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Dioniso è una divinità che ha sempre stregato o che è sempre stata temuta, forse anche perché collegato a quel particolare stato di coscienza che induce il vino, che ci fa sentire a volte come persone fuori dal comune. 
Genealogicamente egli era figlio di Zeus e di Semele, fanciulla di Cadmo, amata da Zeus e allevato dal calore del fulmine. 
Questo perché nel mito Semele fu indotta dalla gelosia di Era a voler vedere l'amante, che glielo aveva proibito, ma fu abbagliata da esso e incenerita. Forse questa dea è una delle personificazioni della dea madre primordiale.
Il termine Semele è infatti etimologicamente riconducibile alla terra, bruciata dai raggi del sole (fuoco) ma i cui frutti sono salvi, mantenuti in vita dalle ninfe dell'acqua. Zeus infatti ebbe cura del figlio che stava per nascere, lo cucì nella sua coscia, e poi una volta nato lo consegnò ad Hermes, perché fosse allevato dalle ninfe, e se altri ritengono che sua nutrice fu sua sorella, in ogni caso entrambe le creature rappresentano l'elemento acqua.
La Terra è bruciata dal fulmine divino, rappresentante il fuoco divino che può essere anche distruttore; in questo caso dalle ceneri rinascono nuovi frutti, perché interviene l'acqua a moderare l'azione del fuoco, che altrimenti e' distruttore.
Dioniso stesso sembra che rappresenti l'elemento "umido", che grazie al calore, porta a maturità i frutti, e la cui energia temporanea cessa durante l'inverno. 
Il culto di Dioniso pare essere stato importato dall'Oriente, di dove Semele era molto probabilmente originaria. Sotto il nome di "Bacco" inoltre era il dio del vino e dell'agricoltura. Il vino ha il potere rituale di risvegliare strani moti all'interno di noi e di cambiare il nostro carattere per del tempo, oppure di indurci in uno stato dal quale si può partire per entrare in concomitanza con la divinità ed identificarci con essa. 
Alcuni ricollegano l'origine di Dioniso al dio Soma, anch'esso "patrono" delle bevande inebrianti, cresciuto nella coscia di Indra, di cui si parla nelle Upanishad. Inoltre il dio ha nascita maschile e questo sembra essere un motivo presente nella mitologia di alcuni popoli mediterranei.
E' detto Lysios o Liber in quanto liberatore: era infatti colui che liberava da se stessi, dalla prigione del proprio io normale. 
Alcuni tra i più significativi appellativi sono: Kissòs (Edera); Mainòmenos cioè "furente" in quanto provoca il "furor bacchico"; Endendros o Dendrìtes (lo spirito dell'albero), Pèlekys (doppia ascia, che è un'arma sacrificale con la quale si compiva l'uccisione del dio in forma di vitello o toro), Omàdios o omestès (colui che si ciba di carne cruda), Pyrogenos (nato dal fuoco); Bròmiosn (Bròmos, dio del tuono); Meilìkio (ricollegabile al miele offerto in sacrificalmente ai defunti e che serviva per imbalsamarli), Iakchos (portatore di fiaccola nei misteri notturni), Melphòmenos (poiché alle bevande in suo onore si fondevano canti e musica)
Numerosi erano gli altri suoi epiteti, molti dei quali richiamavano l'edera e il vino (Ampelos, tralcio di vite, ad esempio). Un suo nome era Nyktelios ( notturno) perché i riti si svolgevano per lo più di notte, anche perché era il momento più propizio, il momento più legato al subconscio. A Delfi Dioniso era signore dell'Inverno ed si mostrava durante questi mesi per poi scomparire in primavera. Con questo si intendeva dire che erano i mesi nei quali discendeva negli inferi. Sempre in questa polis si mostrava la sua tomba e Plutarco afferma che quando Dioniso è richiamato dal fondo del mare riemerge proprio dal paese dei morti.
Dioniso ha "vestito i corpi con pelle di cerbiatto, fatto stringere il tirso, la freccia d'edera"(le baccanti)
Il tirso e' un simbolo della kundalini, l'energia potenziale che giace addormentata alla base della colonna vertebrale e che e' possibile risvegliare, e poi incanalare attraverso apposite pratiche. E' costituito da diversi vegetali, che incarnano la potenza di rigenerazione di questo tipo di mondo. E' formato da un ramo di pino, da vite ed edera, con in cima una pigna e con attaccati sistri e nacchere, che avevano la funzione di produrre suoni estatici.
L'edera è sempreverde, è immagine del mondo vegetale e della sua ciclicità, incarna il tema della doppia nascita e le corna sono anch'esse simbolo di reincarnazione. 
L'edera e' considerata la controparte femminile e lunare della vite. La sua natura è opposta a quella del fuoco a cui corrisponde il vino.
Si avvolge a spirale, proprio come l'energia latente di cui sopra, su muri e piante. E' associata alla terra, e ad una possibilità di trascenderla. 
Alcuni sostengono che l'edera mischiata con il vino, poteva portare a delle esperienze estatiche, visioni e allucinazioni. E' sostanzialmente una pianta velenosa, ma ha in sé delle virtù guaritrici ed era anche utilizzata con delle funzioni rituali. 
Altre piante sacre a Dioniso erano il Mirto, associato con la morte ma che apparteneva anche ad Afrodite, dea dell'amore. Poi il Pino, il suo legno è utilizzato per le fiaccole delle feste notturne e la sua pigna era posta sopra il tirso), ed il Fico, e la leggenda vuole che Dioniso avesse piantato un fico davanti alle porte dell'Ade. 
La pelle di cerbiatto è detta Nebris e rappresenta l'istintività, l'animalità, una forza latente che si sfogava nello sparagmòs, la pratica di fare a pezzi le vittime e poi divorarne la carne cruda.
Un altro suo attributo era la Mitra, una specie di copricapo a turbante utilizzato sia da uomini che da donne.
Alcuni dicono che abbia corna di toro e sia incoronato da una corona di serpi. 
Il toro simboleggia la materia energica, ancora allo stato primordiale, che non e' stata ancora incanalata, è fecondità, forza generatrice, furia selvaggia, anche distruttrice. Quando Dioniso era invocato, le Baccanti immaginavano proprio questo animale, indicante anche la duplicità di chi dona e distrugge la vita.
Sacro a Dioniso era anche il capro. Il termine "Tragedia" deriva dal Greco Tragòs+Oide, cioè "canto del capro" e Dioniso era detto "Eripho", capretto. In una diversa versione del mito Dioniso fu salvato dallo sbranamento dei Titani e fu sostituito con il Capro Sacrificale.
Altri fiere importanti erano la Pantera, il Leone, l'Asino. Dioniso è il signore di queste bestie e ha la facoltà di addomesticarli.
La Pantera tirava il carro di Dioniso e si racconta che poteva essere catturata grazie al vino. L'asino era la cavalcatura di questo dio.
Un altro suo simbolo è il fallo, che alcuni sostengono che non sia da considerarsi come simbolo di fecondità, e si dice infatti che le Baccanti rifiutassero ogni tipo di rapporti di tal specie. Egli non vuole che il desiderio di coloro che sono da lui posseduti giunga a compimento, quindi c'è una continua tensione.
I riti dionisiaci prevedevano la danza estatica ed un determinato tipo di musica definita da Aristotele "catartica, orgiastica, entusiastica". Questi conducevano ad una catarsi, una purificazione. La musica induceva a uno stato in cui si era posseduti dal dio, l"entusiasmo".
La danza, sacra perché ritenuta di origine divina, ha il potere di creare un ordine e sono un mezzo per stabilire l'unita' con il divino. L'estasi riprodotta tramite il vino e la danza era uno stato di unione con il dio in questione. Importanti strumenti erano il flauto, le nacchere ed i timpani. Il flauto portava ad uno stato di eccitazione psicologica; il timpano era un piccolo tamburo fatto con pelle di toro, era probabilmente di origine asiatica ed era spesso utilizzato nei culti simili a quelli dionisiaci, il tam-tam induce a deliri estatici.
Il tutto induceva a un caos, uno sconvolgimento della realtà, il quale realizzava però un nuovo ordine occulto, così come la fine di ogni ciclo secondo la dottrina delle quattro età implicava un nuovo inizio. La suprema santità e la suprema sfrenatezza si congiungono, l'esperienza violenta è per eccellenza purificatoria perché una volta portato ogni proprio impulso vitale all'eccesso, esso ci porta ad un distacco materiale. 
La Vita (e dunque l'amore, atto attraverso cui la vita si produce) e la Morte si scontrano e si congiungono e Dioniso è sia signore della Vita che del suo opposto. 
Il Dionisismo è dunque una ricerca di un equilibrio con l'universo, un abolire le barriere tra uomo- animale - dio, attraverso l'annullamento dei contrari.
Il carattere della persona posseduta da "Dioniso" è quello di follia, di stravolgimento di ogni realtà pre-esistente. E' il dio nato due volte, i rituali dionisiaci portavano alla saggezza attraverso la follia. C'è l'incontro tra la distruzione e la rigenerazione. 
Nietzsche scrive, in riferimento all'epoca tragica: "l'arte dionisiaca per contro si fonda sul gioco nell'ebbrezza, ossia l'impulso primaverile e la bevanda narcotico". E parla della "rottura" del principio di individuazione: "l'elemento soggettivo svanisce completamente di fronte alla violenza prorompente dell'elemento generalmente umano, anzi universalmente naturale". Colui che partecipa alle cerimonie dionisiache si trasforma nel dio, che è altrimenti presente solo nella sua immaginazione.
Alcuni parlano di stato isterico. psicologicamente l'isterico non ha consapevolezza della realtà e confonde fantasia e realtà, in certo senso gli apparenti confini tra Spirito e Materia sono oltrepassati.
Infatti questo processo non coinvolge solo gli uomini ma la natura in maniera completa, fino a che tutte le barriere non vengono superate. Forse da una realtà individuale si passava a una superindividuale, una totale unione con la natura, un annullamento apparente dell'individualità. La follia è valorizzata e trasformata in esperienza sublime.
Dioniso è poi partecipe al potere di Ares in quanto infonde panico attraverso i suoi riti, egli è in grado di disperdere eserciti.
Le sacerdotesse di Dioniso erano dette Tiadi e, durante la stagione invernale, celebravano i loro riti, lanciandosi in una corsa sfrenata, alla luce delle fiaccole. La maggior parte degli adoratori di Dioniso erano donne, forse perché Dioniso era dio fallico e solare, nell'incarnare uno straripante spirito vitale .E la corsa forse e' un altro simbolo del superamento di ricongiunzione con lo spirito che anima la natura.
Si dice si cibassero di carne cruda, non prima di aver proceduto allo "sparagmòs". E forse la carne cruda rappresenta l'energia vitale che veniva assorbita. Viene così liberato l'animale divoratore, tipico della parte "bestiale" della natura umana. l'eccesso porta ad un successivo controllo. Lo smembramento, il ricoprirsi di pelle di animali, il passaggio attraverso il fuoco caratterizzano alcuni rituali sciamanici.
Nella tragedia "baccanti"compare inoltre il personaggio di Orfeo, da un lato vittima, dall'altro come fondatore dei misteri dionisiaci (v. Eschilo -Le Barassidi) o meglio orfici.
Dioniso secondo alcuni giace nel mondo sotterraneo della mente e si vendica di coloro che lo negano. Si dice che Dioniso fosse terribile con coloro che non lo onoravano, che non lo riconoscevano e a lui si opponevano, ogni cosa era coinvolta.
Le Menadi sono l'archetipo che indica la femminilità primitiva del mondo, sono madri e nutrici e nella loro ferina naturalità allattano cuccioli animali, per lo più selvatici. Sono capaci di far scaturire dai tirsi acqua e vino dalla fredda roccia, latte e miele dalla terra.
Le Menadi sono le madri spirituali di Dioniso bambino. Le tre figlie del re Cadmo sono rese folli da Dioniso perché non vogliono credere che Semele sia stata amata da un dio e ne abbia generato uno. Esse abbandonano la casa, corrono verso le montagne a celebrarvi dei riti.
Penteo, succeduto a Cadmo, proibisce il culto, cattura il dio. Ma questi riesce a liberarsi e a convincere Penteo a spiare le baccanti che lo fanno a pezzetti.
Qui il mito racconta che vi era un Dioniso detto Zagreus, il lacerato, il primo dio, figlio di Zeus e Persefone. era destinato al dominio supremo del mondo, e allora i titani lo tagliarono a pezzi e lo sbranarono. Era ne portò il cuore a Zeus che lo inghiottì e diede alla luce un altro Dioniso, detto "il Tebano". Poi fulminò i Titani e si narra che dai Titani fulminati nacque la razza umana, che aveva in se sia aspetti dionisiaci (divini) sia aspetti titanici (tellurici.).

Feste pubbliche in onore di Dioniso

Ad Atene si tenevano le "Dionisie capestri", che si concretizzavano nella "falloforia", che si riteneva che era un tipo di cerimoniale che aveva preceduto il culto di Dioniso.
Meno conosciute erano le Lenee (il termine "Lenai" era l'equivalente di Baccanti"). Il dio era evocato mediante un rito detto Daduchos, una specie di invocazione del dio. Queste erano parte dei misteri eleusini.
Poi vi erano le Antesterie e le Grandi Dionisie. Le prime erano ritenute essere le feste più antiche in suo onore e si svolgevano in diversi giorni. Diverse celebrazioni avvenivano e poi ci si recava nell'unico santuario aperto in quei giorni, detto Limnaion. Qui vi era la Basilimna, , la regina, che era considerata la sposa di Dioniso e vi era una ierogamia tra il dio e la regina che avveniva nel Boukelìon (stalla del bue)e questo ricordava la nascita taurina del dio. I tre giorni delle Antesterie dono anche seganti dal ritorno delle anime dei defunti. Eraclito diceva che "Ade e Dioniso" sono la medesima persona.




Bibliografia:

Mircea Eliade - Dioniso e le beatitudini ritrovate
Euripide - Le Baccanti
Friedrich Nietzsche - La visione dionisiaca del mondo
Riccardo Taraglio - Il vischio e la Quercia

Algiz
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