I
Apro gli occhi. La prima cosa che vedo, attraverso le mie ciglia, è un poster sul soffitto:
Nine Inch Nails. Dovrebbe trattarsi di un gruppo musicale, ma non li ho mai ascoltati. Il
poster l'ho trovato all'interno di un giornale, l'ho gradito, l'ho appeso. Ho un disco dei
Nine Inch Nails, ma non l'ho mai aperto. Mi è stato regalato. Da mia madre, prima che me ne
andassi e venissi a vivere qui. Ma ciò non è importante. Non morirei per quel poster. Mi
alzo, e cercando i miei calzini, mi accorgo di essere già vestito. Vado in bagno, piscio,
non scarico, mi sciacquo la faccia, mi guardo allo specchio, prendo atto del fatto che
dovrei radermi, prendo il rasoio da barbiere, che non ho mai posseduto, mi taglio la gola.
I/bis
Dei funghetti crescono sul marciapiede. Ne calpesto alcuni. Ne raccolgo tre o quattro. Mi
accorgo che sono velenosi. Li mangio. Nell'attraversare la strada vengo investito da una
carrozza trainata da otto delfini. L'esplosione è immediata.
II
Apro gli occhi. La prima cosa che vedo, attraverso le mie ciglia,
è un poster sul soffitto: Nine Inch Nails. Il mio gruppo preferito. Mi alzo e noto che sono
già vestito. Decido di uscire.
Apro la finestra. Ne esco.
II/bis
C'è del sangue su di me. Non capisco da dove provenga. Saluto una sposa che tiene un bambino
in braccio. Lei mi picchia e si sporca l'abito. Io per ripicca la pulisco e divoro il suo
bambino. Lei me ne offre un altro che sforna davanti ai miei occhi, ma io ovviamente
rifiuto: è troppo acerbo.
III
Apro gli occhi e mi annoio. Noto che la mia stanza è troppo spoglia. Ci vorrebbe qualche
poster per rallegrare un po' l'atmosfera. Allora apro la porta ed esco per andare a
comprarne qualcuno. Appena metto piede fuori della porta del mio appartamento sento che il
pavimento è freddissimo e mi rendo conto di essere completamente nudo. Allora rientro, mi
vesto ed esco definitivamente. Mi tocca fare dodici rampe di scale a piedi. Ci fosse almeno
un ascensore sarebbe un bel palazzo, ma non c'è. Fuori è già buio e intuisco che ho dormito
moltissimo. Scivolo sulla neve, rotolo un po' ma poi mi rialzo. Le strade sono deserte.
Passeggiando incontro solo due spazzini, un cane morto e un gruppo di quattro Camicie
Azzurre che mi domanda che cosa faccia in giro a quell'ora. Io gli rispondo ma dimentico di
iniziare il discorso con "Venerabili Amici". Mi pestano a sangue e poi se ne vanno senza
salutarmi. Vomito sulla neve. Riconosco dei tortellini. Perché li ho espulsi se mi sono
piaciuti? Mi rialzo e lo chiedo a uno spazzino, che come risposta mi minaccia con la sua
scopa. Continuo a passeggiare mentre albeggia. La densità di popolazione sulle strade
aumenta. Entro in un bar che ha appena aperto e chiedo dei tortellini. Vengo cacciato
immediatamente. Mi tolgo i guanti ed entro di nuovo chiedendo un caffè. Questa volta vengo
servito con gentilezza. Consumo e pago. Esco senza prendere lo scontrino e mi sento
benissimo. Riprendo il cammino. Entro in un negozio di articoli sportivi per comprare un
fucile subacqueo ma, mentre mi aggiro nel locale osservato attentamente dal gestore che sta
alla cassa, mi imbatto in una spada corta da samurai, di quelle usate per sventrarsi. Me ne
innamoro e la prendo dallo scaffale per comprarla. Mi viene un dubbio. Controllo le mie
tasche. Il portafogli c'è, ma le chiavi di casa no. Decido di divertirmi. Mi dirigo verso
l'uomo alla cassa e gli chiedo il prezzo dell'articolo che gli mostro. Egli mi risponde con
una cifra che non ascolto. A questo punto sfodero la spada e, velocissimo, gliela punto alla
gola. Lui è immobile ma suda un po' nonostante il freddo. Poi faccio un balzo indietro, da
perfetto samurai, e faccio harakiri. Mentre mi accascio al suolo agonizzante guardo l'uomo
negli occhi e lo trovo un po' perplesso. Che figata! Rido. Muoio.
III/bis
Una discoteca. Gente che balla. Gente piuttosto elegante. O che si crede tale. Hanno un
proprio codice. Strobo. Psichedelia. Su una base techno-rave martellante e apocalittica una
voce declama "Produci, Consuma, Crepa". Quei manichini danzanti ballano urtando le carcasse
di maiale appese a dei ganci per tutta la pista da ballo. Esse oscillano (macabro) e il
sangue che sgorga a fiotti dalle loro gole tagliate esce ad ogni oscillazione dai secchi di
latta posti sotto le carcasse con lo scopo di raccogliere il sangue. Il pavimento si bagna e
la gente calpesta il sangue. In terra c'è cenere e ci sono pedate insanguinate. Inizia a
colare sangue dal soffitto che imbratta gli abiti delle sagome. Essi, nell'estasi del
delirio, non sembrano accorgersene. In quell'acquazzone di sangue le loro carni si fondono
in un'unica massa alla velocità di 136 battiti al minuto. L'enorme, viscido, imbecille blob
esce dalla sala e striscia sulla strada. La terra viene colpita da
un'enorme meteora. Crepa.
IV
Apro gli occhi e mi sento entusiasta. Mi alzo e rido di gusto. Mi tolgo il pigiama. Mi
taglio le vene. Mentre attendo la morte mi annoio. Corro a cercare delle bende per fasciarmi
i polsi e frenare il flusso di sangue. Sforzi quasi inutili, ma con l'impegno riesco a non
morire. Svengo. Mi riprendo poco dopo e, freneticamente, mi vesto per uscire. Mi precipito
nell'ascensore che mi attendeva di fronte alla mia porta. Questa volta le chiavi di casa ce
l'ho. Scendo al piano terra ed esco di corsa. Fuori c'è il sole e la neve si sta
sciogliendo. Regolarmente scivolo. Sembra un giorno qualunque ma sono entusiasta. Ho una
fame tremenda. Negli ultimi tre giorni ho solo vomitato dei tortellini e bevuto un caffè.
Sono tre anni che non lavoro. Fortunatamente i soldi non mancano. Quando mi servono li
trovo. Ma ciò non è importante. E' mattino. Vado a colazionare nello stesso posto di ieri.
Mi riconoscono. Infatti tentano di cacciarmi. Poi mostro loro le mie mani. Non porto guanti.
Allora mi accolgono con gentilezza. Un cappuccino e una brioche. Tranquillissimo. Consumo e
pago. Ciò che succede nell'e è alquanto interessante e degno di nota. Mentre consumo sfoglio
un quotidiano. Era appoggiato su un tavolo vicino. Si tratta de 'Il Corriere Azzurro'. Non
poteva essere diversamente. Mi trovo in un locale pubblico. In prima pagina il titolo
principale è "Godzilla a Milano!". Evidentemente non sono ancora riusciti a fermarlo. Ieri
sera ha distrutto i quartieri G6 ed F6 di Milano 5. Io vivo al B3. Dovrei cominciare a
preoccuparmi. Passo alla pagina locale per approfondimenti. Trovo qualcos'altro che mi
distrae da Godzilla. "Giovane si toglie la vita in negozio in periferia". Mi guardo intorno
agitato. Inizio a sudare. Sarà un altro. Non è possibile che si tratti di me. Leggo
l'articolo. Suicidio commesso con arma esotica. La stessa arma aveva prima minacciato il
pubblico esercente. Cadavere non ancora identificato ma riconosciuto dalle Camicie Azzurre
del quartiere come quello di un giovane che si aggirava con fare sospetto per le vie della
zona tra le quattro e le cinque del mattino. Sono io! Non c'è dubbio! Però non è possibile!
E' illogico! Assurdo! Come poteva essere finita sul giornale la notizia del mio suicidio?
Non è stata la prima volta che mi sono ucciso! Non è più un segreto. Il mio hobby è il
suicidio. Quando non so che fare mi uccido. Sono un ragazzo come tanti altri, solo che ho il
vizio di ammazzarmi. Mi è venuto in mente dopo aver visto un film in tv. La prima volta
quasi non volevo. E' stato per sbaglio. Da un lato avevo paura. Dall'altro era una nuova
esperienza e mi sentivo eccitato. Poi ci ho preso gusto. Ho iniziato a farlo regolarmente
nei giorni festivi. Poi sempre più spesso. Mia madre non gradiva il vedermi morto in giro
per casa. Così me ne sono andato. Ora che vivo da solo lo faccio quasi tutti i giorni. Ma
non sono mai finito sul giornale! E adesso... Solo perché l'ho fatto in pubblico... Cazzo, è
illegale! Posso essere considerato un criminale! Che figata! Stasera lo rifaccio. Pago.
Esco. Compro una copia de 'Il Corriere Azzurro' e corro a casa. Ritaglio l'articolo che mi
riguarda. Lo inserisco in un album per fotografie. Ne ho altri otto mai utilizzati. Accendo
lo stereo e metto sul piatto un disco dei Nine Inch Nails. Ne pesco uno a caso. Prendo
'Broken'. Avrò consumato il solco a forza di ascoltarlo. Il volume è troppo alto ma non lo
abbasso. Però inizio a saltare e a sbattere la testa sulle pareti allontanandomi dalle
casse. Quando mi accorgo di sanguinare mi ricompongo. Abbasso il volume. Ci tengo a tenermi
vivo fino a stasera. Ah! Ah! Stasera!... Apro il frigorifero. C'è solo un pomodoro e una
lattina di Coca Cola. Pranzo con ciò. Però noto che è ora di fare la spesa. E' finita anche
l'eroina. Ci penserò domani mattina. Mentre mangio guardo la tv. C'è il TG a reti unificate.
Stanno parlando di Godzilla. Ci sono scene di panico nei quartieri limitrofi a quelli
distrutti. Si sta procedendo ad un'evacuazione di massa. Gli individui di 1^ categoria in
quei quartieri non ci vivono. Gli individui di 2^ categoria sono stati trasferiti nelle
Nuove Case Popolari di Milano 3. Gli individui di 3^ categoria verranno trasferiti in serata
a Milano 7, la nuova loculopoli appena edificata. Gli individui di 4^ categoria possono pure
restare là dove sono. Non credo si tratti di una buona politica. Ma io non me la sento di
criticare. Ormai ho concluso che dal punto di vista politico sono completamente pazzo.
Alcuni miei amici che la pensavano come me e non si erano iscritti al Listone, dopo essere
stati sottoposti ad un test per verificare la loro attitudine politica, furono mandati in un
ospedale psichiatrico a Bombay, in India, che da alcuni mesi era divenuta colonia
dell'Impero. Pur sapendo di essere pazzo anch'io, ho finto e mi sono immediatamente iscritto
alla Loggia Azzurra. Da sei anni non ho loro notizie. Rutto. Ho finito di mangiare. Spengo
la tv. Chiudo il frigo. Spengo lo stereo. Mi butto sul letto e mi addormento. Sono felice.
Quando mi riprendo dal torpore il sole è già tramontato. Esco. Cerco un posto per cenare. Lo
trovo. Scelgo qualcosa a caso sul menu. Ordino. Dopo un po' mi portano due insalatine e una
pizza con le zucchine. Per bere vodka pura riscaldata. Pago. Mi sento un po' alterato.
Scendo sottoterra. Compro un biglietto per la metropolitana. Prendo quella che mi porta al
D4. C'è una discoteca estrema che conosco. Più che altro conosco una delle Camicie Azzurre
che sono di pattuglia fuori. Mi fermo al D4. Torno all'esterno. C'è da fare parecchia strada
a piedi. Gli autobus non sono per la mia categoria. C'è parecchia gente. Nessuno che io
conosca. Quelli che conosco non espongono la loro pelle all'aria di Milano 5. Si inizia a
vedere l'insegna luminosa che cercavo. 'Ultimo Mondo Cannibale'. Tipico. Ci sono le solite
quattro Camicie Azzurre che controllano il parcheggio. Riconosco il mio amico tra loro. Vado
verso di lui. "Ciao Giorgio!" (gli dico). "Ti spacco la testa!..." (mi risponde a denti
stretti). Arrossisco. "Venerabile Amico, chiedo scusa". "Già va meglio. Che c'è?".
"Venerabile Amico, controllando il mio frigo ho notato di aver finito le scorte di eroina".
"Uffa, che palle..." (sbotta). "Franco!" (urla a un suo collega). "Che cazzo vuoi?!" (ha
sentito). "Abbiamo un po' di eroina sul carro?" (urla di nuovo). Senza rispondere l'altro
viene verso di lui brandendo un manganello. Arrivato vicino a noi lo colpisce sul capo.
Soffre. "Sì" (dice l'altro). "Vieni Con Me" (mi dice il mio amico, sanguinante). Andiamo
insieme verso il loro carro blindato. Egli sale e da dentro mi chiede quanta me ne serve.
"Otto dosi, per adesso" (rispondo). "Cooosaaa??!!" (si altera). Mi imbarazzo. "Venerabile
Amico, chiedo di nuovo scusa". Lui grugnisce qualcosa. Esce con otto dosi di eroina
preconfezionata e una siringa. "Questa te la regalo" (mi fa). "Venerabile Amico, ti
ringrazio" (rispondo). Pago. Sto per congedarmi. "Senti, dato che ormai la compri
regolarmente, lo faccio sapere a quelli del B3, così non c'è più bisogno che arrivi fino a
qua per procurartela". "Venerabile Amico, ti ringrazio di nuovo e ti saluto". Grugnisce. Mi
dirigo verso l'ingresso di 'Ultimo Mondo Cannibale'. C'è una nuova Camicia Nera che
controlla chi entra. E' di bassa statura. Dopotutto non ha bisogno di impaurire. Le Camicie
Nere hanno diritto di uccidere sempre e comunque. Invece le Camicie Azzurre devono motivare
i loro omicidi. Ovviamente gli individui di 1^ categoria non possono essere uccisi in nessun
caso. Mi guarda con sospetto. Mi blocca. Attende che lo saluti. "Venerabile Fratello, saluto
la Vostra Autorità". Lui annuisce. Ora attende che gli mostri la tessera del club. Gliela
mostro. Lui osserva con attenzione, mi restituisce la tessera e mi lascia entrare dicendomi
dietro "Cercati un lavoro, coglione". Io non rispondo. Percorro il corridoio che porta alla
sala 'Delirio'. C'è del sangue in terra. Qui dentro tutto è permesso. Tutto è segreto. Però
per convenzione tutto ciò che è pericoloso accade nell'attigua sala 'Incubo'. C'è anche la
sala 'Bizarre', ma vi accade dell'altro. Dove sono io ora c'è una musica soffusa e ipnotica.
Mi appoggio ad un muro. Utilizzo la siringa che mi ha dato Giorgio. Poi lancio la siringa
tra i corpi che ballano. Non ho l'AIDS. E' divertente causare il panico. Tipi assurdi
scappano strillando. Rido. Cerco la lama che ho comprato ieri. Non ce l'ho addosso. L'ho
lasciata a casa. Deluso, esco. La Camicia Nera di prima mi guarda storto. Vedo una ragazza
bionda (ossigenata) vestita con alcune strisce di pelle nera. E' appena uscita dalla porta
sul retro della sala 'Bizarre'. Oscilla. Non riesce ad orientarsi. 1) E' ubriaca. 2) Ha
subìto. 3) E' fatta. Ciò non è importante. Io impugno la lama che ho comprato ieri. Le corro
incontro saltellando. Ghigno. Sbavo. Ridacchio. Ansimo. La guardo famelico. Sembro proprio
un pazzo furioso. Lei impazzisce. Incomincia a strillare. Piange. Picchia la porta da dove è
uscita. Non si apre dall'esterno. E' isterica. Singhiozzando mi implora di non farle del
male. Povera illusa. Le rido in faccia. Faccio un passo avanti. Lei è incapace di muoversi.
Non fa altro che piangere e urlare. Faccio un altro passo e mentre rido mi squarcio la gola,
lentamente ma profondamente. Sanguino come un maiale. Il mio riso si strozza. Quasi mi
stacco la testa. Lei sviene. Io Muoio.
IV/bis
Mio nonno è uscito dalla tomba. E' venuto a parlarmi. E' molto elegante. I suoi abiti gli
stanno molto larghi. E' uno scheletro. Mi dice "Guardati dalla Setta del Rammarico,
Proclamatori della Malinconia Interna ed Eterna. I loro Sacerdoti appaiono come preti, ma in
realtà sono eretici e blasfemi diavoli assetati di sesso, i corruttori della gioventù. I
loro adepti sono giovani ebeti che rubano a chi dà loro ascolto. Conoscere e capire. Ein,
Zwei, Drei". Mi saltano i nervi. Grido. "Non è possibile! Non ci credo! Non puoi essere
uscito dalla tomba! Non puoi rientrarci! Non da solo!" Lui si rattrista e se ne va. Io lo
seguo di nascosto. Al cimitero. Davanti alla sua tomba. E' un loculo. E' in alto. La lapide
non è al suo posto. E' appoggiata a terra. Lo scheletro ben vestito cerca di arrampicarsi
per tirare giù la sua bara dal loculo aperto. Dopo molti sforzi ci riesce. La bara cade a
terra. Si scheggia. Rotola. Fa rumore. E' rovinata. Il coperchio è volato via. La bara è
rovesciata su un fianco. Il morto recupera il coperchio e rimette la bara nella giusta
posizione. Si stende nella cassa e la chiude con il coperchio. Piange. Non riesce a
sigillare la bara. Piange. Non riesce a sollevarsi da terra ed a ritornare nel loculo.
Piange. Non riesce a richiudere il loculo con la lapide. Piange. Inizia a nevicare sangue.
V
Apro gli occhi e mi sento veramente realizzato. Mi prende l'ansia. E' molto tardi. Mi alzo
di scatto. Guardo oltre la finestra. Ha nevicato di nuovo. Mi tolgo il pigiama. Esco di casa
nudo. Sbatto la porta. Ci urino sopra. Mi sdraio sulle scale. Rotolo fino all'ingresso del
palazzo. Esco. Corro fino all'edicola più vicina. Chiedo una copia de 'Il Corriere
Azzurro'. L'edicolante è negro. Mi chiede di pagare. Sono nudo. Non ho niente. Inizio ad avere freddo.
Gli faccio una pernacchia. Scappo. Torno a casa. Mi rendo conto che mi sono chiuso fuori. Mi
siedo sullo zerbino. Punge. E' bagnato. Controllo il giornale. "Godzilla distrugge l'E5 e
l'E4". Inutili gli sforzi delle forze dell'ordine. "Il maniaco suicida colpisce ancora".
Questa volta al D4. Di fronte ad un'uscita secondaria del disco club 'Ultimo Mondo
Cannibale'. La ragazza è sotto shock. La Camicia Nera dice che il morto è iscritto al club.
La sua descrizione corrisponde a quella del suicida di ieri. Evidente che si tratta dello
stesso. Si è vicini all'identificazione del maniaco. Mi arresteranno. O no? Esagerare.
Prendo l'ascensore e scendo di nuovo. Fuori, sono nudo col giornale. Torno su. Faccio
passare il giornale sotto la porta. Torno giù. Corro nudo sulla neve. Per ore. Esco dalla
zona industriale. Dovrei essere in campagna. Nell'A6 o nell'A5. Tremo dal freddo. C'è una
casa isolata. Decido di introdurmici. Mi piazzo davanti la porta. Mi aggiusto i capelli.
Suono il campanello. Non viene nessuno ad aprire. Mi avvicino alla finestra più vicina. E'
chiusa. Spacco il vetro con un pugno. Mi faccio molto male. Sanguino. Apro la finestra. Mi
introduco. Qualcuno sta facendo la doccia. Vado in cucina. So dov'è. Prendo un lungo
coltello. So dov'è. Sono nudo. Non è educato presentarsi nudi in casa di sconosciuti. Vado
in camera da letto. So dov'è. Apro l'armadio. Solo vestiti da donna. Prendo un abito lungo
chiaro da damina del settecento. Faccio a meno della biancheria intima. Me lo metto. Torno
davanti alla porta del bagno. Mi ci è voluto un po' per trovarlo. Mi ha aiutato il suono
della doccia. Apro delicatamente la porta per non fare rumore. Non la richiudo. Dietro la
tendina della doccia si intravede una sagoma umana. Scroscio dell'acqua. Fruscìo dell'abito.
Brandendo il coltello con la mano destra, con l'altra apro di scatto la tendina. L'anziano
signore coi baffi che stava facendo la doccia mi vede. Strilla. Anch'io. Si appiattisce
sulla parete. Io no. Alzo il coltello su di lui. Lo abbasso sul mio stomaco. Mi colpisco
ripetutamente. Il mio sangue arriva sul suo volto. Strilla ancora. Io rantolo. Mi accascio
al suolo. Muoio alla diciottesima coltellata. Penso di avergli rovinato l'abito.
V/bis
Una vasca da bagno isolata in un deserto ghiacciato. E' piena di sangue. Non ha rubinetti ma
il sangue straborda continuamente dalla vasca. Il sangue si sparge sul ghiaccio. Il ghiaccio
si scioglie e l'acqua si mescola col sangue. Un delfino scivola fuori dalla vasca. Inizia a
nuotare. Il cielo da grigio diventa azzurro, poi giallo. Il sole. Inaridisce. Il sangue si
coagula. L'acqua evapora. Il delfino muore.
VI
Apro gli occhi e mi sento forte. Deciso. Guardo il mio amato poster dei Talking Heads. Resto
immobile per circa venti minuti. Scendo dal letto. Vado in bagno e faccio quello che devo
fare. Apro l'armadio e mi fermo a riflettere. Mi infilo gli slip di pizzo nero. Non mi
applico l'assorbente. Opto per un reggicalze anch'esso nero e per un paio di calze nere.
Anfibi che fanno tendenza. Gonna lunga, ampia e grigia. Reggiseno imbottito per modellare al
meglio le mie forme. Maglione di lana caprina rosa pastello. Pelliccia di visone morto.
Monili in corallo. Vado allo specchio. Mi do' un po' di trucco. Rosso sulle labbra. Viola
sugli occhi. Pettino la mia lunga chioma e ci ripongo un cappello nero a larga tesa. Do'
un'occhiata agli articoli sul maniaco suicida che ho raccolto in questi ultimi mesi. Faccio
una risatina sotto i baffi. Dovrei radermi. Grido a lungo e mi rovino la voce. Do' una
testata forte contro un muro. Cerottone sulla fronte. Prendo la borsetta. Apro il
frigorifero. Scelgo un limone. Chiudo il frigorifero. Mi metto il limone nella tasca destra
della pelliccia. Apro la porta d'ingresso. Esco. Chiudo a chiave. Chiamo l'ascensore.
Attendo un attimo. L'ascensore arriva dall'alto, la porta si apre, salgo, si richiude.
Spingo il tasto 0. Qualcuno ha vomitato nell'ascensore. Arrivo allo 0 ed esco dall'edificio.
Fuori è freddo e c'è molta neve. Vado in edicola. Acquisto una copia de 'Il Corriere
Azzurro'. Vado sottoterra. Prendo la metropolitana per andare al G7, interamente occupato
dall'enorme centro commerciale 'Azzurro Cielo'. La metropolitana ci mette più del solito.
Devo anche cambiarla due volte perché alcune linee sono state distrutte da Godzilla. Non
riesco a leggere il giornale. C'è troppo movimento. Arrivo. Torno in superficie. Il cielo è
cementato. Entro nell'enorme edificio azzurro attraverso l'ingresso più vicino. Mi ritrovo
nel reparto banane. Prendo un motocarrello e mi dirigo verso il reparto limoni.
Furtivamente, badando bene a non dare nell'occhio estraggo il mio limone dalla tasca della
pelliccia e lo faccio cadere in mezzo agli altri limoni. Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah!
Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah!
Ah! Mi agito. Sudo. Fuggo col motocarrello e mi fermo nel reparto calzini. Do uno sguardo al
giornale. Godzilla ha distrutto il D4, il C4 e il B4. Si è dato da fare. Il maniaco suicida
ha colpito ancora in aperta campagna. Il testimone dopo aver avvisato le forze dell'ordine
si è a sua volta tolto la vita con un'overdose di red shit. Le Camicie Nere sono sulle
tracce del pericoloso criminale ed affermano che riusciranno a fermarlo prima che faccia di
nuovo scempio di sé. Se mi trovano mi uccido. Faccio spesa. Compro un lanciagranate, una
granata da lanciare, una pistola di precisione 'Mod. Fiorello 5' a 24 colpi, 24 proiettili
adeguati, delle bende di nylon, un martello molto grosso e pesante, una carota ed un ciocco
di legno grande quanto basta. Pago con un assegno. "Signorina, lo scontrino". Prendo lo
scontrino. Carico la merce sul motocarrello. Esco dall'edificio pentagonale e mi dirigo
verso il parcheggio. Quando non c'è pi— asfalto ma c'è solo terra, arata di recente da
Godzilla, continuo. Diventa abbastanza difficile guidare un motocarrello su quel terreno. Si
sta facendo buio. Si è fatto buio. Arrivo in una piccola area che non è stata toccata da
Godzilla. C'è una casa illuminata. Mi fermo davanti alla porta d'ingresso. Scendo dal
motocarrello. Carico il lanciagranate. Grido "Caro, sono a casa". Distruggo la porta. Entro.
Succede qualcosa. Caro è legato sul letto in mutande con delle bende di nylon. Tra le gambe
divaricate ho posizionato il ciocco di legno. E' terrorizzato. Sbiascica qualche sillaba
ogni tanto. Ha gli occhi spalancati. Mangio la carota. Impugno il martello. Lo sollevo sopra
la mia testa. Gli dico "Lo faccio perché mi diverte". Lui grida in preda al panico. Abbasso
il martello. Tenta invano di liberarsi. Mi colpisco con violenza la gamba sinistra. Poi la
destra. Poi di nuovo la sinistra. Lui sviene. Io piango e grido. Mi si rovinano le calze.
Continuo a darmi mazzate sulle gambe. Tremendo dolore fisico. Sanguino. Cado a terra. Sento
che qualcun altro sta entrando in casa. Con uno sforzo enorme riesco a sollevarmi da terra.
Faccio qualche passo incerto. Sei Camicie Nere piombano nella stanza. Una è quella che mi
aveva visto quando sono stato ad 'Ultimo Mondo Cannibale'. "Lo sapevo che eri tu, bastarda".
Mi dice ghignando. 'Ultimo Mondo Cannibale' non c'è più. Per questo lui è qui. Tutti e sei
puntano verso di me dei fucili mitragliatori alquanto minacciosi. Però so che non mi
uccideranno. Non permetteranno che io muoia. Mi vogliono vivo per darmi la pena di morte.
Estraggo la pistola dalla tasca della pelliccia e tento di spararmi alla tempia. Una Camicia
Nera mi salta addosso e riesce a deviare il colpo che ferisce lui al collo. Scappo, con le
gambe mezze rotte. Esco dalla casa. Rubo una jeep col sigillo del Serpente Nero. Imbocco una
strada asfaltata. Le altre jeep mi inseguono. Ad un certo punto la strada si dimezza. Sulla
destra c'è un cratere largo e profondo. E' lì che è caduto l'uovo di Godzilla. Le Camicie
Nere mi stanno alle calcagna. Mentre guido mi sporgo fuori dalla jeep. Con la mano destra
guido e con la sinistra impugno la pistola. Miro alla mia ruota sinistra posteriore.
Colpisco. La jeep sbanda ed esce di strada. Cado nel cratere. All'urto la macchina si
incendia. Mentre prendo fuoco, e con me i miei abiti, grido "Succhiatemi il cazzo!!!"
VII
Mi sveglio di soprassalto cinque minuti dopo. Boom! "Spacco Tutto!". Boom! Sono maschio e
intatto. Boom! "Sò cattivo!". Boom! Prima o poi verranno a prendermi. Boom! "Nun sò
bono!". Boom! Devo andarmene al più presto. Boom! "Sò cattivo!". Boom! Corro ad aprire i rubinetti
del gas. Boom! "Pacco Tutto!". Boom! Vado a vedere dalla finestra cos'è sto casino. Boom!
"Viuulenz!". Boom! E' arrivato Godzilla. Boom! "Io c'ho il fiammo'!". Boom! Sfiamma e
scazzotta. Boom! "Pacco tutto!". Boom! Ha buttato giù diversi palazzi e si sta avvicinando
al mio. Boom! "Cò cazzo guardi! Te rompo il culo!". Boom! Mi sta guardando da fuori. Boom!
"Io sò cattivo!". Boom! Quando è vicinissimo gli faccio una pernacchia. Boom! "Te
ffiaro!". Boom! L'appartamento esplode. "Orca Maronn!".
VII/bis
Mi sto scopando una donna con foga. Io le sto sopra. Spingo con violenza. Siamo nudi e
sudati. Mentre stantuffo col pene, senza farlo uscire, infilo nella vagina anche le mie
mani. Per permettere questo il mio pene si allunga a dismisura. Affondo tutte le mie braccia
nella vagina. Intanto continuo a fottere. Introduco la mia testa. La penetro con tutto il
corpo. Vengo completamente risucchiato da quella fica. Caldo, stretto, umido. Risalgo fino
all'utero. Con un po' di sforzo riesco ad entrarci. Fluttuo nel liquido amniotico in
posizione fetale. Così va bene. Così tutto si calma.
VIII
Quando mi svegliai il sole era già alto ed io mi sentivo libero. Non sapevo ancora bene da
che cosa, ma ero libero: mi si preannunciava una stagione celestiale. Istintivamente alzai
gli occhi al cielo. Il cielo era azzurro pezzato. Capii immediatamente che non mi trovavo
più in quello squallido appartamento di Milano 5 nel B3. Capii che non avrei più sentito
l'esigenza di vivere situazioni assurde quali quelle vissute e rivissute più volte in
passato. Sentivo la mia mente libera da ogni oppressione e non più allineata all'orrore
quotidiano preprogrammato tipico della vita (?) metropolitana. Tentai di guardare il sole ma
dovetti subito ritirare lo sguardo: non ero abituato a così tanta luce. Ero disteso in un
prato verde costellato di piccolissime margherite. Una formichina mi camminava su una mano,
ed io la uccisi sadicamente. Biancaneve morì. Mi alzo. Mi sono ricordato di un appuntamento.
Scendo in strada. Non la conosco ma credo sia fuori Milano 5. Entro in un emporio. Chiedo un
piatto di sushi alla pugliese. Il padrone della bottega mi guarda con comprensione. Non mi
risponde. Dopo un po' va nel retro. Sento un po' di rumore. Torna con 3 m di corda. Una
corda molto robusta. "Quanto le devo?". "Per oggi offre la casa. Fa piacere avere un nuovo
cliente." E mi congeda con un sorriso. Io sputo in terra ed esco. Mi dirigo con
sicurezza verso un ponte. Sotto scorre un piccolo ruscello. Mai visto prima. Lego saldamente
un'estremità della corda ad un lato del ponte. Dell'altra estremità ne faccio un cappio. Me
lo metto al collo. Vedo un signore che cammina sul ponte. Viene verso di me. Ha la testa
immersa nel giornale. Mi tolgo il cappio dal collo. Lo aggredisco. Lo colgo di sorpresa.
Mentre cerca di liberarsi dalla mia presa gli infilo il cappio al collo. Lo stringo. Lui
chiede aiuto. Urla. Io lo butto giù dal ponte. Resta appeso. L'osso del collo gli si spezza
sul colpo. Non urla più. Scuote un po' le gambe. Il volto gli diventa violaceo. Tira fuori
la lingua. Gli occhi gli escono dalle orbite. Eiacula. Muore. Resto lì a guardare per un
po'. L'acqua del ruscello gli lambisce le scarpe. Se la corda fosse stata un po' più lunga
si sarebbe spezzato le gambe ma non sarebbe morto. Inizio a riflettere. L'hobby del suicidio
è uno spasso, ma alla lunga diventa noioso. Il mio passatempo preferito era diventato
routine. Avevo bisogno di compagnia. Ma non bastava esibirmi in suicidi al pubblico.
Finalmente ho capito. Morire non è bello quanto far morire. Togliere la vita al resto
dell'umanità è il senso della vita. Il suicidio così avrà un senso solo quando sarò rimasto
solo. Quando non ci sarà più nessuno ad osservarmi. Tuttavia l'omicidio non sarà la mia
missione, il mio lavoro, bensì il mio hobby. Spegnere una vita. Che sballo! Ora sì che sono
un uomo. Quando incomincio a sentire puzza di merda me ne vado.
Cenotafio
Il giorno dopo all'ultimo fatto narrato il 'Corriere Azzurro', oltre ai soliti articoli
sulle distruzioni operate da Godzilla, sempre più simili a delle inutili postvisioni del
tempo, dedicava anche un lungo articolo alla cosiddetta "redenzione del maniaco suicida".
Riassumendo, l'articolo spiegava che il terribile maniaco suicida che negli ultimi tempi
aveva seminato il panico a Milano 5, e che era riuscito a sfuggire alle Camicie Nere che gli
avevano teso un agguato, si era di nuovo fatto vivo. Questa volta però non a Milano 5 ma in
un piccolo centro abitato al di fuori del territorio milanese. E questa volta non per
togliersi la vita, ma per uccidere.
Ebbene sì, finalmente il temibile maniaco ha ucciso un uomo. Finalmente si è potuta mettere
la parola fine a questa serie di terribili suicidi. Finalmente l'umanità può dormire sonni
tranquilli. Uccidendo quell'uomo il maniaco si è reinserito nella società.
Il giornale terminava l'articolo augurandosi di poter far avere ai suoi lettori più notizie
possibile sulle gesta di questo figliol prodigo dell'Impero Azzurro.
F I N E
Vanni Fabbri [1994]
email :
moonfish999@libero.it
|