Nascere nobile
può essere un caso;
ricco,
una fortuna;
povero,
un fastidio.
Io nacqui: borghese.
Quando vidi per la prima volta
la luce,
le palpebre si mossero
e
vollero forse dire di
lasciarmi dormire ancora un po',
quelle palpebre!
Quelle palpebre
sarebbero state
magnificamente
parti di un putto
o
di un bimbo morto,
quelle palpebre!
Le mie palpebre
dunque
m'avvertirono che
v'era molta luce e
m’impedirono di scorgere
ciò che essa ammantava;
quelle palpebre!
La luce era troppo forte,
forse m'avrebbe reso cieco;
non erano ciechi gli altri,
ma al contrario avevano tutti
gli occhi ben aperti all’immagine
del nuovo mondo;
quelle palpebre!
Mondo che induceva a sperare
in una vita più positiva,
vivendo a pochi anni
dalla caduta del regime:
ogni uomo aveva ricevuto
la propria medaglia al valore;
quelle palpebre!
E,
molti uomini si trovavano
a svolgere lavori meno
consoni alle proprie capacità
e tutti aspettavano l’avvento
della nuova generazione;
quegl’uomini!
Generazione, alla quale essi
avrebbero assicurato
una vita più comoda
e un ambiente adatto a
quella vita che avevano
tanto sperato e che allora la
promettevano ai propri figli.
Fui dunque,
figlio della nuova generazione,
figlio buon accolto in famiglia
e ancor di più dal mondo;
ma la vita volle avvertirmi,
prima che le fossi dentro,
delle sofferenze o dei dolori.
Ed anche,
degli attimi di felicità
che essa m'avrebbe riservato
se avessi continuato
il mio viaggio;
perciò, mi presentò
la Morte.
La morte non
m’impaurì,
forse perché non la vidi,
gli altri la videro,
se ne preoccuparono,
mi lasciarono.
Essa mi raccontò
una favola che non capii;
m'afferrò per la mano,
ma non mi smosse,
mi volle far vedere,
ma non vidi,
gli altri vedevano.
La favola era molto lunga
e lungo fu il periodo
in cui gli altri
si preoccuparono di me
in un modo così scrupoloso
che oggi sono molti quelli
cui devo la vita.
Però furono in pochi
quelli che s'occuparono
affinché io vivessi,
e penso che a quelli
la favola non sarà
piaciuta,
quella favola!