Ricordi

Ero una bambina quando ho cominciato ad interessarmi al calcio. Figlia unica di un padre che aspettava con ansia di avere un figlio maschio per...potergli insegnare a giocare a calcio, anche se lui non l'ha mai praticato. E potete capire cosa abbia voluto significare tutto ciò per me: tanti sabato pomeriggio allo stadio della mia città a vedere le partite della "primavera" della squadra di casa e non capirci niente, all'inizio, ma ascoltare tutto quello che mio padre mi diceva nel corso delle azioni di gioco, con lo stesso atteggiamento che ho sempre dimostrato quando si tratta di imparare qualcosa. Il significato di tutti quei termini strani come "cross", "dribbling", "traversa", "fuorigioco", "rigore', eccetera, li ho quindi assimilati così, direttamente, sul posto.
Poi é arrivata l'Inter e anche in questo l'influenza di mio padre, interista dichiarato, é stata determinante. Perciò dichiaro ancora , e con orgoglio, di essere interista e di esserlo da quando avevo cinque anni....perché appunto da allora partono i miei ricordi, forse un po' confusi, ma costellati qua e là dai vari discorsi che sentivo fare da mio padre durante le partite trasmesse la domenica pomeriggio, dai suoi commenti agli articoli dei quotidiani sportivi del lunedì, dal mio continuo esd ostinato voler capire tutto per saperne ancora di più, anche se non ero un maschio e ciò era disdicevole, secondo alcuni, per una bambina bella e buona quale ero considerata.
Ma é soprattutto dall'inizio degli anni '70 che si é concentrata la mia attenzione sulla squadra che ho sempre sostenuto, sin dai mondiali del Messico.... " Ho sempre creduto nelle rovesciate di Bonimba", dico ancora, parodiando una battuta del protagonista del film "Radiofreccia" del grande, e interista, Ligabue. Perché quella era la grande Inter, l'ossatura della Nazionale per anni ed anni, composta da giocatori grandi e gloriosi, ma soprattutto da generosi atleti....O almeno così io li vedevo, morbosamente incollata al video in bianco e nero della TV della mia infanzia...quando esultavo veramente alle cannonate di Boninsegna, seguivo trepidante i dribblings veloci e smarcanti di Mazzola ("pur con quelle gambe piccine piccine", diceva mio padre), le bordate di sinistro di Mariolino Corso, la difesa elegante e mai spudoratamente fallosa del bel Giacinto Facchetti, ed ammiravo la grinta e la massività di Burnich...la freschezza di Ivano Bordon, al posto di Lido Vieri in porta, che ci regalava ai suoi esordi, a vent'anni, parate veramente mirabolanti...
Lo scudetto vinto sotto la guida di Invernizzi ha illuminato il periodo delle medie: io ero la "capa" della tifoseria interista della mia classe, divisa rigorosamente sotto le tre bandiere dei maggiori clubs sulla piazza, ed era una gioia senza pari, il lunedì, tornare a scuola con un'altra vittoria in pugno, quasi fosse stata la mia personale, dopo aver visto perdere, magari, sia Milan che Juve...e come partivano i miei sfottò all'indirizzo di coloro che osavano contraddirmi!!
Vedere, adesso, una squadra di tal levatura andare alla deriva in questo modo assurdo mi rende triste e a tratti anche sfiduciata, ma io conservo ancora il famoso attaccamento, se non alla maglia, alla bandiera ( e ce l'ho davvero, portatami da mio padre da Milano in occasione di un derby nel campionato '70-'71), per cui non mi sentirete mai dire che tifo per un'altra squadra, nonostante le prese in giro di cui sono oggetto e le pietose frecciatine che mi rivolgono coloro che sanno della mia passione e che "militano" sotto altri colori. Sono consapevole del fatto che i motivi di tale sfacelo esistono, devono esistere per forza e, siano essi stati causati da Lippi, da Moratti o dall'assenza di Ronaldo e Vieri, sono una realtà purtropp tragica. Ma io continuo ancora a crederci....Non per niente il Liga, che é il mio cantante preferito, nella canzone "Ho perso le parole" che, secondo me, é forse una tra le più belle che ci ha dato, dice di "credere", anzi, addirittura di "crederci un po' di più". Ma sentendo la sigla della "Domenica Sportiva", che é la stessa che c'era quando avevo dieci-undici anni, mi viene da pensare ulteriormente a quella grande Inter che ci siamo lasciati alle spalle. Chissà se la riavremo più così... Forse sono cambiati i tempi, gli uomini, lo stile di vita, lo stile del gioco, forse é cresciuto il business.... Forse prima si diventava calciatori per vocazione: ora più che mai, invece, e lasciatemelo dire, per ambizione. E quello che si fa in campo, bene o male, non conta più, tanto si é pagati ugualmente e bene.
Se i giovani tifosi provano rabbia e si sbronzano per la disperazione dopo ogni sconfitta, se a loro é concessa l'animosità della critica colorita e violenta a tratti, a noi, tifosi più anziani, rimane solo un ricordo, un poster sbiadito nascosto in un cassetto e la famosa bandiera con gli scudi che sono ancora troppo pochi...E io vorrei tanto poterla sciorinare dalla finestra di casa mia che da' proprio sul Milan Club, così, per sfregio...Quello potrebbe essere uno dei più bei giorni della mia vita e io lo aspetto ancora.....

                                                        Morgana le Fay