Prologo
_Il Wacken è sicuramente uno dei festival metal più grandi e famosi
d'Europa, un appuntamento che quest'anno non mi sono lasciato sfuggire! E pensare che, dopo 13 anni di storia, il WOA è risultato sold-out due giorni prima del suo inizio...
Quando ho letto questa notizia sul sito ufficiale, vi assicuro che mi ha preso lo sconforto: semplicemente non avevo ancora comprato il biglietto
d'entrata, e mi aspettava un Inter-rail comprendente il Wacken come tappa obbligata! Tuttavia mi pareva impossibile non ci fossero più biglietti, pensavo invece che ci fossero state talmente tante adesioni da indurre gli organizzatori a voler scoraggiare
l'ondata di metallari senza prevendita provenienti da tutta Europa. Forte di questa convinzione, il 31 luglio parto da Vicenza con due miei amici, prendendo un treno per Monaco. Viaggiamo per una giornata intera, alle prese con immancabili supplementi intercity e con taluni esponenti (controllori, negozianti...) della cultura teutonica -devo dire, per esperienza, tra le peggiori del vecchio continente!-.
Fatto sta che, risolti i problemi con questo scortese popolo, arriviamo nella minuscola cittadina di Itzehoe (vicino ad Amburgo,
nell'estremo nord della Germania) verso mezzanotte tra il 31 luglio e
l'1 agosto, e facciamo subito conoscenza con una compagnia di svedesi, nonché con un barbone pazzo che gira in treno col suo pappagallo. Eheh, si sente già
l'atmosfera del festival! ...sia per questi caratteristici incontri -con tanto di scambio di caramelle gommose super-acide offerte agli svedesi per dei bon-bons orrendi al tabacco, salatissimi e da tenere tra labbra e gengive (puah!)-, sia per il costo del biglietto
dell'autobus Itzehoe-Wacken (3 euro, cazzo, per percorrere qualche km!).
Come volevasi dimostrare, i biglietti del festival c'erano eccome, ed appresa la notizia io e i miei amici ci sentiamo subito liberati da un
peso :-) E' tempo di entrare, piantare le tende (aiutati da una tedesca molto carina che poi non ho più ribeccato,
sgrunf :-P), e lanciarci verso lo stand della birra: dopo tanta fatica, un
po' di meritato riposo prima dell'imminente inizio del festival metal più famoso
d'Europa!
_(Prima di raccontare le 3 giornate di concerti, voglio precisare che, ovviamente, non mi è possibile recensire tutti i gruppi presenti, dato che molti show risultavano sovrapposti -grazie alla presenza di ben 4 palchi-, e dato che è impensabile riuscire a seguire dalle 10 di mattina alle 3 di notte tutte le esbizioni delle band. Mi limiterò quindi ad una breve carrellata dei gruppi che ho seguito solo parzialmente, o da lontano, soffermandomi invece sulle prestazioni di quelli che ho potuto seguire appieno).
1 Agosto 2002
_La mattina del primo giorno di festival mi sveglio grazie al sound-check dei gruppi,
nell'intento di orientarmi meglio all'interno del camp-site. Scopro con disgusto che i lavandini disponibili per migliaia di persone non sono più di una decina (con ovvia fila chilometrica per accedervi), e che i bagni e le doccie sono a pagamento. Scoprirò anche, in seguito, che i tedeschi hanno
l'abitudine di far pagare qualsiasi cosa, compresa l'entrata al tendone del metal-market (2.5 euro, e che cazzo!) ...come se uno dovesse pagare il biglietto al supermercato per comprare degli alimentari!
Inoltre un sole cocente -che io odio- mi fa riflettere sul fatto che io mi trovi o meno nel nord-Europa, quasi al confine con la Danimarca!
_Così la prima giornata passa senza sussulti, anche quando, al pomeriggio, cominciano ad esibirsi le prime band. Sono le 16, e sul palco principale salgono i
Messiah's Kiss. Impegnati
com'eravamo in compere varie, li abbiamo ascoltati da lontano nel disinteresse più totale. Disinteresse che, per quanto mi riguarda, non sarebbe cessato finchè non avessi visto salire sul palco qualche gruppo un
po' più violento, ovvero il giorno successivo. Infatti non ho badato molto nemmeno alle prestazioni delle band seguenti:
Kotipelto, che si è esibito alle 17 circa, faticavo a riconoscerlo, tanto mi pareva diversa e sotto tono la sua voce, rispetto a quando canta con gli Stratovarius. Buonissima la prestazione del tastierista, il quale mi è parso una spanna sopra gli altri della band.
Blaze (18.30) mi ha fatto la stessa identica impressione del Gods of Metal: heavy classico suonato bene e cantato discretamente, carente di certo
nell'originalità ma molto catchy. Doro evidentemente giocava in casa, tante erano le persone a
seguirla ed applaudirla, ma purtroppo i miei gusti musicali sono ben lontani dal grezzo hard-rock che la tedesca propone; tanto buona è stata la sua prestazione on stage, sia a livello vocale che di intrattenimento, tanto noiose e monotone mi sono parse le sue canzoni... che ci volete fare, questione di
gusti! :-)
E' notte ormai quando si esibiscono i Rose Tattoo (alle 22), per deliziare i timpani degli amanti del suono commerciale, continuando sulla scia
dell'hard-rock caratterizzante questa prima serata di festival. Io non sono di certo tra questi, ma posso dirvi che
dall'esterno la band è parsa in forma, a parte forse un sound troppo poco raffinato; ma probabilmente il loro successo è dovuto anche a questa caratteristica. Conclusa la prima giornata del WOA 2002, non è di certo terminata la festa: lo stand della birra è sempre aperto, e si può sempre andare in giro in cerca di qualche compagnìa ubriaca con cui far baldoria! ...ma questa è
un'altra storia :-)
2 Agosto 2002
_Alle nove del mattino è impossibile dormire: un gazebo di tedeschi a dieci metri dalla mia tenda, tra una birra e
l'altra (a quest'ora?!), decide che è ora di ascoltare gli Arch Enemy a tutto volume... da lì in poi, continueranno a romperci i coglioni fino
all'ultima mattina di festival. Mi avessero almeno svegliato con le note di "Heartwork", sarei stato più contento!
Ad ogni modo, alle 10.30 c'è il primo gruppo interessante: ho giusto un
po' di tempo per lavarmi, mangiare qualcosa e dirigermi nella stage-area. I palchi sono quattro: a destra
dell'entrata, sotto un tendone, il palco minore (Wet stage); più avanti, uno a fianco
all'altro, il True metal stage sulla destra, il Black metal stage al centro (leggermente più piccolo), e il Party stage defilato sulla sinistra. Mentre nei primi due le band si alternano, nel terzo e nel Wet stage suonano gruppi in contemporanea ai palchi principali. Risultato: a volte il suono del palco centrale sovrasta quello del Party stage, soprattutto quando il vento tira nelle direzioni meno opportune, e questo mi ha fatto talvolta incazzare!
_Ma andiamo con ordine: alle 10 si esibiscono contemporaneamente
Stormwarrior e Avalanch (che non ho seguito minimamente), mentre
mezz'ora dopo salgono sul Black stage i VOMITORY (7,5). Li avevo già visti in Italia, al X-Mass 2001, ma devo dire che qui hanno veramente spaccato! Ormai sono una sicurezza, tanto più che suonare così presto e rendere alla grande non è facile per una death metal band.
_Un genere totalmente differente proponono invece i nostrani DOMINE (7), che si esibiscono nel True stage mentre
l'organizzazione sparge del fieno nella zona palchi. Infatti una delle classiche piogge del nord -brevi ed intense- era scrosciata durante la notte, provocando la solita fanghiglia schifosa tipica di ogni Wacken che si rispetti. Con il fieno sotto il palco, almeno, si possono seguire gli artisti da vicino senza sprofondare nella melma:)
Così mi posso vedere i Domine tranquillamente in seconda-terza fila, e la loro prestazione questa volta è più che buona. Sebbene io continui a non capire come un gruppo del genere possa avere tanto successo -non credo basti un frontman con grande esperienza e carisma-, devo ammettere che ogni membro della band ha suonato bene, godendo di un ottimo suono, ma purtroppo il tempo a disposizione per loro è stato davvero limitato. Faccio i complimenti a Morby & co, per quanto si sono fatti valere in un festival pieno di concorrenza, quantunque io non apprezzi appieno la loro proposta musicale.
_Alle 12, di sfuggita, seguo i NECROPHOBIC (5,5): mi sono per un
po' distratto perché era tempo di incontrare i miei due chitarristi arrivati da Milano con il pullman organizzato da Metal Hammer. Ciononostante, la performance di questa band mi ha lasciato
l'amaro in bocca, perché sembrava che i Necrophobic non avessero ben presente una direzione musicale da seguire. Troppa varietà e poca coesione, insomma. In buona sostanza ragazzi, siete rimandati a Settembre -o al mese in cui verrete in Italia-, sperando che abbiate scelto se suonare death, thrash, gothic, o quel cazzo che vi pare!
Dalle 12.30 in poi si susseguono alcune band che non ho ascoltato perché tutti quanti abbiamo fatto pausa-pranzo:
Iron Savior contemporaneamente a
Dornenreich e Antagonist, e
Debris Inc contemporaneamente a
Wolf e Justice -però, che nomi
schifosi! :-P -. Mi avrebbe incuriosito seguire i Dornenreich, da come qualcuno me ne aveva parlato, ma gli organizzatori hanno ben pensato di risistemare
all'ultimo la scaletta -e non sarà il primo cambio-, quindi ho dovuto rinunciare al loro spettacolo.
_Un paio di ore dopo, mentre se ne vanno le nubi cariche di pioggia lasciando spazio al sole, mi fiondo al True metal stage per seguire gli
ANGRA (8,5): i cinque brasiliani (supportati da un session alle tastiere) entrano accompagnati
dall'introduzione del nuovo album "Rebirth", ed iniziano a suonare mentre io sono ancora alle prese con le perquisizioni
all'entrata. Parte "Nova era", e il pubblico è ansioso di vedere come si comporterà la nuova formazione con Falaschi alla voce. Dal mio punto di vista, posso fare due considerazioni: la prima concerne un giudizio assolutamente positivo dello spettacolo di questi nuovi Angra. Tecnica, coinvolgimento, canzoni tirate ("Hunter and
pray", "Angel's cry", "Nothing to say" e, per chiudere, la stupenda "Carry on"), certamente hanno reso godibile lo spettacolo a tutta la gente che li osservava. Il duo Loureiro/Bittencourt suona benissimo, e il nuovo cantante risulta essere un frontman di altissimo livello. La seconda considerazione riguarda la musica in sé: a parte un intermezzo percussionistico avvincente, devo dire che più che una rinascita per gli Angra questo mi è sembrato un ritorno alle origini, con le solite canzoni (quelle vecchie, bellissime, e quelle nuove, copie poco originali delle precedenti). In definitiva suggerirei ai brasiliani di mostrare un
po' più di personalità e di originalità nel prossimo album, perché se continuano a copiare se stessi (o a tentare di imitare Matos...) faranno la fine dei pallosissimi Rhapsody. Intanto però, mi sono goduto un buonissimo show live degli Angra!
Contemporaneamente a loro si sono esibiti anche i Metalucifer e i
Withering Surface, rispettivamente su Party e Wet stage.
_Neanche il tempo di riprendermi dal coinvolgente show dei powermetallers brasiliani, e subito mi devo dirigere verso il Black stage, per assicurarmi un posto nelle prime file, visto che è tempo di
DYING FETUS (5,5). Vi starete già domandando il perché di un voto così basso... semplice, perché i Dying Fetus sono stati per me la delusione del Wacken! Avete presente le mitragliate di doppia cassa, la voce gutturalissima e le sparate velocissime di rullante che ci sono nel loro cd "Destroy the opposition"? Ecco: non ho sentito niente di tutto questo. Il cantante è bravo, ma nulla di trascendentale, e le parti di voce più estreme vengono cantate
dall'unico chitarrista, piantatissimo per la verità. Inoltre, le aspettative che io e Luch (il drummer della mia band) avevamo verso il batterista dei Dying Fetus sono state tutte disilluse! Niente mitragliate dunque; peccato, anche perché lo spettacolo degli americani è stato molto buono. Ma questa volta, mi dispiace per loro, in me è prevalsa la delusione per la diversità esagerata tra il loro album e la loro prestazione live.
_Mi allontano dalla stage-area, facendo giusto in tempo a sentire alcune canzoni dei
Nocturnal Rites, la solita power metal band tanto melodica quanto banale, mentre stanno suonando anche
Pretty Maids e Heavenly. Ho giusto
un'ora di tempo (dalle 16 alle 17) per andare in tenda a rifocillarmi, prima di tornare nuovamente sotto i palchi.
Ma torno ben volentieri, perché è in procinto di esibirsi una delle mie band preferite: i norvegesi
BORKNAGAR (8,5), forti dell'arrivo del nuovo cantante Vintersorg! Sebbene il mio voto sia assolutamente di parte, bisogna ammettere che lo show dei Borknagar è stato straordinario, per tanti motivi. Primo fra tutti, la prestazione vocale del cantante svedese, assolutamente impeccabile. Non ha fatto rimpiangere il suo bravissimo predecessore, pur avendo, a mio parere, un modo differente di interpretare le armonìe di voce. Secondariamente, in sede live le chitarre del geniale Oystein G. Brun e di Jens Ryland riacquistano quel sound black zanzaroso che
nell'ultimo -stupendo- album era andato un po' perduto. In terzo luogo, al di là
dell'apprezzabile lavoro compositivo svolto in ogni album, dal vivo le canzoni rendono benissimo, grazie ad
un'esecuzione quasi perfetta e a degli arrangiamenti davvero ben fatti. Sin da "Ad noctum" ho seguito ogni canzone con entusiasmo; non si può dire altrettanto del pubblico, un
po' freddo e non molto numeroso, che faticava a conoscere i vecchi pezzi della band.
C'è da aggiungere che i tedeschi non sono soliti scalmanarsi sotto il palco, e tantomeno cantano le canzoni; anzi, quando ci siamo messi a cantare io e il mio chitarrista, ci hanno guardato male -e si che non siamo stonati-. Robe da pazzi... Ad ogni modo i Borknagar hanno eseguito, tra le altre song, anche "Gods of my world", la bellissima "Colossus", passando giustamente da un album
all'altro della loro discografia, finendo con "The view of everlast". Prima di concludere, devo assolutamente raccontarvi una simpatica scena: prima di eseguire "The black token", Vintersorg, nel tentativo di riscaldare il pubblico, esclama ‘the
black...!' come per ricevere in risposta la parte finale del titolo, ma nessuno replica. Allora ripete:
'the BLACK...!' ed io, pensando che si trattasse di una canzone
dell'ultimo album intitolata "The black canvas", rispondo: "canvas!". Per
un'ultima volta Vintersorg urla 'the BLACK...!', e tutta la gente che evidentemente mi aveva sentito grida: "CANVAS!". Allora il cantante, desolato, annuncia sottovoce:
'the black token!' :-) Ora, a parte il fatto che mi è sembrato di aver fatto una figura di merda (giacchè non credo che la maggior parte delle persone conoscessero tutti i titoli delle canzoni dei Borknagar)... ma proprio con
quell'ambigua canzone dovevano fare il giochetto della
presentazione?! :-P
_Ma veniamo ai gruppi seguenti: alle 18.10 nel true metal stage
c'erano i Savatage, e contemporaneamente a loro hanno suonato
Megaherz e Alabama
Thunderpussy. Durante questi show mi sono riposato, e ho ascoltato da fuori solamente i Savatage, più per quello che rappresentano nella storia del metal che per quanto -poco- mi piacciano. Gli americani, con Jaynija alla voce e Jeff Waters temporaneo sostituto di Al Pitrelli, hanno ripercorso un
po' tutta la loro discografia, da "Edge of thorns" a "All that I bleed", da "Gutter ballet" a "The wake of magellan", fino alla conclusiva "Hall of the mountain king". La loro prestazione è stata oggettivamente buona, sebbene personalmente non nascondo di aver sbadigliato in più occasioni; ma chi apprezza i Savatage credo possa essersi ritenuto soddisfatto.
_Alle 19.20 mi fiondo sotto il Party stage xchè sono di turno i
DRAGONLORD (7,5): il quintetto capitanato da Eric Peterson ripropone fedelmente i brani
dell'unico album "Rapture", e ciò non può che farmi piacere. Sebbene i suoni non siano eccelsi, il thrash-black sfoderato dai Dragonlord è davvero godibile, e la band tiene il palco in maniera eccelsa. Prima "Unholyvoid", poi "Tradition and fire" e "Born to darkness", confermano la validità di questa band; soprattutto i riff di chitarra e gli arrangiamenti di tastiera spazzano via qualsiasi paragone con i -mediocri- Dimmu Borgir!
_Non faccio a tempo a finire di apprezzare i Dragonlord che nel Black stage è già iniziato il massacro dei
DESTRUCTION (8). I maestri del thrash teutonico sono tornati, e non ce
n'è più per nessuno! I tre tedeschi macinano riff su riff, nonostante i problemi con il suono della chitarra di Mike, e i pezzi risultano veloci e tirati. Un toccasana di headbanging che ci voleva proprio: il batterista Marc viaggia preciso, il gigante Schmier corre da una parte
all'altra del palco infuriato come non mai, e l'affiatamento tra i componenti supplisce di gran lunga agli inconvenienti tecnici. Vengono proposti molti pezzi dagli ultimi due album ("Nailed to the cross", "Bullets from hell"...) ma anche qualche vecchio cavallo di battaglia ("Bestial invasion", "Mad butcher", "Total disaster"...), per
un'ora di esaltante spettacolo: thrash till death ragazzi, i Destruction sono tornati!
_Nel mentre, non ho potuto seguire i Mob Rules e gli
Eisregen che suonavano nel Wet stage, e mi sono ascoltato un paio di canzoni dei
Pungent Stench, che suonavano con completini sado-maso,
nell'ilarità generale. Tanto strano lo spettacolino, quanto pallosa la loro proposta...
Meno noioso sicuramente lo spettacolo di BRUCE DICKINSON (7) e la sua band. Il bravissimo cantante inglese non delude i suoi fans, sebbene a suonare sul palco non ci siano gli Iron Maiden -purtroppo-. Sono circa le 20.30, e sulle note di "Chemical wedding" e "Tears of the dragon" il fastidiosissimo sole del Wacken cala dietro
l'orizzonte. Com'era da immaginarsi però, le canzoni che più fanno presa sul pubblico sono quelle della Vergine di Ferro, interpretate come al solito con grande bravura e carisma da Bruce: "Revelations" è da brividi, "Bring your daughter to the slaughter" e "The prisoner" ci fanno viaggiare indietro di qualche annetto, e Dickinson dopo
un'ora e mezza di spettacolo -accompagnato da ottimi musicisti- se ne va tra gli applausi.
_Alle dieci e un quarto, gli organizzatori del Wacken preparano la prima sorpresina: senza neanche avvertire da un palco (ma ci voleva tanto ad annunciare con un microfono i cambiamenti nella scaletta??) i
CANDLEMASS (9) vengono anticipati di tre ore (!!). Risultato? Se non avessi fatto per caso un giro per il Party stage, e non avessi visto
l'inconfondibile sagoma di Messiah Marcolin da lontano, mi sarei perso anche quelle poche canzoni che sono riuscito ad ascoltare di una delle band a mio avviso migliori del Wacken. E come me penso anche molte altre persone! Ora dico, se fate pagare 1euro la scaletta dei gruppi, che già è una ladrata, almeno fate in modo di rispettarla, o di annunciare i cambiamenti! Ma veniamo ai Candlemass: candelabri accesi dietro il palco, atmosfera notturna, prestazione magistrale, musica emozionante e uno dei frontman più talentuosi
dell'intero festival. Con questi ingredienti, l'atteso come-back dei maestri del doom più oscuro e mistico si è rivelato uno spettacolo unico. E pensare che stavo perdendo forse
l'unica occasione della mia vita per vedere dal vivo i Candlemass, per colpa di quattro stronzi tedeschi! Ad ogni modo, il Messia, avvolto nella sua nera tunica, conduce il pubblico nel reame
dell'eterna notte, a partire da "Gothic stone" -che mi sono perso-, per continuare il viaggio sulle note di "Bewitched", "Black candles", "Dark are the veils of Death" e altre. Uno show emozionante quanto breve, purtroppo, ma abbastanza intenso da far capire a tutti che i maestri del doom erano, sono e saranno sempre loro: i Candlemass!
_Purtroppo, a causa dello spostamento dei Candlemass, non ho potuto dirigermi al Wet stage per vedere i
Primordial. Un vero peccato, perché mi sarebbe proprio piaciuto vedere espresse dal vivo le potenzialità dei death-metallers irlandesi. Ma mi era proprio impossibile andare al Wet stage, anche perché alle 22.30 salivano sul palco i
CHILDREN OF BODOM (8), e ci ho messo tre canzoni per risalire
dall'ultima alla quarta fila! Veramente numerosi i fans dei finlandesi, che evidentemente erano uno dei gruppi più attesi. Laiho e soci hanno suonato bene, come al solito, anche se a mio parere la loro resa si è dimostrata inferiore a quando li avevo visti al "Tattoo the planet" in Italia. Le canzoni proposte sono
all'incirca sempre le stesse: "Silent night, bodom night", "Bodom after midnight", "Hate me", "Lake bodom", "Deadnight warrior" ecc.. a parte una nuova canzone eseguita in anteprima per il WOA 2002. I Children sono senza dubbio una band di valore, ma, a lungo andare, rischiano di stancare se non trovano il modo per rinnovarsi davvero. Alexi Laiho suona divinamente, canta, sputa, e sul palco è scatenato, ma non vorrei che lo show dei finlandesi fosse limitato alla carica e agli assoli del loro frontman. Al Wacken hanno offerto ancora una volta
un'ottima prestazione, forti del fatto che il pubblico li supporta sempre e comunque, ma attenzione: la gente fa presto a disaffezionarsi.
_Terminato lo show dei Children, non ho un secondo di pausa: i MY DYING BRIDE (7,5) hanno già iniziato a suonare! Mi riavvicino non senza difficoltà al Party stage, e chiedo al volo ad un tedesco se "The cry of mankind" è già stata eseguita. No, per fortuna:)
Avevo già visto la band al "Gods of Metal", qualche mese prima, e devo dire che la scaletta delle canzoni è rimasta invariata. Gli inglesi eseguono "My hope, the destroyer", a mio avviso la canzone più bella
dell'ultimo album, poi "She is the dark", "The raven and the rose", finalmente "The cry of mankind", poi "For you" unita in medley a "A kiss to remember", per chiudere con "The dreadful hours". Ho potuto apprezzare la Sposa Morente di notte, tra le recitazioni di Aaron e il riffing opprimente di Andrew, in
un'atmosfera del tutto particolare di suoni e luci soffuse. Se aggiungo che i MDB sono stati per lungo tempo uno dei miei gruppi preferiti, ai tempi
dell'insuperabile "The angel and the dark river", si capisce di che portata è stato lo show degli inglesi, nonostante per la verità i suoni non siano stati troppo buoni, con le chitarre e il basso a coprire un
po' tutto il resto. Tuttavia, per alcuni motivi non ho voluto alzare a più di un 7,5 la votazione: primo fra tutti la mancanza del violino. Va bene che le canzoni sono state riarrangiate, ma da quando i MDB sono senza violino, non è più la stessa cosa. Inoltre, la nuova tastierista -che mi hanno riferito si chiama Sarah- sembra presa più per tappare un buco sonoro con qualche accordo che per sostituire il bravissimo Martin, e lo dimostra il fatto che al Wacken come al Gods non ha suonato decentemente nessuna parte di piano (quella bellissima di "The cry of mankind" e lo stacco di "A kiss to remember", tanto per fare qualche esempio). Ultima critica, il leggero cambio di attitudine della band: sembra che da un paio di album a questa parte abbiano capito in quale direzione devono muoversi per piacere al pubblico, e deciso di continuare a sfornare lavori a raffica ("The voice of the wretched" mi sa troppo di album fatto per vendere, perché è troppo lavorato in studio per essere un live; senza contare le uscite in breve tempo dei due "Meisterwerk" e del nuovo album). I nuovi fans forse saranno contenti... io che li seguo da quasi dieci anni comincio a rendermi conto delle differenze.
_Finalmente ho un po' di tempo per riposarmi e cenare, visto che dei
Torfrock e degli JBO non me ne può fregare di meno. In particolare questi ultimi, che ripropongono in tedesco molte delle più famose canzoni metal. I tedeschi vanno pazzi per queste stronzate -e come poteva essere altrimenti?-, quindi che se le tengano.
Torno sotto il palco giusto a mezzanotte e quaranta per vedere gli
IN EXTREMO (6,5), per i quali il pubblico è in visibilio. Si presentano numerosissimi sul palco con scenografie addobbate a modo (un forcone penzolante, teloni colorati...), tutti bardati come antichi contadini teutonici, con tanto di strumenti tipici, cornamuse, arpe, assieme ai più convenzionali strumenti elettrici. Tutto molto bello, tutto molto pacchiano... e la sostanza? A parte i fuochi, le capriole e il cantato in tedesco, dove sta la musica buona? Quella si è persa ai tempi di "Wecht die toten!", album che ha maggior presa sul pubblico, mentre le canzoni dal nuovo "Sunder ohne zugel" non rendono al massimo. E comunque mi sembrava di essere al circo piuttosto che ad un concerto. Mi sento quindi di consigliare questa band a chi ama le pacchianate pseudo-medievali (perché non mi si racconti che la ricostruzione storico-musicale degli In Extremo è calzante), mentre per quelli che preferiscono la musica antica suonata e interpretata seriamente, suggerisco di andare a vedersi i nostrani Ataraxia.
_A questo punto (saranno state le 2 circa) io e i miei amici decidiamo di tornarcene in tenda, per riposare, fare quattro chiacchiere, bere qualcosa e recuperare le energie. Scusate quindi se non vi racconterò le performances dei
Warlord e dei Red
Aim, ma vi assicuro che a quel punto ne avevo le scatole piene. Buonanotte a tutti e arrivederci al secondo giorno del WOA 2002!
3 Agosto 2002
_Appena mi sono svegliato ho pensato: ma chi è che sta cantando "Journey through the dark" a
quest'ora? Saranno state le 9, infatti, allorchè si potevano avvertire dal palco spezzoni di song dei Blind Guardian...ed erano proprio loro alle prese con un curato
sound-check in vista dello spettacolo da headliner che ci avrebbero proposto di sera. Il tempo stringe, corro a lavarmi i capelli, faccio un salto al supermercato, e poi dritto nella stage-area, per assistere
all'ultimo giorno di festival!
_Dalle 10 si esibiscono prima gli Stormwitch (un ritorno gradito dal pubblico, sebbene abbiano suonato ad un orario non adatto a loro), poi i
Rottweiller (mai sentiti), poi nel Black stage i
Criminal (buona prova dei deathsters sudamericani, con canzoni potenti e cadenzate anche se non molto varie).
Circa un'ora dopo è tempo di Wizard ed
Evergrey, che però io e i miei compagni non abbiamo seguito perché eravamo al metal-market.
_Prima band veramente interessante della giornata sono stati gli
AMON AMARTH (6,5). I vichinghi svedesi propongono come al solito un death metal molto diretto, che dovrebbe celare nei riff e nella voce moltissime atmosfere di stampo epico. Dico dovrebbe, perché questa volta gli Amon Amarth non sono riusciti, causa il sole cocente e causa i suoni non perfetti, a rendere al massimo le loro canzoni, come invece avevano fatto quando li avevo visti per la prima volta in Italia, al NoMercy. Il gigantesco frontman, con la sua lunga barba e la sua inconfondibile pancia da birra, questa volta ha mancato per espressività e carisma, anche se bisogna ammettere che ogni canzone è stata eseguita senza il minimo errore (complimenti in particolare al precisissimo batterista). Così "Masters of war" e "Bleed for ancient gods" spaccano come dovrebbero, mentre canzoni più maestose come "Ride for vengeance" e la stupenda "The fall through ginnungagap" risultano purtroppo prive di quel piglio epico che hanno su cd. In definitiva, una buonissima prova degli svedesi, anche se il voto è un
po' ribassato perché so che sul palco possono dare molto ma molto di più.
Contemporaneamente agli Amon Amarth hanno suonato i Mezarkarbul, i
Victims of Madness e i Macabre, che però non ho seguito.
_Invece, alle 14.30, vado per la prima volta ad ascoltare una band nel Wet stage, il palco più piccolo dove solitamente si esibiscono i gruppi meno seguiti. Mi fiondo nelle prime file perché sono curioso di vedere
all'opera i finlandesi KALMAH (6,5), autori di due ottimi album sullo stile dei connazionali Children of Bodom. Dal vivo questi ragazzi mi hanno fatto la stessa identica impressione dei loro cd: tutti suonano molto bene -forse solo la voce è un
po' carente- e le canzoni sono ben interpretate; ciò che manca è solo una cosa,
l'originalità. Dopo una canzone penso "madonna che bravi"; dopo tre canzoni mi assale la noia perché tutto sa di "già sentito"; dopo cinque canzoni me ne vado fuori dal tendone a bere una birra. I Kalmah in sostanza sono molto bravi, ma questi gruppi finlandesi sembrano fatti davvero con lo stampo! Tutto sommato però, una buona esecuzione.
Nel mentre suonavano nei palchi maggiori gli Shakra e i
Nuclear Assault: ho seguito qualche canzone di questi ultimi e devo dire che la prestazione mi è parsa buona, non molto tecnica ma sicuramente accattivante. Purtroppo per loro, quel genere di metal un
po' datato non è tra i miei preferiti :-)
_Sono quasi le 16 quando noto che nella scaletta ci sono ben tre gruppi sovrapposti che mi interessano. Che fare? Decido di passare da un palco
all'altro per poi piazzarmi sotto quello in cui lo spettacolo mi pare migliore. Nel Wet stage ci sono gli
Hollenton, autori di un gothic-metal vario e interessante, purtroppo penalizzati da alcuni suoni a dir poco scandalosi
(d'altra parte un genere così pieno di tastiere e cori di certo non può rendere bene in un palco così piccolo). Spero di sentirli in occasioni migliori.
Lascio il Wet stage e mi dirigo verso il Black stage, dove hanno appena iniziato gli
IMMORTAL (4). Se avete letto il mio commento alla loro data italiana nella Primavera del 2002, non aspettatevi nulla di meglio da questa band. Anzi. Ora mi rendo conto che sono stato troppo magnanimo ad attribuire un 5 alla loro precedente performance, vista la pietà che questi tre buffoni suscitano in me dal vivo per la seconda volta in pochi mesi. Ok, lo ammetto, i loro ultimi lavori in studio non mi piacciono, e lì è una questione di gusti. Ma per una band black-metal, in un live, diventa una questione di ATTITUDINE. Io ascolto black da quasi dieci anni, e non posso accettare che la doppia cassa degli Immortal venga annullata dalla velocità del batterista dei
Falconer -una band power!!!- che sta suonando a pochi metri di distanza, solo perché da quando non
c'è Demonaz i tre norvegesi hanno deciso di rallentare il loro sound a livelli insopportabili. Come non posso accettare che un incapace di nome Abbath faccia il pagliaccio sul palco in nome del black-metal, vestito in maniera pacchiana, e proponendo tra
l'altro dei riff semplici e lenti che tutto sono tranne che black! Il black-metal, quello vero, si chiama Darkthrone, si chiama EmperoR (che dal vivo erano insuperabili), si chiama Horna, si chiama Kvist...ma non venitemi a dire che ascoltate black solo perché avete nel lettore "Sons of northern darkness", perché mi verrebbe da ridere.
Inoltre, se aggungiamo un'esecuzione non certo ottimale, una voce non
all'altezza di molti altri frontman, e una scaletta tutta incentrata sugli ultimi lavori (a parte una "Unsilent storm in the north abyss" rallentata e rovinata), il voto viene da sé. Indegni del loro nome.
_Mi sposto quindi al Party stage dove, come accennato prima, stanno suonando i
FALCONER (7,5). La band, per la prima volta in tour, è stata una lieta sorpresa per il pubblico molto numeroso che
l'ha seguita. Il mix azzeccatissimo di power e folk che caratterizza i due album dei Falconer è riprodotto alla perfezione, cosicchè lo show di questa band risulta essere tra i più sentiti ed emozionanti. Senza alcun dubbio ogni elemento di questa band sa suonare molto bene, a partire dal velocissimo e preciso batterista, passando dagli assoli puliti di Stefan fino alla voce senza sbavature di Mathias. Ma al di là della tecnica, le canzoni orecchiabili e varie della band hanno colpito nel segno: tutti a cantare le strofe di "Decadence of dignity", "We sold our homesteads", e i bellissimi ritornelli di "The clarion call" e "Enter the glade". Non sono mancate canzoni dal primo album e le consuete ballad medievaleggianti, ad impreziosire una prestazione grandiosa dei Falconer che, sebbene non suonino il mio genere preferito, sono riusciti a creare qualcosa di originale ed un feeling diretto con gli spettatori. Complimenti!
_Verso le 17 io e il mio chitarrista ci aspettiamo che al Party stage si esibiscano i
Vanden Plas per ascoltare qualche loro canzone prima di andare a vedere gli
Exodus. Infatti sotto il palco non
c'è quasi nessuno, e ci piazziamo senza difficoltà in seconda fila. Nessun problema: ci pensano gli organizzatori a farci saltare i piani, dato che i Vanden Plas vengono posticipati a nostra insaputa, mentre in pedana salgono inaspettatamente i
SINERGY (9)! In brevissimo tempo la gente si accorge del cambiamento e dopo qualche minuto il pubblico diventa numeroso; sul palco Kimberly annuncia "The bitch is back" e lo show dei Sinergy inizia nel migliore dei modi. La voce della cantante non è per niente male anche dal vivo, e la presenza scenica del gruppo risulta veramente notevole: Alexi Laiho, privo
dell'onere di cantare, si scatena ancor più che con i suoi Children, sebbene il palco per lui sia più piccolo di quello dove ha suonato il giorno prima. Ma quello che fa veramente paura è la facilità con cui i due chitarristi eseguono assoli e riff super-tecnici a velocità assurde, ora doppiati con grande precisione, ora accompagnati da accordoni, tapping veloce o arpeggi...insomma, una figata di concerto! La band propone canzoni da tutti gli album: "Beware the heavens" è accolta con entusiasmo, "Midnight madness" è da headbanging con
un'attitudine veramente heavy, e non mancano songs dall'ultimo "Suicide by my side". Inoltre abbiamo assistito ad alcune simpatiche scenette Goss-Laiho, come quella in cui Kimberly ha invitato il pubblico a sputare in aria in contemporanea ad Alexi, oppure come quando la simpatica cantante ha confidato che il gruppo migliore del giorno precedente a suo parere erano stati i Children of Bodom (ma guarda che
strano! :-P). Stronzate a parte, i Sinergy dal vivo sono veramente fenomenali, sicuramente uno dei gruppi migliori al Wacken anche se non uno dei più blasonati. Sinceramente, li ho anche preferiti ai Children: primo perché quando Alexi si dedica solo alla chitarra è assolutamente micidiale, secondo perché è stato uno show molto "vicino" al pubblico, molto sentito e per nulla asettico, terzo perché nei Sinergy gli strumenti sono più bilanciati e ognuno fa la sua parte. Spero di rivederli presto, magari con uno show un
po' più lungo.
Come detto, durante il loro spettacolo hanno suonato anche Exodus e Dream
Evil.
_Un'ora dopo finalmente arrivano i Vanden Plas, con la loro particolare proposta molto tecnica e anche abbastanza difficile da digerire ad un primo ascolto. Ma non posso seguirli a lungo, così come non posso seguire i Vision Divine (i quali, mi è stato raccontato, hanno suonato senza Olaf Thorsen, che si è incazzato con i fonici andandosene dal palco, ahah!), dato che sul Black stage è tempo di
HYPOCRISY (7)! Memore dello stupendo spettacolo che Tagtgren e soci avevano offerto
all'ultimo NoMercy, credo di essere rimasto un po' deluso dai quattro svedesi qui al Wacken. Vedere gli Hypocrisy con il sole, e alle prese con dei suoni non eccelsi, ha un
po' limitato quel grande pathos che il gruppo solitamente crea con il pubblico; inoltre la scaletta è stata molto incentrata su canzoni lente e melodiche, quando invece qualche pezzo più violento avrebbe forse dato un
po' più di respiro allo show. A parte tutto questo, in moltissimi -me compreso- hanno apprezzato le storiche "Roswell 47", "The final chapter" e "Pleasures of molestation", senza contare il bis offerto con la ripetizione di "Fractured millennium". In fin dei conti, per quanto possano suonare in condizioni non ottimali, gli Hypocrisy non si discutono!
_Alle 19.25 è il momento degli Edguy, ed è anche il momento che io vada in tenda a riposarmi un
po' prima delle prossime band, visto che il gruppo tedesco non mi piace molto, né mi interessano le esibizioni di Sabbat e Suidakra. Per la verità, gli Edguy hanno goduto di una scenografia davvero niente male, di suoni ottimi e di un buon consenso tra i fans...vabbè, sarà per la prossima volta:)
Ristabilitomi fisicamente, torno con i miei amici nell'area palchi giusto
un'ora dopo, mentre stanno suonando Heathen e
Mork Gryning.
Andiamo subito sotto il Black stage: sta iniziando il massacro sonoro dei
CANNIBAL CORPSE (9)! Parte "Devoured by vermin", ed è il devasto: George "Corpsegrinder" Fisher è in grande forma, i due chitarristi macinano riff con precisione chirurgica, e la sezione ritmica rende al pubblico ciò che dai Cannibal ci si deve aspettare: violenza! Grandissima anche "Pit of zombies", durante la quale si vede finalmente un
po' di pogo sotto il palco. Era ora, cazzo. Unica nota negativa: la band non può eseguire alcun brano dai primi tre album a causa di problemi legali con il governo tedesco (e ti pareva...). Da quello che so, gli stessi cd sono stati banditi anche in Korea, Nuova Zelanda e Australia. Seguono comunque "I will kill you", "Sentenced to burn", "Perverse suffering", "Staring through the eyes of the dead" e "Unleashing the bloodthirsty", anche se i fans restano a bocca asciutta per la mancata presenza della tanto incitata "Hammer smashed face", il cui riff è canticchiato da Fisher dopo
l'ennesima richiesta. Ad ogni modo, qui come al X-Mass 2001, i Cannibal sono stati sicuramente
all'altezza della loro fama. Questo si è death-metal, bravi!
_Subito dopo (ormai il sole è calato) riesco a procurarmi un posto in quinta fila circa, con grande difficoltà, visto che ad occhio e croce circa centomila persone si sono riversate sotto il True metal stage per assistere agli headliner del WOA 2002: i
BLIND GUARDIAN (8). Lo show dei Blind è durato circa due ore, con tanto di giochi di luce, fuochi
d'artificio, scenografie e passaggi pirotecnici a ritmo di musica. Il pubblico è rimasto estasiato da uno spettacolo unico e forse irripetibile per coinvolgimento e partecipazione. Ma a ben guardare, nella sostanza, i bardi di Krefeld hanno suonato meglio al Gods of Metal di
quest'anno, sebbene con dei mezzi a disposizione non così straordinari. Qualche stecca di batteria, qualche imprecisione di chitarra, qualche parte vocale non sempre ai massimi livelli, non hanno impedito ai Blind Guardian di dar vita a uno spettacolo memorabile; forse, a ben pensare, li hanno resi più "umani", ma sono cose che il fan medio del gruppo tedesco non nota nella concitazione del momento. Dopo
l'iniziale "Into the storm", abbiamo assistito alla storica "Welcome to dying", per poi tornare a "Nightfall in middle-earth", e poi ancora alla stupenda "Script for my requiem". Peccato che Hansi abbia presentato tutte le song in tedesco (ecco, questo non
l'ho apprezzato), snobbando un po' i fans stranieri. Andrè e Markus hanno suonato bene, ma nulla di trascendentale, Thomen è stato quasi sempre preciso, anche se conoscendo i Blind si potrebbe pretendere qualcosa in più. Fa nulla, tanto più che hanno suonato per due ore, continuando con "Lord of the rings", "Majesty", "The soulforged", "Valhalla", le stupende "Journey through the dark" e
"Mordred's song", "Born in a mourning hall" e infine la lunghissima "And then there was silence" (che hanno eseguito bene, ma che ammetto mi ha provocato più di qualche sbadiglio). Il pubblico, schiacciato
com'era verso le transenne, si è movimentato con un bel po' di body-surfing sulla folla, come si usa qui in Germania. Sembrava tutto finito, ma Hansi & co. non potevano farsi mancare "Mirror mirror" e, ovviamente, "The
bard's song", cantata a squarciagola da tutto il pubblico. Per concludere: un grandissimo gruppo, che però ha superato da tempo il suo apice (a mio modo di vedere corrispondente al periodo a metà tra "Imaginations" e "Nightfall"); uno spettacolo memorabile ma allo stesso tempo "umano" e non privo di sbavature. Tanta coreografia e tanta qualità...anche se temo sia il "canto del cigno" per la band tedesca. Storici.
_Contemporaneamente ai Blind hanno suonato anche Unleashed (purtroppo li ho persi, peccato),
Blitzkrieg e Nightmare. Contando che sono rimasto nelle prime file, sotto il palco, per quasi tutto il concerto degli headliner, ho deciso fosse meglio riposare un
po'. Non ho quindi visto i Green
Carnation, lo storico frontman tedesco UDO, e solo in parte ho assistito allo show dei
Kreator (che avevo però già sentito al Gods). Questi ultimi, ritornati alle sonorità thrash di un tempo, mi sono parsi un
po' fermi e non molto dinamici, proprio come al Gods. Per ora, il confronto con i connazionali Destruction vede perdente la band di Mille Petrozza, a mio parere, sebbene siano stati proposti brani nuovi come "Violent revolution", "Reconquering the throne" e cavalli di battaglia quali "Pleasure to kill" e la conclusiva "Flag of hate". Un buono show, ma credo che dai maestri del thrash ci si possa aspettare qualcosa di meglio, o almeno delle esecuzioni con una maggiore partecipazione. Pochi errori, insomma, ma una prestazione un
po' asettica.
_Ultima "fatica" prima del termine del festival. Nel True metal stage, a volume altissimo e con tantissimi fans sotto il palco, ha canticchiato le sue canzonette Tom Angelripper con i suoi
Onkel Tom. A quanto pare in Germania vendono così tanto che con i soldi ricavati Tom si paga le produzioni dei Sodom. Che i tedeschi poi si divertano con queste pacchianate lo si era già capito, e infatti il clima risulta delirante, sotto le note delle canzoni da sagra paesana dello zio Tom, inneggianti
all'alcol e al divertimento.
Sinceramente io ho preferito seguire le stupende atmosfere classicheggianti degli
HAGGARD (8), di cui ho tutti gli album, e che si sono presentati sul Party stage con un coro, una sezione
d'archi, un piano digitale e dei fiati, oltre alle due chitarre, alla batteria e al basso. La band, diretta da Asis Nasseri, ha fatto solo in tempo a proporre tre canzoni (le suite degli Haggard sono comunque molto lunghe), suonate molto bene, tra passaggi medievali e altri più spiccatamente barocchi, tra assoli di violino e parti death cadenzate, tra into di pianoforte e cori femminili. Ma non
c'è più tempo: gli organizzatori hanno evidentemente voglia di sbaraccare e a rimetterci è la band che non riesce a finire il suo show (loro cercavano di continuare, ma gli strumenti venivano spenti e smontati uno dopo
l'altro). Asis appare dispiaciutissimo, come tutti gli altri componenti, e il pubblico rende loro
l'omaggio più bello: prima circa 10 minuti di applausi, poi tutti insieme -io ero in terza fila- ad acclamare la band. Gli Haggard salgono nuovamente sul palco, si inchinano, ringraziano, e se ne vanno. Poi altri applausi. La band è imbarazzata, fa un altro inchino, poi decide di improvvisare il ritornello di "The final victory" a 'cappella', e tutto il pubblico canta con loro. Ancora applausi, incitamenti, per un totale di quasi 25 minuti sotto il palco, al freddo, alle 3.30 di notte.
E' stato emozionante, ve lo assicuro, e credo che gli Haggard nonostante i problemi non dimenticheranno questa serata!
_Conclusioni finali: Ok, è tutto finito, si dorme, si smonta tutto e arrivederci
all'anno prossimo. Mi aspetta un viaggio in Danimarca in treno, ed è meglio che vada a dormire. Cosa rimane di questo WOA 2002? Innanzitutto, tanti bei concerti. Tanta sporcizia (da cui comunque con un
po' di buona volontà si riesce a sfuggire), tanta birra (evvai!
:-P), tantissima gente. Nessuna traccia della impeccabile organizzazione tedesca tanto famosa (anche se di sforzi ne hanno fatti parecchi per allestire un festival così grande, bisogna ammetterlo). Infine, un gran ricordo, e un
po' di nostalgia.
Grazie a tutti i lettori e arrivederci!
Gabì-DarksomePoet
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