GLI ORGANI DELLA CATTEDRALE DI TREVISO
di GRAZIANO FRONZUTO
Treviso è una delle città più belle d’Italia (e dunque del mondo) e per noi appassionati d’organo è una meta praticamente obbligata in virtù dei numerosi strumenti antichi ivi conservati, praticamente tutti in ottimo stato e meticolosamente restaurati, sia in città che negli immediati dintorni. Su questi strumenti si svolgono senza soluzione di continuità manifestazioni concertistiche di altissimo livello e anche incisioni discografiche, il che, nel panorama italiano, costituisce un fatto più unico che raro.
Per gli organi storici, si rimanda all’interessantissimo sito:
http://www.sevenonline.it/tvapt/appuntamenti/organistica/latradizione.htm
Non sfuggirà, ai più, che in tale sito si parla di organi storici di molte chiese tranne che della Cattedrale. La ragione è che –per le vicende storiche verificatesi negli ultimi 100 anni (dal 1910 in poi)– nella Cattedrale di Treviso vi è un eccellente organo sì ma nuovissimo e dunque un vero neonato fra “fratelli” che hanno oltre 200 anni più di lui…
Tracciamone dunque un ritratto storico e organologico.
La Cattedrale di Treviso, dedicata a San Pietro, è stata fondata in epoca altomedievale ma è stata ricostruita più volte. La parte più antica tuttora superstite è la pregevolissima cripta a 9 navatelle divise da una selva di colonne, in cui è conservata l’urna di San Liberale (patrono della città); mentre la vasta chiesa ha assunto forma di poderosa “croce greca” con presbiterio assai sporgente, nello stile rinascimentale impostole a partire dal XVI sec. su disegno dell’architetto Pietro Lombardo.
Il vasto spazio interno è suddiviso in tre navate con cappelle laterali; in lunghi secoli di arricchimenti successivi vi sono state collocate numerosissime opere d’arte di prim’ordine come i dipinti degli illustri maestri trevisani Paris Bordone, Gerolamo da Treviso, Domenico Capriolo e quelli del Pordenone (Adorazione dei Magi e affreschi della Cappella Malchiostro, 1520). Nell’abside della navata destra è conservata la magnifica “Annunciazione” dipinta da Tiziano nel 1520. Ma tutta la chiesa ha splendide sculture, bassorilievi, altari riccamente ornati e una serie di opere che testimoniano la lunga storia di fede e di arte che ha contraddistinto questa chiesa.
La tradizione musicale è stata particolarmente fiorente sin dai tempi più antichi, anzi è stata comprovata la pratica del “doppio coro” sin dagli inizi del XV sec., quindi questa è probabilmente la prima chiesa del Veneto (se non d’Italia e dell’Europa intera) in cui tale pratica è fiorita. Perciò sin da tale epoca ai lati dell’Altare Maggiore erano presenti due cantorie contrapposte e, con ogni probabilità, due organi.
Durante l’episcopato di mons. Paolo Francesco Giustiniani (vescovo dal 1750 al 1787) si conclusero importanti lavori: la navata centrale fu coperta con eleganti cupole che –con le loro coperture in piombo– si stagliano sul colore cotto delle tegole degli altri tetti del panorama cittadino; fino a quell’epoca infatti la navata centrale aveva anch’essa tetto a spiovente su un soffitto piano, come mostra il pregevole dipinto di Teodoro Coghetto (1707–1783) realizzato attorno al 1750 [vedi fig. 1] e conservato oggi nella Pinacoteca Civica.
A quest’epoca risale la costruzione di due vaste cantorie tardobarocche con due grandi casse d’organo ai lati dell’altare maggiore; nel 1770 fu realizzato un solo organo (quello sulla cantoria destra): si trattava di un grosso strumento di 12’ a una tastiera, ovviamente costruito da Gaetano Callido. Tale situazione contraddistingue altre importanti chiese venete (per es. il Duomo di San Lorenzo a Mestre, dove si hanno parimenti due cantorie contrapposte con due grandi casse di 12’, ma con l’organo solo in quella di destra: notevole opera di Gaetano Callido risalente al 1801).
L’ultima aggiunta architettonica alla cattedrale è stata il portico esastilo con frontone, in stile neoclassico (1836), che le diede l’assetto attualmente visibile [vedi fig. 2].
Nel 1870 circa l’organo fu ampliato da Locatelli, che lo dotò di registri “da concerto” e di un manuale “di risposta”. Il concerto inaugurale fu tenuto da Giovanni Antonio Petrali.
Nel 1910, durante l’episcopato di mons. Andrea Giacinto Longhin (vescovo tra il 1904 al 1936, periodo durante il quale si iniziarono i processi canonici per la beatificazione e canonizzazione di Pio X), si diede immediata messa in pratica dei dettami del famoso “Motu Propriu” del Papa S. Pio X (nativo di Riese –oggi Riese S. Pio X– paese nei pressi di Treviso e successivamente anche canonico in questa cattedrale), ciò diede l’occasione (o l’alibi?) per demolire le due cantorie e l’organo. Rimasero quindi le due pareti nude su cui furono dipinti due affreschi di fattura neoclassica celebrativi dell’opera di Papa Pio X.
Il nuovo organo fu collocato dietro l’altare, in fondo all’abside della chiesa [vedi fig. 3]. Fu costruito da Giovanni Tamburini che lo ultimò nel 1915. Aveva tre tastiere di 58 note ciascuna e pedaliera di 30 note, ma le due tastiere espressive azionavano le stesse canne poste sul somiere a “doppio scompartimento”, secondo gli standard tecnici mutuati dal suo maestro organaro Pacifico Inzoli, assumendo in pratica caratteristiche simili ad altri strumenti Tamburini (per es. S. Giovanni Evangelista a Parma; S. Stefano de’ Cavalieri a Pisa; S. Maria in Aracoeli ecc.). Ecco la disposizione fonica (citata anche nel trattato “L’Organo Italiano” di Corrado Moretti, ed. Eco) cortesemente segnalatami da Giuseppe Distaso nell’aprile 2003:
Grande Organo
Tamburini (1915)
registri
I Manuale –
Grand’Organo (primo corpo, aperto) – Principale 16’ – Principale Forte 8’ – Principale Dolce 8’ – Ottava 4’ – Duodecima 2’2/3’ – Decimaquinta 2’ – Ripieno [grave] 5 file – Ripieno [acuta] 4 file – Principale Violino 8’ – Voce Umana 8’ – Flauto a Camino 8’ – Flauto Dolce 8’ – Flauto 4’ – Cornetto 3 file – Dulciana 8’ – Tromba 8’ – Tuba Mirabilis 8’ – Tuba Mirabilis 4’ |
II e III
Manuale – Espressivo (secondo corpo, somiere “a doppio scompartimento” in cassa espressiva) – Eufonio 8’ – Principalino 8’ – Ottava 4’ – Ripieno 5 file – Bordoncino 8’ – Flauto 4’ – Flauto 2’ – Controgamba 16’ – Gamba 8’ – Salicionale 8’ – Concerto Viole 3 file 8’ – Concerto Viole 5 file 8’ – Voce Celeste 8’ – Oboe 8’ – Tremolo |
Pedale – Contrabasso 16’ – Gran Quinta 10’2/3’ – Basso 8’ – Ottava 4’ – Bordone 16’ – Bordone 8’ – Violone 16’ – Violoncello 8’ – Bombarda 16’ – Trombone 8’ |
Nel 1971-72 fu commissionato un lavoro di ampliamento alla stessa ditta Tamburini, con elettrificazione delle trasmissioni, ampliamento della pedaliera a 32 note (con aggiunta di un Clarone 4’ ai registri di pedale) e –fermo restando il doppio scompartimento tra II e III Manuale– fu aggiunto un corpo di canne aperto azionato dal solo II Manuale, con questi registri:
Corpo Positivo
(aperto, azionato dal solo II Manuale)
– Principale 4’
– Ottava 2’
– Duodecima 1’1/3’
– Decimaquinta 1’
– Ripieno 4 file
– Flauto a Camino 8’
– Sesquialtera 2’2/3 - 1’3/5’
– Cromorno 8’
– Tremolo
In vista del Giubileo del 2000, per impulso del Vescovo mons. Paolo Magnani, si decise di costruire un organo nuovo, affidandone la costruzione alla ditta svizzera Khun. Sulle prime esso doveva essere collocato nella navata laterale sinistra, nella campata immediatamente successiva al transetto (e l’altare ivi presente doveva essere spostato nel transetto sinistro), poi la Soprintendenza impose la collocazione nell’abside del transetto sinistro, come tuttora si vede [vedi fig. 4].
Nel frattempo, fu rimosso l’organo Tamburini per opera dell’organaro Diego Bonato di Verona, lasciando l’abside desolatamente vuota, in vista delle decisioni del Vescovo (per esempio, collocandovi qualche ornamento anche scultoreo, che però, ancora nell’aprile 2003 non era stato realizzato).
L’organo Tamburini è stato destinato alla parrocchia di S. Maria a Trebaseleghe [ma fino ad oggi –aprile 2003– tale strumento è ancora presso l’organaro Diego Bonato], paese non lontano, appartenente alla provincia di Padova ma facente parte della Diocesi di Treviso: si tratta di una grandiosa chiesa, dedicata a S. Maria, realizzata agli inizi del XX sec. in stile neogotico su disegno dell’architetto Ruolo ma contenente notevoli opere d’arte dei secoli precedenti (tra cui pregevoli dipinti di Palma il Giovane). Sempre a Trebaseleghe è curioso notare che in frazione Fossalta, la parrocchiale di S. Giacomo a Fossalta (eretta a parrocchia nel 1818, era precedentemente la cappella di Trebaseleghe; l'attuale chiesa, che ingloba quella del 1505, è di recente costruzione) è dotata di un pregevole organo costruito da Gaetano Callido nel 1774, proveniente dal monastero benedettino di S. Maria della Misericordia di Noale.
Ecco la disposizione fonica del Grande Organo Khun, rilevata in sito nell’aprile 2003:
[azionati da pomelli ad estrazione, posti in tripla fila in alto a sinistra delle tastiere]
1 Principale di legno 16’ 2 Principale 8’ 3 Ottava 4’ 4 Superottava 2’ 5 Ripieno Grave [4 file] 6 Ripieno Acuto [3 file] |
7 Flauto Maggiore 8’ 8 Corno di Camoscio 8’ 9 Flauto 4’ 10 Duodecima 2’2/3’ 11 Cornetto [5 file] 8’ |
12 Tromba 16’ 13 Tromba 8’ 14 Unione II–I 15 Unione III–I 16 Unione III–I Sub |
[azionati da pomelli ad estrazione, posti in tripla fila in basso a sinistra delle tastiere]
17 Subbasso 32’ 18 Contro Principale 16’ 19 Basso 8’ 20 Bordone 8’ 21 Flauto 4’ |
22 Subbasso 16’ 23 Basso d’Eco [dal III] 16’ 24 Violoncello [dal III] 8’ 25 Unione III–Ped 26 Unione III–Ped Super |
27 Bombarda 16’ 28 Tromba 8’ 29 Clarone 4’ 30 Unione I–Ped 31 Unione II–Ped |
[azionati da pomelli ad estrazione, posti in tripla fila in alto a destra delle tastiere]
32 Fagotto 16’ 33 Tromba Armonica 8’ 34 Clarone 4’ 35 Oboe 4’ 36 Voix Humaine 8’ |
37 Flauto Armonico 8’ 38 Voce Celeste 8’ 39 Flauto Traverso 4’ 40 Cornetto d’Eco [3 file] 41 Flautino 2’ |
42 Quintaton 16’ 43 Viola da Gamba 8’ 44 Cor de Nuit 8’ 45 Principale 4’ 46 Pieno [3 file] |
[azionati da pomelli ad estrazione, posti in tripla fila in basso a destra delle tastiere]
47 Salicionale 8’ 48 Cromorno 8’ 49 Unione III – II |
50 Bordone 8’ 51 Flauto 4’ 52 Terza 1’3/5’ 53 Quinta Flautata (sic) 1’1/3’ 54 Piccolo 1’ |
55 Principale 8’ 56 Ottava 4’ 57 Flauto in XII 2’2/3’ 58 Superottava 2’ 59 Ripieno [5 file] |
Pistoncini per le 256 combinazioni libere e per il sequencer elettronico.
Pedaletti di richiamo delle unioni 8’ e del sequencer
Pedaletto del Tremulante al III Man. – Pedaletto del Tremulante al II Man.
Staffa del crescendo, staffa espressiva III Man. e staffa espressiva II Man. (in tale ordine: difatti la staffa espressiva del III Man. è tra la staffa del crescendo e la staffa espressiva del II Man.!).
Pedaletti di richiamo dei ripieni alle singole tastiere, ance e Tutti.
Tastiere di 58 note (Do – La); pedaliera di 30 note (Do–Fa) dritta alla tedesca [ved. fig. 5].
In corpo unico nel transetto sinistra della vasta cattedrale, collocato a pavimento.
Meccanica “bilanciata” alla tedesca per tastiere e pedaliere; elettronica per i registri.
Complessa mostra ad imitazione di quella “a cinque campi” del Rinascimento Italiano [ved. fig. 6].
L’organo è interamente contenuto in una cassa rettangolare molto chiara, con alta trabeazione con arcata centrale, con indubbio effetto spettacolare, esaltato dall’abside del transetto e dai finestroni.
L’organo Khun presenta una eccellente qualità tecnica, secondo la nota perizia dei costruttori, e con un effetto d’insieme impressionante, e –per chi suona– il tocco estremamente preciso e ben uguagliato su tutti i tasti è una caratteristica praticamente impossibile da trovare in altri organi attuali anche a trasmissione meccanica…
Esso appare adeguatissimo alle esecuzioni di un vasto repertorio, ma soprattutto di quello a cavallo tra la fine del XIX sec. e gli inizi del XX sec., per esempio le Sonate di Alexandre Guilmant (e non a caso nel concerto inaugurale è stata eseguita la Sonata in Re minore “Symphonie” dedicata a re Leopoldo I del Belgio, nella versione curata dallo stesso Guilmant per Organo e Orchestra), ma anche i brani di Marco Enrico Bossi, le Sinfonie di Ch. M. Widor e di L. Vierne, le composizioni di S. Karg–Elert ecc.
Per chi conosce il Tedesco, è utile una vista del sito della casa organaria Khun.
Nella cripta della Cattedrale –bel monumento altomedievale strutturato su 9 navatelle divise da colonne antiche– è conservato un interessante organo positivo, di scuola napoletana, che ritengo attribuibile all’organaro Michelangelo Colameo, databile attorno al 1850 [vedi fig. 6]. Esso è qui pervenuto presumibilmente in tempi recenti a seguito di donazione; per alcuni anni è stato nel Battistero (chiesa medievale, all’immediata sinistra della Cattedrale), poi, in attesa del montaggio dell’organo Khun è stato collocato nella Cattedrale e infine collocato nella cripta, dove oggi diffonde il suo suono particolarmente cristallino
[azionati da pomelli ad estrazione in doppia fila alla destra della tastiera senza nomi]
“Concerto” – [Voce Umana] [8’] [Soprani] – [Flauto in XII] [Soprani] |
“Ripieno” – [Principale 8’] – [Ottava 4’] – [XV 2’] – [XIX 1’1/3’] – [XXII 1’] – [Tiratutto] |
Tastiera di 45 note (Do – Do) con prima ottava “corta”; tasti diatonici ricoperti in bosso con frontalini “a chiocciola” e tasti cromatici ricoperti in ebano.
Meccanica “sospesa” Italiana, ripristinata e integrata nel restauro; consolle “a finestra”.
Mostra a tre cuspidi, composta da 19 canne in stagno del Principale 8’ [ 7 / 5 / 7 ] con bocche “a mitria” ad andamento orizzontale nel campo centrale, ad andamento contrario nei campi laterali; canna centrale Do 4’.
L’organo è interamente contenuto in una cassa ottocentesca con decorazioni dorate su laccatura verde con ornamenti piuttosto lineari anch’essi dorati. A protezione della tastiera, è stata aggiunta una lastra di vetro dopo la collocazione nella cripta della Cattedrale.
Si tratta di un interessante strumento di chiara scuola ottocentesca napoletana, attribuibile con ogni probabilità a Michelangelo Colameo (ha palesi affinità tecnico–stilistiche, nonché cromatico–decorative, con il positivo costruito appunto da Michelangelo Colameo nel 1869, restaurato nel 1980 da Barthélémy Formentelli e per lunghi anni conservato nell’abside di San Giovanni de’ Fiorentini a Roma). Risale al 1850 ca. ed è stato sottoposto a più interventi, ultimo dei quali dovuto a Francesco Zanin e risalente al 2001 (anno in cui è stato collocato in Cattedrale e successivamente in cripta). L’impressione è complessivamente positiva e suonarlo è un vero piacere.
N.B. Prima dell’organo “Colameo”, nella cripta era presente un altro organo di scuola napoletana [vedi fig. 7], recante sulla tastiera il cartiglio dell’organaro Antonio Petillo e la data 1860. Anch’esso era qui giunto a seguito di donazione ed è stato nella cripta fintantoché non è portato nel Seminario Vescovile della città dov’è tuttora conservato. Eccone la disposizione fonica:
[azionati da pomelli ad estrazione in fila unica orizzontale sopra la tastiera, con nomi riportati sui tondini, “tipo armonium”]
Principale
Ottava
Quintadecima
Decimanona
Vigesimaseconda
Nasardo
Lo strumento ha caratteristiche del tutto simili a quelle dell’organo “Colameo”, tipiche della scuola napoletana della metà del XIX sec., ma la conformazione della cimasa della cassa (a cuspide, come quella dell’organo “Colameo”) e l’inarcatura “gotica” sopra i campi laterali della mostra e soprattutto la colorazione rossa non sono ravvisabili in alcuna altra opera del Petillo. Ritengo assai verosimile che tali adattamenti della cassa siano stati apportati lontano da Napoli in tempi recenti. Probabilmente la cassa originaria Petillo era di colore laccato bianco e oro o di colore affine a quello del basamento, e l’andamento della cimasa era “a serliana” mentre gli archi sopra i campi laterali erano ad arco a pieno centro e non gotico.
Mi permetto di aggiungere che è verosimile che l’organo non sia una costruzione originale di Petillo: per esempio le canne di mostra hanno labbri di forma alquanto semplice, mentre Petillo usava forme complesse e decorazioni a sbalzo, ed esistono molti organi di autori precedenti su cui Petillo è intervenuto, cui ha dato intonazione decisamente brillante e la curiosa sistemazione dei pomelli “tipo armonium” che egli aveva imparato dal parigino Debain, noto costruttore di armonium, con cui aveva stretto rapporti commerciali (per esempio, gli organi Petillo in cui vi sono registri ad ancia, le canne di questi erano costruite invariabilmente da Debain).
Tuttavia si tratta di un organo con una bella
intonazione ed un indubbio fascino tanto che avrebbe potuto “fare il paio”
con l’organo “Colameo” se fosse rimasto nella cripta. Tuttavia esso oggi
svolge egregiamente un insostituibile compito liturgico e soprattutto didattico
nel Seminario.
Per chi voglia fare un utile confronto, rimando ad una visita sull’organo costruito da Antonio Petillo nel 1862, conservato dal 1975 nell’Oratorio del SS. Sacramento a Largo Poli a Roma. Esso non ha mai subito alterazioni ed è stato restaurato da Barthélémy Formentelli per ordine del compianto mio concittadino mons. Luigi Di Liegro, all’epoca direttore della Charitas di Roma e da sempre appassionato d’organo.
Ho potuto suonare l’organo Khun e l’organo “Colameo” nel marzo 2003, in compagnia degli appassionati Dr. Angelo Sorice e Sig. Ettore Toniolo, grazie all’interessamento del M.o Giovanni Feltrin –organista della cattedrale– e alla cortese accoglienza del sacrestano, sig. Roberto Patron. Sempre al M.o Giovanni Feltrin esprimo la mia gratitudine per le preziose informazioni fornitemi. Per le fotografie sono inoltre debitore ad un amico trevigiano ed alla sua collezione musical/fotografica, che non vuole essere citato espressamente per sua personale modestia (ma è citato in vari siti fotografici veneti e non solo).
Aprile 2003
Graziano Fronzuto