NEVER SAY DIE By Shinji Kakaroth 1 - La norma dell'uomo
"Non siamo qui per fare congetture sull'umanita', dottore. Lei mi deve pagare quel debito." la sua voce era cinica e fredda. Lo sguardo calcolatore si poso' sul bracciale d'oro dell'uomo "Credo che questo possa bastare come assicurazione dei suoi propositi." e allungo' la mano, ma l'uomo si ritrasse, avvicinando il braccio destro al corpo. "Non te lo posso dare, se te lo dessi non riuscirei piu' a guardarmi allo specchio domattina e in avvenire. Non dovrei toglierlo altrimenti..." con la sinistra l'uomo, dalla barba che copriva il viso, strattono' il bavero della giacca e il dottore perse la presa, quando noto' che sfoderava la pistola "Non vorrai mica..." "Ma no... uccidere non e' il mio forte... Ricorda dottore che tu sei un "Investimento", per me sei come una miniera di carbone. Non farei mai esplodere la miniera o non ci guadagnerei nulla. Ma si puo' far saltare piccole pareti di roccia per far si' che una vena d'oro appaia magicamente.", dopo aver afferrato il polso destro, appena un po' sotto all'orlo del bracciale, gli tenne ferma la mano, stesa sul tavolino su cui era posato un vaso azzuro e bianco raffigurante una marea che diveniva uragano. Dopo averlo fissato negli occhi, con gli occhiali scuri scesi piano sul naso, rendendo visibili gli occhi verdi, poso' la canna della pistola sul dorso e tirando in dietro con il pollice il cane, sorrise sarcastico. "La tua mano destra ti serve per il lavoro. Il tuo bracciale no." fisso' l'ornamento che adesso era cosi' vicino da dargli una strana sensazione, come se respirasse, come fosse vivo "Se lavori potrai pagarmi e riprendere il bracciale indietro, lo sai che non sono uno strozzino, ma neanche l'assistenza sociale. Questo restera' in mano mia fino al completo pagamento della cifra. Dovrai solo fare qualche lavoretto per il mio capo, sai di che genere..." e con l'indice inizio' a far pressione sul grilletto "Forse nei film sembra duro, ma ti assicuro che questa bellezza ha un grilletto morbido, forse anche grazie all'oliatura e all'amore che il nostro esperto in armi della "ThunderSociety" ci mette nello svolgere il suo lavoro." "NOOOOOOOOOOOOOOO! NON SPARARE TI PREGO!" il panico lo stava trasfigurando, inizio' quindi a strattonare il braccio, ma la presa non si indeboliva per niente. "Dai, facciamola finita e dammi il braccialetto, lo sai che non ha nessun senso che io lo strappi al tuo cadavere, devi darmelo di tua spontanea volonta'." e continuo' "Tre..." la fronte del dottore era imperlata dal sudore "Due..." il terrore, lui lo riusciva a sentire, ben distinto dalle altre emozioni mischiate in quell'aria. Angoscia, dolore, odio, disperazione... ma in quella stanza dell'ospedale, c'era anche qualche lieve sussurro di speranza, lasciato li' forse da qualche stupido, era questo quello che pensava in realta' Ryo Raroul "Uno..." il dito stava facendo ancor piu' pressione. "BASTA!" gli occhi erano bagnati e le lacrime scendevano giu' "La prego si fermi. Ha vinto lei." la presa si allento' e l'uomo si sfilo' il bracciale "Tenga." "Oh alla buon'ora." disse allegramente, l'altro, prendendogli di mano il manufatto dall'aria molto costosa "Sono contendo di non avervi dovuto sparare." "Dici..." ancora stava ansimando, cercando di mettere un freno al proprio battito cardiaco, com'era solito fare durante le operazioni piu' difficili. "Ma avresti sparato?" L'altro per tutta risposta punto' la pistola verso la sua testa e tiro' il primo colpo. CLICK "Di solito tolgo il primo proiettile alla pistola, questo e' un vecchio trucco. Posso minacciare e se mi sbagliassi, non farei del male a nessuno, inoltre se qualcuno riuscisse a toglermi la pistola di mano, avrei abbastanza tempo per riprenderla, contando che il primo colpo e' a vuoto. "Non hai risposto alla domanda. Mi avresti sparato?" e con la manica del camice si asciugo' il sudore. "Certo che si'." sorrise puntandogli la pistola contro "Naturalmente avrei sparato alla sinistra, la destra e' troppo imprtante per il tuo lavoro. Ma tu, da bravo bambino, hai lasciato il giocattolo al papa' quando era venuto il momento di fare la ninna." l'uomo venne scosso da un accesso di risa "Ci vediamo tra un mesetto Dottor Kertch, il boss si fara' sentire." "Signor Rarol," si fermo' per un breve periodo e sembro' essersi calmato del tutto "perche' continua a fare questo lavoro insignificante, io so che lei ha delle capacita'..." "Questo non le interessa. Posso solo dirle che quell'uomo, il boss, ha una cosa che devo riuscire ad ottenere ad ogni costo e finche' non ci riusciro' rimarro' al suo servizio, tanto in quella villa o in un altra casa, per me e' lo stesso. E in quanto al lavoro," sorrise "e' sporco, certo, ma mi consente di avere a che fare con molti tipi diversi di persone. Questo mi da' modo di ponderare quante speranze restino agli umani per il futuro." "Non parlare come se tu fossi un dio." il dottore si lascio' cadere sulla poltrona dove fino a poco fa era seduto "Ah-a!" aggiunse mentre l'altro faceva un cenno di saluto e accendeva una sigaretta "Qui e' vietato fumare. Eppoi lo sai che fa male ai polmoni." "AH! Scusi." fece un inchino e spezzo' la sigaretta, ficandosela in un taschino "M'ero scordato che dovrei smettere." "Ryo. Credi che ogni giorno debba iniziare con l'aurora e finire col meriggio, ma questa concezione del tempo e' sbagliata." poi avvicinandosi gli tolse di mano il bracciale e glielo chiuse attorno al braccio destro "Se so che ce l'hai addosso sono piu' sicuro." "Ma mi consideri forse una cassaforte?" aveva una strana espressione in volto, quasi comica. "Piu' sicuro di una cassaforte. Se e' in mano tua non credo che sparira'. Ti prego, tienilo stretto e non darlo a nessuno, neanche al tuo capo, nnon deve rivenderlo, io faro' anche quegli interventi per lui e per i suoi, ma solo a patto che tu lo tenga sempre indosso." "Bene, telefona sul tardi al boss e confermagli quel che hai detto a me. Non vorrei bassare come un ladro. Mi capisci?" e si avvio' verso l'uscita. "Fiducia umana," poi abbasso' la testa "la mia professione non dovrebbe suscitarla nel prossimo?" la porta si chiuse piano.
"Sono tornato, tesoro." era entrato in quella ampia stanza, la villa era piena di confusione come al solito, con persone che entravano e uscivano in continuazione, persone di ogni tipo, solo a quell'ampia stanza, il cui assetto somigliava ben piu' a un'appartamento senza muri che a una sala d'una villa, solo a quella porta di quel corridoio non si avvicinava nessuno. Alcuni per rispetto, altri per timore, chicchessia non si arrischiavano a farsi vedere in quell'ampio corridoio, su quella porta uguale a tente altre. La stanza non era chiusa a chiave, quindi ci sarebbe potuto entrare chiunque, ma una strana barriera teneva lontani tutti da quel posto. Chi osava avvicinarsi iniziava a sentire una tristezza profonda e veniva assalito da un terrore inenarrabile. Sembrava che vi fosse un'aria tetra che raggelasse il sangue nelle vene, ma per quell'uomo era diverso, avvicinandosi quei sentimenti gli riempivano l'anima trasformandosi piano in qualcos'altro. Poi posando il cappello e la giacca sul divano, con il bracciale nascosto sotto la camicia, si avvicino' al grande letto matrimoniale. "Amore, sono tornato, ti sono mancato almeno un po'?" sfioro' le labbra della donna che riposava profondamente, collegata a strani macchinari, nascosta da un silenzioso coma neuro-vegetativo. "Si', anche oggi ho dovuto far lavori sporchi, ma finira' presto, lo spero." getto' la pistola sul divano "Questa non mi serve, quanto pesa poi portarsela adosso tutto il giorno e solo per apparire cio' che non sono." e si stese a fianco della donna che inizio' ad accarezzarla, cercando di svegliarla col calore del suo corpo "Sei cosi' da piu' di tre mesi, quando tornerai da me?" poi giro' il viso verso di lei "Ma a che ti serve tutto questo tempo? Per ricaricarti dallo stress?" poi alzandosi piano si tolse le scarpe "No, non ancora, ma presto, si' molto presto iniziero' a divertirmi, lo sento. Il tempo e' maturo." e chiudendo gli occhi, in camicia e pantaloni, si assopi' sulle coperte.
Lo squillo del cellulare lo sveglio' dal suo sonno. Aprendo gli occhi noto' che il soffitto era completamente rosso. La cosa lo allarmo', quindi si alzo' fissando quel che c'era attorno a lui. "Mary?" nessuna risposta, solo una sedia vuota di fronte e un letto dalle nere lenzuola coperto di polvere. "Questo cos'e'?" lo specchio nell'angolo splendeva e l'oscurita' che bruciava dietro di esso, erodeva le pareti. Avvicinatosi allo specchio, poso' le sue mani su di esso, quasi ustionandosi, fissando all'interno' riusci' a vedersi steso sul letto, sopra le coperte. "Sto sognando, capisco." poi fece un gesto e assunse un aria divertita. Con un semplice schiocco delle dita trasformo' la stanza, facendola diventare un salone con un vetro-muro, con il sole che riverberava al suo interno, sulla moquette azzurra e il tavolinetto bianco su cui era seduto. "Chiunque sia chi mi ha convocato qui, non ha cert un gran gusto d'arredamento." ironico continuo' a fissarsi all'interno di un piccolo specchietto che gli era comparso in mano. Stava sorridendo anche mentre dormiva. "Scusa Juzo, ma t'ho chiamato qui, volevo fare quattro chiacchiere con te." la voce era quella di una donna. "Mary, tu... no, non mi confondi le idee. Tu stai solo sfruttando la sua immagine." punzecchio' la figura sul vivo, e l'immagine gioviale della ragazza svani' lasciando spazio a un'altra donna, dai lunghi capelli scuri ondulati hai ochio, per questo mi piaci." gli strizzo' l'occhio "Adesso ascolta. Vuoi essere un mio aiutante?" "Aiutante... cosa vorresti che faccia e soprattutto chi sei?" apparvero due poltroncine, una di fronte all'altra, entrambi si sedettero. "Chiamami D, sai ragazzo non esiste al mondo persona piu' dotata di te. Con le tue capacita' potresti anche conquistare una nazione." "Ah... mi sopravvaluti. Non sai quanto gli esseri umani possano essere fragili caro o cara D." "Maschio o femmina fa lo stesso." e divenne un uomo dai capelli scuri e l'aria prestante "Sono intangibile in questo momento e non suscettibile di definizione sessuale. La proposta che avevo da farti e' questa." sorrise a Ryo "Permettimi di entrare in quel corpo, dammi la possibilita' di ricominciare." lo sguardo dell'uomo si fece improvvisamente cattivo, quasi diabolico. "Non dire altro." una mano dell'uomo svani' "Come osi fare queste richieste a me." la parte posteriore del suo corpo segui' la mano "Ora sparirai per sempre."
"Mhm... oh... dannazione..." si gratto' la testa alzandosi piano dal letto "Ancora un pensiero negativo, ma perche' tutte a me devono succedere?" si volto', ma non c'erano reazioni da parte della donna stesa sulla coperta bianca. "Mary, mi dispiace. Io ti chiedo umilmente perdono. Riusciro' a redimermi, ma prima, per quando ti sarai svegliata, ti regalero' un mondo dove non saremo discriminati. Un mondo mio e tuo." poi prendendo un piccolo televisore portatile e poggiandoci una mano sopra disse "Mostramelo ancora, ti prego, ancora una sola volta." Anche se le batterie non erano inserite il piccolo schermo si accese, mostrando delle scene molto reali. Una passeggiata in un campo di fiori, una serata romantica, il buio della sala cinematografica, mille sogni covati insieme. Il giorno in cui i loro sogni si infransero. Il padre di lei che tira il colpo che avrebbe ucciso Ryo. La donna che si interpone tra i due. Il proiettile che si insinua all'interno della sua testa. Il padre che muore straziato dal suo dolore, mentre Ryo porta in braccio la bionda fanciulla, correndo con le sue sole gambe, verso l'ospedale piu' vicino. I medici gli danno le spalle condannando la sua donna. Un uomo li', per caso l'avvicina, promettendogli prestazioni mediche in cambio di alcuni lavori.
"E' iniziato tutto cosi'."
...
"Bene, quindi Roger have said che hai tu l'assicurazione." gli mise una mano sulla spalla, una simile mossa nessun'altro in quella enorme villa avrebbe avuto il coraggio, o avrebbe trovato la naturalezza necessaria per farla "Mi fido di te my dear. Ma you must understand cosa vorrei che really facessi." L'altro lo fisso' abbassando la testa, Joe Baroni era famoso come un mafioso americano vecchio stampo, si era insinuato in una citta', come tante altre, e ne aveva preso pian piano il controllo, cosi' che il sindaco era alle sue dipendenze e la polizia meno importante di un cartello 'Attenti al cane', piazzato davanti alla porta di casa. I cittadini non erano minimamente turbati da quella presenza, giacche' aveva portato dei grnadi vantaggi economici alla loro citta'. Con i suoi soldi sporchi, Baroni aveva rimesso a nuovo la vecchia cartiera, la distilleria e aveva creato imprese siderurgiche, creando miliaia di posti di lavoro. Col suo arrivo poi, tutta la micro-criminalita' e' svanita del tutto, avendo costretto con le buone o le cattive, tutti i giovani teppistelli e delinquenti a recarsi a scuola e agli altri criminali piu' o meno conosciuti, a sloggiare dalla sua citta', soprattutto con le cattive. La polizia aveva solo il compito di vigilare sui cittadini e di proteggere i beni del signor Baroni, i cui scopi malavitosi si estendevano al di fuori di quella citta' dove era amato e considerato come un salvatore. Nei sobborghi delle megalopoli erano in tanti a concludere affari sporchi, traffici illeciti e spaccio di droghe piu' o meno innovative. Tra i tanti giri di questo anziano signore, alto appeno una spanna, c'era il commercio di armi e il prestito di denaro in cambio di "favori". "Il mondo gira around ai favori. Io presto a te e you mi fai un favore." sosteneva il vecchietto, ancora arzillo per la sua eta'.
"Sai Juzo..." inizio' Baroni. Gli occhi smeraldo del suo interlocutore brillarono di una luce sinistra "Non mi chiami con quel nome." poi notando l'espressione dispiaciuta sul viso paffuto del vecchio aggiunse con tono calmo "Mi sbaglio o l'avevo pregata di chiamarmi Ryo?" "Be', sorry. Ryo, ascolta... lo sai che senza you non sarei in grado di gestire any action dei miei uomini, fuori da my city." "Non sono cosi' speciale." sorrise serio. "Nononono! You are so special!" e gli strizzo' l'occhio "Ascolta, la terapia a cui la tua woman si sta sottoponendo it's the best. Ma se quando she awake and you non avrai much money, che futuro le daresti?" e si accese un sigaro "Hai da accendere?" "Prego." gli avvicino' l'accendino al lungo cubano morsicato sulla punta. "Another one or two work e starai apposto per altri due mesetti." e si sedette sulla poltrona di fronte ai teleschermi che mostravano, attraverso una rete di camere a circuito chiuso, tutte le stanze della villa. "D'accordo boss. Ma dopo un paio mi riposo e se ne riparla quando avro' voglia di tornare a lavoro." e salutando con un inchino usci', chiudendo piano la porta. Il monitor principale allora, mostra l'immagine della camera con la donna in coma, zoommando sul volto candido. "Tu riesci a vedere il tempo... non posso lasciarti andare via, sei too much prezioso for me." e dopo aver ridacchiato si alliscio' i capelli e si diresse alla scrivania, mentre gli altri monitor mostravano Ryo camminare lungo i corridoi e fissare l'obbiettivo delle telecamere. Sulle sue labbra una persona esperta avrebbe potuto leggere "Io sono solo una persona qualunque non fidarti di me. Sono solo un uomo."
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