Era il caratteristico duello tra camorristi che
si affrontavano tenendo in una mano un coltello, con l'impugnatura tra le dita, lontano
dal palmo (quasi come un rasoio) e nell'altro uno specchio con cui abbagliare l'avversario
e renderne meno efficace la difesa. Uno scontro dove agilitą ed abilitą si mischiavano
alla ferocia (non erano scontri all'ultimo sangue, ma miravano soprattutto ad infliggere
agli avversari ferite al volto, ad indelebile ed inequivocabile segno della sconfitta) e
che spesso regolava sul campo contrasti sorti nella gestione delle attivitą illecite.
Diego Minuti e Antonio Nicaso,
'Ndranghete : le filiali della mafia calabrese, con prefazione di Gianni De Gennaro,
Monteleone, Vibo Valentia, 1994.
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