NEVER SAY DIE

By Shinji Kakaroth

3 - Moralita'&Immoralita'

 

"Non e possibile!" sentenzio' la ragazza a viva voce.

"Invece voglio uscire..." sorrise "Questa stanza non fa altro che deprimermi giorno dopo giorno, vorrei incontrare qualcuno. Mi sento un po' troppo solo."

"Ma signor Juzo..." comincio' per essere interrotta da uno sguardo.

"Dai! Non sopporto piu' quest'aria viziata... voglio andare fuori, tanto non ci capitera' nulla di grave e oggi sara' sereno tutta la giornata." dal tono sembrava che non stesse facendo una previsione sul tempo del pomeriggio, ma stessedicendo esattamente quel che era sicuro sarebbe successo.

"Mi hai convinto." sorrise la giovane infermierina e aiuto' l'uomo a salire sulla carrozzella.

"Fra un po' non avro' piu' bisogno di questa roba... ancora tre giorni e saro' in grado di camminare liberamente." sembrava stesse ascoltando i pareri di un dottore sulle condizioni di un malato "Sai, sono sempre stato un ragazzo che guariva in fretta. Anche da piccolo, quando mi sbucciavo un ginocchio, la ferita si rimarginava in un paio di giorni, senza lasciare neanche cicatrici." poi sorrise girando la testa verso la giovane infermiera "Sara' che il tempo sembra scorere diversamente per me?"

"Signor Juzo, lei e' proprio affascinante quando dice queste cose. Piuttosto, puoi rispondere a una domanda?"

"Certo." rispose, sulle labbra aveva gia' la risposta alla sua domanda.

"E' da tre giorni che la sua ragazza non viene piu' a trovarla, ma e' vero che e' stata lei a metterla sotto la macchina?" i corridoi erano quasi completamente vuoti, e arrivarono abbastanza celermente all'ascensore.

"Lei mi ha investito, ma l'ha fatto per sbaglio e non ho intenzione di denunciarla, se poi vuoi sapere anche se decidera' di sposarmi... questo proprio non lo so. Spero per il mio futuro che faccia la scelta adatta." poi le porte dell'ascensore si aprirono, i due entrarono all'interno, dopo aver fatto uscire un infermiere che portava un vassoio di strumenti chirurgici da sterilizzare.

"Sarebbe molto triste se la abbandonasse cosi'..."

"E' la vita Nina, e' strano doverlo ammettere ma cose del genere capitano a centinaia di coppie ogni giorno. E' uno dei limiti della comprensione umana." le porte si chiusero.

"Ma io t'avevo detto il mio nome?" le venne il dubbio.

"Certo che no, sciocchina, ma allora perche' porti sul camice quel cartellino? E' un ornamento?" la ragazza, ricordandosi del cartellino con i suoi dati, sorrise.

"Certo, l'hai letto qui sopra, sai, non sono abituata a portare un cartellino che dice come mi chiamo." si accarezzo' la faccia con la destra.

"Anche tu ti ci abituerai e scommetto che riuscirai a diventare anche un'ottima caposala nel giro di tre anni." l'altra, stupita dall'affermazione inizio' a ridere e tiro' fuori le sue idee per migliorare l'ospedale e la vita dei pazienti.

 

Le porte si riaprirono.

Era rimasto sorpreso.

La bionda Mary era di fronte a lui, proprio sull'entrata dell'ascensore. Sorrise compiaciuto.

"Scusa Nina, scommetto che hai un sacco da fare, no?" e le dette una pacchetta sul sedere, per intendersi meglio.

"Ah... e' vero... c'e' il paziente della 213 che a quest'ora deve fare il prelievo... Scusa..." si rivolse a Mary un po' imbarazzata "potresti portarlo a fare un giro fuori? Ha fatto un gran baccano per uscire, ma ora ho un altro impegno quindi se tu potessi..." l'altra ragazza la fermo' con un sorriso.

"Non preoccuparti, ci penso io a fargli prendere un po' d'aria, dopotutto inizia a puzzare di sterilizzante."

"Hey, non offendere... dopotutto non ci vediamo da tre giorni... potresti cercare almeno di essere un po' piu' sensibile..." l'espressione di Mary si fece tesa e si giro'.

"Be'... se sono troppo insensibile per te, puoi anche chiedere a qualcun'altro di portarti a spasso."

"No. Per favore..." disse allarmato "Mi spaice!" subito lei si giro', mostrando un sorriso spiazzante.

"Scuse accettate, andiamo." e prendendo le maniglie dlla carrozzella inizio' a spingere piano.

"Che amori... cosi' uniti... e io il loro cupido... oh! Che storia commovente!" e spingendo l'interruttore, le porte si chiusero.

 

 

"Ascolta, ci ho pensato a quello che m'hai detto, ma io non credo di potermi legare sentimentalmente con il primo che capita." era seduta su una panchina.

"Non preoccuparti, ti daro' modo di amarmi, lasciami solo i tempo per camminare con le mie gambe e vedrai quanto ci diveriremo assieme." le strizzo' l'occhio.

"E' un'altra di quelle assurde previsioni?" si avvicino' con un'espressione seria.

"Nah! E' una specie di frase di buon auspicio. Credo tanto che tu abbia qualche strano potere... Io vedo attraverso il tempo." chiuse gl occhi "Mia nonn diceva che solo Dio sa tutto, quindi chiamava la mia facolta' 'gli occhi di Dio'. Credeva che fossi stato benedetto dal cielo, ma io ho sempre pensato il contrario." riapri' gli occhi fissando il cielo "L'uomo ha dei suoi limiti, il tempo, lo spazio, le sue cose... Nessuno dovrebbe saper vedere attraverso di essi. Ho vissuto per tredici anni nell'apatia, aspettando che il momento della mia morte avvenisse, sognandolo quasi tutte le notti. Poi ho imparato a controllare i miei sogni e ho finito per cadere in un baratro ancora piu' vasto e profondo." le accarezzo' il viso "Poi arrivi tu, ed e' come se le mie visioni venissero coperte da un velo, sei una benda, la mano che copre gli occhi di Dio."

"Io non so bene cosa ti sia successo, ma se e' stata colpa mia, mi prendero' le mie responsabilita'." disse seria.

"Ascolta, non ti chiedo di dari una risposta subito. Tu mi sei simpatica, poi sei veramente carina." al che arrossi' "Per favore, vorrei frequentarti per un po' e poi deciderai se rimanere per la vita al mio fianco."

"Va bene." e lo bacio'.

 

Erano passati ben cinque mesi.

Avevano riso assieme in spiaggia, avevano pianto di fronte a un film commovente, erano usciti a comprare i regali mentre cadeva la neve, si erano baciati tante volte, avevano litigato, si erano perdonati. Erano quasi riusciti a capirsi totalmente.

Juzo, per l'incidente aveva avuto un risarcimento ed era stato messo in aspettativa per un mese, cosa che gli fu basilare per riprendersi appieno. Lei era stata piu' volte a casa di lui e avevano fatto l'amore tante volte durante quei lunghi mesi. Un giorno di febbraio, il giorno dopo aver deciso la data delle loro nozze, Juzo era stato invitato a casa di Mary, dove avrebbe conosciuto suo padre. Lei era stata veramente molto riservata, per quel che riguardava il loro rapporto, e non aveva accennato nulla a suo padre, ormai rimasto solo, dopo l'abbandono della moglie, scappata via con un giovane impiegato della sua stessa azienda.

Oltre a questo, era la prima volta che Juzo si recava a casa sua, giacche' per un motivo o per l'altro, gli era sempre stato detto no.

 

"Mhm... dev'essere un padre veramente possessivo... sai, da quando stiamo assieme non m'hai parlato molto di lui." era serio, ben vestito, pronto a chiedere la mano della figlia.

"E' che papa' non ama il contatto con la gente, e' burbero e non gli piace che frequenti persone diverse... per lui il mondo perfetto sarebbe vivere per sempre solo io e lui assieme." si rattristo'.

"Spero tanto che non si arrabbi e che voglia partecipare alla cerimonia." sottolineo' con voce sincera, avvicinandosi al cancello.

 

"Papa', sono a casa." grido' ad alta voce.

"Oh, si' Mary, scendo." la voce del padre proveniva dal piano di sopra "Avevi detto che c'era una cosa che dovevi farmi assolutamente vedere... sono curiso, che cos'e'?" mentre un ruomre di passi sulle scale si avvicinava sempre piu', il tono della voce, allegro e gioviale, cambio' notevolmente alla vista di Juzo.

"Tu... chi sei?" gli chiese con disprezzo.

"Il mio nome e'..." comincio' tendendo la mano.

Senza fargli finire la presentazione, l'anziano gli schiaffeggio' la mano "Non mi importa come ti chiami, fuori da casa mia!" il vecchio si stava facendo scuro in viso.

"Papa', non fare cosi'. Lui e' Juzo. Noi siamo innamorati, e intendiamo sposarci." disse la donna, gettandosi tra le braccia dell'uomo.

"Sposarvi?" si senti' mancare e cadde per terra.

Subito Juzo s'avvicino' prendendolo in braccio e lo ando' a posare su una poltrona del salotto.

"Mia figlia... sposarsi... e' troppo presto."

"Ma papa', il lavoro di Juzo gli rende abbastanza per mantenere una famiglia e anche il mio..."

"No! Dopo tua madre... vuoi andartene anche tu?" poi pianse "Non lasciarmi solo potrei morirne."

"Non ne sarei sicuro al cento per cento, ma le darei almeno altri trent'anni di vita." disse Juzo, fissandolo con i suoi occhi scuri. Era da quando avevano iniziato a frequentarsi che aveva smesso di leggere nel tempo futuro, visto che era solo uno sforzo inutile.

"Tu non porterai via mia figlia, bastardo." si alzo' di scatto e si diresse verso la scrivania, da un cassetto tiro' fuori la pistola e puntata verso Juzo, attonito dalla scena, tiro' il grilletto.

"NO PAPA'!" il colpo schizzo' veloce nell'aria, andando a colpire Mary, che si era posta come scudo.

"Mary?" il suo corpo era accasciato a terra, mentre le colava del sangue dalla ferita all'altezza della tempia.

"NON DOVEVI ANDARTENTE! NON DOVEVI!" con la pistola che tremava cerco' di premere il grilletto, ma si accorse che tremava troppo e non avrebbe colpito il suo bersaglio, quindi si avvicino', piano, all'uomo ancora scosso.

"Mary, su rialzati, dobbiamo dirci ancora tante cose, dobbiamo ancora sposarci." era distrutto, credeva none le fosse successo nulla.

Il padre di Mary gli aveva puntato sulla cervice la canna della pistola "TU ME L'HAI PORTATA VIA!" e stava tirando l'ultimo colpo.

Juzo si giro' e lo fisso' negli occhi, volgendo la fronte alla canna della pistola "TU! CHE COSA HAI FATTO!" si alzo' in piedi mentre l'uomo indietreggiava "COSA DIAVOLO HAI FATTO DANNATO VECCHIO DI MERDA!" gli occhi avevano assunto uno strano lucore rosso sangue e pian piano la presa sull'arma dell'uomo inizio' a perdere forza

"TU LE HAI TOLTO LA VITA! NON POSSO LASCIARE CHE QUESTO AVVENGA! QUINDI MUORIIIIIIIIIIIIIII!!!" il tocco fu gentile e l'uomo ritorno' lucido.

Attorno non riusciva a cogliere nulla. Gli sembrava di vedere tutto scuro, poi noto' una donna.

"Mary!" la donna si giro', era sua moglie Melissa.

"NO! Non abbandonarmi!" la donna si giro' muovendo le labbra, senza un motivo ben preciso, sembrava che lui avesse capito cosa dicesse "E' colpa mia? Non ho violentato quei bambini, sono voluti venire loro con me..." poi la donna scomparve e l'uomo resto' in mezzo al nulla piu' totale, nell'agghiacciante nulla che gli aveva atterrito l'anima. Il freddo della sua stessa anima e la solitudine che si era autoimposto.

 

"La tua sporca vita servira' almeno a darle piu' tempo." e risucchiando l'ultima stilla vitale dal corpo ormai morto dell'uomo, la riverso' con un bacio nel corpo della ragazza, sperando che funzionasse velocemente.

Era nel panico piu' totale, visto che non riusciva a leggere come sarebbe andata a finire, per la prima volta nella sua vita era stato atterrito dal terrore al pensiero che lei potesse morire. Scappo' da quella casa, correndo all'ospedale con la donna tra le braccia.

Dopo alcuni minuti la familiare figura dell'ospedale si era delineata di fronte a lui, mentre la ragazza respirava flebilmente.

"VI PREGO, GUARITE LA SUA FERITA!" entro' come un tifone, strillando con la maglia imbrattata di sangue  "SBRIGATEVI O SARA' TROPPO TARDI."

Nessuno si era mosso, spaventati da quei suoi occhi luminosi, inumani.

Quando si accorse d'essere ancora in quello stato, chiuse le palpebre e gli occhi gli ritornarono normali.

"VI PREGO AIUTATEMI!" poi da alcuni pazienti in sala d'attesa si levo' qualche bisbiglio.

"...cos'e' quel mostro?" oppure "Chiamate la polizia, quello dev'essere un maniaco omicida..."

 

"I can help to you, my friend."

"Se sopravvive faro' tutto quello che vorrai, ma ti prego, salvala."

"Let enter in the car. In my house there's a doctors group that can save her." e spingendo sull'acceleratore riuscirono arrivare abbastanza in tempo a far si' che la giovane non morisse, ma da quel giorno la sua vita era come se fosse stata distrutta.

Lei non s'era ancora svegliata dal coma in cui era caduta, mentre Juzo aveva cambiato nome per dimenticare la differenza che intercorreva tra il bene e il male.

Da quel giorno aveva continuato a usare la sua forza senza motivazioni, distruggendo tanti piccoli sogni di cosi' tanta gente.