"La passione tinge dei propri
colori tutto ciò che tocca"
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LA FAGGETA
Nel territorio
del Parco la faggeta occupa la fascia vegetazionale superiore ai 900 - 1000 m
d’altitudine. L’ambiente ideale del faggio è rappresentato dai versanti
esposti a nord con clima fresco - umido tendenzialmente atlantico, predilige
terreni sciolti, sabbiosi e acidi. Il limite
superiore della faggeta è rappresentato, quasi ovunque all’interno del Parco,
dal crinale, a parte le rare eccezioni costituite dalle brughiere e dalle
praterie d’alta quota del Monte Falco e del Monte Gabrendo. Il limite
inferiore tra la faggeta e il bosco misto a prevalenza di abete bianco e faggio
è praticamente impossibile da definire con esattezza, in quanto le specie si
compenetrano diversamente secondo l’esposizione dei versanti: qualche
esemplare di faggio si spinge anche a basse altitudini purché caratterizzate da
luoghi freschi e umidi. La faggeta
tende a creare una vegetazione monospecifica (composta da una solo specie),
trattandosi di una pianta ombrofila che sovrasta le altre specie e non permette
la formazione di un ricco sottobosco. Allo stato
naturale la faggeta sarebbe composta da alberi di differenti età (grossi faggi
secolari accanto a quelli più piccoli e cespugliosi) e specie (Acero montano,
Acero riccio, Olmo montano, Frassino, Tasso, Maggiociondolo, Sorbo degli
uccellatori, Agrifoglio...). Il sottobosco
tipico della faggeta è costituito da felci (Polysticum fili-mas, Polysticum
aculeatum, Polypodium vulgare), da specie erbacee quali Oxalis acetosella,
Lilium martagon, Cardanime chelidonia, Coridalis cava, Paris quadrifolia; nelle
piccole radure si trova la Ginestra dei carbonai (Sarothamnus scoparius) e il
lampone (Rubus idaeus). Nel Parco la
faggeta si estende in particolare su ripidi pendii prossimi al crinale: luoghi
poco accessibili che hanno permesso che parte della foresta mantenesse quasi
integre le caratteristiche di naturalità (Riserva integrale di Sasso Fratino);
mentre gli intensi tagli, avvenuti dalla seconda metà dell’800 fino al
secondo dopo guerra, nelle zone più facilmente raggiungibili, hanno trasformato
le faggete in boschi monotoni costituiti quasi esclusivamente da faggi di età e
aspetto pressoché uguale, con l’eccezione dei tipici faggi contorti e
cespugliosi del crinale. In entrambe le
situazioni la faggeta racchiude un fascino unico soprattutto in primavera,
quando si illumina del verde delle foglie appena nate, e in autunno, quando si
accende di giallo e arancio. |