FOREVER BY THE SEA By Leia 18 settembre 1991 - 2001 per mio padre grazie infinite a Keith per la meravigliosa poesia "Visione" che ha scritto per me tempo fa. L'ho utilizzato in questo racconto, e mi scuso con lei per non averle chiesto direttamente il permesso di inserirla.
- Sottofondo: "Kanon" di Johann Pachelbel piano, fiati e corde Inizio -
Non aveva mai visto un mare così blu. Era grande, molto grande. Ma non possedeva quel lato oscuro e inquietante dell'oceano. No. I suoi abissi non erano freddi e cupi, pieni di strane creature dall'aspetto spettrale. Lui non li aveva, gli abissi, ma solo dolci fondali che scendevano piano, lentamente, ricoperti di sabbia bianca e conchiglie bellissime. Ed era proprio blu. Blu zaffiro. Un blu che cattura, che ti lascia lì, a bocca spalancata, come davanti ad un quadro meraviglioso. Che ti spinge fino in cima ad una rupe, mentre sulla pelle senti soffiare un vento freddo ma non pungente, e sotto di te, il vuoto. Se poi guardi più giù, c'è lui, il mare. Il mare che ti sussurra di raggiungerlo, di lasciarti dietro tutto, perché tutto non ha più importanza se c'è un blu così pronto a cullarti per sempre. Una sensazione allo stesso tempo così lieve ed intensa da sembrare una droga che fa effetto man mano. Alla quale non puoi resistere.
Aveva desiderato per tanto tempo essere lì. L'aveva sognato parecchie volte, tante sere, tante notti, così tante che nemmeno più le ricordava. Perché quello era l'unico posto in cui riusciva ad immaginarlo. Forse perché gli somigliava, o magari perché quello era stato il suo mondo, universo che adesso era anche il suo. Sì, lei lo considerava anche la sua casa, sebbene vivesse chilometri lontana da una costa. Sapeva, infatti, che qualcosa di quelle onde, anche solo la loro capacità di viaggiare lontano, verso il largo, era penetrata in lei, ed in lei viveva. Ne era fermamente convinta, perché le amava. Di certo non ne possedeva la forza. Lei non era mai stata forte, e sapeva che non lo sarebbe mai stata. Se fosse stata forte, non avrebbe mai desiderato di raggiungere il mare, anche solo una volta, per vederlo di nuovo. Il mare e lui, entrambi. Non avrebbe pianto ogni sera, in silenzio, chiamandolo di continuo. No, non l'avrebbe fatto. Chiude gli occhi per un momento.
Ti prego, non sparire adesso, non ancora - rimani - fammi sognare - se vuoi - fammi morire
Li riapre. Una breve preghiera. Servirà a qualcosa pregare? Sospira lieve. Non lo sa. No, lei non è forte. Non trova coraggio in se stessa, figuriamoci in Dio. Ma lui, invece, lo era stato. Molto forte. Così forte che anche attraversando mille tempeste non era mai caduto, non si era mai lasciato sopraffare da nulla. Sapeva tutto di lui, ogni cosa che aveva passato, ogni particolare di un'esistenza vissuta con dignità e onore. Sì, onore, perché era questo che lui era stato, un uomo d'onore. Un uomo fantastico, da ammirare. E lei lo ammirava, dio se lo ammirava, ed il cuore gli faceva male, un male lacerante, quando capiva che non gli assomigliava, e che forse non sarebbe stato fiero di lei se fosse stato ancora lì. Non avrebbe avuto molto, di cui andare fiero. E comunque, era andato via prima che lei potesse dirgli tutte queste cose. Era andato senza dire niente a nessuno. In silenzio, inaspettatamente. Era andato verso il suo mare e aveva intrapreso un lungo viaggio, il più lungo fra tutti quelli della sua vita. Lo voleva fare da tanto, quel viaggio, e lei lo sapeva, perché l'aveva sentito, lei, occhi da bambina e cuore troppo debole per crederci davvero, per crederci subito. Sentire e dimenticare, andare lontano da quell'immagine dolorosa, almeno per un po', crearsi un'illusione ed andare lontano da quell'uomo stanco di vivere che irreprensibile e resistente nella pioggia violenta si era lasciato andare in un tiepido pomeriggio di fine estate. Dicendo addio con un sussurro, dicendo addio e basta. Cammina e tace. Cammina lungo un sentiero di terra battuta poco sopra la spiaggia, fra i campi verdi oltre i sassi della costa, è uno scenario mediterraneo, che lei non ricorda ma sa di aver visto, un tempo, tanto tempo fa. In quella metà della sua vita che aveva lasciato con lui, a lui.
Le pare di vederli due bambini braccia forti li sostengono e l'acqua accarezza la sabbia
Nelle sue orecchie la sente E' il mare che la canta, è il mare che la dice
guarda: c'è una famiglia incantevole laggiù - non sembra nemmeno reale; quasi scoppio dal rancore - per i sentimenti che tante volte non ho compreso.
L'aria è buona, sa di rosmarino e timo, è un'aria che lei adora e che la fa stare bene. I rumori sono pochi, il mare e solo lui le riempie le orecchie e non chiede nient'altro, anche se ci fosse, anche se i gabbiani le passano sopra la testa e gridano nel cielo. Ai piedi ha un paio di sandali, addosso un vestito che non le pare di avere mai avuto. Ma che importa. Avanza per un chilometro, forse, e non si chiede niente, ma cammina. Deve camminare, prima che tutto finisca, prima che il mare la lasci ancora. Ancora, non la deve lasciare. Quando poi il sentiero si fa più stretto, facendosi ripido e scendendo d'improvviso, capisce di essere arrivata, e il mare è ancora lì, alla sua destra, limpido specchio calmo, quella mattina meravigliosamente blu sotto un cielo di un pallido azzurro. Le rocce che precedono la spiaggia sono scure, sembrano bagnate tanto sono lucide e levigate ma sicuramente sono tiepide, calde sotto il sole non troppo forte che splende sopra di loro. Lo scenario è sempre più familiare, ora lo sa, ora ricorda, ma non vuole piangere o forse non ci riesce più.
E' così grande così struggente non servirebbe basta lacrime è ora di guardare
Salta sulle pietre leggera come mai si era sentita vuole raggiungerlo sa che ci sarà
è ora di guardare adesso ogni cosa canta per lei è ora di guardare
ma non preoccupatevi - nemmeno il mare eterno riuscirà ad oscurare la vostra bellezza; il mare - che si specchia nel cielo con un sacro gesto: è coperto dalla maestosità vostra. - ora e per sempre.
E' silenziosa, non dice nulla. Gli si siede accanto, anche se il cuore le fa male dalla gioia non parla, guarda l'orizzonte e appoggia le braccia sulle ginocchia piegate. Lui sorride e allontana piano la pipa dalle labbra, l'odore del sale si mischia a quello del tabacco, è magico, lei l'ha sempre adorato, era da dieci anni che voleva risentirlo. Ma ancora non piange, no. Lei aspetta, è una sensazione che si era persa nel tempo, un calore nuovo ma antico che vuole assaporare piano anche se è come vivere per la prima volta.
Dischiude le labbra forse è un sorriso forse no non se lo chiede ma guarda il mare
non che importi qualcosa, del tempo: - perché un'unione non è vincolata da niente; se ci pensi, la vita non è che un grande ricordo.
Vorrebbe girare la testa vorrebbe parlare ma non ce la fa ancora ancora ascolta il blu
le persone che ci sono accanto costituiscono il nostro concreto pensare. per questo non piango per chi ho di fronte; per chi ho conosciuto; e per chi ho avuto il desiderio di seguire.
Una mano si stende si posa sulla sua spalla la stringe tutto è ricominciato
e avvicinarmi non mi è possibile; con arrendevole intento - so che non ce la farei.
"Mi sei mancata".
Voce dolce Voce chiara e nitida Non la ricordava così Sofferente le parlava ma ora è diverso ora tutto è perfetto
"Volevo rivederti. Volevo rivederci in questo posto".
Anche il suo braccio solleva Sa a memoria quella mano che stringeva nelle sere in cui tutto si faceva scuro
Era scura la notte scuro il futuro scuri i cuori e la speranza
L'ultimo ricordo simbolo prezioso che diceva più di quelle parole che non riusciva a dire
il pensiero che non avrò (- non sarò ) mai nulla di così impeccabile - mi strugge
Il profumo che sente è forte, come potrebbe non essere reale, si chiede. Ma sa bene che mente a se stessa, questa volta ne è consapevole, ma le basta un'illusione, non vuole nient'altro anche perché nient'altro potrebbe avere.
come mille pezzi di vetro il cuore si spezza; al cospetto vostro, la mente si inchina; la terra s'innalza; il mare, il cielo si uniscono nel terso blu. e insieme a voi, in un grande abbraccio.
Lui allontana la pipa dalle labbra, la guarda e lei fa lo stesso. I capelli chiari le coprono un attimo gli occhi ma li scosta, il vento è forte ora.
"Devi tornare". "E' troppo presto". "Lo so. Ma il tuo posto non è qui". "Non voglio lasciarti". "Non mi lascerai mai". "Ho paura senza di te. Ho avuto paura tante volte, senza di te".
Lui le accarezza la testa, gliela accarezza con lentezza. Anche lui tante volte l'ha sentita, la sua paura, gli arrivava nel cuore con dolore, gli arrivavano le sue lacrime e lui non c'era per rassicurarla, non poteva e piangeva con lei, per lei. In un posto lontano, troppo lontano.
"Hai ancora una famiglia. Starà accanto a te, e lo sai". "Non potrò più abbracciarti". "Potrai amarmi".
Lei si interrompe. Esita.
"Ti amerò nei rimpianti".
Lui scuote la testa.
"Mi amerai nei ricordi".
Lo guarda, e abbassa il capo.
"Non ho più nulla, tutto mi è sfuggito via. E' per questo che soffro, adesso più di prima. Abbiamo perso tante cose".
Lui le restituisce lo sguardo, la osserva, le sue iridi scure sembrano penetrarla.
Si avvicina un bacio sulla fronte un altro sorriso ancora più dolce
"Le ritroverai. Io ci sono riuscito".
Fa forza sulle gambe, si alza in piedi. Lei fa un passo verso di lui ma si ferma, lui la ferma, stende un braccio e indica il mare, unico spettatore del loro incontro. Lei non dice nulla ma sente il suo mormorio e annuisce, capisce, sorride con gli occhi per la prima volta lucidi.
Dolore coraggio e dolore è quello che ci resta è solo ciò che rimane
E' un addio, ma qualcosa resterà sempre con loro ad unirli, sempre e per sempre, non cancellerà la sua tristezza ma la allevierà. Sa che sarà dura continuare, che i ricordi strazieranno con la loro amara dolcezza ma che saranno anche la sua forza.
Diventerà migliore una persona migliore inizia a crederci sarà fiero di lei inizia a crederci dopo un'ultima stretta nel soffio del vento lui è già più lontano.
Si circonda la bocca con le mani e grida, è il suo ultimo desiderio, l'ultima cosa che può fare, le lacrime le offuscano la vista ma deve dirglielo, anche se lui lo sa, lo ha sempre saputo.
"Ti voglio bene, papà!".
Dieci anni prima non aveva potuto dirglielo per l'ultima volta. Ora un rimpianto è guarito, una ferita rimarginata. L'eco si ripete più volte, ma l'unica risposta è ancora quella del mare. Mare eterno, mare dolce, mare solitario e infinito, preservatore e custode di vite, che lei osserva ed ascolta, non può più fare altro se non ascoltare. Adesso però sta bene. Adesso può piangere e lasciare che le lacrime asciughino nell'aria salmastra come se fosse una carezza, adesso può riaddormentarsi sulla sabbia, lasciare quel sogno meraviglioso e crudele e tornare.
Tornare Tornare Ritrovare le cose perdute Soffrire ancora Ma poi stare in pace Amare Ricominciando a vivere e tornando per amare
Scende sulla spiaggia in silenzio, piano ed in silenzio. Afferra un pugno di sabbia, apre le dita, la lascia scorrere. La guarda, e la lascia scorrere.
Tornare Ritrovare le cose perdute Vivere perché è quello che ci resta Vivere per aspettare di vedere ancora il mare il mare il mare
Sorride. Fa male, ma il dolore si trasformerà in dolcezza. Sarà così. Un giorno, sarà così.
e non mi rimane che sorridere; all'idea che forse, un giorno, una di quelle celesti persone farà parte del mio - cosmo infinito.
- Sottofondo: "Kanon" di Johann Pachelbel piano, fiati e corde Fine -
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