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. Il Nome di Lei
Luca stava scrivendo, la biro nera scorreva facile sui fogli a quadretti del quadernone.

'... a volte capita... 
..ho passato la mattinata sdraiato su un prato, ascoltavo al walkman sempre la stessa cassetta, immobile sull'erba, grande cosa l'autoreverse. Musica oscura, romantica, le parole love e death cantate più di ogni altra. Per lo più tenevo gli occhi chiusi. Ogni tanto guardavo le cime degli alberi e le foglie. Ho pensato a molte cose mentre stavo lì steso, ma soprattutto mi sentivo profondamente inutile ed era tutto ok, perché alle volte una botta di realismo va bene, non c'è nulla di male ad essere inutile. Quando me lo dicono i miei, che sono inutile, lo fanno per ferirmi o darmi una smossa o che ne so, ma anche loro sono assolutamente inutili. Quelli come loro pensano di essere necessari solo perché si aggrappano gli uni agli altri; ma sono inutili come me, come gli alberi, come le stelle, come i disegnatori di fumetti e come i chirurghi.
Mentre stavo lì sdraiato ho pensato che sarebbe stato bello se fosse passata quella ragazza, quella con i capelli magici e due lacrime di rugiada avvelenata in fondo agli occhi, e passando lì si fosse accorta di me che ero solo a ascoltare una cassetta messa insieme pensando a lei, ed ero sicuro che se fosse passata m'avrebbe visto, e m'avrebbe chiesto cosa ascolti, e le avrei risposto ascolto il sogno di parlarti fatto musica, ma non è passata.
Quando ogni tanto aprivo gli occhi, e vedevo i rami mossi dal vento, il colore del cielo mi sembrava più vero del reale, come se fino allora l'avessi visto solo attraverso uno schermo in bianco e nero e all'improvviso ZAC! eccolo lì con tutti i suoi colori e sfumature.
A un certo punto, i rami e le nuvole hanno iniziato a girare come quella volta che ero ubriaco steso per terra in mezzo a una pineta, solo che stavolta non avevo bevuto, e pensai sarà la primavera, sarà.
Avrei voluto non alzarmi mai...  in un certo senso è stato così, per l'intensità e la pienezza con cui ho vissuto quel momento è come se non mi fossi mai alzato dal prato, come se fossi stato sempre lì e lì da sempre... 
... a volte capita... '


Un brontolio dello stomaco gli ricordò che era da un bel pezzo che non metteva niente sotto i denti. Luca posò la penna, andò in cucina per prepararsi un panino; arrivato a metà del corridoio si fermò di botto, ricordandosi improvvisamente di qualcosa, ed entrò in camera di suo fratello. Anzi, di quel testa di cazzo di suo fratello. Quando quel testa di cazzo di suo fratello tornava a casa in licenza, era capacissimo di prenderlo a calci nel culo, se si accorgeva che mancava qualcosa da camera sua. Luca dette un'occhiata rapida ai calendari tette e chiappe appesi alle pareti, uno sguardo anche agli scaffali pieni di coppe coppette e trofei. Nein. Andò con sicurezza verso l'armadio, aprì un’anta, infilò un braccio in mezzo ai maglioni impilati uno sull’altro, e con un sorriso soddisfatto tirò fuori quello che cercava: un coltello da marine in stile rambo, con tanto di bussola incastonata in fondo all'impugnatura. Suo fratello lo aveva da un sacco di tempo; sempre stato fissato con le armi e quel tipo di stronzate, suo fratello. Luca s'infilò il coltello in una ampia tasca laterale dei pantaloni neri; richiuse con cura l'armadio, uscì dalla camera e chiuse anche la porta.
Entrato in cucina prese un panino, lo appoggiò sul tagliere, tirò fuori un barattolo di nutella dal frigo. Poi estrasse il coltello dalla tasca, tolse il fodero, osservò i propri occhi specchiati nella lama d’acciaio. Sembrava davvero affilato. Affondò il coltello nel pane, tirò verso di sé, e il panino si aprì in due con un taglio netto. Svitò il coperchio del barattolo di nutella, infilò la lama e la tirò fuori, coperta di crema marrone. Iniziò a spalmare.

- Allora lo avverti te Luca che stasera ci s’ha le prove?
- Sì, lo chiamo fra un po’. Ci sarà un bel casino stasera…
- Mmh, è quello che gli ci vuole, sai Mary l’ha lasciato…
- E lui come l’ha presa? 
- Lei è stata chiara... Ha sempre merda Luca... è un po’ giù.
- Eh già... ma, a parte, era già da qualche giorno che lui stava così eh, forse se lo sentiva di essere mollato…
- Boh, magari non gliene frega nulla di Mary, ci avrà altri problemi di suo, chi lo sa…

Seduto davanti alla TV spenta, mangiando il paneenutella, sbriciolando abbondantemente addosso a sé e al divano, Luca stava rimuginando un po’ sugli ultimi giorni quando suonò il telefono - e Santo, detto il Pelle, lo avvertì che quella sera i ragazzi si sarebbero ritrovati al fondo, per provare i nuovi pezzi del loro gruppo. Ci sarebbe stata un po’ di gente, insomma non era proprio un concerto ma c’era da divertirsi lo stesso, e che magari lui prendesse qualcosa da bere che al resto ci pensava qualcunaltro.
Luca ringraziò, disse che non sarebbe mancato, salutò, attaccò. Rimettendosi a sedere sul divano sentì il fodero del coltello premergli contro la gamba. Si alzò di nuovo, tornò in cucina, tirò fuori dal frigorifero un cartone di vino da tavola rosso. Attaccato con un magnete allo sportello del frigo, un fogliettino scritto da sua mamma, con le istruzioni per scaldare il pranzo “e io non posso proprio venire, ho un impegno di lavoro importante ci vediamo a cena baci”. Luca pensò a cosa potesse pensare sua mamma nello scrivere il fogliettino: non azzardarti a farmi sentire in colpa se ti lascio solo, lo sai che devo tirare la carretta io da quando tuo padre ha avuto la bella pensata di andarsene, o forse più semplicemente aveva pensato, nel freezer ci sono i bastoncini di merluzzo, nel forno c’è una pirofila con le melanzane avanzate di ieri.
Mezz’ora dopo Luca era seduto per terra in camera sua, sotto alla finestra con gli avvolgibili abbassati, la schiena appoggiata al termosifone, leggermente stordito dal vino.
Allo stereo, una cassetta come quella di cui stava scrivendo prima nel quadernone: musica oscura, romantica, love, death.

- Che ha detto Luca, viene?
- Bah, dice di si, comunque tanto lo passo a prendere io, gli faccio un’improvvisata.
- Come t’è sembrato?
- Bevuto, m’è sembrato, ma tranquillo, dai che stasera lo facciamo distrarre un po’ e gli passa tutto.
- Ok. Secondo me il suo problema è che le idealizza troppo, le ragazze. Cioè, se trovasse quella dei suoi sogni sarebbe un conto, ma finchè si mette con tipe come Mary... Ohè che Mary mica poi ha tutte le colpe, solo che non era adatta a uno come lui. Anzi, quasi quasi è anche un bel po’ colpa di lui, tanto si sa tutti che ci ha sempre la fissa per quella tipa là, come si chiama…
- Lili?
- Si insomma, quella lì, solo che lei non considera nessuno, figuriamoci... è una un po’ snob, tutta sulle sue.
- Sì, ho capito chi dici... capace che è lesbica... mai vista con un ragazzo.

Luca si alzò, barcollando leggermente andò in cucina e tirò fuori una melanzana alla parmigiana fredda stecchita dal forno spento. La finì a morsi, poi si pulì mani e braccia dall’olio abbondantemente colatogli addosso. La bocca la pulì strofinandosi col dorso dell’avambraccio.
Probabilmente era stato uno sbaglio mettersi con Mary, comunque era stata una storia di poco conto, giusto un esplorarsi confuso e poi lo scoprirsi lontani, diversi e poco interessanti l’uno per l’altro... i pensieri di Luca barcollavano, come lui nel corridoio poco prima. 

'Chissenefrega di Mary, e vaffanculo, del resto. E vaffanculo anche a quell’altra, che ti rivolge a malapena la parola ti guarda dall’alto in basso interessata solo quando può far pesare qualcosa che sa o che ha fatto... Lili cavolo però con quegli occhi, quei capelli e il sorriso...  e passa e guarda se la guardi, che le interessa se ti interessa... ma poi basta lì... e la guardi, e ti interessa... e poi a volte invece come fosse lontana dal mondo, e uno sguardo triste perso chissà dove... E veste strana Lili, strana ma ha tutto un senso ed è il senso dei suoi capelli... capelli, che cavolo, mai toccati... ' 

Luca tornò in camera sua, di nuovo con la schiena appoggiata al termosifone, il cartone di vino quasi vuoto accanto, la musica che lo avvolgeva fredda e calda al tempo stesso. Tirò fuori il coltello, lo sfoderò, giocherellò un po’ passandolo da una mano all’altra e tirando qualche fendente al vuoto della camera. Appoggiò la punta della lama sul polso sinistro, salì lentamente quasi fino all’incavo del gomito senza premere, lasciando che lunghi brividi gli facessero rizzare i capelli sulla nuca con onde di sensazioni indefinibili.
Paura, piacere? Amore forse e morte, ma lontane queste ultime, come il retrogusto amaro di quel vinaccio.
Si sentiva decisamente meno annebbiato, dopo questa specie di gioco. Stava tornando a vedere chiaramente nella penombra della stanza, e un pensiero chiaro e potente stava facendosi spazio con forza scacciando tutto il resto, il pensiero di quel che doveva fare. Il pensiero dell’unica cosa che doveva fare…

Aveva quasi finito. Un movimento scomposto del braccio sinistro, quello su cui stava lavorando, e urtò col gomito il cartone. Il poco vino rimasto si rovesciò sulle mattonelle mescolandosi al sangue che sporcava il pavimento. Il sangue è più denso del vino, pensò Luca, traducendo al volo, blood is thicker than wine. Avrebbe potuto essere un buon titolo, pensò. 
Un altro pensiero improvviso, quasi dettato dal dolore... all’improvviso si mise a ridere, una risata potente, da coprire la musica. Una risata lunga, che riempì la stanza, riempì la casa. Luca si osservò il dorso dell’avambraccio sinistro, il sangue quasi rappreso che appiccicava i peli lungo i tagli. I tagli regolari, poco profondi, ben lontani dalle vene, che andavano a comporre quattro lettere incise nella carne.

'Che culo, che lei si chiama Lili... quattro lettere... che se si fosse chiamata per esempio Alessandra o Elisabetta, avrebbe preso tutto il braccio fino alla spalla, per incidermelo addosso il nome di lei... Lili...' 

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