"La passione tinge dei propri
colori tutto ciò che tocca"
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Il Gruppo del Falterona “La Falterona verde nero e argento: la
tristezza solenne della Falterona che si gonfia come un’enorme cavallone
pietrificato, che lascia dietro a sé una cavalleria di screpolature
screpolature e screpolature nella roccia fino ai ribollimenti arenosi di colline
laggiù sul piano di Toscana.” (D.
Campana, Canti Orfici) Sulla dorsale
appenninica si eleva il gruppo montuoso più alto del Parco; il Gruppo del
Falterona che comprende il Monte Falterona (1654m) e il Monte Falco (1657m), la più
alta sommità dell’Appennino tosco-romagnolo. La sorgente di Capo d’Arno “... per mezza Toscana si spazia un fiumicel che nasce in Falterona e cento miglia di corso nol sazia.” (D.
Alighieri - Purgatorio) La sorgente di
Capo d’Arno, dove trae origine il più importante fiume toscano, si trova a
1358m di altitudine sulle pendici meridionali del Monte Falterona.
Poco più a sud
della sorgente di Capo d’Arno, in località Ciliegeta (1.380 m),
sorge il Lago degli Idoli, uno dei
più ricchi giacimenti archeologici dell’Appennino centro - settentrionale. In questo
luogo, nel maggio del 1838 una pastorella trovò per caso sulle sponde di un
laghetto, una statuetta di bronzo raffigurante una figura maschile alta circa 20
cm. Vennero
successivamente organizzati diversi sopralluoghi, si fecero scavi, il lago fu
prosciugato e furono rinvenuti numerosissimi oggetti antichi: 650 statuette
raffiguranti divinità, figure umane e animali; sculture rappresentanti parti
del corpo umano, monete, armi, fibule, catene, anelli, pezzi di rame e di bronzo
informi, frammenti di ceramica e terracotta e altri monili. Oggetti appartenenti
a diverse epoche come scrisse l’archeologo Inghirami: “...fatto
molto importante di tanta ricchezza colta in uno spazio sì limitato, che
rappresentava una collezione completa di bronzi per la storia progressiva
dell’arte, dai primi tentativi dell’arte fusoria in tempi remoti, fino alla
perfezione della scuola etrusca, al lento innesto dello stile greco, all’epoca
romana.”. In seguito a
studi e ricerche si è supposto che il luogo, che in passato ospitava un grande
lago e un tempietto votivo, fosse meta di pellegrinaggi di fedeli che giungevano
da vari luoghi, per vie piuttosto disagevoli, per adorare divinità (sicuramente
delle acque) e gettare in acqua oggetti votivi per ricevere grazie o ringraziare
di quelle ottenute. Non è da
escludere nemmeno che le acque del lago venissero considerate curative,
convinzione questa fra l’altro confermata dal gran numero di rami di faggio
ammassati sul fondo del lago che hanno rilasciato in acqua una sostanza, il
creosoto, tipica del legno del faggio, dalle proprietà antisettiche e
balsamiche. In seguito una
frana interrò il lago e seppellì il tempio. La collezione
è ora dispersa tra musei e collezionisti privati d’Europa; i pezzi migliori
sono conservati al British Museum di Londra, altri al Louvre di Parigi e al
Museo di Arte e Storia di Ginevra Oggi il luogo
è costituito da uno spiazzo erboso circondato dalla faggeta, con un leggero
avvallamento ricoperto da felci.
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