Gwidnis era furente, Thannos stava mettendo le briglia al suo fedele compagno, un bellissimo cavallo dal manto bianco di nome Sliepnir, la ragazza gli strappò le redini di mano, e furibonda disse: - Se io non posso venire con te a Massilia, non ci vai nemmeno tu! - Ma sii ragionevole - rispose il giovane guerriero, con la sua solita calma e il suo sorriso disarmante. - Questa è una missione delicata e deve essere assolutamente discreta, ordini del consiglio dei druidi. - Cosaa!! - urlò la ragazza. - Dimentichi che qui, comando le Ithe - Gwidnis non è si lascia convincere facilmente, anche dal suo promesso sposo. Cocciuta come una mula quando ha in mente qualcosa non vi è verso di farle cambiare idea. Alla fine Thannos ha sempre dovuto cedere alle richiesta della fanciulla, non ancora diciottenne, stava per finire il tirocinio per diventare una druididessa e capa di duecento indomite valorose guerriere che erano "arcieri" infallibili, la punta di diamante dei Salii, uno dei clan più numeroso insediati nella Francia meridionale ad Est del fiume Rodano ed avevano occupato Massilia e ributtato a mare i Fenici, tenendosi il porto fortificato, incrementandolo gli scambi commerciali con tutto il Mediterraneo e il Nord Africa. La missione consisteva nel individuare i mercanti di schiavi. Una settimana prima, nel villaggio di Vi-enne (Vienne) vi fu un rapimento di dodici bambine, da parte di alcuni marinai di una nave fenicia, la nave secondo gli informatori non era ancora salpata ed era ancora attraccata alla banchina. Dunque bisognava agire al più presto. - Se ti portassi mi scoprirebbero subito, vedi amore mio, i tuoi bellissimi capelli rossi, il tuo fisico, ci metterebbero in imbarazzo e ci scoprirebbero in un baleno, che siamo due agenti speciali!. - disse Thannos nel calmarla. Gwidnis che più furba di una volpe ebbe un idea geniale. chiamò a sé venti ithe, le più valide e disse di nascondere nelle botti vuote più armi che potevano. - mettiamo tutto un saio con il cappuccio alzato e ci mettiamo ai remi del "Becco d' Uccello" o Baeckfriars ( erano delle vere navi da fiume, alte di bordo con a prua e a poppa due teste di drago, avevano un equipaggio di venti vogatori e potevano trasportare 30 passeggeri più tre tonnellate di carico). - in una giornata giungessero a Massilia. Nella moltitudine di navi di ogni forma e colore, la chiatta di Gwidnis con le guerriere camuffate da marinai non si notò. Tutto regolare tranne che la nave accostò presso una nave da guerra cartaginese, qui in tutto segreto le armi celtiche passarono di mano. Thannos ricevette uno scrigno pieno d'oro e di pietre preziose l'oro era per il commercio delle armi e le pietre preziose erano per pagare i Leponzi che ben presto si sarebbero uniti con Annibale per la guerra contro Roma. Anche le botti vennero riempite di vino siculo. Il capitano della nave era l'aiutante di Annibale.
I suoi informatori gli comunicarono che le dodici bambine erano tenute prigioniere nelle grotte vicino al porto, di Nikaia (Nizza) in attesa che una vela saracena venissero e prenderle, era bloccata a Tirso, perché Eolo da quelle parti aveva aperto le sue otri con tempeste varie. Si fece un piano Thannos con dieci Ithe avrebbero liberato le bambine, Gwidnis e il resto dovevano acquistare dei cavalli e raggiungere Varennos il capo dei Leponzi a cui dovevano consegnare il pegno di Annibale, ma dovevano fare molta attenzione alle pattuglie romane che presidiavano l'oppida dei Liguri presso Nikaia, dove avevano posto una prefettura con terme nella piana delle Civeles e controllavano ogni gallo sospetto, per raggiungere la terra dei cinque laghi. Gwidnis, dovette allagare il tragitto verso le gole di Aix, più sicuro ma allugava il viaggio di ritorno di un paio di giorni, passando per il picco di Cinesios. Essa andò a scegliere i cavalli e il drappello partì con grida di gioia e le chiome al vento gettando in aria i loro mantelli fra lo stupore dei scaricatori uomini che non avrebbero mai pensato che si nascondevano delle ragazze cosi belle.
Intanto Thannos era giunto alla grotta dove venivano celate le vergini, a quel ora calda della giornata, gli aguzzini dormivano russando e sbavando, erano solo tre. - Fin troppo facile. - pensò Thannos. Ma non fu così, i tre ceffi si trasformarono in tre mostruosi Fomori, sbavanti di rabbia e pericolosissimi mostri che nessun campione celta sarebbe stato in grado di vincerli. Senonché Sliepnir ( il cavallo era stato donato da Odino a Thannos, naturlamente era magico ) Sliepnir venne dal cielo, il cavallo alato fece salire il suo padrone il quale brandiva la sua lunga e temibile doppia ascia e ruotando sopra ai Fomori gli staccò loro le teste, ma ad ogni colpo inferto le teste ricrescevano e la lotta impari non poteva finire. Thannos, inviò il suo cavallo da re Atlasos che abitava all'estremo del grande ignoto oceano, con i Titan i giganti buoni figli prediletti del Padre di Odino, al richiamo dodici guerrieri volarono (erano dotati di possenti ali) arrivarono alla spiaggia di Nikaia al momento giusto perchè le forze del gallico eroe stavano scemando e anche le Ithe erano stremate dalla lotta. I figli di Atlatos formarono con i loro scudi rotondi e concetravano i raggi del Sole sui mostri che evaporarono in una nera puzzolente nuvola. Le bambine scampato il pericolo corsero in braccio ai loro salvatori che li riportarono a Vi-enne dalle loro famiglie, ma non si fermarono per ricevere gli onori e puntarono verso Est ai brighs, le Alpi Marittime. Intanto Gwidnis e le compagne giunserò in una foresta presso il fiume Paud, allorché dei romani avevano eretto un accampamento. L' indomita fanciulla ebbe un idea geniale disse alla guerriere di nascondere tutte le armi il tesoro e cavalli e di vestirsi di ghirlande di fiori, avevano con sé un del vino siculo, preso dalle botti che erano state riempite a Massalia, tanto per non tornare a mani vuote, serebbe stato disonorevole in confronto degli anziani del villaggio. Avvicinate al campo romano le fanciulle si misero a ballare in onore di Epona, la dea protettrice degli animali e della flora, alla vista di tanta grazia e bellezza, spettacolo irresistibile per un uomo. I legionari bevvero anche il vino offerto dalla ragazze, ma nel frattempo Epona, invisibile mise nelle sacche del miele e dei semi di papavero. I legionari romani gustarono quella bevanda inebriante insieme allo spettacolo che le guerriere celtiche davano a loro. In poco tempo tutti i romani si addormentavano russando come orsi, presi e gettati in una grande rete vennero appesi sui rami di una grande quercia e lasciati lì, mentre Gwidnis corse a portare a termine la sua missione, felice del diversivo passatempo lungo il percorso. Thannos dopo avere consegnato la bambine alle Ithe che sarebbero ritornate sane e salve a casa, sul dorso del suo fedele Sliepnir volle raggiungere la sua amata, passando per la foresta senti un forte ronzio, e vide i romani ancora addormentati, legati come mortadelle appese ad essicare, un raffinatezza di casa nelle Alpi, quando si fa essicare all'aria pungente delle valli le carni di bue, per conservarle ed aromatilizzarle. Capii immediatamente che era un lavoretto con i fiocchi ad opera d'arte della sua futura sposa e ridendo disse - Fuchi loro malgrado! - Ma la storia proseguì come tutte le leggende, a lieto fine Titan e Ithe festeggiarono la felice conclusione della loro avventura, con matrimoni da cui discesero forti e coraggiosi guerrieri chiamati Stam-beck , che significa colui che non abbandona mai il luogo di una battaglia.