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da: POESIE |
IV - "Un anno prima, un anno dopo" Ci sono parti del giorno in cui tutto sembra normale, altre in cui capisci veramente cosa sei, cosa sia l'uomo. La mente si stringe in un vortice di confusione, oppressa e sofferente, ed un dolore, che parte dalla spina dorsale, cinge il cervello. E non sei più cosciente di quello che accade intorno, le gambe ti mancano, mentre cammini sbandi e per questo non sai più cosa fare: allora chiedi … C'è una parte di me che si ribella al mio io personale, che non riesce a capire e mi da noia; pensieri foschi che non riesco a comprendere invadono e distruggono la mente, costretta ad udire migliaia di voci all'unisono. È stupendo certe volte sapere che non sei solo, che ci sono migliaia di altri io al tuo interno. Ma altre fa male, nuoce, credi d'impazzire: non sono … |
V - "Domani" Qui sul freddo marmo, sdraiato in religioso silenzio, coperto di vento gelido che fuori e dentro, nessuna lacrima su cui ragionare, amore inesistente con cui volare ora e per sempre nella valle oscura. Come uno sciamano che danza, prega per il suo popolo e viaggia lontano, ora e per sempre parto con la mente per giungere nell'infinito mondo dell'incerto, futuro che nessuno conosce e sa, osare, allucinazione dell'uomo e della sua bestialità. ================== In un cimitero un uomo si getta sul freddo marmo di una tomba, quella di una persona che ha amato e che ora non c'è più. Nessuna parola mentre la fissità del suo corpo è scossa da brividi per il vento che copioso soffia dalla Siberia. Non piange, non si lamenta, ma abbraccia il ricordo e rimpiange il passato, realizza che il presente è fatto di morte e che di morte non si può vivere. L'odio per l'aldilà si fa forte, e il cuore si impietrisce: allo stesso modo degli sciamani del nord-america, in una folle danza mentale l'uomo si aliena dalla realtà per giungere nell'incerta spiritualità del suo animo. Mille domande sull'ignoto, quel futuro per cui l'uomo, attraverso le sue allucinazioni, ha sempre cercato di controllare: unico il risultato bestiale di un male prodotto e di un ancora più incerto destino. |
VIII - "La guerra" Sangue, solo è quello che vedo, rosso rubino sgorga dai corpi putridi stesi per terra, sporchi e puzzolenti, uomini che un tempo eran guerrieri. Desolazione: uno stelo nudo, un albero senza foglie, tutto è nero carbonizzato; case distrutte, muri crollati, sentore di un simbolo macabro e il suo disgustoso presagio. Questo tu sei, orrore della guerra. |
IX - "Oltre il vuoto" "Era notte fonda, tutto era silenzio, L'assenso degli sguardi che genera Uomini felici, superfici ricoperte di calce E la natura mentre si ribella al mondo. Un vuoto dentro che attanaglia, l'abisso E mi perdevo tra ricordi, il mio passato, Ciò che una volta ancora è stato Cancellato, ciò che non sarà più. Imploro il perdono, mi piego ai voleri Di un cielo che non mi vuole ascoltare, Sbagliare o cedere alla normalità d'incanto, Intanto il buco interno si fa profondo, Il mio pianto si riduce al nulla, Emozione tornata nella culla." ================== Tra le ombre di un solitario viale, un uomo camminava cercando di mantenere quel rispetto verso gli altri, il silenzio. Avanzava unico e pensoso, mentre il cielo greve iniziava a liberare la sua forza e i suoi sospiri. Al suo passaggio notava delle carte svolazzare, il suo piccolo mondo interno in statico delirio ne veniva scosso e si risvegliava. Quanti lugubri pensieri, quanto amore perso nel cuore morto di questo animo putrido. I palazzi, enormi draghi di terra, si ergevano alti come simbolo di una società di uomini felici, che di giorno lavorano, compiono il loro dovere, costantemente, e di notte, come guerrieri al fine della pugna, stanchi, hanno in premio il riposo meritato. L'uomo sentiva dentro di sé nascere e morire mille impulsi, ma i continui rifiuti della sua condizione, il frequente estraniarsi e ritenere gli altri nient'altro che pura menzogna, aveva fatto di lui un mostro di aliena inumanità. Alla ricerca nella sua vita di un Dio sempre assente, aveva compiuto misfatti vergognosi, e alla speranza del perdono e della redenzione era seguita la certezza della bestemmia e del dolore morale. Aveva fatto così tanto male, che ormai quegli istinti primordiali di violenza non uscivano più dal suo corpo lindo, non si liberavano più dal suo spirito lurido. Combattendo dentro di lui, titanici dinosauri, i mali blasfemi non facevano che scavare e rodere il suo interno, vermi intorno ad un cadavere. E intanto in quello sguardo senza sentimenti, da quel viso pallido, minuscole gocce scendevano lente, la notte trascorreva inesorabile nel suo incedere, il silenzio regnava sovrano e indisturbato tra la disperazione e la follia del vuoto. |
XI - "Amore in musica" Suoni che entrano nella testa potenti forti e percussivi invadono il corpo una chitarra graffiante come una tigre il suo assolo dettato dalle note dell'anima corre velocemente verso il cielo. La musica si fa più potente la chitarra ravviva tutta la melodia poi si riposa in una pausa mentre il concerto continua con il sorgere d'una voce paradisiaca, e poi il nulla: questo è l'amore completo, un sentimento che non conosce fine spirituale ma solo quella materiale, la morte. |
XII - "Venere" Apriva gli occhi sul letto d'argento, vedeva colori, musica e illusioni, il metallo risplendeva nell'ombra e la confusione si creava all'istante. Scorge un volto e guarda lontano, pensa al passato che ha abbandonato, e alla vita che ora le appartiene, a tutto quello che non gli è più mancato. Piange dentro, piange di gioia, piange per la felicità di non essere solo, piange per colei che lo sta a guardare, perché ha raggiunto una sua felicità. Ora ride, ride di cuore, non vede nient'altro che amore, pur se una volta di fronte al baratro ciò che voleva fu gettarvisi dentro. Ecco che guarda, osserva, ammira la bellezza di colei ch'è Bellezza, scorge nei suoi occhi quella purezza che l'ha rapito, l'ha fatto innamorare. Ora si siede, parla, gioca mentre lei rimane ad ascoltare e seduti sulla spiaggia, in riva al mare, lei lo abbraccia, gli sussurra all'orecchio. Gli occhi si posano fissi a guardare quello che d'immenso i loro cuori condividono, ciò che nel futuro di forte avranno, mentre i loro corpi si sfiorano teneramente. |
XIII - "Lacrime" Lacrime di un bambino che piange la morte di suo padre Lacrime di un uomo che piange la fuga della moglie Lacrime di un padre che piange la malattia di sua figlia Lacrime di un uomo che sta per lasciare questo mondo così pieno di lacrime. |
XIV - "LSD" "Mi sto allontanando da questo mondo umano per volare in un momento molto lontano verso un universo di pura illusione o verso quello della semplice immaginazione per sfuggire da questa vita che mi abbaglia per sentirmi leggero come un filo di paglia per disperdermi nelle luci e nei colori per nascondermi dagli odierni orrori" Questo appena si può ascoltare da un ragazzo che sa ancora parlare ma se il tempo non lo porterà via son certo che lo farà la follia. |
XV - "Luci" Luci fredde su terra deserta, mattino di un qualunque giorno, nessuno all'aria aperta ma nel tiepido forno, ognuno aspetta la scoperta per guardare, poi andare intorno. Luci tiepide su terra brulla, gente che corre, si tormenta quando squillo in un tamburo rulla, poi scappa, si cimenta nell'arrivar, e come in culla una bimba dolce si addormenta. Mentre tutto accade in terra, il pensiero che lontano vola e quell'immagine nel cuor si serra, quando con gli occhi vederla sola mentre unica si autosotterra e rinasce come una morbida viola. Lei come lo zucchero, lei tenera mi fa svegliare, vivere e morire, perché il vero amore fa soffrire come il proprio santo si venera. |
XVIII - "Paesaggio" Le nuvole del mare sulla sabbia, alte e scure coprono il sole, uccelli volare lontano. Vista appannata e stanca mente, disteso sulla spiaggia, accanto una giovane sirena. Pioggia lenta dal cielo, sabbia in volo scalfisce gli occhi, capelli bagnati. Mani che fluttuano nell'amplesso, brividi sul corpo e i suoi seni, abbraccio che aumenta l'intensità. Al cieco è tornata la vista, il miracolo è compiuto e svanisce nel silenzio. |
XX - "Sensazioni forti" Colori: rosso, viola, azzurro, bianco. Nuvole degli stessi colori, I colori nella stanza, piena di odori. Odori: diversi, forti, dolci, acri. Acri come i suoni: duri, metallici, Profondi, scuri, cupi. E il letto tetro su cui giaccio supino, E il cielo, ormai è mattino, penetra in me. La mente, stanca, ora riposa, Il corpo, riposato, adesso vive. Capisco di non essere me stesso. |
XXIV - "Il senso" Un suono lontano misto a mille tristi colori, un'ombra ch'io ho già visto unita a volte a questi dolori, poi guardo lei, sola, le corro in contro e po' la tocco, bacio viola; per fin sentire dentro perfetta unità d'emozioni: ch'il sol mai sprigioni per l'eternità quel che proviamo; con ciò noi viviamo in un mondo d'illusioni oppure di paradisiache sensazioni. |
XXV - "Ricordi" Pensavo a te, piangevo ricordando lontani momenti e chiudevo gli occhi bagnati sperando nuovamente. Ora cerco di capire, io, figlio della luna, e vedo tutto chiaramente: devo avere il tuo sangue. |
XXVI - "I campi dei Nephilim" I campi dei Nephilim mi vogliono possedere con una sublime forma di piacere, angeli con demoni come figli, angeli che amano godere, angeli e profeti di Dio in terra. Nessuno li cacciò, spontaneamente vennero e si accoppiarono con donne, se pur belle, impure, progenitrici di una stirpe di giganti, malvagi demoni bramosi di sangue. I campi dei Nephilim dolci e verdi, ricchi d'amore, di pace e di silenzio o d'auliche atmosfere musicali, spettacolo di molte luci, paradiso in terra che noi, uomini bruti, distruggiamo. Empie creature, giacchè esistiamo, roviniamo giorno dopo giorno tutto quello che in migliaia d'anni lentamente è stato creato: così i Nephilim, angeli di Dio, muoiono, scompaiono, vengono sopraffatti, e sempre meno di loro rimangono, profeti, a cantarci del creato. |
XXVII - "Sofferenza" Dopo tutto ciò che è successo, il pianto di lacrime insanguinate che calano sul volto, ferme sotto gli occhi, l'anima distrutta dalla passione che mi ha divorato lentamente, il cuore trafitto dalla freccia che Amore lanciò quella sera conoscendo già qual sarebbe stato il futuro ch'io non conosco, e lei, che mi è nota da troppo poco tempo, mi sembra come averla già amata sin dall'inizio del mondo, gli altri che hanno visto, taciuto e poi parlato, infine si sono permessi e hanno giudicato: mi sento solo in quest'oscurità illuminata dall'evanescente luna madre delle mie lunghe notti, mentre il pensiero del domani spinge il dardo sempre più in fondo nel profondo, quel dardo mi fa urlare e insieme piangere. |
XXVIII - "Lacrime di pioggia" Lacrime di pioggia Come gocce d'acqua In una grande pozza Colano sul corpo Da occhi senza vita Non più d'uomo Ma di morto. Ricordare quei colori E quelle strane forme I mostri e le paure Che rinacquero quel giorno Quel lontano giorno Che voleva dire addio E ora una gran voglia Di fare ciò che feci Ma che non farò più. Perché tornato alla vita E il tenere a lei Anche se non so E forse mai saprò Cosa in lei sono e sarò. |
XXIX - "Orgasmo" Un'esplosione improvvisa D'ogni nostro senso E i corpi uniti In unità interiore Mentre i nostri volti In espressioni strane E il nostro cuore In un battito furtivo Pianto di gioia E il mio sorriso Un abbraccio forte E poi tutto il futuro Di fronte a noi |
XXX - "Oscurità" Oscurità che penetra nelle onde del mare che s'infrangono sulla sabbia, spiaggia deserta dalla gente mentre ragazzi tentano di cogliere il senso profondo della natura solitaria, stelle alte nel cielo uniche a illuminare la lontana riva scura e il nostro cammino senza alcuna luna. |
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Cifariello 30/08/2001 e-mail: theholylore@yahoo.com |