M A U R O Z

 

  REALTA'

Il folletto che ho dentro, quell'inquisitore
che nasconde ogni mia colpa al mondo,
ma non a me,
un giorno venne fuori e fissandomi crudelmente mi disse:
"Vado via, arrangiati da solo; toh, tieni,
questo è il tuo fardello che più non reggo!"
E mi accorsi che aveva ragione,
terribilmente ragione.
Tanta ragione da fuggire via!
Beh, mi arrangerò da solo.

 


OGGI......STO

Sono le 9:00 e son quasi desto
mi rigiro nel letto e poi mi vesto
annaspo in cucina, non è mai un pretesto
mi faccio il caffè bello robusto
e me lo gusto.
I due gattacci con passo lesto
escon dal loro cesto
dicon d'avermi visto
e attendono il loro pasto.
Apro una scatoletta, ma che trambusto
oh mamma, gli ho rifilato il pesto
loro, schifati, mi guardan con disgusto
faccio lo gnorri come un bellimbusto.
Là fuori il cielo ha un colore mesto
il sole s'è nascosto
ed il mio umore è un misto
di malinconico contrasto
L'ansia è in arrivo, sarò lesto
ad ingollar la pillola col gusto
di saper che presto
25 mg di xanax fanno il resto.
L'umore torna e allor non mi rattristo.
E io resisto.

 

  Dirsi tutto

Fra esigui spazi d’attimi silenti
dove s’acquieta il respiro
nel fremito celato d’un rimpianto,
per cose mai dette,
per cose mai fatte,
là, c’è il dolce tepore del ricordo.
Là siamo noi.
Nella mente un pensiero
e sulle labbra qualcosa da dire.

Piove

Gocce d’acqua leggere
invadono i tuoi capelli
e scivolano liete
ad accarezzare il tuo viso.
Piove.
Amo e odio quest’acqua
che come rugiada
bacia la tua pelle
senza neppure chiedermelo.


 

  Colori d’autunno

In questa fredda domenica la bicicletta è il mio destriero indomito.
Le ruote lentamente si arrotolano sul viottolo sterrato e il fiume,
lì accanto, non si affanna ad inseguirne il passo mentre
scivola lentamente fra levigati sassi avvolti di muschio.
I salici, abbarbicati sul molle terriccio, coi loro bracci nella cheta corrente
inventano, ad ogni giro, gorghi nuovi.
Fronde che il pioppo, l’acero e la rubinia hanno abbandonato,
si confondono sotto il velo dell’acqua e giocano fra loro,
figli smarriti e memori d’un tempo caldo e perduto.
In ogni dove vedo foglie. Sembrano, mentre volano infine libere,
uno stormo d’uccelli impazziti e stanchi.
Si lasciano carezzare da un fohen tiepido e atteso che le sparge e poi
le adagia in un manto soffice sulla via... e più in là, nei campi, dove ieri il granturco salutava, coi suoi pennacchi, il volo dell’airone.
Rallento il mulinar di gambe, il fiato arranca e sbuffa in un fumo caldo
che si frammischia al respiro nebbioso d’un mattino acerbo.
Lo sguardo indugia sulle sponde, irte di rovi ormai spogli di more,
e si fa sedurre dal silenzio.
Là in fondo l’alveo sinuoso scompare, la linea dell’orizzonte
degrada indefinita e confonde declivi lontani, verso il mare.
Le vette disegnano eterni profili cerei che il sole al vespro,
nel suo lieve morire, imporporerà d’incanto.
Questi colori d’autunno che si confondono in tenui e fulve sfumature, adombrano la mia mente e s’insinuano nel respiro fino allo stomaco.
Colori che sono miei, li sento incombere su questo lento cammino e li amo come s’amano i desideri sopiti e i rimpianti dell’estate.

Il Veliero

Non era mai fermo il mare.
Avevi lunghi e dorati riccioli ed un sorriso fresco splendeva,
sulle tue gote vermiglie.
Salivi, il passo già ardito, sul Veliero dove il fato t’attendeva ignaro.
Onde lievi frangevano il nostro novello incedere e sfioravano
le tue prime carezze
Non era mai immoto il mare.
Un gelido maestrale spazzava la livida tolda lasciando solo, alla deriva, il mio arido cuore.
Ispiravi la mia mano ed il timone s’aggiogava lieto.
Onde fresche e i primi refoli d’un vento nuovo sfioravano
i nostri baci.
Non era mai immutato il mare.
Vele forti e tenaci si sono gonfiate impettite e altere
nel volo di gabbiani, cormorani e procellarie.
Spruzzi di prora, lacerando l’aria, hanno tracciato
la nostra rotta.
Onde calde e impetuose si perdevano sulle sartie,
rafforzando il nodo di novizi marinai.
Non era mai lo stesso il mare.
Porti e approdi abbiamo scoperto, indagato, abbandonato senza rimorsi.
Altri lidi attendono il nostro osare, faremo un rogo dei tristi respiri.
Onde quiete di risacca si spengono ora sul morbido
e solido legno delle murate e c’intonano l’arcano canto delle Sirene.
Gemme e ori indugiano nel cuore segreto del Veliero.
Sarà mai nostro il mare?

 

SPILLI

M’insegue.
Mi fa compagnia.
E’ già un mio nuovo amico
che s’è impigliato nei miei pensieri.
E’ nato spontaneo, allegro.
L’ho trovato lì, primula fra la rugiada,
a colorare ogni acerbo mattino.
Ancora m’insegue e io lo colgo,
lo indosso, come una nuova veste lo ammiro.
Ora è mio.
Lui è sempre lì.
Amante discreto, sincero, vero.
Potrò mai scordare il tuo viso?
Forse.
Non dimenticherò ciò che allieta
queste brevi ore d’una estate nuova.
E m’insegue senza che io mai lo fugga.
E’ il tuo sorriso.

 

 

Spilli e spille

Andrò in riva al Ticino a bear lo sguardo nel volo d'aironi e pungere la pupilla nel brillar dell'acqua ai raggi di questo sole pigro.
Poi, forse, comincerò a pensare.

 

 

Nessuna ricchezza
vale il soldino d’una lacrima
speso
per catturare un’emozione

Ode a Bada a l'aire

C’era una volta, un tempo ormai lontano
un tale baudelaire, che aveva forse in mente
di scrivere sonetti, pensando fosse umano
parlar dell’altri imprese con piglio irriverente
errando rime e tempi, i verbi, i congiuntivi
credeva che i lettori, di genio fosser privi....

Ora che si diletta nel dare del takkino
(a chi lo sa che in fondo esistono gli specchi
Per guadagnarsi il vanto d’essere birichino)
Si perde nei meandri di pungoli ormai vecchi.
Certo nella memoria gli resta il piglio austero
Che tempo addietro avea, ma ora è gran mistero.

Quindi concludo e affermo
Che non mi turba molto
che un giudice raffermo
sia così poco colto.
Salgono sempre al cielo, come palloni persi
I ragli di coloro che scrivon biliosi versi.

 

Un ritratto

C’è nella memoria
e nel mio cuore
l’immagine nascosta e viva
del sorriso felice di mia madre
al mio primo vagito.
Farò un ritratto un giorno,
con gli occhi chiusi
errando fra le stelle.

 

Mauroz & David

Parte - nopea e parte no pea.
Questa è la parte no pea.

Luoghi

Esistono luoghi ove è ancora possibile
ascoltare il vento sussurrarci nobili parole;
solo serve udito fino,
e una mente disposta ad ascoltare!

 

C'è
C'è smepre un motivo
c'è sempre un momento
c'è sempre il tuo sguardo
c'è sempre il mio sorriso
c'è sempre il suo cipiglio
c'è sempre il nostro andare
c'è sempre loro amarci
c'è sempre un attimo di noia
c'è sempre un attimo di gioa
c'è sempre chi chiede
c'è sempre chi dà.
Ci siamo noi.
E questo è già un buon punto di partenza.

 

L'orizzonte

Tace l’impavido cuore d’ogni quercia
e non si cura né s’adombra
dell’incombente inverno.
È nell’oblio delle foglie sparse,
nei colori sfumati d’autunno,
il ricordo dell’estate morente.
È una certezza l’arrivo della primavera.
Muore il sole...
e l’orizzonte è una linea rosa
che accarezza il respiro
aldilà d’ogni pensiero.
Ci saranno nuovi germogli, linfa vitale
e la melodia del volo d’aironi.

 

Nulla

Non c’è l’ora del tè,
nemmeno esiste l’ora del riposo.
Nulla ha un tempo
Nulla ha un modo
Nulla ha uno spazio.
Le cose accadono, si susseguono, ci travolgono
mentre noi cambiamo d’abito
ogni giorno che ci ritrova qui.
Il lento cammino non riguarda le cose compiute,
ma ciò che ci attende tra un breve attimo.
Una carezza, un sorriso, uno sguardo, un bacio.
Nulla è importante, se non le piccole cose.

 

  Quello che non sai

Sguardi accennati, distratti,
insospettati, impudenti e cercati,
d’un tratto hanno illanguidito il corpo,
hanno solcato e travolto i detriti di questo errare.
Hanno spiegato vele stinte e immemori
hanno inondato le secche riva.
d’un greto scosceso e spento.
Sussulti d’un autunno avaro
si sono adagiati nel lieve sorriso
d’occhi umidi e sedotti.
E hanno levato il drappo rosso dalla mente sopita,
e hanno braccato l’anima,
raccontandole quello che non sai.