Le lettere e le immagini che Don Stefano ci manda dal Pakistan.

   

Le immagini
 

Carissimi ...,

             BUONA PASQUA! Inizio a comporre questa lettera (la 6^!) nel giorno santo della Risurrezione del Signore, con l’augurio che questa celebrazione possa rinnovare ogni nostra speranza in un mondo migliore, quello che siamo chiamati a continuare a costruire giorno dopo giorno, senza arrenderci di fronte ai “Venerdì Santi” che quotidianamente ci si possono parare innanzi.

            BUONA PASQUA, dunque, anche se non riuscissi (come al solito) a scrivere e spedire entro oggi. Sono vicino a ciascuno (siete circa 200) nella preghiera, con un ricordo particolare per chi mi si è fatto più esplicitamente vicino attraverso auguri (e-mail, posta, telefonate...) e cui magari non sono riuscito a scrivere una risposta. 

            Come al solito, prendo spunto per lo più da vostri commenti, considerazioni e domande per non correre il rischio di andare troppo “fuori tema” (e per non dover eccessivamente sforzare la fantasia...), comunque supponendo di riuscire a mantenere l’abituale disorganicità.

            Confidavo, innanzitutto, di scrivervi qualche giorno dopo Pasqua, essendo prevista in questa settimana la visita dell’Ispettore (ricordate? Avrebbe dovuto essere qui a gennaio, poi febbraio, poi marzo...), che presumibilmente, tra le altre cose, mi avrebbe dovuto mandare a Quetta, per un “normale” (se di normalità si può parlare, trattandosi di salesiani...) avvicendamento tra confratelli. Magari sarà immediato, magari al termine dell’anno scolastico di qui (a Lahore c’è scuola da agosto a giugno, a Quetta da marzo a dicembre).

            Lo spostamento un po’ mi farebbe piacere, per il tipo di presenza che mi è sembrata “più missionaria” a Quetta, un po’ mi dispiacerebbe, perché mi sembra che qui sia la più classica missione salesiana: periferia povera di una grande città, molti giovani sfruttati sul lavoro e sempre in cerca di esso, scuola professionale... Sta, inoltre, nascendo un bel rapporto anche con i seminaristi, sia per lo studio (loro!) che come amicizia e come aiuto nella guida spirituale.Vedremo cosa ci riserva il Signore.

            Nel frattempo, se qualcuno volesse aggiungersi al “gran numero” di salesiani in questa “così piccola” Nazione (il Pakistan occidentale potrebbe a ragione essere considerato Medio Oriente, così qualche salesiano dall’Italia potrebbe raggiungerci, considerando l’ultima lettera del Rettor Maggiore...), tra le altre cose renderebbe forse più facili gli spostamenti e l’inizio della terza casa! 

            Mantenendo il riferimento alla Pasqua, cosa cambia rispetto alle “abitudini” di altri mondi, qui in Pakistan? Be’, innanzitutto non sono in grado di parlare del Pakistan, ma solo di questa “colonia cristiana” che è Yohannabad; inoltre la maggior parte del mio tempo è trascorso con i ragazzi di questa “scuola professionale”, il che (forse) limita ulteriormente la validità del mio punto di osservazione. Comunque, mi pare che la quaresima non sia stata particolarmente sentita, se non come avvicinarsi delle vacanze di Pasqua (tutta la Settimana santa), e per qualche richiamo “para-liturgico” nelle buone notti e Via Crucis. In questi ultimi giorni, attorno a noi, è stato un susseguirsi di esplosioni, botti e colpi di fucile: non so se per la Pasqua o per qualche matrimonio, ma comunque come segni di allegria... Niente campane, perciò, ma altri modi che possono comunque (se così vogliamo) aiutarci a ravvivare i motivi della nostra speranza.

            Ieri notte abbiamo concelebrato nella chiesa parrocchiale (affidata ai “Missionari di S.Paolo”, che sono un Maltese, uno di Sri Lanka ed uno non so), e poi mi sono unito ai seminaristi per “un tè”, prima di essere da loro “scortato” fino a casa (in queste ultime settimane c’è un po’ di timore, dopo un assalto ad una delle fabbriche che sorgono sul canale, e dopo che il rettore del Seminario è stato colpito in testa e derubato, una sera che rientrava da solo; direi che si tratta di “normale banditismo”, non di tensioni religiose), nonostante io abbia fatto loro presente che i ladri dovrebbero saltare, per colpire me in testa, e che anche le gambe sono più lunghe di quelle del loro Rettore...

            Domani sera dovrebbero rientrare i ragazzi (gli interni) e martedì mattina tutto riprendere regolarmente. Maria Ausiliatrice continui a proteggerci sotto il suo manto.

             Cambiando decisamente argomento, come esercizio di lingua ma anche per prepararmi a “fare un po’ di più il prete”, ho chiesto al mio prof. di Urdu che mi faccia fare un po’ di pratica col Messale: che pazienza (da parte sua)! E che “passione” (da parte di entrambi)! Sono ancora molto rare le parole che riesco a leggere “d’un fiato”, e a comprendere se ne sto leggendo una, o mezza o varie. Inoltre non ho ancora l’occhio abituato a notare sempre tutti i “segnetti” (che ogni tanto ci sono, ogni tanto no) indicanti la presenza di un nome proprio, o una “mezza vocale” o altro...

            Attraverso questo tipo di letture mi sto inoltre rendendo conto dell’inesistenza, in Urdu, di un vocabolario cristiano, quello che in Europa è andato formandosi lungo i primi secoli d.C.: l’idea di “sacramento”, di “rito”, di “persona”, di “Messa” e tante altre sono tradotte per approssimazione, per cui si fanno poi delle gran confusioni nel cercare di capirsi. Se a questo si aggiunge la non uguaglianza di modi e tempi verbali tra questa lingua e l’inglese (cui qui tutto fa riferimento per le traduzioni...), vi potete immaginare che tipo di cammino la comprensione della fede deve compiere per “inculturarsi”!

            In compenso, il vocabolario memorizzato va poco per volta ampliandosi, come anche qualche “modo verbale”, il che mi consente qualche abbozzo di frase e di risposta anche coi ragazzi, tra miscugli di lingue (anche da parte loro, non essendo abituati all’Urdu né, ancor meno, all’inglese) e grandi risate. Continuo, però a non afferrare neanche il senso di un dialogo o di un discorso tra loro.

            Con i ragazzi, in effetti, non ci sono problemi: “qua” o “là” o “altrove”, sempre ragazzi sono e, al di là della comprensione reciproca, sempre contenti di avere “l’onore di accaparrarsi lo straniero”, nel gioco, nella chiacchierata, nell’insegnargli una parola nuova... A questo proposito, c’è da notare che vengono educati ad essere sempre gentili (= a dire sempre di sì...!) con chi è percepito “superiore” (talvolta sono proprio asfisianti, nel cercare di essere gentili). Sono inoltre pressoché totalmente ignoranti in religione, fede, storia, geografia, scienze, lettere, “cultura generale”...

             Continuando a parlare dei ragazzi, approfitto per ringraziare ancora una volta quelle persone che mi hanno mandato, tramite posta o tramite fr. Peter (= d. Pietro Zago, che è stato 1-2 settimane in Italia di recente), vari doni, tra cui un completo di magliette e calzoncini per due squadre (di calcio...?), che inaugureremo prossimamente, e vari quaderni con molte biro. Proprio a riguardo di questi ultimi doni, vorrei raccontarvi come è avvenuta la distribuzione.

            Arrivato il pacco alla vigilia di S.Giuseppe, ne divido il contenuto per le due comunità. Mi viene poi chiesto di dare la “Buona notte” (nella tradizione salesiana, un breve pensiero a sfondo morale che si dà ai ragazzi prima che vadano a dormire e che prende spunto da qualche avvenimento della giornata) la sera successiva. Dopo la preghiera, dunque, mostro la Bibbia, ed a partire da quella faccio dei “quiz” su S. Giuseppe, promettendo un quaderno in premio a chi avesse risposto esattamente. Siamo andati avanti quasi una mezz’oretta (non dimenticate che tutto va ripetuto due volte, per le traduzioni, quando non ancora di più, per le incomprensioni...), con i ragazzi che le tentavano proprio tutte per poter vincere gli ambitissimi premi! Alla fine, perché comunque nessuno andasse a dormire con tristi ricordi di S.Giuseppe, ciascuno ha anche ricevuto una biro, che ogni sera sfoggiano con non celata soddisfazione, mentre sono in studio per fare i compiti. Regali semplicissimi, ma sempre utili, qui sanno (ancora...) essere ben apprezzati!

            Altri due regali ricevuti sono stati: un “set” da barbiere (pettini, forbici, lamette...), per il ragazzino da cui vado a farmi tagliare i capelli: dimostra una dozzina d’anni (ne dichiara 14), ed ha stabilito il suo “ufficio” fuori dal nostro cancello: uno specchio, un tavolaccio ed una sedia che potrebbe effettivamente provenire da una barberia (di 50 anni fa).

            Un altro dono ricevuto per posta, ancora ai primi di marzo, fu del cioccolato (un paio di Kg, se non ricordo male), sempre estremamente apprezzato da tutti e sei i salesiani di qui. Purtroppo arrivò squagliato, per l’aria fresca che c’è da queste parti (già da metà febbraio dormo con la finestra spalancata, e da circa un mese che di giorno si è raramente sotto ai 35 C°; i ventilatori sono già in moto costante, giorno e notte, e buona parte dei ragazzi non dorme più in camerata ma sul tetto...). Ciò non toglie che, nel giro di due giorni non esisteva già più, e non certo per evaporazione...! 

            Mi rendo conto di aver già scritto troppo (così ho la scusa per ritardare la prossima “circolare”), ma ho ancora qualche punto da sfiorare. Uno riguarda il carattere che sto usando: non alludo al mio (che non sta cambiando ancora...), ma a quello con cui scrivo. Avendo ricevuto qualche commento da qualche sedicente “vecchietto” e da altri, mi adeguo, perché forse avevo ritenuto scontata la possibilità di modifica “al ricevente”; facciamola dunque “dal mittente”...

            Al di là di queste minime osservazioni, vorrei però ringraziare quelle persone che, accontentandosi evidentemente di poco, mi hanno ringraziato e/o addirittura fatto i complimenti per queste mie lettere. Al di là delle “incensazioni”, sono contento che questa sorta di contatto possa essere in qualche modo utile ad aperture di orizzonti e, tocco con mano, anche a quel miracolo che si moltiplica e che è la carità, che si concretizza attraverso i diversi modi di “rendersi prossimo”: due parole scritte, una telefonata, dei doni, la preghiera... GRAZIE  a tutti voi!

 

            A questo punto non mi resta che augurarvi ancora BUONA PASQUA e ...Buona notte! Un abbraccio

                        Stefano 

P.S.: Anche questa volta, nel “Post Scriptum”, permettetemi un accenno di tipo famigliare che, se dovesse suscitare la metà delle preghiere che mi sono state assicurate per l’evento precedente, mi farebbe già pensare: “È valsa la pena accennarlo”! Il 4/4/’4 i miei genitori hanno celebrato il 40° anniversario di matrimonio!

 

STEFANO MACCHI, s.d.b.
c/o Don Bosco Technical & Youth Center,
(near Renewal Center), YUHANNABAD
P.O.Box 3246, Gulberg-III
Lahore 54660 -PAKISTAN-

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