GLI ORGANI DELLA CATTEDRALE DI NAPOLI

di GRAZIANO FRONZUTO

---IMPORTANTE: cliccando sulla foto potrete vederla nelle dimensioni reali --- 

Non è questa la sede per parlare della Cattedrale di Napoli, uno dei massimi monumenti che secoli di Storia, di Fede e di Arte ci hanno donato; rimandiamo alla sterminata bibliografia e, più concretamente, ai numerosi siti che ne parlano (tra cui si distingue per chiarezza e leggibilità www.duomodinapoli.com). Diremo solo che si tratta di una delle più grandi e spaziose chiese del mondo, con oltre 100 metri di lunghezza e circa 40 di larghezza, con numerose cappelle laterali e una ricchezza di capolavori artistici senza pari.

L’interno dimostra chiaramente lo stile gotico originario, con le sovrapposizioni rinascimentali, barocche e neoclassiche che sono state aggiunte nei secoli [ved. Foto 1: Interno della cattedrale] mentre la planimetria è alquanto complessa [ved. Foto 2: pianta generale] a causa delle numerose cappelle, le più grandi delle quali sono disposte a metà altezza: la Basilica di Santa Restituta a sinistra, la cui fondazione risale all’epoca paleocristiana, e il Tesoro di San Gennaro a destra, scrigno di capolavori rinascimentali e barocchi e massima espressione dell’arte di tutti i tempi.

Nella descrizione degli organi, partiamo proprio da queste due cappelle, che hanno dimensioni così vaste da costituire a pieno titolo una vera e propria Basilica la prima e di chiesa a pianta centrale la seconda.

Le fotografie sono state scattate in loco in più riprese da Graziano Fronzuto e da Antonella Pirozzi-Fronzuto; le notizie più aggiornate sono state apprese in loco durante una visita concessa con cortesissima sensibilità nel settembre 2002 dall'Organista Titolare, prof. Vincenzo De Gregorio, Direttore del Conservatorio "San Pietro a Majella" di NAPOLI, cui vanno i miei più sinceri ringraziamenti.

 

Basilica di Santa Restituta presso la Cattedrale – NAPOLI

 

La Basilica di Santa Restituta è un magnifico monumento paleocristiano, modificato e integrato nel corso dei secoli, con archi gotici e finissime decorazioni barocche realizzate agli inizi del XVIII sec. da Arcangelo Guglielmelli, cui si deve in particolare la decorazione dell’arco trionfale e il ricercato gioco di prospettive a colonne dipinte su tela sopra la cantoria.

[ved. Foto 3: l’interno della Basilica di Santa Restituta visto dalla Cantoria]

L’organo è stato realizzato nel 1750 da Tomaso de Martino, organaro della Regia Cappella e figlio di Giuseppe de Martino (che a sua volta aveva tale titolo), che lo ha firmato sul basamento, dipingendovi una pomposa scritta in latino con nome e titolo, e all’interno del somiere. L’organo ha caratteristiche di grosso positivo, essendo dotato di cassa propria chiusa anche dietro e non essendo in alcun modo vincolato alle murature. La cassa è stata finemente decorata con decorazioni floreali dipinte sulle lesene, sul basamento e sulle portelle.

[ved. Foto 4: veduta della cantoria e dell’organo con portelle chiuse, prima del restauro del 1994,  Foto 5: veduta della Mostra dell’organo nelle condizioni attuali, Foto 4 e 5 bis: l'organo con le ante chiuse e aperte]

 

 

La parte fonica corrisponde ai canoni dell’epoca, ma se ne distingue per importanti particolari, e soprattutto per la prima ottava “cromatica stesa” completa, addirittura prolungata verso il basso fino al Si-1. I pomelli dei registri sono curiosamente alquanto distanti dalla tastiera, addirittura verso l’estremità destra della cassa.

Queste caratteristiche sono rimaste praticamente immutate nel tempo, ad eccezione di alcune modifiche che non lo hanno snaturato, dato che l’organo fu sempre utilizzato, anche se non sempre con continuità; in effetti gli ultimi interventi prima del restauro integrale risalivano al 1928, ad opera di Elia Favorito. Dopo tale evento, un lungo e progressivo abbandono.

Grazie all’impegno dell’Associazione “Napoli ‘99” (che si richiama agli ideali della Rivoluzione del 1799), è stato restaurato nel 1994 da Barthélémy Formentelli.

Organo Tomaso de Martino (1750)

Registri

[azionati da pomelli ad estrazione, in ottone, posti in doppia fila a destra della tastiera senza nomi]

 

          Principale                        [8’]

          Ottava

          XV

          XIX

          XXII

          XXVI

          XXIX

          Tiratutti

          Voce Umana                   [8’]      [Soprani]

 

 

 

 

 

          Flauto in XII            [2’2/3’]      [intero]

Accessori

“Uccelliera” ; “Zampogna” [su sol] azionati da piccoli tiranti orizzontali alla sinistra della tastiera

Estensione

Tastiera di 50 note (Si-1 - Do5) con prima ottava “cromatica stesa” ed estesa fino al Si; tasti diatonici ricoperti in bosso e tasti cromatici ricoperti in ebano integrati nel restauro del 1994.; Pedaliera di 12 note (Si-1 – Si b 1) con prima ottava “cromatica stesa” costantemente unita alla tastiera; pedali “piani” di forma spagnola settecentesca, originali.

Collocazione

L’organo è collocato sulla Cantoria sopra l’ingresso della basilica, magnificamente decorata e con uno scenografico “sipario” su cui è dipinto un poderoso colonnato ad emiciclo, steso su un’impalcatura di legno.

Mostra

Mostra a tre campi, composta da canne in stagno del Principale 8’ disposte a tre campi [11 / 9 / 11], ciascuno a cuspide, con bocche “a mitria” ad andamento piano; canna centrale Si b5’. Le lesene sono magnificamente dipinte con decorazioni floreali, l’organo è chiuso da portelle che arrivano fino alla base delle canne (si può suonare ad ante chiuse).

Note

A mio personale giudizio, la visita di questo strumento è particolarmente istruttiva, innanzitutto per l’indescrivibile sensazione che si prova suonando su quest’organo un brano di Alessandro Scarlatti (un’impressione profonda e incisiva, quasi a rischio di infarto: i passi in velocità e le figurazioni accordali ribattute esaltano la brillantezza dell’intonazione) ed anche per notare da vicino i dati paradigmatici (quasi family line) dell’arte della famiglia de Martino tra cui vari elementi che si ritrovano identici nell’organo della SS. Annunziata di Gaeta (la partizione della mostra e la collocazione delle canne dietro di essa, il coperchietto originale della tastiera, leggero e quasi inconsistente ecc.) mentre si ritrovano simili, ma con evidenti differenze, in organi di altri organari napoletani.

Infine, sempre nella Basilica di Santa Restituta, c’è un positivo moderno “ad ala”, poggiato su rotelle, di moderna fattura, costruito da “La Frescobalda” nel 1981. Esso è dotato di 6 registri ed è conservato sotto la cantoria, nella navata laterale sinistra; almeno dal 1995 versa in cattive condizioni (canne interne abbattute verso sinistra, alcune sono danneggiate o mancanti ecc.) ed appare insuonabile.

 

Cappella del Tesoro di San Gennaro – presso la Cattedrale – NAPOLI

La cappella del Tesoro di San Gennaro fu concepita per conservare le preziose reliquie del Santo, traslate a Napoli da Nola nel 1497. Si tratta del massimo monumento barocco mai costruito a Napoli (e non solo!) per ricchezza, armonia, finezza di gusto, altissima ispirazione degli artisti che vi hanno lavorato e soprattutto perché in essa è tangibile l’immensa devozione di un popolo composto da infinite generazioni e infinite sfaccettature verso il Santo.

In essa esistono due piccoli organi a canne, collocati sulle due cantorie ai lati del presbiterio; le altre due cantorie gemelle, poste ai lati del cancello d’ingresso (magnifica opera disegnata da Cosimo Fanzago), sono state sempre vuote e ospitavano coristi e strumentisti.

Innanzitutto va detto che i due organi erano gemelli in tutto e per tutto: furono costruiti da Pompeo de Franco nel 1649 e furono utilizzati per oltre 250 anni per esecuzioni “in doppio coro” ed anche “a quadruplo coro” poiché i Cori di San Gennaro erano quattro (composti però da pochi elementi, si schieravano sulle quattro cantorie gemelle poste sui pilastri della cupola). Tale situazione fu dipinta da Giacinto Gigante nella sua celebre tela “il Miracolo di San Gennaro”.

[ved. Foto 6: “il Miracolo di San Gennaro” dipinto di Giacinto Gigante]

Solo nel 1902 fu decisa la modifica dell’organo destro, con risultati discutibili e tuttora evidenti.

 [ved. Foto 7: “la Cappella del Tesoro di San Gennaro nello stato attuale: veduta analoga a quella dipinta da Giacinto Gigante]

Nel frattempo, l’organo sinistro –mai modificato– fu abbandonato a partire dal 1950 e quello destro a partire dal 1990.

A cento anni dopo la modifica dell’organo destro, il Comune di Napoli ha deciso di restaurare entrambi gli strumenti, pubblicando apposito bando di gara, anche se –trattandosi di opere d’arte di immenso valore– non sembra appropriata l’adozione del meccanismo di aggiudicazione al “massimo ribasso” su un prezzo a base d’asta.

 

Organo Pompeo de Franco (1649)

Registri

[azionati da pomelli ad estrazione, in ottone, posti in fila unica a destra della tastiera senza nomi]

 

          Principale                        [8’]

          Ottava

          XV

          XIX

          XXII

          Tiratutto

Estensione

Tastiera di 45 note (Do - Do) con prima ottava “corta”; tasti diatonici ricoperti in bosso e tasti cromatici ricoperti in ebano; senza pedaliera.

Collocazione

L’organo è collocato sulla Cantoria a sinistra del presbiterio della Cappella.

Mostra

Disegno a cuspide con unica, composta da 25 canne in stagno del Principale 8’ bassi con bocche “a scudo” ad andamento orizzontale; canna centrale Do 4’.

Cassa

L’organo è interamente contenuto nella sua strettissima cella organaria, perciò la cassa è composta da una sola finissima cornice in legno dorato, con traversa reggimostra ornata al centro da una statuina di San Gennaro in panni Vescovili. L’epoca di realizzazione, il disegno raffinato, la scultura a tutto tondo e l’unicità della commessa indicano che l’autore del disegno è stato senza dubbio il grandissimo architetto Cosimo Fanzago. [ved. Foto 8: la mostra dell’organo e Foto  9: la tastiera e la meccanica dell’organo allo stato attuale]

Note

Si tratta del più antico strumento Napoletano integro tuttora esistente, pur se di modeste dimensioni e anche se è attualmente insuonabile. L’assoluta devozione a San Gennaro ha preservato l’organo (come le altre opere d’arte della cappella) dai furti, anche quando è diventato insuonabile. Costituisce da solo un documento storico di valore incommensurabile, meritevole di estrema attenzione e di studio approfondito.

Il genio è profuso a piene mani: dallo sfruttamento dell’esiguo spazio al perfetto dimensionamento delle parti: sono persino conservati intatti i due mantici a cuneo, originali, collocati in alto, sul soffitto sopra le scale di accesso alla cantoria, da cui potevano essere azionati con cordicelle.

Si spera che il restauro –quando e se ci sarà e comunque sia stato aggiudicato– sia rispettoso di questo antichissimo strumento, già esistente prima ancora che nascesse Alessandro Scarlatti!

 


Organo Giovanni e Pietro Petillo (1902)

Registri

[azionati da pomelli ad estrazione, in legno, posti in fila orizzontale sopra la tastiera, con nomi scritti su tondini di avorio]

 

          Principale                           8’

          Voce Umana [ancia]         8’      Bassi

          Voce Umana [ancia]         8’      Soprani

          Salicionale                         8’

          Flauto                                 4’

          Ottava                                8’

          Traverso                            8’

          Bassi                                  8’      nei Pedali

          Subbasso                        16’      nei Pedali

 

Estensione

Tastiera di 54 note (Do - Fa) con prima ottava “cromatica stesa”; tasti diatonici ricoperti in avorio tasti cromatici ricoperti in ebano; Pedaliera di 13 note (Do – Do), prima ottava “cromatica stesa” costantemente unita alla tastiera.

Collocazione

L’organo è collocato sulla Cantoria a destra del presbiterio della Cappella.

Mostra

Disegno a cuspide con unica, composta da 31 canne in stagno del Principale 8’ bassi con bocche “a scudo” ad andamento contrario; canna centrale Do 4’.

Note

Quest’organo era in tutto e per tutto il gemello dell’altro; nel 1902 fu deciso di modificarlo secondi i canoni della “riforma ceciliana” affidandolo agli organari Giovanni e Pietro Petillo, figli del più noto Domenico Petillo.

La scelta di modificare l’organo destro invece che il sinistro fu dettata forse dal migliore accesso alla cantoria rispetto all’altro organo: la scala è più comoda e vi sono vari ampi locali, in uno dei quali è stato possibile collocare i mantici e, dopo il 1902, il grosso elettroventilatore.

Tale decisione non teneva conto di un fatto essenziale: per forma, collocazione e dimensione, non esisteva lo spazio per effettuare alcuna ragionevole modifica alla parte fonica!

Perciò l’inevitabile risultato è quello attualmente visibile, un organo esteticamente e meccanicamente imperfetto, realizzato con mille compromessi.

La modifica più vistosa è quella estetica: la mostra antica è stata rimossa insieme alla cornice arcuata seicentesca e la nuova mostra appare sporgente verso l’esterno, spezzando la perfetta simmetria dell’insieme preesistente.

La disposizione fonica è equilibrata, ma è incompleta a causa degli evidenti problemi di spazio (mancano le file del Ripieno, la pedaliera è limitata a 13 note poiché non c’era spazio né per gli altri pedali nella consolle né per le altre canne all’interno dell’organo).

Non mancano soluzioni argute, come la piccola scatola espressiva che contiene la Voce Umana (un registro ad ancia corta, spezzato in bassi e soprani, realizzato con canne di harmonium costruite dal francese Debain, con cui la famiglia Petillo aveva rapporti commerciali da oltre 20 anni), dotata di portelle di chiusura sulla parte superiore, azionate da una staffetta a scarpa a destra della pedaliera.

Probabilmente il suono era apprezzabile, stando alle testimonianze di chi lo ha ascoltato, dato che l’organo è stato in grado di suonare fino al 1990 circa, poi è stato completamente abbandonato fino alla completa insuonabilità (probabilmente si è guastato l’elettroventilatore, che non è stato più riparato). I danni si sono moltiplicati anche a causa del fatto che le canne sono esterne alla cella organaria, favorendo l’accumulo di polveri e calcinacci che hanno visibilmente danneggiato e deformato le canne durante i lavori di restauro della cupola della cappella e dei pregevolissimi affreschi di Giovanni Lanfranco (1995–99)

Per fortuna, l’organo conserva al suo interno alcune canne antiche (Principale, Ottava) e le altre rimosse (XV e poco più) sono accantonate vicino l’elettroventilatore; sempre nel locale manticeria è conservata la pregevolissima cornice seicentesca della mostra, praticamente identica a quella dell’altro organo.

[ved. Foto 10: la consolle dell’organo e Foto  11: la cornice della mostra antica allo stato attuale]

In sede di restauro, si potrà ricostruire facilmente la situazione originaria.


Gli Organi della Cattedrale: STORIA

L’anno zero degli organi della Cattedrale di Napoli è il 1549: non abbiamo notizie certe prima di questa data, ma è possibile che almeno dalla seconda metà del XV sec. esisteva almeno un positivo per l’accompagnamento del coro.

 

1549 – costruzione dell’organo destro (G.F. de Palma)

Giovan Francesco [Gianfranco] de Palma, noto architetto, scultore e costruttore d’organi, in collaborazione con Alessandro Raimondi, Nicola de Spellis [a volte tramandato come Nicolò Aspelli] costruisce il primo organo monumentale della Cattedrale, quello destro, per ordine del Cardinale Ranuccio Farnese (vescovo di Napoli tra il 1544 e il 1549).

Esso viene collocato sotto l’ultima arcata all’incrocio del transetto destro, su cantoria rinascimentale in legno (raggiungibile da un “passetto”, cioè ponticello, in legno sopra la navata laterale sinistra) appositamente costruita al disopra del pulpito (magnifica scultura marmorea della fine del ‘400).

Giovan Francesco de Palma, figlio di Giustino, è noto anche come “il novo Mormanno” o “Mormanno il giovane” poiché aveva sposato nel 1526 la figlia dell’organaro, scultore ed architetto Giovanni Donadìo detto Mormanno. L’attività sarà proseguita dai figli Giulio Cesare e Giovanni Andrea.

Secondo la prassi rinascimentale, l’organo era chiuso da stupende portelle dipinte su entrambe le facce. Per volontà del Cardinale Farnese, le portelle furono dipinte dal grande pittore, architetto e scrittore Giorgio Vasari. Eccone la descrizione di F. Strazzullo:

a sportelli aperti si vedeva la scena del presepe; chiusi, appariva il gruppo dei sette patroni di Napoli: San Gennaro, Sant’Aspreno, Sant’Agrippino, Sant’Eufebio, San Severo, Sant’Agnello e Sant’Anastasio. I Santi protettori che in essi si vedono, portano i ritratti de’ signori della Casa Farnese. In quello di S. Gennaro vi si riconosce Papa Paolo III, avo del Cardinale Ranuccio, nell’altro appresso, Ascanio Sforza, nipote del Papa, Conte di Santafiora e Cardinale; Alessandro Farnese Cardinale, nipote del Papa. Pier Luigi Farnese, figliuolo del Papa. Ottavio Farnese figlio di Pier Luigi, Duca di Camerino. Tiberio Crispo, Castellano di S. Angelo, e poi Cardinale. Il più giovane che sta nel mezzo col mitra in testa è l’effige di esso Ranuccio, Cardinale Arcivescovo. Altri membri della famiglia Farnese sono ritratti nella scena della natività”.

 

1652 – costruzione dell’organo sinistro (P. e M. de Franco)

I fratelli organari Pompeo e Martino de Franco costruiscono il secondo organo monumentale, quello sinistro, di fronte al precedente, per ordine del Cardinale Ascanio Filomarino.

La sistemazione è analoga: la cantoria viene costruita sopra il Trono Episcopale, costruito in stile tardo gotico nel 1376 per ordine del Cardinale Bernardo III de Rhodez (1368-1379): il trono è decorato con colonnine a spirali, scanalature infiorite, le insegne del Cardinale e dello stemma di Papa Gregorio XI. Per realizzare la cantoria, fu tagliata la parte terminale della cuspide.

Da questo momento in poi, “i fratelli magnifici”, cioè questi due organi, vengono tenuti in grande considerazione.

Anche quest’organo aveva stupende portelle dipinte su entrambe le facce, questa volta l’autore è stato Luca Giordano. A sportelli aperti si vedeva l’Arcangelo Gabriele e la Vergine Annunziata; chiusi, i nuovi Santi Patroni di Napoli (cioè i Patroni aggiunti per invocazione nel 1605): San Tommaso d’Aquino, Sant’Andrea Avellino, San Giacomo della Marca, San Francesco di Paola, San Domenico, San Biagio, Sant’Antonio.

Da notare che Napoli ha avuto ulteriori nuovi Patroni aggiunti in seguito tra cui: Santa Patrizia, San Nicola, Santa Teresa d’Avila, San Filippo Neri, San Gaetano e via via fino al numero di 45: l’ultima, finora, è stata Santa Rita, aggiunta nel 1928.

 

1767 – rimozione degli organi antichi e costruzione degli “organi gemelli” (Fabrizio Cimino)

L’organaro di fiducia della Cattedrale, Fabrizio Cimino (figlio di Felice Cimino, che a sua volta aveva occupato tale carica), rimuove i due organi antichi e costruisce i due organi nuovi organi per ordine del Cardinale Antonio Sersale, che evidentemente voleva due organi strettamente gemelli sia fonicamente che esteticamente.

 

1782 – costruzione del positivo del coro (Francesco Cimino)

Il positivo per il Coro fu costruito per ordine del Cardinale Giuseppe Zurlo, probabilmente dall’organaro Francesco Cimino, figlio di Fabrizio. L’organo sopravvisse a lungo ed era ancora in uso fino al 1950 circa; fu rimosso nel 1963 e P. Stefano Romano riuscì a salvare solo solo i due stemmi policromi del cardinale Zurlo, che lo ornavano, e li fece conservare nell’Archivio Storico Diocesano.

 

1843 – ampliamento dell’organo sinistro secondo lo stile del XIX sec. (Q. Génnari)

L’organaro Quirico Génnari ricostruisce l’organo di sinistra per ordine del Cardinale Filippo Giudice Caracciolo, portandolo a 32 registri “strumentali” spezzati in bassi e soprani (il numero si raggiunge contando tutti i pomelli allora presenti, a prescindere dall’estensione dei registri: Principale 8’ Bassi e Principale 8’ Soprani sono contati come due registri). Il Cardinale Caracciolo morì nel 1844 quando l’organo non era stato completato; fu inaugurato il 29 agosto 1845 dal Maestro di Cappella Gennaro Parisi.

Quirico Génnari, originario di Rovigo, si era stabilito a Napoli dove aveva aperto il proprio laboratorio in Largo Trinità degli Spagnoli; si distinse per l’applicazione dello “stile strumentale” nella costruzione degli organi (cioè la dotazione di registri ad ancia e “da concerto” alla maniera Serassi, che fu sempre poco praticata dagli organari napoletani), purtroppo i suoi lavori migliori non sono giunti ai nostri giorni: l’organo del Santuario di Montevergine fu ricostruito da Zeno Fedeli (resta la sua magnifica cassa originale), l’organo a tre tastiere della chiesa di S. Francesco di Paola a Napoli (di fronte al palazzo reale) fu saccheggiato nel 1944 ed è oggi ridotto a mero scheletro, l’organo a tre tastiere della chiesa di S. Francesco a Gaeta, promesso da re Ferdinando II, non fu mai costruito a causa degli eventi bellici del 1860-61.

 

1931 – unificazione degli organi e creazione del Grande Organo moderno (G. Rotelli)

Agli inizi del XX sec. viene prevalentemente utilizzato l’organo sinistro, che viene sottoposto a modifiche di tipo ceciliano (effettuato da organari locali, tra cui quelli della celebre famiglia Petillo) con somieri aggiuntivi azionati da trasmissioni pneumatiche tubolari con registri violeggianti. L’organo destro, rimasto ancora immutato dai tempi di Fabrizio Cimino, viene abbandonato.

L’organaro Giuseppe Rotelli da Cremona interviene sugli organi preesistenti per ordine del Cardinale Alessio Ascalesi; il progetto fonico è del maestro Franco Michele Napolitano, che aveva ampia fiducia nelle capacità del Rotelli (sin dal 1907, quando l’organaro cremonese ha realizzato su suo progetto fonico l’organo della SS. Addolorata di Gaeta). Il comando dei due organi e del nuovo corpo corale avviene tramite unica consolle elettrica, collocata sulla cantoria sinistra; per ragioni pratiche ed economiche, le trasmissioni sono elettriche fino all’interno dei corpi d’organo preesistenti dove azionano le trasmissioni preesistenti (pneumatiche e meccaniche). L’inaugurazione avviene con un concerto di Franco Michele Napolitano, alla presenza del Clero della città e dei Principi Ereditari (Umberto e Maria José, quest’ultima, appassionata di musica, era una vera habituée dei concerti di F.M. Napolitano nella Basilica del Carmine) con discorso tenuto da Mons. E.A. Fabozzi.

 

1963 – elettrificazione completa e ricostruzione del corpo corale (Varesi-Rotelli)

Gli organari Varesi – Rotelli, eredi di Giuseppe Rotelli, ampliano l’organo per ordine del cardinale Alfonso Castaldo. Il lavoro consiste nell’elettrificazione di tutte le trasmissioni e di tutti i somieri, la consolle viene ricostruita e collocata sotto la cantoria sinistra, con possibilità di spostamento su pedana a ruote; il corpo corale viene dotato di mostra di canne “alla ceciliana” (“a canneto”) mentre l’antico positivo del 1782 viene rimosso e smembrato.

 

1974 – l’organo attuale (G. Ruffatti)

L’organaro Giuseppe Ruffatti, per ordine del cardinale Corrado Ursi, intervengono sull’organo ricostruendone tutte le trasmissioni e aumentandone il numero dei registri. La nuova consolle viene collocata sul presbiterio, il corpo corale viene occultato dietro l’altare maggiore e privato della mostra “alla ceciliana” (le cui canne furono portate in una chiesa dell’hinterland napoletano dove fino a poco tempo fa giacevano in abbandono). L’organo raggiunge le attuali dimensioni, anche se Ruffatti prevede un ulteriore eventuale ampliamento lasciando numerose placchette vuote sulla consolle e spazio nelle casse per ulteriori registri.

[ved. Foto 12: l’Organo di sinistra, sul Trono Episcopale e  Foto 13: l’Organo di destra, sul Pulpito, entrambi nelle casse di Fabrizio Cimino [1767], nelle condizioni attuali]

      

 

Post Scriptum: che fine hanno fatto “i fratelli magnifici”?

Quando Fabrizio Cimino costruì i due organi gemelli, rimosse i due organi preesistenti. Dalle cronache del tempo si sanno molte cose su questi strumenti (ed il fatto in sé è eccezionale) che riassumiamo:

-          non erano gemelli nel suono: quello destro era forte e potente, quello sinistro dolce e penetrante;

-          non erano gemelli nell’aspetto: le casse erano rettangolari, chiuse da portelle, sormontate dagli stemmi dei Cardinali, simili per forma e dimensione, ma diverse nel numero e nella scansione dei campi (quello destro aveva 5 campi, quello sinistro 3; entrambi avevano alcuni organetti morti in numero diverso);

-          godevano di altissima considerazione: non avevano uguali in tutta la città, erano considerati preziosissimi e “divini” e chiamati negli ambienti “i fratelli magnifici ”;

-          le portelle erano considerate veri capolavori di pittura.

Perciò è impossibile pensare che “i fratelli magnifici” siano stati distrutti: la distruzione di organi di immenso valore è un fenomeno dei tempi nostri, non di quegli anni…

Innanzitutto, sappiamo che le portelle rimasero nella Cattedrale, nelle posizioni dove tuttora si possono ammirare:

-          quelle dell’organo destro, dipinte da Giorgio Vasari, sono conservate sulla parete fondale del transetto sinistro

[ved. Foto 14: la Natività e Foto 15: Santi Patroni, entrambi di Giorgio Vasari, sulla parete fondale del transetto];

  

-          quelle dell’organo sinistro, dipinte da Luca Giordano sono conservate in alto sulle pareti fondali dei transetti

[ved. Foto 16: l’Argangelo Gabriele e  Foto 17: la Vergine Annunziata, entrambi di Luca Giordano, tra i finestroni del transetto].

  

E gli organi? Possiamo escludere che siano stati distrutti, ma possiamo pensare che siano stati ceduti. Inoltre, poiché l’importanza di essi era universalmente nota, sicuramente si è pensato di cederli ad un’unica chiesa di Napoli ricomponendo la “magnifica coppia” originaria non lontano dalla Cattedrale. Perciò sono stati venduti oppure regalati (in pratica un “prezioso dono personale” del Cardinale Antonio Sersale ad una chiesa che gli stava particolarmente a cuore, ovviamente ricca e grande abbastanza per poter ospitare “i fratelli magnifici”).

SCOOP!!!

Ebbene, è impossibile credere che “i fratelli magnifici” siano andati perduti per sempre e che la loro sorte sia misteriosamente segreta. Come spesso accade, il segreto è un “segreto di Pulcinella” e sta sotto gli occhi di tutti.

Girando girando per Napoli, mi sono imbattuto nei “fratelli magnifici” a poche centinaia di metri dalla Cattedrale: mi è bastato entrare nella Basilica di Santa Maria la Nova, dove i due organi occupano i posti che la storia ha riservato (quello destro e quello sinistro sono collocati nelle rispettive posizioni). Guardate anche voi le fotografie.

Finora i due organi di Santa Maria la Nova sono stati sempre considerati “oggetti misteriosi” per i seguenti motivi:

-          la chiesa è stata costruita nel 1596, e nel 1599 fu costruita una piccola cantoria marmorea con un piccolo positivo a metà altezza della navata, lungo il lato sinistro; questa cantoria fu utilizzata come pulpito a partire dal XVIII sec.;

-          i due organi sono antichissimi (quello di destra è più antico della chiesa), e non vi sono documenti riguardanti la loro costruzione nel fondo documentale di Santa Maria la Nova, ma la loro presenza in chiesa è documentata solo dal XVIII sec.;

-          sono del tutto diversi da tutti gli altri organi di Napoli;

-          hanno cassa rettangolare ma non hanno portelle (sulle casse ci sono le tracce delle incernierature sono esistenti ma la collocazione degli organi non ne consentirebbe l’apertura, a causa dei pilastri del transetto).

Ma questi dati portano ad una sola conclusione: si tratta dei “fratelli magnifici”. I documenti relativi a questi organi sono conservati in Cattedrale; essi sono giunti qui senza portelle e, pur di ricostituire lo schema originario, si sono chiuse due cappelle per poter montare le due splendide cantorie.

Perché nei documenti dell’epoca questo fatto non è documentato? La risposta risiede nel fatto che all’epoca non si documentava l’ovvio, ma solo le cose che necessitavano di spiegazione: tutti conoscevano questi organi e sapevano benissimo che provenivano dalla Cattedrale. Inutile perciò commentare un fatto così scontato ed evidente. Sarebbe stato come scoprire il fatto che gli obelischi di Roma sono di provenienza egiziana…

In altre parole, rileggendo la storia ufficiale di Santa Maria la Nova, sembra quasi che gli organi “spuntino” all’improvviso in chiesa nella seconda metà del XVIII sec., e per poterli ospitare vengono addirittura chiuse due antiche cappelle. Per quale motivo, se non per il fatto di far spazio ai due celebratissimi organi della Cattedrale che mai nessuno, nella Napoli del ‘700, si sarebbe sognato di distruggere? Il fatto dell’assenza di documenti specifici si spiega semplicemente che, all’epoca, era fin troppo risaputo che questi erano i due organi della Cattedrale, dunque era più che superfluo dover sottolineare per iscritto un fatto che era universalmente notorio. A quanto se ne sa, e tenendo conto delle memorie personali a me riferitemi in colloquio dal Prof. Stefano Romano, i due organi antichissimi (con qualche rimaneggiamento più o meno pesante del XIX sec. e degli inizi del XX sec.) sopravvissero fino al 1961, quando nelle casse della “magnifica coppia” (e in un ingombrante corpo corale posto dietro l’altar maggiore scolpito da Andrea Làzzari nel 1630) furono sistemate le canne e le trasmissioni elettriche del nuovo organo Ruffatti acquistato dal Priore dell’epoca (danneggiato dal terremoto del 1980 e mai più riparato).

Dei “fratelli magnifici” restano le casse e le canne di mostra (non collegate all’organo Ruffatti) oltre ad altre parti che, ben studiate, consentirebbero la ricostruzione filologica dei due antichi strumenti.

[ved. Foto 18: l’Organo di destra e  Foto 19: l’Organo di sinistra, nelle condizioni attuali, nella chiesa di Santa Maria la Nova a Napoli]

  


Descrizione dell’organo attuale della Cattedrale

 

Grande Organo Giuseppe Ruffatti (1974)
Cattedrale di S. Maria Assunta – NAPOLI

 

Registri

I Manuale – Positivo [Espressivo]

II Manuale – Grand’Organo

Corpo Corale – dietro l’Altare Maggiore

    1      Bordone                           16’

    2      Principale                           8’

    3      Flauto                                 8’

    4      Viola                                   8’

    5      Ottava                                4’

    6      Decimaquinta                    2’

    7      Ripieno 6 file

    8      Flauto                                 4’

    9      Flauto in Quinta (sic) 2’2/3’

  10      Unda Maris                       8’

  11      Tromba                              8’

  12      Tremolo

 

Corpo Destro

  13      Principale                         16’

  14      Principale                           8’

  15      Eufonio                              8’

  16      Flauto                                 8’

  17      Ottava                                4’

  18      Decimaseconda         2’2/3’

  19      Decimaquinta                    2’

  20      Ripieno Grave Combinato VIII+XII+XV

  21      Ripieno Acuto 6 file

  22      Dulciana                            8’

  23      Viola                                   8’

  24      Bordone                             8’

 

  25      Flauto                                 4’

  26      Viola                                   4’

  27      Unda Maris                       8’

  28      Fagotto                            16’

  29      Tromba                              8’

  30      Tromba                              4’

 

Unioni e Accoppiamenti

Annulli

  31      Unione                    I 8’ Ped.

  32      Unione                   II 8’ Ped.

  33      Unione                 III 8’ Ped.

  34      Unione                        III 8’ I

  35      Unione                         I 8’ II

  36      Unione                      III 8’ II

 

  37      Unione                        I 16’ I

  38      Annullatore Unisono I Man.

  39      Unione                          I 4’ I

  40      Unione                      III 16’ I

  41      Unione                        III 4’ I

  42      Unione                      II 16’ II

  43      Annullatore Unisono II Man.

  44      Unione                        II 4’ II

  45      Unione                       I 16’ II

  46      Unione                         I 4’ II

  47      Unione                    III 16’ II

  48      Unione                      III 4’ II

  49      Unione                   III 16’ III

  50      Annullatore Unisono III Man.

  51      Unione                     III 4’ III

  52      Unione                    I 4’ Ped.

  53      Unione                   II 4’ Ped.

  54      Unione                 III 4’ Ped.

  55      A 32’Ped.

  56      A Fondi G.O. e Rec.

  57      A Ance G.O.

  58      A Ance Pos.

  59      A Ance Rec.

  60      A Ance Ped.

  61      A Ripieni G.O.

  62      A Ripieni Pos. e Rec.

  63      A Ripieni Pedale

  64      A Unioni

  65      A Unioni Man. – Ped.

  66      A Accoppiamenti 16’

  67      A Accoppiamenti 4’

 

 

III Man. – Espressivo

Pedale

Corpo Sinistro

  68      Bordone                           16’

  69      Principale                           8’

  70      Ottava                                4’

  71      Ottavino                            2’

  72      Ripieno 4 file

  73      Quintadena                       8’

 

  74      Viola                                   8’

  75      Salicionale                         8’

  76      Voce Celeste                     8’

  77      Coro Viole [4 file]           [8’]

  78      Flauto                                 4’

  79      Nazardo                       2’2/3’

  80      Decimino                     1’3/5’

  81      Sesquialtera Combinata    8’

  82      Cornetto Combinato

  83      Tromba                              8’

  84      Oboe                                  8’

  85      Voci Corali

  86      Campane

  87      Tremolo

Corpo Destro, Sinistro e Corale

  88      Acustico                          32’      (Destro)

  89      Subbasso                        16’      (Destro)

  90      Basso                                 8’      (Destro)

  91      Bordone                             8’      (Sinistro)

  92      Contrabbasso                 16’      (Sinistro)

  93      Dulciana                          16’      (Sinistro)

  94      Violone                            16’      (Sinistro)

  95      Gran Quinta              10’2/3’      (Destro)

 

  96      Bombarda                        16’      (Destro)

  97      Contrabbasso                 16’      (Destro)

  98      Basso                                 8’      (Corale)

  99      Violoncello                        8’      (Corale)

100      Ottava                                4’      (Corale)

 

[ ... 7 Placchette predisposte ]

 

 

Accessori

6 Combinazioni Fisse Generali a Pistoncino

6 Combinazioni Libere Generali a Pistoncino richiamabili con Pedaletti

Pistoncini e Pedaletti di richiamo Unioni 8’

Pistoncino Unione Manuali

Staffa Crescendo Generale

Staffa Espressione  al  I Manuale

Staffa Espressione al III Manuale

Pedaletti Ripieno Positivo, Recitativo, G.O., Fondi, Ancia Tutti

Estensione

Manuali di 61 note (Do - Do); Pedaliera di 32 note (Do - Sol).

Collocazione

In tre Corpi: i due principali sono collocati sotto i due ultimi archi prima dei transetti su cantorie pensili, il terzo (Corale) nell’abside, dietro l’altare maggiore.

Trasmissione

Elettrica anni ‘70 Ruffatti. Consolle "mobile" indipendente, in genere posta nella Tribuna, a destra dell’Altare Maggiore.

Mostra

I corpi principali hanno Mostre 8’ a 3 cuspidi disposte "a palizzata" in zinco, sistemate nelle magnifiche casse degli “organi gemelli” di Fabrizio Cimino (1767) riccamente ornate. Il Corpo Corale non ha mostra propria.

Note

Tra il 1960 e il 1980, la casa organaria Ruffatti realizzò numerosi organi nella Diocesi di Napoli e intervennero restaurando, ampliando ed elettrificando organi preesistenti, sia di Giuseppe Rotelli che più antichi (Carmine Maggiore, Santa Maria la Nova, San Francesco al Vomero ecc.).

L’organo della Cattedrale, fra i più grossi ed anche fra i migliori, è disposto in 3 corpi ed ha al suo interno un consistente nucleo di canne preesistenti, risalenti agli organi costruiti da Quirico Gennari alla metà del XIX sec. e soprattutto da Giuseppe Rotelli (1920 – 1931, su progetto di Franco Michele Napolitano). Nonostante la mole e il numero di registri, il suono però appare penalizzato dalla vastità dell’ambiente, la cui risposta acustica lo rende un po’ troppo cupo. Per rimediare a tale situazione e aumentare il volume di suono, Ruffatti ha seguito (come in altri casi, per esempio nella vicina chiesa del Carmine Maggiore) la via “spagnola”, aggiungendo ance a fortissima pressione “en chamade” poste al disopra delle casse dell’organo.

Purtroppo, anche a causa di lamentate difficoltà economiche, lo stato di conservazione dell’organo è peggiorato progressivamente, soprattutto nelle trasmissioni elettriche, rendendo di volta in volta impossibile utilizzare le ance a forte pressione, i registri di pedale, le combinazioni ecc.

Ho suonato l’organo per la prima volta nel dicembre 1989, pochi mesi dopo l’ultima revisione; poi c’è stato un progressivo peggioramento: nel marzo 1995 (ho visitato l’organo grazie all’ospitalità del parroco dell’epoca, mons. Ugo Grazioso e del giovane m.o Sergio Orabona, figlio del prof. Antonio Orabona e allievo del prof. Vincenzo De Gregorio) era scordato e parzialmente malfunzionante nelle unioni, e poco tempo fa (settembre 2002), era possibile suonare alcuni registri dei manuali e poco altro…

Un restauro completo è auspicabile e si spera che avvenga al più presto!

 


Bibliografia

La storia (peraltro assai complessa ma interessante) degli organi della Cattedrale di Napoli è riportata nel fondamentale trattato in due volumi "L’Arte Organaria a Napoli" (Vol. I, SEN, Napoli, 1979 – Vol. II, Arte Tipografica, Napoli, 1990) del prof. Stefano Romano.

Il Prof. Romano descrive anche alcuni altri organi in cappelle e confraternite facenti parte del complesso monumentale della Cattedrale. Purtroppo non mi è stato possibile visitarle (hanno patronato privato e accesso alquanto limitato) né avere notizie attuali degli strumenti in esse contenuti.

 

Novembre 2002

Graziano FRONZUTO