SANTA BARBARA

 

La storia narra che nonostante il padre Dioscoro l’avesse rinchiusa in una torre per impedirlo, Barbara divenne cristiana. Per questo motivo fu denunciata dal prefetto Martiniano durante la persecuzione di Massimiano (III – IV sec.) e imprigionata a Nicomedia. Fu prima percossa con le verghe, quindi torturata col fuoco, subì quindi il taglio delle mammelle e altri tormenti. Infine venne decapitata per mano del padre, che la tradizione vuole incenerito subito dopo da un fulmine. Sempre la tradizione racconta che durante la tortura, le verghe con le quali il padre la picchiava, si trasformarono in piume di pavone, per cui la Santa viene talvolta raffigurata con questo simbolo. È invocata come protettrice contro i fulmini e la morte improvvisa e protettrice degli artificieri, artiglieri, minatori e carpentieri. Il corpo di S. Barbara si venerava, dal 1009, nella Chiesa di San Giovanni Battista a Torcello e attualmente si venera nell’oratorio appositamente costruito presso la Chiesa di S. Martino a Venezia – Burano. La reliquia del cranio era custodita, prima in un busto di legno e poi in uno di metallo, nella Chiesa di S. Barbara dei Librari. Con la soppressione della Parrocchia di Santa Barbara, avvenuta il 15 settembre 1594, l’insigne reliquia fu portata a San Lorenzo in Damaso. Il reliquiario parte in argento e parte in bronzo dorato, è da attribuirsi alla prima metà del XVI secolo. Il Diario Romano (1926) indica a S. Maria Transpontina, nell’Altare a lei dedicato, un frammento di un braccio. Alcune reliquie non insigni di S. Barbara sono conservate, in un cofanetto del XII secolo, nel Tesoro di S. Giovanni in Laterano a Roma.

S.L.

 

SANTA BARBARA

 

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