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Questo report non e' farina del mio sacco, ma del buon Andrea, Apelab per gli amici, che mi sono permesso di variare in pochi punti. Un grande e pubblico "Grazie Andrea"...

 

DAY 1

Vacheresse - Tigne Km. 244

Un piccolo hotel di Vacheresse e’ il luogo di ritrovo per i cinque partecipanti, confluiti da direzioni e viaggi diversi.. Personalmente arrivavo da altri tre  giorni di passi alpini, fra cui Stelvio e Gavia, con amici compaesani, salutati a Ponte di Legno per dirigermi verso lo Spluga, il San Bernardino, (pernottamento costoso ad Airolo in una mini-singola), il San Gottardo, il Furkapass, il Grimselpass, con visita a Interlaken e Thonon les bains sul lago di Ginevra, poco distante dal punto di ritrovo.

Quindi mi sono presentato al via con gia’ una buona dose di curve e tornanti sul groppone...

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Dopo PETIT, ma proprio petit, dejeneur ci prepariamo a partire,
ansiosi di imboccare la RDGA ancor + invogliati dal tempo che promette schiarite. Lasciato l'hotel iniziamo leggermente a zigzagare per far finta di scaldare le gomme ma ci accorgiamo subito che non è necessario perché i 5 km che servono a raggiungere la ns. strada sono già un destra sinistra naturale e invitante ...e noi accettiamo di buon grado l'invito.
L'inizio (il ns. almeno, che è poco fuori Thonon) della RDGA è un po' trafficato, ma fin da subito siamo circondati dal verde dei boschi transalpini e il nastro d'asfalto rettilineo più lungo non supera i 2-300mt. Le prime curve serie le facciamo per salire al Col des Gets poco sopra ai 1100 mt., stazione turistica invernale ed estiva dove già numerosi i mountain bikers si affollano agli impianti di risalita. Rapida e quasi immediata è la discesa a valle a Cluses, ma una deviazione (voluta) con tornanti e panorama a strapiombo impressionante ci fa risalire fino al primo passo "serio", il Col de la Colombiere (1618 mt.)
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dove troviamo anche i primi emuli di Coppi e Lance che faticano sulla ripida e stretta strada che sale appoggiata sul costone fino alla cima.
E' il momento di una pausa caffè, foto, varie ed eventuali, e il sole finalmente esce sicuro dalle nuvole. Noi ci lasciamo baciare...ci sentiamo bellissimi in vacanza con le ns. moto e gli amici; intanto da entrambi i lati del passo arrivano i pedalatori con un fiatone da spavento... non provo il benché minimo senso di invidia e così pure credo gli altri. Le rocce quà sono stupende, di un colore argenteo contornate dal verde dei prati e scendendo le immortaliamo anche con qualche foto in movimento con moto e piloti.
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Il Col des Aravis (1498 mt.)
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è il successivo e in cima, insieme ai tanti turisti anche in auto, le mucche la fanno da padrone, appoggiate come in un presepe vivente nel verde dei prati e alle spalle le rocce nuovamente di colore diverso dalle altre.
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Riscendi e risali e una vocina dallo stomaco ci chiama, tanto che al passo successivo, il Col des Saisies (1650 mt.)
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pieno anch'esso di impianti di risalita, piste quad e tanto altro, decidiamo di farci un bel sandwich e scopriamo, dopo un'attesa per 5 panini tale da riuscire anche a cucinare un porceddu, che la differenza tra panino e sandwich (almeno in questo baretto di montagna) sta tra caldo e freddo...bha.
Il sole adesso è bello forte e (anche per forza...) ce la prendiamo comoda, guardando il passaggio dei vari mezzi motorizzati e non che sfilano davanti a noi.
Scendendo da quì verso Hauteluce, speriamo di riuscire a scorgere il Monte Bianco, ma niente perché è quasi totalmente ricoperto dalle nuvole....peccato. Il passaggio successivo è la diga di Roselend, con uno stupendo lago dai colori suggestivi che ovviamente fotografiamo fermandoci più volte, dal basso, dall'alto e da ogni angolo possibile.
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La strada sale di nuovo prima dolcemente e poi ripidamente con un asfalto quasi nuovo su per il Cormet de Roselend (1968 mt.).
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Incontriamo ancora ciclisti, immancabili, in numero ben maggiore dei motociclisti a dire il vero, scortati da pulmini che ti ritrovi dietro a curve cieche che salgono (i pulmini) a 8,2 kmh (oh...cronometrati eh!!) diventando un improvviso pericolo anche se viaggi ad andatura turistica. Anche i ciclisti a dir la verità in qualche occasione si rendono pericolosi, non tanto per la velocità (quasi sempre superiore ai pulmini), ma soprattutto per lo spazio di carreggiata che occupano: tutta la loro (e nostra) e anche di più.
Il paesaggio, manco a dirlo, è ancora una volta diverso e ci troviamo ora di fronte una sorta di altipiano verde con grandi massi sparsi qua e là come seminati da una mano enorme. In cima foto di rito in mezzo agli altri turisti all'immancabile cartello e poi giù attraverso il nastro scuro di asfalto che visto da sopra dà un effetto di plastico riprodotto da un abile artigiano.
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Visto lo scarso traffico scendiamo per un tratto a motore spento come si faceva da ragazzi, divertendoci ad abbassarci sul serbatoio e a sfruttare le scie...quando più a valle "inseguendo" i compagni di fuga accendo la moto riesco nell'impresa: si apre uno spiraglio e il Bianco appare in tutta la sua maestosità e lo fisso per sempre nella memory card (si lo so...era molto più poetico dire che lo fisso per sempre nella pellicola fotografica...ma questo è il prezzo del progresso...).
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Adesso la strada verso Bourg S. Maurice si fa strettina con tornanti e curve nel bosco e lungo il fiume, ma sempre piacevole fino almeno alla città dove ci assalgono nell'ordine: un caldo tropicale e un traffico da ora di punta. Vorremmo scappare subito verso il passo successivo ma urge un rifornimento e dopo 2 distributori dove solo noi non riuscivamo a fare benzina, troviamo l'abbeveratoio per noi e per le moto dall'altro lato del centro.
Decidiamo, vista l'ora, di incamminarci verso Val d'Isere e cercare un posto per dormire a Tignes (si, è qualche km fuori dalla rotta della RDGA, ma almeno là, a 2100 mt. speriamo che ci sarà un po' di fresco), dove ci accolgono palazzoni a 10/15 piani e costruzioni da periferia metropolitana. Mentre chiediamo ad un ufficio turistico, che ci trova un piccolo hotel sul lago, si scatena un acquazzone che per fortuna dura solo una decina di minuti. All'hotel ci sistemiamo nelle camere (...), ceniamo (italiano, i gestori sono connazionali)
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e tra Genepy (che scopriremo costare un'eresia, oltre a ribattezzarlo GNT..), un sigaro, due passi, quattro chiacchiere, otto risate e molte molte più cazzate,
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per non parlare poi delle decine di tentativi di foto in notturna,
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arriva l'ora di entrare (vestito) sotto le coperte. L'indomani ci attende un bel pasto completo...Iseran, Telegraphe, Galibier, Lautaret e.....

Pranzo c/o "La Bocca" di Les Saisies (se non ricordo male il nome) voto 7 per i panini e 5 per l'attesa...

Pernottamento e cena c/o "Hotel Le Terrachu" - Tignes.... Voto cena complessivamente un 7 (alla vista niente di che, ma al sapore veramente ok), camera s.v. (senza voto... quella toccata a noi era spartana e c'è voluta una buona dose di spirito d'adattamento), colazione...chevvelodicoaffa' 5. LA POSIZIONE E LA VISTA voto 10 - LA RIVA DEL LAGO ERA A 3 MT. (vedi 1° foto successiva...) - ci hanno ripagato delle note meno positive.

 DAY 2

Tigne - S.te Marie de Vars Km. 255

....e l ' IZOARD. Si, è stato il giorno dell'Izoard, ma andiamo con ordine.
Lasciamo Tignes, è una mattina limpida ed assolata
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e riprendiamo la RDGA attraversando Val d'Isere che ci riconcilia con la montagna perché almeno, oltre alla modernità, vediamo diverse belle baite e malghe in legno e in pietra. Forse ad aver pernottato quà avremmo speso di più, ma ci sarebbe stata un po' di vità in più la sera...poi mentre passiamo adocchiamo anche una Rhumeria...sarà per la prossima volta...Non ci fermiamo, d'altronde siamo ripartiti da poco, e puntiamo dritti verso l'Iseran (2770 mt.).
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Il panorama cambia ancora e le rocce iniziano ad avere il sopravvento sugli alberi e sul verde; la strada sale a picco sulla vallata e sul paese, e subito il pensiero corre ai ciclisti del Tour che si inerpicano su per queste pendenze con relativa facilità, come d'altronde a noi sembra che faccia qualcuno dei tanti ciclisti che anche oggi incontriamo. In vetta il panorama è superbo, dove ti volti dove vedi picchi e creste e ghiacciai anche piuttosto estesi.
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Sono in molti, come noi, a fare la foto di rito al cartello prima della discesa a valle che si dipana tutta su un costone della montagna con da una parte il vuoto: procedere con cautela è di rigore.
Il tratto successivo si snoda lungo una vallata, per niente noiosa vuoi per il panorama, vuoi per le curve che anche qui non mancano di certo, come non manca anche un po' di traffico.
La prossima ascesa è al Col Du Telegraphe (1570 mt.)

attraverso una strada a tratti anche stretta, preludio alla vallata di Valloire, ma soprattutto al mito del Galibier (2645 mt.).
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Gli appassionati del pedale sono sempre più numerosi, ma qui si vedono anche più motociclisti. Sono ancora fresche le scritte fatte durante il Tour che accompagnano la nostra salita come hanno fatto qualche giorno fa’, con molta più fatica, con i campioni del ciclismo.
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Anche qui il panorama toglie il fiato e benché sia ancora roccia tutto intorno a noi, è di nuovo un panorama diverso: ogni passo come se fosse un continente diverso. Siamo quasi in cima, al tunnel senza indugio svoltiamo a sinistra per l’ultimo strappo, veramente ripido e suggestivo ...chissà che spettacolo percorrerlo con due ali di folla che quasi letteralmente ti spingono fino alla vetta quando i muscoli ti urlano per il dolore e lo sforzo...
E’ il passo dove in assoluto troviamo più gente, una piccola folla, decine e decine di foto scattate tra cui, manco a dirlo, le nostre. Veramente un mito.
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E’ ora di pranzo e torniamo indietro di fronte al tunnel dove c’è l’unico ristoro in quota (da quel lato). Il sole a quell’altezza picchia duro e noi facciamo onore alla tavola del rifugio.
Ripartiamo evitando di nuovo il tunnel e torniamo su per poi iniziare la discesa fatta di tornanti e panorami da cartolina. Imbocchiamo la statale per Briancon, che non è altro che la discesa dal Col du Lautaret, e ritroviamo un certo traffico a cui già ci eravamo disabituati.           

E’ di rigore una visita alla città fortificata sopra Briancon
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in direzione del Monginevro e dell’Italia, da qui veramente vicina. E’ affascinante, benché zona molto turistica, fare 2 passi tra le mura e le vecchie case.
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Il caldo però si fa sentire e decidiamo di riprendere le TDM che fino ad ora si sono ben comportate (perché c’erano dubbi?)

 
Proprio di fronte a noi c’è l’Izoard che ci aspetta. Anche affrontare solo questo passo, secondo me, vale tutto il viaggio fatto per arrivare fin qua perché a salire ci imbattiamo in una vera e propria pista e adesso non riusciamo davvero a resistere (come abbiamo fatto fino ad ora, andando sempre o quasi a ritmo di vera passeggiata) a non far “sgranchire” il bicilindrico che inizia a toccare gli 8 mila giri molto spesso, facendoci divertire non poco. In vetta (2360 mt.)
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un nuovo spettacolo si apre ai nostri occhi:
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rocce, ancora rocce, sempre rocce, ma cambiano rispetto alle precedenti e qui siamo di fronte ad una vera meraviglia della natura che, scopriremo nella discesa, è solo un antipasto in confronto alla visione che appare poco più avanti. La Casse Deserte: sembra di essere in qualche parco pietroso degli Stati Uniti o di altre famose località che spesso si vedono in televisione. Ma ogni descrizione non può rendergli giustizia e scoprirò che anche le foto non danno l’effettiva idea di quello che realmente sia questo pezzo di Alpi Francesi.
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E’ ora di cercare un posto per la notte e lo troviamo a Vars, prima del colle omonimo (che faremo domattina), dove ci arriviamo percorrendo un’altra salita superlativa fino ai 1500 mt. del paese. Domani altri passi e tanti km e sicuramente avremo modo di stupirci ancora per nuovi ed emozionanti panorami.


Pranzo c/o il rifugio al passo Galibier (e chi si ricorda il nome??? tanto non si sbaglia...) voto 7,5

Pernottamento e cena c/o “Hotel le Vallon” - S.te Marie de Vars - tel. 0492465472.
Voto cena e camera 8 abbondante ...colazione...un classico...5

 

DAY 3

S.te Marie de Vars - Limone Piemonte Km. 350

Anche oggi riusciamo a partire di buon ora, e anche oggi la giornata si presenta soleggiata e presumiamo piuttosto calda.
Solo pochi km ci servono per raggiungere la cima del primo passo odierno, il Col de Vars (2109 mt.),
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dove si cominciano a rivedere gli alberi anche perché l’altezza sul livello del mare non è più elevatissima; il primo incontro non previsto, della mattinata (anzi il primo è stato quello di Djalmao  che si è unito a noi per questa giornata finale) è con le marmotte locali che scorrazzano per i prati.
Scendiamo a valle, consapevoli che ci aspetta il Col de la Bonette (facendo una deviazione dalla RDGA) con la strada più alta d’Europa a 2802 mt.
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dove, manco a dirlo, le foto si sprecano. L’ascesa è bella lunga, circa 25 km, e la strada non è niente male, ma anche qui è il paesaggio l’attore protagonista, unico nel suo genere, brullo e sassoso.
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Facciamo il percorso a ritroso per riprendere la Route e poco dopo inizia la “strada” che ci porterà in cima alla Cayolle (2326 mt),
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il nastro d’asfalto, quando c’è, non è bello, tutt’altro. Il fondo è sconnesso e la carreggiata (unica per i due sensi) è piuttosto stretta e in alcuni punti non riusciamo neanche a superare le auto se queste non si fermano per farsi da parte. Ancora un nuovo scenario: passiamo dapprima attraverso una gola al di qua e al di là del fiume, poi la vallata si apre mostrandoci il meglio del Parco con una vegetazione rigogliosa, sempre rocce e romantici ponti e tutto questo ci ripaga delle condizioni pessime della strada.
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La discesa ci porta alla tappa pranzo in relativa velocità visto l’ottimo asfalto e le ottime curve che invece troviamo da questo lato; pausa pranzo che facciamo nel bel paesino di Guillaumes in un bar-ristorante che ha una provvidenziale fonte d’acqua fresca con vasca annessa, dove riusciamo a rinfrescarci a dovere dal caldo torrido,
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ma che dobbiamo abbreviare il più possibile perché alla meta prevista di Limone Piemonte manca ancora tanto.
Dopo un rapido brivido alle Gole subito fuori il paese, a vedere un paio di fuori di testa lanciarsi nel vuoto con il bungee jumping,
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risaliamo in cerca di fresco verso Valberg ed il
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tra una sosta bibita/sigaretta, altre curve e altri passaggi suggestivi, arriviamo ad imboccare la salita al famoso Turini (1607 mt.)
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...che dire... solo il nome ha del fascino, soprattutto pensando ai bolidi dei rally che sfrecciano, magari con la neve, tra la montagna ed il muretto che delimita il dirupo; ma sinceramente per noi è stata una delusione perché credo che motociclisticamente parlando non sia il massimo, soprattutto quando in discesa devi affrontare numerosi strettissimi tornanti a ripetizione.
Il pomeriggio inizia ad avanzare e raggiungiamo così Sospel, dove però non ci fermiamo. Si avverte già un clima “marittimo”, siamo in linea d’aria a pochissimi chilometri dalla Costa Azzurra e nelle dolci colline fanno la ricomparsa gli olivi. La costante anche qua è un ottimo asfalto che induce qualcuno a sfogare le residue forze in un bel percorso veloce che terminerà nella statale del Col di Tenda da dove rientreremo in Italia, e fino all’arrivo all’hotel (tunnel a parte!!!) ci divertiamo a consumare le gomme fino ai bordi...c'è chi a dir la verità esagera sul consumo, ma questa è un’altra storia... All’hotel ceniamo in veranda con un freschino che il giorno dopo, a valle e lungo la penisola, scopriremo essere ORO; il giorno dopo sarà solo un tappone  autostradale nel traffico e nell’afa.
Un grazie ai fantastici  compagni di viaggio. Abbiamo veramente passato dei giorni (sempre troppo pochi!!!) indimenticabili.

E un grazie alle Tiddì, che sono andate come degli Stradivari, in ogni situazione.

Pranzo c/o “La Renaissance” Hotel-Restaurant - Guillaumes - tel. 0493055989 ... voto 7 (un ottimo semplice sandwich jambon et fromage)

Pernottamento e cena c/o “Hotel Edelweiss” - Limone Piemonte (scendendo dal tunnel dopo poco sulla dx)
Voto camera 6,5, cena 7,5 e colazione 6+ (almeno c’era un dolce fatto in casa...)


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