HHH (H^3)

By Shinji Kakaroth

 

Sono sola.
In mezzo a una strada fredda, con gente che mi passa davanti senza vedermi, senza degnarmi d'attenzione.

Piango, ma la societa'... non mi notano. Qualcuno ogni tanto si gira verso di me, con sguardo compassionevole. Certo e' il fatto che sono tutta sporca a tenerli lontani da me. Ma non ho una casa. E poi l'acqua non m'e' mai piaciuta granche'.

I miei occhi si fanno sempre piu' tristi. Mi sono svegliata questa mattina ancora qui, seduta in un piccolo vicolo cieco, vedendo ancora la gente passarmi davanti. Non c'e' pieta' neanche disprezzo nel loro sguardo e nei loro movimenti. Non mi degnano di un'attenzione, sono troppo impegnati a vivere come fanno ogni giorno per curarsi di me, ma io sono cosi' triste e sola. Non ho abbastanza forze per andare a cercare qualcosa da mettere nello stomaco resto qui, aspettando e sperando nella pieta' della gente, con la fame che mi stringe lo stomaco.

Piango anche oggi, ma nessuno sembra interessarsene. E' sicuramente tardi. Il sole e' alto in cielo. Pian piano scende dietro i palazzi e arriva il buio.

Mi fa paura la sera, il non poter vedere cosa mi circonda, se sia bene o male.
Fa freddo la sera. I pochi stracci che coprono il mio corpo raggomitolato, ben poco aiutano a riscaldarmi.
Ho paura quando sogno.
Ero appena nata nel sogno e c'e' mia madre, che mi allatta e mi cura, facendomi il bagno. Poi mi sveglio e sono ancora qui a patire il freddo e a mugolare per avere un po' di cibo.

Ho anche provato a gridare una volta, tre o quattro giorni fa, non rammento bene. Ho sprecato le forze e non ho ottenuto nulla.

Ora dopo questa piccola parentesi sono riuscita a capire, quanto sia orribile il mondo e cattive le persone che lo compongano.
I miei genitori che mi hanno abbandonato. Poggio la testa sul lato destro, mentre perdo i sensi.

Ancora viva.
Si' sono viva. Sento un profumo insolito. Apro i miei occhietti.

"Hey, non vorrai mica stare li' tutta sola, ti buscherai un raffreddore."

Un ragazzo.
Mi avvicina un croissant alla crema caldo... mi approssimo e affamata lecco tutta la crema, senza curarmi del suo sguardo, finche' non la ebbi finita tutta.
Arrossisco di fronte al mio giovane salvatore.

"Sei veramente carina. Che ne diresti di venire a casa mia?"

Gli sorrido e gli faccio un segno d'assenso colla testa. Non voglio aprire bocca o potrei rovinare tutto.
Lui e' cosi' carino con me, che arrossisco, mentre mi porta verso casa sua. Un posto caldo.

"Devi averne viste di brutte, no? Ma ora non ti preoccupare. Ci pensero' io a te."

Le sue parole sono cosi' gentili e il suo viso cosi' sincero, che quasi gli credo. Di solito queste cose non le si diceva a chiunque. Forse lui mi amava, per quella che ero... sporca e ricoperta di stracci, e anche se non odoravo di ginestra gli piacevo.

Ero contenta. Contentissima.
Ma fino a quando sarebbe durata la mia felicita'? Decisi quindi di starmene in silenzio e ascoltare cio' che mi diceva, paziente, amando il mio salvatore in silenzio.

"Da dove vieni? Scommetto che hai ancora molta fame, appena arriviamo a casa ti porto qualcosa di caldo da mangiare. Con quei quattro stracci addosso, scommetto che sentivi molto freddo".

Mi stava abbracciando, riparandomi con il suo cappotto lungo di pelle scura, mentre il vento freddo ci sferzava. L'ho sentito tirar su col naso.
Faccio per discostarmi, se tiene la giacca cosi' aperta prendera' freddo solo per riscaldarmi un po'.
Rinsalda la sua presa. Coprendomi ancora di piu'di prima. Vorrei gridargli *Perche' lo fai? Perche' ti prendi tanti disturbi solo per me?* ma lui mi guarda negli occhi e mi blocca mentre stavo per aprire la bocca.

"Dai, non fare cosi', fra un po' saremo entrambi al calduccio".

Io quasi scoppio in lacrime d'avanti ai suoi begli occhi castani, ma vista la situazione decido di rimandare.
Il suo viso trasmette qualcosa, che forse gli altri uomini non percepiscono in lui. Io leggo la gioia di vivere nei suoi occhi.
Ancora pochi metri.

"Questa e' casa mia. Vorrei che diventasse anche casa tua, se anche tu lo vorrai."

Sto in silenzio lasciandomi trasportare dal suo caldo abbraccio. Era cosi' bello quel tepore che non avevo mai provato in vita mia, odiata dai miei cari, scacciata dalla gente che avrebbe dovuto volermi bene. Abbandonata.
A volte mi chiedevo *Perche' sono nata? Solo per soffrire?*.
Ora forse lui mi dara' una risposta.

Quando mi guarda con amore, mi accarezza il viso con la sua mano calda, mi abbraccia teneramente.

Sola, al caldo del suo letto, osservo attorno a me la sua stanza. Sembra cosi' grande.
Sotto una grande finestra c'e' la sua scrivania un po' disordinata, con dei libri, fumetti e alcuni ritagli
d'articoli di giornale. Il suo letto e' ad angolo con la parete con la finestra e la scrivania. Di fronte alla scrivania, accanto alla porta, c'e' una piccola libreria dove sono contenuti dei libri, da qui non riesco a leggerne i titoli, sembrano molto antichi, pero'.
Sulla libreria ci sono alcuni peluches e sul letto, coperto da un caldo piumone in piume d'oca, ci sono tre cuscinetti e un cuscino, probabilmente quello che usa per dormire.

Rientra.
Sto ferma sul letto.

Ha in mano una scodella di latte caldo, che mi porge con il sorriso sulle labbra. Tentenno davanti a quella sua azione cosi' caritatevole, ma accetto di buon grado il dono offertomi, bevendo a grandi sorsi il latte caldo.
Una sensazione piacevole.
Forse e' questo quello che chiamano amore?
Quando ho finito il latte lo vedo prendere dal tavolino della sua camera un po' di biscottini.

"Forza, prendine pure quanti ne vuoi, non fare complimenti."

Sorrido e inizio a mangiare quei dolci biscottini fatti in casa, dalle forme di piccoli animali.
Il topino, il gattino, il cagnolino, il passerotto...

"Io mi chiamo Amairo Suitoniya, e vivo qui con mio padre e mia sorella. Vorresti restare qui con noi? Almeno per un po'." - mi diceva mentre mangiavo. Gli sorrido e ancora una volta gli faccio un gesto, rispondendogli senza proferir parola - "Sono felice che tu voglia restare. Ma per prima cosa, appena avrai finito di mangiare ti aspetta il bagnetto."

"Gulp!" ingoio un boccone, sorpresa da quella frase. Be', l'acqua non m'era mai piaciuta, ma forse l'acqua calda avrebbe attutito il mio sprezzo. Lo vedo sorridere e non intendo negargli quello che mi sta chiedendo, dopotutto avrei proprio bisogno di un bagno, visto che puzzo. Stare per strada per molti mesi ha distrugge gli esseri viventi.

Finisco di mangiare e mi toglie gli stracci che mi coprivano. Arrossisco e mi nascondo sotto le coperte. Di punto in bianco m'aveva vista nuda, la mia pelle, il mio corpo.

"Dai, non fare cosi'. Ora mi spoglio anch'io e andiamo a fare il bagno."

Il suo sorriso tenero mentre mi fissa, dolcemente, mentre mi copro con quel piumone, apre il mio cuore e non appena si fu tolto i vestiti di dosso, anche se mi vergognavo tantissimo, andammo a fare il bagno.

C'era tanto vapore, era come una sauna.
Accarezzava il mio corpo nudo, come fosse la cosa piu' naturale del mondo. Poi dopo avermi fatto lo shampoo e avermi sciacquata per benino mi sentivo meglio. Ora ero profumata, davanti a lui che stava placidamente facendo il bagno, nella vasca piena d'acqua bollente.
Mi avvicino al bordo, ma non mi azzardo a entrare in acqua, mi vergogno troppo. Mi accarezza ancora, per tutto il corpo.
Oh... e se fosse questo quell'amore di cui ho sentito dire?

E' tardi ormai.
Mi sono innamorata.

"Ora che siamo belli profumati, che ne dici di andare a letto?"

Lo guardo imbarazzatissima, ma mi dirigo ugualmente verso il suo letto, mentre si mette il pijama e mi fa entrare sotto le coperte. Mi accarezza ancora e io ricambio, accarezzandolo con tutto il mio corpo.

"Come ti chiami?" - mi chiede curioso.

Vorrei rispondergli, ma non avevo mai avuto neanche un nome, i miei genitori e la gente che ci ospitava mi chiamavano con gesti bruschi e non mi hanno mai dato un nome, da quando sono nata.

"Mhm... vuoi che ti dia un nome io?"

Ero felicissima.

"Che ne diresti di Mao?" - sorrisi a sentir pronunciare per la prima volta il mio nome, poi avvicinai le mie labbra alle sue e lo baciai per ringraziarlo.

"Vedo che sei proprio felice." - rannicchiata al caldo tepore del suo corpo, che mi riscaldava, che mi riempiva di gioia, restavo come intontita.
A un certo punto decido di fargli capire quanto sono felice e apro istintivamente la bocca.

"Miao!" - e' l'unica cosa che mi esce dalla bocca.

"Sei proprio una gattina adorabile!"

Fine (forse)


Questa storia e' dedicata a una piccola palletta di pelo adorabile che
mi voleva tanto bene, la gattina della mia ex-ragazza, micia morta
di leucemia felina ad Ottobre... nel periodo trascorso assieme a casa
sua, veniva sempre da me e anche di notte si accoccolava accanto
a me, sulle coperte... Ora miagolera' piano nel paradiso dei gatti.


Getter Gatta, vivrai sempre nel mio cuore.