autore: Bianca
e-mail : schanty_bianca@yahoo.it
. : r i c o r d i : .
Sinceramente io non ho alcuna dimestichezza con i racconti, però ci provo ugualmente.
Mi trovavo, come ogni anno, a passare le mie vacanze nella tranquilla campagna umbra in un paesino piccolo ma accogliente.
Le mie giornate scorrevano in modo rilassante, senza la nevrosi dell’orologio e dell’inesorabile incedere del tempo.
La mattina mi svegliavo con il canto allegro e spensierato degli uccelli e con il rumore delle fronde scosse dal vento. L’odore dei fiori, della terra che entrava dalla finestra socchiusa e che si fondeva con l’odore della colazione che proveniva dal piano di sotto.
Dopo aver fatto colazione era ormai mia abitudine incamminarmi per le vie della campagna un pò per sgranchirmi le gambe e un pò perché adoro la natura, il verde e la tranquillità che questa trasmette. Mi piace sentirmici parte integrante. Adoro respirare a pieni polmoni e sentire l’aria fresca, frizzante, rivitalizzante percorrere il mio corpo è come se una parte di natura entrasse in me come una possessione. Tendo le orecchie per avvertire ogni minimo rumore per scoprire qualche animale selvatico, ma è quasi impossibile catturare un solo rumore in mezzo a tanta vita.
Dopo quasi circa 1,5Km da dietro una curva scorgo l’unica costruzione presente in questo posto così perfetto. Da lontano non riesco a catturare bene l’immagine per via del sole che si trova proprio davanti a me. Avanzo cercando di mettere a fuoco il più possibile fino a quando il sole si nasconde dietro a degli alberi.
E’ un vecchio monastero abbandonato (almeno in apparenza). E’ bello, misterioso e carico di energia. 
Credo fermamente che ogni posto emani una propria energia da cui l’uomo può attingere se solo riuscisse ad aprire la sua mente.
Rimango a guardarlo estasiata cercando di vedere se sia possibile scavalcare la recinsione. Niente da fare, tutto è stato chiuso in maniera a dir poco egregia. Bastardi! 
Decido di ripassarci durante la notte. Adoro vedere come un posto cambi dal giorno alla notte. E’ così è stato.
La mattina era un posto che emanava tranquillità, di notte invece avvertivo un non so che di sinistro. Al posto del sole dietro a degli alberi, si affacciava una luna piena e bianchissima grazie alla quale non servivano le torce.
Intorno a me il bosco, gli insetti, il vento, gli animali selvatici e l’anima del monastero o di chi ci aveva vissuto in passato. Per un istante sembrava che tutto intorno avesse smesso di creare qualsiasi tipo di rumore. Il vento non soffiava più, gli insetti non si sentivano più, gli alberi avevano terminato la loro danza. L’unico rumore che riuscivo a percepire era il mio cuore, il mio respiro e i rumori che avvertivo giungere dalla costruzione. E’ stato un attimo durato il tempo necessario per scorgere da dietro quella colonna una sagoma scura guardare verso di me. Il tempo di battere le ciglia e non vederla mai più.
Sicuramente è stata una proiezione della mia fervida fantasia a creare quella sagoma, ma sta di fatto che continuo tutt’oggi, al solo pensiero di quello che è successo, a sentire i suoi occhi, il suo sguardo su di me.
Ci sono tornata la sera successiva alla stessa ora e mi sono fermata allo stesso punto della sera precedente aspettando con impazienza di vedere (o credere di vedere) spuntare nuovamente quella misteriosa sagoma. Niente, non successe nulla. Cmq credo che da quella sera il suo spirito viaggi con me: nella capiente valigia della mia fantasia.

Bianca
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