di GRAZIANO FRONZUTO
Quando si parla di organi, vengono subito in mente vaste chiese con acustica misticamente riverberante; ma gli organi possono avere altre collocazioni, dalle piccole cappelle fino ad ambienti del tutto diversi (quali salotti privati, Sale di Pubbliche assemblee, teatri e financo palazzi del ghiaccio e edifici per grandi magazzini…). Un caso tipico è la Sala da Concerti, o Auditorium, un ambiente concepito per eseguire musica strumentale e sinfonica e la cui acustica è pulitissima, priva di ogni riverbero, cosa che pur penalizzandone la voce, non ha mai impedito la collocazione di organi a canne. Organi raffinati e di grande interesse si trovano in Sale da Concerti, ed in particolare in quelle dei Conservatori vi sono strumenti di insostituibile ausilio didattico. Non è questa la sede per parlare in generale degli organi dei conservatori italiani (o per disquisire di quale tipo essi debbano o non debbano essere), ma intendo solo far conoscere quello che può a ragione essere ritenuto uno dei migliori strumenti esistenti in Italia, con una storia interessantissima, e che in origine è stato preso ad esempio per il movimento ceciliano e per tutti gli organi a scopo didattico realizzati nel XX sec.: l’organo del Conservatorio di Roma, intitolato, non a caso, a Santa Cecilia.
La giovane Cecilia fu condannata a subire il martirio dopo la decapitazione di suo marito Valeriano e di suo cognato Tiburzio (che lei stessa aveva convertiti); come recita l’antico martirologio “mentre risuonavano gli strumenti musicali” in cuor suo intonava la preghiera. La frase virgolettata è la traduzione letterale del testo Latino: cantantibus organis, un ablativo assoluto che indica la concomitanza della sua preghiera con la produzione di suono da parte di non meglio identificati strumenti musicali. Sta di fatto che ciò bastò per i musicisti di ogni tempo ad invocare Cecilia come protettrice, ed ai pittori per raffigurarla addirittura come organista, alla tastiera di un piccolo portativo (il cui mantice è spesso azionato da un angelo…).
* [foto 1: Santa Cecilia all’organo dipinto di Carlo Sellitto, 1610, custodito a Napoli – Museo di Capodimonte] *
Il corpo della Santa fu scoperto, incorrotto, nelle catacombe romane nel 1599 esattamente nella posa quasi dormiente in cui la ritrasse, subito dopo la scoperta, lo scultore Stefano Maderno (la statua è oggi nella chiesa di Santa Cecilia in Trastevere a Roma).
* [foto 2: Santa Cecilia martire scultura di Stefano Maderno, 1599, custodita a Roma – Basilica di Santa Cecilia in Trastevere] *
In Roma il culto di Santa Cecilia è molto antico, ma riunioni di musicisti invocanti la Santa sono documentate solo a partire dal XVI sec. con la virtuosa compagnia de’ musici, poi “Congregazione de’ Musici” (1565). Con la protezione papale, la Congregazione divenne Pontificia Accademia ma non fu mai una vera e propria scuola di musica, anche se non mancarono proposte in tal senso (nel 1839–40 la scuola fu effettivamente fondata ed affidata alla direzione di Gaspare Spontini, ma non si riuscì a renderla operante).
Nel 1869 il pianista Giovanni Sgambati (allievo di Franz Liszt e valente didatta) e, poco dopo, il violinista Ettore Pinelli organizzarono nella sede dell’Accademia alcuni corsi pubblici gratuiti per studenti meritevoli ma non abbienti; con decreto del Cardinale Camillo di Pietro (23 maggio 1870) furono ufficialmente aperte le due classi con dieci scolari ciascuna. Il 20 settembre 1870, con la “presa di Porta Pia” finiva il potere temporale del papa ma l’Accademia proseguì la propria attività riuscendosi a porre sotto la protezione del re (divenendo “Regia Accademia di Santa Cecilia”) e ad avere il rango di Scuola (“Liceo Musicale”) con sovvenzionamenti pubblici nel 1875.
Nel maggio 1876 il Liceo ebbe una nuova sede all’interno dell’ex monastero delle Suore Orsoline di via dei Greci (una traversa della centralissima via del Corso) che era stato espropriato l’anno prima. La biblioteca dell’Accademia fu arricchita dal prestigioso fondo musicale Orsini (che Alessandro Orsini aveva venduto allo Stato).
Nel 1881 fu incaricato l’architetto Pompeo Coltellacci di trasformare uno dei chiostri del convento in sala da concerti, che disegnò nel sobrio stile neoclassico tuttora visibile. Vi fu collocato un grosso organo e solennemente inaugurata nel 1895 dalla regina Margherita (la quale, com’è noto, era un’abile pianista ed aveva avuto lezioni di pianoforte e di organo da Filippo Capocci). La nobile madrina, che fu sempre una generosa mecenate di iniziative artistiche, aveva anche contribuito alla costruzione con una personale donazione di ben 10.000 lire dell’epoca!
Nel frattempo (1886), sotto la direzione di Filippo Marchetti (in carica fino al 1902), era stato approvato lo Statuto e ufficializzati i programmi dei corsi (composizione, canto, organo, pianoforte, violino e viola, violoncello, contrabbasso, flauto, oboe, clarino, fagotto, corno, tromba e trombone, arpa, strumenti a percussione, solfeggio, storia ed estetica musicale, diritti e doveri, declamazione e gesto, letteratura poetica e drammatica, lingua italiana, latina e aritmetica, lingua francese e altre lingue estere viventi, geografia e storia, paleografia musicale). Da notare che la classe di declamazione e gesto diretta da Virginia Marini si distaccò nel 1893 (divenendo una scuola di recitazione che fu prima intitolata ad Eleonora Duse, nel 1935 diventò Accademia Nazionale d’Arte Drammatica oggi intitolata a Silvio d’Amico che ne fu il primo direttore).
Nel 1911 il Liceo Musicale, diretto da Stanislao Falchi (in carica tra il 1902 e il 1915), divenne Ente Morale; ma solo nel 1919, sotto la direzione di Marco Enrico Bossi (1915-1922), fu statalizzato e definitivamente distinto dall’Accademia di Santa Cecilia, che proseguì autonomamente la propria attività. Con il Decreto n. 2123 dell’ 11 dicembre 1923 (per il riordino degli istituti di istruzione artistica) il Liceo ebbe finalmente denominazione e rango di Conservatorio di Musica mantenendo l’intitolazione storica a Santa Cecilia. Il direttore era Ottorino Respighi (fino al 1925) cui successe Giuseppe Mulé (fino al 1943). Finite le incertezze del dopoguerra, il Conservatorio prosegue tuttora la propria attività sotto la prestigiosa guida dei direttori che si sono succeduti.
Come abbiamo detto, la Sala da Concerti fu progettata da Pompeo Coltellacci che aveva previsto anche l’organo, disegnandone l’inserimento sulla parete fondale della sala e l’estetica nelle sue linee generali. La cosa appare ovvia, per un architetto che si occupa di spazi in cui debba anche trovare alloggiamento un organo, ma che oggi sembra essere dimenticata: basta guardare la maggior parte delle moderne chiese italiane (nel cui progetto l’organo non è nemmeno ipotizzato lontanamente) ma anche delle moderne sale da concerto italiane (proprio a Roma il recente caso dell’auditorium è emblematico).
L’organo, privo di vera e propria cassa ma con le canne liberamente protese verso il cielo inanellate da sobrie decorazioni dorate, fu l’archetipo –non a caso– di quel modo di intendere l’estetica dell’organo che fu detto “ceciliano”. Il progetto fonico fu stilato, con evidenti influssi d’oltralpe, da Remigio Renzi (Roma, 1857–1930, titolare della cattedra d’organo, armonia e contrappunto dal 1887 alla morte) e, secondo alcuni, con la collaborazione di Filippo Capocci (Roma, 1840 – 1911) [Renzi era stato allievo di questi e di suo padre, Gaetano Capocci (1811–1898)]. Nel 1894 la costruzione fu affidata alla ditta di “Eberhard Friederich Walcker” di Ludwigsburg, diretta dal suo discendente Oskar Walcker e lo strumento fece sentire la sua voce (insieme però al coro e all’orchestra) con l’inaugurazione solenne della sala nel 1895.
In quegli anni molte industrie tedesche ottenevano commesse di ogni tipo in Italia, e si disse che era dovuto al clima politico (con la “Triplice Alleanza” l’Italia di re Umberto I si era avvicinata alla Germania ed all’Austria, e la regina Margherita era molto stimata dagli imperatori di quelle nazioni), ma bisogna innanzitutto ricordare che esse erano all’avanguardia in ogni campo e, nel nostro caso, la fama di Oskar Walcker era davvero indiscussa e super partes tanto è vero che proprio nel 1894 aveva costruito un organo per la basilica di San Pietro (più piccolo –due tastiere– e contenuto in una grossa cassa mobile su ruote): le sue canne sono tuttora esistenti all’interno dell’organo Tamburini e la sua cassa contiene l’attuale corpo sinistro.
L’organo della Sala da Concerti di Santa Cecilia, opera 538 anno 1894 della casa tedesca, era uno dei migliori mai realizzati: aveva tre tastiere di 56 note, pedaliera di 30, trasmissione pneumatica, ed era alimentato inizialmente da grandi mantici (poi da elettroventilatori) collocati in una grande sala appositamente realizzata dietro l’organo stesso.
[disposizione fonica d’archivio che mi è stata cortesemente inviata da Gerhard Walcker–Mayer nel maggio 2002]
I –
Grand’Organo (C–g’’’) Principal 16’ Principal 8’ Bourdon 8’ Viola di Gamba 8’ Flauto Armonico 8’ Tromba 8’ Ottava 4’ Clarone 4’ Doublette 2’ Ripieno 5 file |
II – Positivo [aperto] (C–g’’’) Principale Aperto 8’ Lieblich Gedackt 8’ Flauto Dolce 4’ Flautino 2’ Clarinette 8’ Salicionale 8’ Dulciana 8’ |
III
– Espressivo (C–g’’’) Bourdon 16’ Viola di Gamba 8’ Flûte Traversière 8’ Voce Celeste 8’ Flauto Ottaviante 4’ Ottavino 2’ Oboe–Fagotto 8’ Tromba Armonica 8’ Ripieno 3 file Voce
Umana 8’ |
Pedale
(C–f) Contrabbasso Aperto 16’ Bordone 16’ Flauto 8’ Violoncello 8’ Bombarda 16’ |
Accessori
a pedaletto – sinistra I – Ped. II – Ped. III – Ped. III – II II – I III – I Pedale d’espressione al III Man. |
Accessori a pedaletto – destra Plein-Jeu Tremolo al III Man. Superottave al II man. Copulae Omnie Forte al Pedale Forte al I Man Forte al II Man Forte al III Man |
Attorno al 1920, per iniziativa di Marco Enrico Bossi, l’organo fu affidato a Giovanni Tamburini che ampliò le estensioni delle tastiere, fece alcune aggiunte e lo dotò di nuove trasmissioni elettriche con una nuova consolle (con tutti gli accessori ed i ritrovati della tecnica del tempo). Questo strumento, sempre con l’estetica originale, sopravvisse fino ai giorni nostri praticamente invariato fino alla fine degli anni ’60.
* [foto 3: Sala da Concerti del Conservatorio di Roma, fotografia del 1965, coll. priv., Roma; l’organo, sullo sfondo della sala, appare ancora come l’avevano voluto Pompeo Coltellacci, Oskar Walcker e la regina Margherita] *
Alla fine degli anni ’60, su progetto della massima autorità organistica del tempo, Fernando Germani, l’organo fu completamente ristrutturato e portato alle dimensioni attuali (quattro tastiere e pedaliera, ma con un numero più che triplo di registri); da notare comunque che l’organo preesistente è stato incorporato nel nuovo (i registri del Grand’Organo, del Positivo, dell’Espressivo e del Pedale sono rintracciabili rispettivamente nei corpi d’organo II, IV, III e Ped.).
L’organo fu inaugurato nel 1974 e la sua disposizione fonica apparve particolarmente ricca, sia per le esigenze didattiche che concertistiche, e risente di un certo “gigantismo” che in quegli anni era in voga.
Ne è risultato un imponente strumento che è senza dubbio una delle opere più importanti ed impegnative della Ditta Tamburini e presenta una indiscutibile coerenza artistica e stilistica. Le parti interne dell’organo costituiscono una eloquente dimostrazione della formidabile abilità costruttiva, elettrotecnica e soprattutto organaria del Costruttore, all’apice della sua evoluzione tecnica ed artistica.
Visitando i complessi interni dello strumento, si nota la lavorazione accurata ed il notevole impegno tecnico profuso in questo lavoro (da notare il complesso sistema di alimentazione, l’uso di cavi rivestiti di seta, i meccanismi di Tremolo con motorini elettrici con biella e manovella, le combinazioni libere elettromeccaniche ecc.); da notare anche la sistemazione di un organo così ricco in uno spazio esiguo e compresso (peraltro egregiamente sfruttato in ogni centimetro, senza per questo rendere difficoltosa o impossibile l’opera di manutenzione che anzi è enormemente facilitata da passaggi, accessori, corridoi realizzati con chiarezza razionale).
Forse si sarebbero potuti utilizzare Fondi 16’ e 8’ con misure più larghe (magari rinunciando a qualcuno di essi) e con intonazione appena un po’ più robusta, sia per ovviare all’acustica della Sala sia rispetto alla magnifica grinta quasi aggressiva dei ripieni e delle ance (eredità dell’intonazione Walcker originaria); tuttavia si può ritenere che tale scelta fosse stata dettata proprio dal Progettista.
A fronte dell’impegno del Costruttore, il risultato fonico è purtroppo penalizzato a causa della “perfetta” acustica della Sala, priva di qualsiasi eco o riverbero (cosa che esalta sicuramente l’Orchestra, ma asciuga completamente il suono dell’organo) e dotata di un potente impianto di riscaldamento/condizionamento che non aiuta la normale conservazione e tenuta delle parti foniche (canne sia metalliche che di legno) e trasmissive dell’organo.
Nella foto del 1994 si può notare l’imponenza dell’attuale mostra e gli elementi di quella originaria in essa incorporata.
[disposizione fonica attuale rilevata in sito nel maggio 1994]
III Manuale –
Recitativo (Espressivo)
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1 Bordone 16’ 2 Principalino 8’ 3 Bordone 8’ 4 Salicionale 8’ 5 Viola Gamba 8’ 6 Prestante 4’ 7 Flauto Aperto 4’ 8 Flauto in XII 2’2/3’ 9 Ottavino 2’ 10 Decimino 1’3/5’ |
11 Ripieno 5 file 2’ 12 Cimbalo 2 file 2’ 13 Fagotto 16’ 14 Tromba Dolce 8’ 15 Oboe 8’ 16 Musetta 8’ 17 Rankett 8’ 18 Chiarina 4’ 19 Voce Celeste 8’ 20 Tremolo |
II Manuale –
Grand’Organo
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21 Principale 16’ 22 Principale 8’ 23 Flauto Traverso 8’ 24 Corno di Camoscio 8’ 25 Ottava 4’ 26 Flauto in VIII 4’ 27 XII 2’2/3’ 28 XV 2’ 29 XVII 1’3/5’ 30 XIX 1’1/3’ 31 XXII 1’ 32 Fiffaro 8’ |
33 Ripieno Grave 5 file 2’ 34 Ripieno Acuto 4 file 1’1/3’ 35 Sesquialtera 2 file (2’2/3’– 1’3/5’) 36 Cornetto Combinato 37 Tromba 8’ 38 Chiarina 4’ 39 Tromba Orizzontale 8’ |
I Manuale – Positivo
(Aperto)
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40 Quintadena 8’ 41 Corno di Notte 8’ 42 Principale 4’ 43 Flauto a Camino 4’ |
44 Nazardo 2’2/3’ 45 Principale 2’ 46 Flauto a becco (sic) 2’ 47 Terza (sic) 1’3/5’ 48 Flauto in XIX (sic) 1’1/3’ 49 Piccolo 1’ 50 Acuta 3 file (sic) 2’ 51 Cimbalo 3 file 1’ 52 Musetta 16’ 53 Cromorno 8’ 54 Tremolo |
Unioni ed Accoppiamenti
del Pedale
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55 Unione I – Ped 56 Unione II – Ped 57 Unione III – Ped 58 Unione IV – Ped |
59 Sopra I – Ped 60 Sopra II – Ped 61 Sopra III – Ped 62 Sopra IV – Ped |
Unioni ed Accoppiamenti
del I Manuale
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63 Unione III – I 64 Unione IV – I 65 Grave III – I 66 Grave I |
67 Annullatore Unissono I 68 Sopra I 69 Sopra III – I 70 Sopra IV – I |
Unioni ed Accoppiamenti
del II Manuale
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71 Unione I – II 72 Unione III – II 73 Unione IV – II 74 Grave I – II 75 Grave III – II 76 Grave IV – II 77 Grave II |
78 Annullatore Unissono II 79 Sopra II 80 Sopra I – II 81 Sopra III – II 82 Sopra IV – II |
Unioni ed Accoppiamenti
del III Manuale
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83 Unione IV – III 84 Grave III |
85 Annullatore Unissono III 86 Sopra III 87 Sopra IV – III |
Unioni ed Accoppiamenti
del IV Manuale
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Richiamo gruppi di unioni
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88 Unione II – IV 89 Grave IV 90 Annullatore Unissono IV 91 Sopra IV |
– Unioni Tastiere – Unioni Espressivi – Pedale – G.O. |
Annulli
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A Ance Pedale A Ance I Man. A Ance II Man. A Ance III Man. A Ance IV Man. A Ripieni |
A Registri 16’ [ai Manuali] A Mutazioni A Unioni al Pedale A Unioni Tastier A Ottave Gravi A Ottave Sopra |
IV Manuale – Eco (Espressivo) |
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92 Principale Forte 8’ 93 Flauto Mirabilis (sic) 8’ 94 Principale 4’ 95 Flauto da Concerto 4’ 96 Ottavina 2’ 97 Ripieno 4 file 1’1/3’ 98 Cornetto 3 file 2’2/3’ |
99 Tromba a squillo 8’ 100 Corno di Bassetto 8’ 101 Tremolo – Regolazione Tremolo a pioletto: ( - T + ) |
Pedale
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102 Acustico 32’ 103 Contrabbasso 16’ 104 Principale 16’ 105 Subbasso 16’ 106 Bordone d’Eco 16’ 107 Eolina 16’ 108 Basso 8’ 109 Ottava 8’ 110 Bordone 8’ 111 Bordone d’Eco 8’ 112 Dolce 8’ |
113 Quintadecima (sic) 4’ 114 Corno 4’ 115 Ripieno 4 file 2’2/3’ 116 Bombarda 16’ 117 Fagotto 16’ 118 Musetta 16’ 119 Trombone 8’ 120 Fagotto 8’ 121 Chiarina 4’ 122 Fagotto 4’ 123 Claroncino (sic) 2’ |
8 Combinazioni Libere Generali richiamabili con pistoncini e pedaletti
6 Combinazioni Libere Particolari per ogni tastiera e pedaliera richiamabili con pistoncini e pedaletti
Pistoncini di richiamo unioni 8’
Pistoncini di annullo
Pistoncino di fissatore
I-P II-P III-P IV-P I-II
C.L.1 C.L.3 C.L.5 III-I III-II
C.L.2 C.L.4 C.L.6 C.L.7 C.L.8
Staffa Crescendo Generale
Staffa Espressione III Man.
Staffa Espressione IV Man.
R-II R-IV R Tutti
R-I R-III R-P Ance
C.L.1 C.L.2 C.L.3 C.L.4 C.L.5 C.L.6
Tastiere di 61 note (Do - Do); Pedaliera di 32 note (Do - Sol).
In Corpo unico posto sul fondo della Sala da Concerti del Conservatorio.
Elettrica anni ’70 del XX sec., Tamburini, revisionata. Consolle "mobile", in genere posta a sinistra del palco, con le spalle verso il Direttore d’Orchestra.
* [foto 4: Sala da Concerti del Conservatorio di Roma, l’autore dell’articolo alla consolle Tamburini per gentile concessione di un amico musicista fotografia del 1994, coll. priv., Roma] *
La mostra originaria, disegnata dall’architetto Pompeo Coltellacci e da Oskar Walcker, era composta da tre poderose cuspidi di 16’ di canne molto strette, con bocche “a scudo” con andamento contrario; non c’era cassa ma un basamento neoclassico e curiosi ornamenti “a ghirlanda” in legno dorato davanti alla mostra.
La mostra fu resa più complessa nel 1974: alle tre cuspidi originali ne furono aggiunte altre due (una a destra e una a sinistra, che proseguono anche lateralmente) e gli ornamenti furono staccati dalle tre cuspidi originali e portati avanti, più in basso, a costituire ornamento di un avancorpo composto da 3 cuspidi di 8’ tra quattro cuspidi più piccole (con bocche “a mitria” con andamento orizzontale). Il basamento, ribassato, è stato abbondantemente traforato per aumentarne la trasparenza al suono.
In entrambe le epoche, poche canne di mostra sono suonanti; la maggior parte sono inerti.
* [foto 5: Sala da Concerti del Conservatorio di Roma, dettaglio dell’organo attuale fotografia del 1994, coll. priv., Roma] *
Se l’organo della Sala da Concerti ha una degna fama anche al di fuori del Conservatorio, esiste anche un “fratello minore” che purtroppo non è altrettanto fortunato: infatti, sempre nel 1895, Oskar Walcker fornì al “Liceo Musicale” un piccolo organo da studio a trasmissione meccanica, dotato di due tastiere con bella cassa di legni scuri ed elegante mostra a tre campi. La disposizione fonica era la seguente:
[disposizione fonica d’archivio]
I Manuale
(C–g’’’) Ripieno 3 file Principale 8’ Ottava 4’ (deriv. dal Principale 8’) Coperto 8’ Gamba
8’ |
II Manuale (C–g’’’) Salicionale 8’ Flauto 8’ Ottava
4’ (deriv. dal Salicionale 8’) Pedale (C–f) Subbasso 16’ Cello 8’ |
Negli anni ’20 del XX sec., l’organo da studio fu affidato a Vincenzo Mascioni per aggiungere una tastiera intermedia e dotarlo di trasmissioni pneumatiche tubolari e di una nuova consolle con combinazione libera pneumatica.
Eccone la descrizione, gentilmente fornitami dalla Famiglia Mascioni nel maggio 2002:
<
Una delle caratteristiche particolari in quest'organo (che ne rendono inoltre complessa la struttura meccanica) è la promiscuità delle canne del Principale 8' e del Salicionale 8' che servono anche, rispettivamente per Ottava 4 e Ottava 4 (di Salicionale). Per realizzare queste funzioni i somieri sono stati costruiti con apposite condutture d'aria interne, dotate di rispettive valvole direzionali.>>
* [foto 6: Organo da studio Walcker - Mascioni, stato attuale fotografia del 1994, coll. priv., Roma] *
* [foto 7: Organo da studio Walcker - Mascioni, consolle Mascioni fotografia del 1994, coll. priv., Roma] *
[disposizione fonica d’archivio che mi è stata gentilmente inviata dalla Famiglia Mascioni nel maggio 2002]
I Manuale (C–a’’’) – Walcker Ripieno 3 file Principale 8’ Ottava 4’ (deriv. dal Principale 8’) Coperto 8’ Gamba 8’ |
III Manuale (C–a’’’) – Walcker Salicionale 8’ Flauto 8’ Ottava 4’ (deriv. dal Salicionale 8’) |
II Manuale (C–a’’’) – Mascioni Flauto 4’ Quintante 8’ Voce Celeste 8’ Principale 8’ |
Pedale (C–f) – Walcker Subbasso 16’ Cello 8’ |
Unioni ed accoppiamenti II – I III – II III – I |
I – Ped II – Ped III – Ped 8^ alta III – I 8^ grave II – I |
A titolo
personale, tempo fa ho inviato un messaggio di posta elettronica all’attuale
titolare di cattedra, prof. Ottorino Baldassarri, facendo appello alla sua ben
nota ed indubitabile sensibilità artistica affinché riesca a salvare questo
piccolo ma interessantissimo strumento, che potrebbe essere sicuramente di
valido ausilio all’attività didattica del Conservatorio, come lo è stato
per oltre un sessantennio…
N.B. tutte le fotografie degli organi sono di proprietà di un noto musicista, già brillante allievo del Conservatorio, che me le ha gentilmente fornite il quale, per la modestia che lo contraddistingue e per motivi personali, non vuole essere espressamente citato. Desidero comunque esprimergli tutta la mia gratitudine per l’aiuto fondamentale fornitomi per la stesura di questo testo, grazie ad alcune notizie inedite e con la rilevazione della disposizione fonica attuale dell’organo.