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NERO LUCIFERIKO ELITARIO COMPENDIO DEL LUTTO

T H E    M O U R N E R S ’    M A N I F E S T O





Noi siamo i cani che azzannano il padrone
Siamo le tigri sciolte che sbranano il liberatore
Siamo la man’ che tuffa, nel baratro il suo salvatore
Siamo malati urlanti deliranti di ragione

Aquile fendenti un cielo ormai deserto
Aquile che puntano alla lepre con dispetto
Debole portata d’un banchetto sanguinante:
Ci condannerà ad un altro giorno agonizzante!






L I F T    U P   T H Y   H E A D !


RICORDI

I ricordi mi riscaldano,
sono il mio rifugio in questa notte d’autunno…
Mi ricoprono,
proteggendomi dalla danza di morte delle foglie cadenti…

Cadono…
Ed ognuna è un sorriso, uno sguardo, una carezza…
Cadono…
Ed ognuna è un pianto, un lamento, una ferita…

Urla il vento… e loro vi danzano assieme…
Si azzuffano, roteano e scontrano…
Ed infine si posano… come ricordi nel mio profondo…

Ma ancora, ecco altri rami in fiore…
Ed altri rami spogli…
E per quest’ albero che nasce…
Eccone uno che muore…


Tu camminerai e ti azzopperò
Tu parlerai e ti azzittirò
Scriverai e cancellerò
Prenderai e toglierò

Per ogni passo che farai
Di due si allontanerà la meta
Per ogni amore che vivrai
Due saranno i lutti
Per ogni gioia
Due i dolori
Per ogni vittoria
Due le sconfitte

Del Dolore suonerai canzoni
Ma ti marciranno le dita
Del Dolore canterai arie
Ma ti brucerà la gola

Costruirai e demolirò
Innalzerai e abbatterò
Correrai e inciamperai
Ti alzerai ed ancor cadrai

Sognerai e ti sveglierò
Proteggerai e ucciderò

Non vi sono alternative
Ne’ scelte.


Mentre danziamo fra le tombe
la gente ci guarda e di nascosto ci indica…
Mentre piangiamo il nostro triste destino
la gente ci guarda e di nascosto calunnia…
Mentre riponiamo ogni nostra speranza…
la gente applaude il nostro grande coraggio…


E’ ora che i vermi affrontino la nostra furia!


Mentre danziamo fra le tombe…
e con quanta grazia lo facciamo…
Mentre ridiamo al nostro funesto destino…
e con che spensieratezza lo facciamo…
Mentre rinfoderiamo le nostre spade…
e con quanto sangue sono sporche le lame…

La gente giace s’un suolo lavato…
Lavato nel loro sangue…
o che sia il nostro?


I lie
or better
Dwell.
Enthroned on a pile of skulls

Uomini valorosi, Re, reggenti, imperatori in lacrime davanti ai miei domini
La sola mia corona in ginocchio li prostra piangono e implorano cecità
Io vedo, incredulo, guardo rimiro affascinato ma turbato e mi domando:
“che sia mia la colpa di tutto questo?” -questo cosa- ignoro, ma ugualmente mi domando “che sia mia la colpa di tutto questo?” NO, sbagli e perciò è giusto che tu sia punito…
Arroccati oh uomo, sii uomo, si la vista dei tuoi occhi piangenti mi appaga si se questa è la tua domanda. si.
Non credere di essere l’unico -presuntuoso- ti piace crogiolarti per farti consolare -falso- sii falso
Oh le falsità del falso son’ certo più vere di quelle dell’onesto, ma ciò non le rende vere. Se ti va bene: Usale.
Costruisci il tuo trono, fautore del tuo destino, comunque morto: si, morto. Sii morto.
Cadavere smetti di cantare.
Non senti che nessuno più ascolta le tue parole?
Orecchie piene di terra.
Non le capiscono, parli straniero.
Mortale! Sii mortale, e muori!


Mondanità vestita di sfarzo
Pavida e falsa dal corpo riarso
Riarso dal nulla cui tu appartieni
Svanisci, scompari e fuggi i miei piedi!

Mortale poppante la madre ti chiama
Tua è la testa che sempre si china 
Non chiede o dimanda; sa solo ubbidire
Mortale scompari il tuo scopo è svilire!

Patetica vita! Misera! Insulsa!
Dalle tue fetide spoglie la terra è repulsa
Scappando vivesti e scappando morrai
Sulla lapide tua la mia chiesa verrà…

Il NERO è la calce e il cemento ch’io uso
Il Buio e la Notte uno scrigno socchiuso
Montagne d’abisso innalzo in suo nome
Suo è il pane che sfama chi cieco rimira!!!


Dondola e cullami fra le tue braccia
morte ma ancora tiepide e calde…
Non badare al mio silenzio…
Io non bado al tacere del tuo cuore…

Dondola e culla, sii indifferente
non badare alla neve che si posa…
Io non bado al silenzio del tuo cuore…
Dondola ancora, non pormi domande…

Dondola e culla, non ti fermare…
lasciami illudere che non sia ancora finita
Ultima foglia su di un ramo ormai spoglio…
Ne’ vento ne’ freddo mi infastidiscono…

Dondola e culla, cullami ancora
prolunga l’illusione di un’alcova sicura…
Perché se vedrò un altro tramonto…
Mi sarà impossibile riconoscerne l’alba…


affogo nel mare di una lacrima
le mie speranze affondano
ed i miei castelli sono spazzati via

da una marea di dolore


Il mattino è un lungo travaglio
Il mio lento calvario…
Gli incubi ritornano i tristi ricordi che in realtà sono
…mentre rimpiango d’essermi ancora svegliato


Non ho più forze per oppormi alle maree
Sono ormai logorato…
spossato…
eroso…

In segreto il mio cuore consuma un rosario
Augurandosi di non vedere il prossimo mattino


Nascosti alla luce del giorno,
approfittano della prima ombra per assalirmi.
Impietosi e crudeli, furiosi mi rovinano addosso
straziando e lacerando, umiliando ed offendendo.
Unici testimoni di questo cruento festino
sono i miei denti serrati, i miei occhi sgranati
ed il sangue che rugge, si gonfia e ribolle.

Soddisfatta, l’orda si disperde...
nell’aria la promessa d’un suo ritorno.

Lasciato al mio pianto
in silenzio asciugo le lacrime che non ho ancora versato.
Timoroso riapro gl’occhi…Scruto attorno, indago gli sguardi:
Ancora una volta sopravvissuto…
Ancora una volta nessuno ha scorto…
i miei mille rimorsi.

NEROCORVI 

Lacrime non scorrete
Fermate il vostro corso…

il mio volto è terra amara
lasciate che il sole la bruci
lasciate ai corvi i semi…
lasciatela morire…

sarebbe solo capace di maturare frutti corrotti…
lasciatela ai nerocorvi…

E volan su in alto
E riempiono il cielo

Precipitano in picchiata
E laceran la preda

E ancora su in alto
O abbrancati ad un ramo
Sono stormi neri
Che raschiano col loro canto…

Sono nerocorvi…

dove piangi ora?
forse in angoli ancor più gelidi e bui?
e chi potrai incolpare se…
se nessuno ha portato fiori al tuo funerale…

nessuna lacrima ad accompagnare il tuo carro
ma una scia di sangue conduce alla tua tomba.
il tuo braccio proteso segnava di cremisi
una strada straniera sulla via abbandonata…

nessun occhio mortale cadrà sul tuo nome
nessun passo verrà a disturbare il tuo sonno
nessuno a ricordare il tuo triste epitaffio
e nessuno mai a portar fiori sulla tua tomba…

Qui è tutto freddo… così freddo…
…eppure per me…
…già eri immortale!


I mille solchi dei colpi da cui mi ha protetto
Sono ora colmi di polvere
Le giunture ossidate cigolano
E fibbie lacere impediscono il movimento

Cedo il passo ad ogni straniero che s’addentra in questo bivio
La mia spada abbassata intaccata e spezzata
È il mio immobile saluto a chiunque vi si avventuri

Questa è l’armatura che vesto e vestii
arrugginita dalla pioggia del mio pianto
Ora congelata in posa di resa eterna


Specchio rotto di sogni infranti
Per riflettervi stasera la mia malinconia…


IN PUNTO DI MORTE
(il mio testamento a 19 anni: sarà poi da vedere se me ne dimostrerò mai all’altezza!)

Disteso su questo mio letto di morte
Compio il suicidio così fermamente cantato in gioventù
Scegliendo la Morte, e non subendola
Così come scelsi la Vita, e non la subii

Ma non come il cieco sciocco
Nel suo mondo di sogno

Non ho evitato il frutto dell’arguzia
Ma a potenti morsi lo sbranai
Fino a nutrirmi dei suoi semi
E dell’albero che l’ebbe maturato

Fissai nelle sue vuote, infinitamente buie orbite, la vita
E la sfidai.
E fui sconfitto
Ma non poteva essere altrimenti.
Poiché il mondo non è diviso in vincitori e perdenti…
Ma in chi perde…
E chi perde con stile.


A SONG TO SUICIDE

Non piangete la mia morte…
Piangete ogni mio giorno speso su questa crosta.

*

Do not cry for my death
Cry every day of mine on this crust

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l'artista è presente anche nella sezione 'arti figurative':
empio.nihil.tristan.atratus 12-01