il
blu è blu?
Perché non ti cerchi più?
E’ faticoso cercarsi. Non voglio più recitare.
Recitare?
Si sa quel che si è. La ricerca di se stessi è un gioco.Credevo che fosse
una finzione; invece è molto di più. E’ pensiero aggiunto e rappresentato.
Si recita sempre, allora. Anche con se stessi.
Meglio così. Saremmo travolti da quel che siamo.
Ehi, ma stai piangendo.
Fingo il pianto. In realtà mi sento ridicolo.
E lo sei?
Non so. Chiedilo al regista.
Ah,
l’amour!
a. Mi
baceresti in bocca ?
b. Mi fa un po’ effetto. Ma se proprio lo desideri.
a. Non è un bel modo di rapportarsi. Mi sembra così…come dire?…così. Ecco,
mi sembra così.
b. Così, come?
a. Allora lo fai apposta. Vuoi mettermi in imbarazzo. Posso avere anch’io
una defaillance. Il lessico può aver cedimenti, mostrare incompletezze o
approssimazioni. Ma comunque non si sfugge alla questione vera:non mi
desideri.
b. Il solito esagerato. E anche se fosse, sei sufficientemente bravo per
risolvere la questione senza baci.
a. Ma vuoi mettere l’atmosfera che crea il bacio?
b. Che fa un bacio? Genera lampi e tuoni? Fa spuntare archi di colore
all’orizzonte?
a. Non esagerare…qualche sommovimento però lo crea.
b. D’accordo. Ma devi accontentarti di un bacio di routine.
a. Mi spiace, ma io non sono per le mezze misure.
b. Va bene: vuol dire che ti farò uno sconto sul prezzo.
a.
Dimmi che mi vuoi bene.
b. E’ importante per te?
a. Non so, ma se non me lo dicessi mi mancherebbe.
b. Ti voglio bene.
a. Non sembri convinta.
b. Non è importante la mia convinzione. Lo è la tua.
a. Non sono convinto.
b. Cosa dovrei fare per rassicurarti?
a. Non intendo essere rassicurato. Intendo essere amato.
b. Nessuno lo è. Si ama se stessi e si finge di amare l’altro. Si sceglie
il pezzo che manca e per completare l’assieme ci si dedica. Ecco perché
amare è facile e difficile nello stesso tempo. Ecco perché si soffre se
non si è amati: si perde la parte che ci manca.
a. L’amore folle allora è il massimo dell’amore per se stessi?
b. Certo.
a. Mi amo alla follia, allora.
b. Non sei un caso limite.
a. A me sembri un po’ scema, se devo essere sincero.
b. E’ importante per te che io sia scema?
a. No. Dimmi che mi vuoi bene.
il
bello delle recite
Non c’è più tempo.
Perché mi dici questo? Il tempo c’è sempre, lo si cerca, lo si trova. Se
del caso, lo si scova.
Non c’è più tempo. Per noi.
Per noi, dici? E perché?
Perché le storie hanno bisogno di sguardi amorevoli, e tu sei strabica
ormai. I tuoi voleri
puntano maledettamente sulla punta del bisogno. E a me concedi solo arie
stupite. Benevoli.
Condiscendenti. Ma…
Sempre queste avversative. Ti piace divagare. Ciondolare nelle parole.
Gironzolare nelle
certezze mascherate da speranze. Sei barocco, amore mio.
Per questo ti stupisco ancora. Riesco a vendere bene me stesso. A porgermi
senza offrirmi.
A decantare le mie virtù, suscitando appetiti da gourmant. E mi rendo
indispensabile.
Indispensabile tu? Come al solito pessimista.
Pessimista?
Certo. Non riesci ad immaginare quanto danno fai alle persone che ti
stanno più o meno vicine.
Hai un alone di dirocco. Rompi fisici e sentimenti. E il coinvolgerti,
l’immergerti nello sfascio,
non ti salva. Anche quando alla fine la ruina ti pertiene. Sì, mi
stupisci, anzi, a dire il vero,
mi stupisce la tua automobile.
La mia automobile? Ma qui stiamo parlando di vita e di sentimenti e di
emozioni e di lacrime
e di sangue e di…
Appunto: si parla della tua automobile.
Sempre luoghi comuni spacciati per metafore. Purchè utili a ferirmi, a
giocarmi, a scommettermi
alla roulette del sì o del no, comunque in culo. Una marea semprebassa la
mia vita.
Suvvia, ammettilo, l’unico posto adatto a te è il mercato delle pulci,
ormai. Fra le carabattole.
Rintanato nei sogni, defraudati del reale.
Non c’è più tempo.
E smettila con il Bardo. Dedicati al sarcasmo: fa rima con orgasmo.
il
piacere dell’ablativo
Perché non ti fermi?
Perché non voglio diventare una stoppia, un moncone di belle speranze
mozzate.
Se sospendi il tuo viaggio, anche solo per poco, pensi di ridurti in uno
stato simile?
La sosta porta con sé il frantume. C’è anche la piacevolezza di scheggia,
non lo nego. Ma non appartiene alla mia esperienza. Non mi sono mai
accontentato. Il godere del poco è del credente. Io sono dannato al tutto.
Per quel piacere che non avrò nel tempo dell’assenza.
Allora te ne andrai?
Che vada o che resti è irrilevante per gli altri. Non per me.
Mi sarei aspettato una risposta opposta a questa.
E’ la sorpresa il piacere della mobilità. Ed esiste anche il parlar
rapido, il diniego di relative subordinate e coordinate.
Ti piaceva l’ablativo assoluto?
Grande scoperta. Anche per un anarcoide come me. La buona scrittura, i
buoni sentimenti, i buoni propositi passano per gli anacoluti, non c’è che
dire.
Stai sparando cazzate.
Sì. Ma almeno ne sono consapevole. E questo mi condanna di meno.
Te la racconti.
E’ l’aneddoto la mia amnistia.
Fanculo.
Ero prossimo a dirmelo. Per risparmiarlo agli apprestanti.
Adieu.
Politically
Correct
Cosa hai da ridere, me lo dici?
Meglio piangere, forse?
Non si risponde con un'altra domanda: è offensivo.
Meno che far domande: oltretutto insulse.
Non importa, io insisto: cosa hai da ridere?
Veramente non rido: così sembra a te: in realtà atteggio un volto, per
puro caso il mio,
per non destare sospetti.
Destar sospetti? E per cosa?
Sei seccante con le tue domande. Ma cosa vuoi da me?
Quel che puoi dare. Poco o molto che sia.
Come al solito eccessivo.
Hai ragione, stavolta. Ma non riesco ad accontentarmi con te. Di te.
Non è vero, stai costruendo alibi alla tua disperazione. Sei integralmente
fasullo.
Non dirmi così. Sei ingiusta. Come sempre.
Io sono l'unica a dirti quel che non vuoi sentirti dire: ti fa male
conoscerti.
Non è vero. Ti va di masturbarmi?
Sì, molto.
Le
ragioni dell’ottimismo
Perché non parli?
Cosa vuoi che ti dica? A cosa serve?
Adesso discuti anche l’utilità della parola? Eppure sai che gli esseri
umani sono tali
proprio perché parlano, comunicano, trasmettono idee ed esperienze.
Esperienze? A me sembra che dimentichino in fretta. E che scientemente non
trasmettano
memoria. A volte ho il dubbio che ci sia un desiderio, neanche troppo
inconscio, di
regredire allo stato animale.
Sarà così per te, ma non puoi negare il continuo progresso.
Chiamalo progresso: si costruisce miseria e dolore per poi dire che
l’umanità ha una costante propensione al meglio. Vuoi mettere il gusto di
sconfiggere morbi che con sottile perfidia
vengono costruiti? Vuoi mettere il piacere di “ ideare protesi funzionali
per i poveri bambini
che per puro scherzo del destino lasciano arti su qualche piccola mina
dimenticata”?
Sei il solito disfattista: non vedi il nuovo e il positivo.
E’ vero:questo mondo mi sembra un fotogramma non sviluppato. E hai notato
come sia
beffardo il negativo di una bella immagine?
Forse la resa non sarà ottimale, ma anche nelle pellicole non ancora
acidate c’è la traccia
della bellezza.
Sì, è vero:c’è la traccia di uno stupido modo di pensar il sé e il non sé.
Ripensaci per favore. Riprendi a parlare. E’ utile a te e agli altri. Non
sei mica Mosè, che
anche nel silenzio della pietra trasmette la possanza dell’uomo e del
divino.
Sì, io non sono una grande opera dell’ingegno umano, ma tu di certo non
sei Michelangelo.
Parla, per favore, riprendi a parlare.
Forse domani. Se riscoprirò le ragioni del pessimismo
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the last dance for...
pioggia
gioco delle parti
scopi da dio
in fondo non ci siamo mai incontrati, io e te
ci siamo voluti
ci siamo presi
ci siamo ingannati
continua così
la tristezza è una condizione accettabile
c'è chi ci costruisce fortune
la disperazione ha un fascino malsano, attrae omaggi tisici
come potrei fare senza di te?
la serenità è noia perenne
dammi un gioco forte, dammi un motivo per stupirti ancora
posso darti un'arma o un pensiero
d'amore
di noia
fottiti