"La passione tinge dei propri colori tutto ciò che tocca"

 

LA FAGGETA

 

Faggetta - Ris. Biogenetica La Scodella.jpg (114015 byte)          Grande faggio sulla strada forestale per La Lama.jpg (128865 byte)          Faggetta - Ris. Biogenetica La Scodella 2.jpg (114298 byte)

 

 

Nel territorio del Parco la faggeta occupa la fascia vegetazionale superiore ai 900 - 1000 m d’altitudine. L’ambiente ideale del faggio è rappresentato dai versanti esposti a nord con clima fresco - umido tendenzialmente atlantico, predilige terreni sciolti, sabbiosi e acidi.

Il limite superiore della faggeta è rappresentato, quasi ovunque all’interno del Parco, dal crinale, a parte le rare eccezioni costituite dalle brughiere e dalle praterie d’alta quota del Monte Falco e del Monte Gabrendo. Il limite inferiore tra la faggeta e il bosco misto a prevalenza di abete bianco e faggio è praticamente impossibile da definire con esattezza, in quanto le specie si compenetrano diversamente secondo l’esposizione dei versanti: qualche esemplare di faggio si spinge anche a basse altitudini purché caratterizzate da luoghi freschi e umidi.

La faggeta tende a creare una vegetazione monospecifica (composta da una solo specie), trattandosi di una pianta ombrofila che sovrasta le altre specie e non permette la formazione di un ricco sottobosco.

Allo stato naturale la faggeta sarebbe composta da alberi di differenti età (grossi faggi secolari accanto a quelli più piccoli e cespugliosi) e specie (Acero montano, Acero riccio, Olmo montano, Frassino, Tasso, Maggiociondolo, Sorbo degli uccellatori, Agrifoglio...).

Il sottobosco tipico della faggeta è costituito da felci (Polysticum fili-mas, Polysticum aculeatum, Polypodium vulgare), da specie erbacee quali Oxalis acetosella, Lilium martagon, Cardanime chelidonia, Coridalis cava, Paris quadrifolia; nelle piccole radure si trova la Ginestra dei carbonai (Sarothamnus scoparius) e il lampone (Rubus idaeus).

Nel Parco la faggeta si estende in particolare su ripidi pendii prossimi al crinale: luoghi poco accessibili che hanno permesso che parte della foresta mantenesse quasi integre le caratteristiche di naturalità (Riserva integrale di Sasso Fratino); mentre gli intensi tagli, avvenuti dalla seconda metà dell’800 fino al secondo dopo guerra, nelle zone più facilmente raggiungibili, hanno trasformato le faggete in boschi monotoni costituiti quasi esclusivamente da faggi di età e aspetto pressoché uguale, con l’eccezione dei tipici faggi contorti e cespugliosi  del crinale.

In entrambe le situazioni la faggeta racchiude un fascino unico soprattutto in primavera, quando si illumina del verde delle foglie appena nate, e in autunno, quando si accende di giallo e arancio.