affreschi rinvenuti occasionalmente, e databili al XV° secolo.

La volta del presbiterio dopo i lavori di restauro

Ancora la volta presbiterale e parte dell'Abside

 

   
Di seguito, alcuni particolari degli affreschi ritrovati
   
 

Particolare di preesistente finestra, successivamente murata;
notare la delicatezza della decorazione floreale
(Lato destro del presbiterio)

Martirio e supplizio di anima dannata
(Lato destro del presbiterio)
   
   

Sotto, i Santi Apostoli recano cartigli con frasi dal "Credo in unum Deum". Da sinistra:
"Et iterum venturus est cum gloria..."; "Et in unum Dominum...- Qui cum Pater et Filius..." "Ascendit ad coelos, sedet ad dextera Patris..."
(Lati sinistro e destro del presbiterio)

         

 
 

    

Sopra, a sinistra: : "Martirio di S. Erasmo; a sinistra: Velario e Pipistrelli
Questa iconografia è tipica e ricorrente delle cappelle gentilizie dell'epoca.
(Lato destro del presbiterio)

* * * * *

I primi cenni sulla parrocchiale di San Giorgio, a Niella Belbo, risalgono al 1574, quando mons. Vincenzo Marino, vescovo di Alba, la cita nell’itinerario della visita pastorale. La ristrutturazione del 1864, a opera del parroco Felice Gallina, stravolse l’impianto a croce latina con la costruzione delle navate laterali e il rifacimento della facciata. Oggi la parrocchiale di Niella Belbo si presenta con un impianto ottocentesco che nulla faceva trasparire della storia misteriosa dell’edificio. Nulla fino a qualche settimana fa. La scoperta, clamorosa per ampiezza ed entità del ritrovamento, è stata fatta quando ormai era vicina la fine dei restauri. La dottoressa Roberta Landi ha, infatti, portato alla luce nel presbiterio un pregevole affresco risalente al Quattrocento, il cui ritrovamento apre interrogativi sulla storia della chiesa.

«Nell’affresco – spiega il parroco, don Valerio Pennasso – sono raffigurati gli apostoli, tra le cui figure corrono frasi del Credo, e, in alto, il martirio di Sant’Erasmo, un soggetto raro nelle parrocchiali, più frequente nelle cappelle gentilizie». L’ipotesi secondo cui gli affreschi apparterrebbero a una cappella gentilizia poi inglobata nella parrocchiale è suffragata dalla Landi: «Nella parte bassa dell’affresco (il velario) è raffigurato un drappo su cui sono dipinti tre corvi e un’iscrizione in caratteri gotici che riprende un’iconografia frequente nelle cappelle nobiliari, oggi all’esame di Bruno Ciliento, storico dell’arte e funzionario della Soprintendenza ai beni artistici».

L’appartenenza a un edificio di pregevole fattura parrebbe confermata anche da alcuni mattoni e pietre finemente lavorate ritrovate nell’abside. «Durante gli scavi», precisa don Valerio, «sono emerse pietre scolpite con maestria, nascoste tra i materiali di risulta usati per trasformare l’originaria abside quadrata in semisferica. Le pietre apparterrebbero ad edifici di pregio, per le cui decorazioni erano state impiegate maestranze molto abili e che lasciano supporre la loro appartenenza a un complesso di nobile fattura».
                                                                                                                                                                                                (Valeria Pelle - "La Gazzetta d'Alba" - n. 28 - 13/07/2004)

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