Eraclea (Ve), 23 luglio 2001.
Erano già le 10.30 quando, con i miei, sono sceso in spiaggia; il sole
scaldava già deciso, al contrario di ieri, complice un'aria meno fredda,
quanto basta per liberarmi dalla fastidiosa pelle d'oca, che alle volte mi
sorprende anche nel più lieve abbassamento della temperatura o quando si
alza improvviso un venticello appena pungente.
Ma già dopo una mezz'ora, passata ad osservare le calme onde del mare,
ero in preda ad uno dei miei problemi, una fastidiosissima sorta di tosse.
Dopo un quarto d'ora ho deciso di tornare alla casa in pineta; prima anche
con l'aiuto di un bagnino ho risalito la spiaggia, per poi proseguire con
mia madre per gli altri duecento metri che ancora mi separavano dalla
casa.
Dopo il pranzo ho cominciato a stare meglio, ed ora sto riposando in una
rilassante atmosfera ricca di serenità e dolce armonia con la natura che
mi circonda, generosa e rigogliosa; e come sottofondo lo strimpellare di
una chitarra che risuona riecheggiando delicatamente in questa zona di
pineta.
Poi non sono più tornato alla spiaggia, questa tosse, ormai quasi
svanita, mi ha tolto la voglia di passarci il tardo pomeriggio. Comunque
mi sono rilassato un po' nel piccolo porticato della casa, ho preso un po'
di sole che arrivava da uno dei rari punti dove i suoi raggi riescono a
farsi largo tra i fitti rami dei pini; ma ho anche letto e scritto, sempre
immerso in una quasi completa tranquillità, appena scalfita da echi
lontani o dal rumore dei passi di qualche passante di ritorno dalla vicina
spiaggia.
Sono le 18 e solo da qualche minuto si è spento il suono delle chitarre;
erano un ragazzino e una ragazza dai ricci capelli biondi vestita di nero,
con un'aria tipicamente dark, hanno strimpellato e accennato dei
motivetti, lui suoni più armoniosi, lei più duri e ritmati, ma sempre in
modo sperimentale, strimpellando.
Qui, nella pineta, complice la sera, la temperatura si sta facendo ancor
più fresca e dopo cena assumerà un tono leggermente pungente.
Eraclea (Ve), 24 luglio 2001.
Tanto per cambiare era cominciata male la mattinata, il mio respiro faceva
le bizze già in piena notte.
Ora sono le 11.40 e quella oppressione toracica si è fortunatamente quasi
del tutto stemperata, qui in questa spiaggia che si sta facendo infuocata,
come così anche la sua sabbia, sto sotto al mio ombrellone che mi fa
ombra e mi salva da una sicura bruciante scottatura.
È mezzogiorno, ora si ritorna alla casa per il pranzo, non prima di
vedersi arrivare davanti un ennesimo venditore ambulante con le sue
salviette e siccome è impensabile venire quindici giorni in una località
balneare senza essere già ben provvisti di tali tessuti, allora mio padre
gli ha offerto da bere, proprio di fronte al bar della spiaggia posto alle
nostre spalle di un centinaio di metri.
Sono le 15, tra poco tornerò, con i miei, in spiaggia a ridosso delle
onde del mare, oggi non del tutto calmo; continuerò a leggere e a
scrivere un po', intervallando guardando il mare, il movimento continuo
delle sue onde sinuose e rinfrescanti, con la sua schiuma bianca che
inumidisce la sabbia, che poi a sera lascerà per alcuni metri riposare
asciutta.
Eraclea (Ve), 25 luglio 2001.
Sono le 22.30, oggi avevo deciso di non imprimere nessun pensiero sulla
carta, ma mentre nel buio porticato, con un soffio ho spento la candela e
il suo profumo di limone, ho intravisto nel porticato della casa appena
dietro la mia, la ragazza dai capelli biondi, la stessa che suona la sua
chitarra più volte al giorno, era sola seduta al tavolo, scriveva a testa
bassa con mano leggera... così mi sono rivisto in lei, ed ecco,
immediatamente, risvegliato il mio solito desiderio inarrestabile di
raccontarmi, di esternare le mie vere e profonde sensazioni,
immortalandole per non perderle.
Mi piacerebbe molto avvicinarla, conoscerla un po', chiacchierare qualche
volta per i giorni che mancano alla fine del mio soggiorno, lo farei se
fossi in altre condizioni, si lo farei davvero senza problemi perché è
nel mio carattere e adoro fare nuove conoscenze, e poi, non ultimo, mi
sembra davvero una ragazza originale, un po' fuori dai soliti e odiosi
canoni.
Perché non lo faccio?
Forse per le mie tante batoste amicali e più del passato anche recente, o
forse per timidezza o per paura di essere squadrato subito come non
interessante e deriso poi dietro le spalle; si direi di tutto un po', un
frullato con questi ingredienti.
Ma più forte di tutto è la voglia, che ultimamente si è impadronita di
me, di non posare più lo sguardo su di una donna, o meglio, verso una
donna, per il semplice motivo che questo, spesso, m'ingarbuglia i pensieri
e bussa al cuore una sorta di malinconia, facendo risvegliare in me la
tristezza e la soffocante sensazione di una grave mancanza e cioè, il
bisogno d'amore, di una presenza importante accanto, una donna da amare e
da cui essere amato per quello che sono.
Che sia una cosa stupida senza importanza? Oppure, devo mettere i
sentimenti sotto chiave? O ancora, si può davvero vivere bene anche
senza? Non lo so davvero, non so darmi una risposta definitiva, se non
quella di smettere d'illudermi, di sperare e di fantasticare, in modo
drastico; ma il mondo continua a ricordarmelo senza pietà!
Ora è passata la mezzanotte e il sonno si fa mio amico, salvandomi da
questi pensieri senza via d'uscita; sento il rumore del mare, stanotte è
molto agitato... che voglia dirmi qualcosa?
Eraclea, 27 luglio 2001
Oggi pomeriggio di nuovo niente spiaggia, prepotentemente quel mio solito
problema mi ha persuaso dall'andarci; sono rimasto, con mia madre, alla
casa, ho cercato di contrastare quell'odioso intasamento bronchiale, per
poi dalla disperazione finire a provare quasi una cura "fai da
te" e cioè, ho iniziato a prendere un antibiotico, anche se i medici
sono un po' in disaccordo sull'uso in questo frangente.
Stavolta però ho ascoltato mia madre e soprattutto la mia enorme e
pesante stanchezza, ormai è da più di un anno che lotto con un rito che
puntualmente si compie; le mie sensazioni e i miei pensieri sono come
ovattati, così la fatica e la spossatezza prendono il sopravvento e la
mente si fa pesante... spero davvero possa, questa sorta di cura
“improvvisata”, darmi un po' di sollievo.
Sono le 20, per fortuna oggi, nonostante tutto, sono provvisto di molta
pazienza e di un quasi completo self control come nei giorni migliori...
in questi due ultimi giorni ne ho avuto davvero un grandissimo vitale
bisogno
Eraclea, 29 luglio 2001
Sembra proprio che l'uso di quest'antibiotico mi stia facendo bene, ora
riesco a stare più tranquillo e ad assaporare un po' di più questa mia
vacanza, questo periodo ricreativo in ogni direzione.
Ovunque, in questa cittadina ai piedi del mare Adriatico, capeggiano
cartelli pubblicitari viola e gialli che riportano il nome di Romina Orfei,
esattamente... "Romina Orfei in tour". Due tipi di questi
cartelli si alternano lungo molte vie centrali, su tronchi d'albero e pali
della luce, uno con il titolo di richiamo e un disegno colorato di un
clown sorridente, l'altro invece, oltre al titolo, ha tutto un lato in cui
si può osservare, molto chiaramente, il bel viso di Romina.
Come si può intuire dalla mia minuziosa descrizione dei cartelli
pubblicitari, oggi sono andato a questo spettacolo, era il penultimo
appuntamento, alle 17.30, prima di proseguire, con la carovana, per
Chioggia.
Mi ha accompagnato mia cognata... il fascino Orfei colpisce sempre!
Come un flash mi ritorna alla mente e agli occhi, lo sguardo di Romina nel
suo unico numero, ma quanto mai rischioso e arduo nella sua semplicità;
uno sguardo che racchiude in sé forza, fierezza, concentrazione, nonché
la sua bellezza, e trasmette dolcezza e fascinosa femminilità... come
Cleopatra nell'antico Egitto.
Lo spettacolo è andato via tra piacevoli e stucchevoli numeri, con due
lampi folgoranti che mi hanno preso e meravigliato, dalle spade taglienti
di Romina, fino ad arrivare a una giovane bella e talentuosa
contorsionista romagnola, moderno e virtuoso il suo numero, un grandioso
spettacolo su arti antiche.
Queste due bellissime e bravissime eroine circensi mi hanno inculcato
nuovo coraggio... grazie di cuore, mi aiuterà!
Eraclea (Ve), 30 luglio 2001.
Sono le 17.30, dopo due giorni abbastanza sereni, piacevoli e distensivi,
eccomi di nuovo alla fine di un pomeriggio, che ormai ha lasciato il
posto, la scena alla sera, in cui è ripiombato su di me quel famoso e
annoso problema di intasamento bronchiale... come i fantasmi e gli spettri
del passato si ripresentano quando si sperava proprio di averli cacciati
almeno per parecchio tempo, così riecco qui questa insistente e maledetta
bianca onnipresente.
Sto ridacchiando tra me e me e forse il motivo non c'è, oppure perché
sto pensando che non ho mai creduto che queste tregue, in cerca di
motivazioni plausibili, potessero durare più di tanto; infatti sono
perfettamente consapevole da tempo del male che mi attanaglia, è
inesorabile e senza pietà... quindi non mi sono mai fatto delle illusioni
in proposito.
Infine, la mia piccola ridacchiata, può essere scaturita anche da
un'altro pensiero futuristico: la delusione cocente che avranno l'odiosa
bava e gli ancor peggiori pesanti e opprimenti problemi fisici, quando un
bel giorno mi libererò per sempre di loro passando nel mio corpo
eterico... io sarò libero, leggero e felice, loro spariranno, si
dissolveranno senza avermi vinto.
Eraclea (Ve), 1 agosto 2001.
Sono le 10.30 e come tutte le mattine sono da poco sceso, con i miei, in
spiaggia, che oggi, come pure gli ultimi tre giorni, è particolarmente
incandescente e l'aria calda regala una consistente afa; ma comunque
grazie all'ebbrezza sprigionata dal mare e l'amico ombrellone ombroso qui
in spiaggia e la rigogliosa pineta che abbraccia dolcemente la casa, il
tutto risulta ben vivibile e affatto pesante.
Per la cronaca, ho poi resistito poco in spiaggia, stavo abbastanza bene
ma ad un certo momento, nel giro di dieci minuti, eccomi immerso nel
solito odioso e spossante rituale. Ho deciso che da questo momento, sono
le 17.30, cercherò di evitare il più possibile di nominare la mia
malattia e le sue manifestazioni in questa sorta di diario emozionale
vacanziero.
La bionda chitarrista, ieri sera ha terminato il suo soggiorno,
insolitamente così, a metà settimana, non come me, come noi, alla fine,
nel fine settimana. Una meteora, che senza rendersene nemmeno conto, mi ha
fatto compagnia qualche sporadica oretta, ma sufficiente per darmi da
pensare, un'ispirazione e una sensazione.
Sono le 18, sono solo qui nella casa, i miei tra poco torneranno dalla
spiaggia.
Stasera dopo cena girerò per il mercato serale, che da soli due anni, i
mercoledì d'agosto, movimenta un po' la via centrale di questa cittadina
marinara; osserverò le cose, le merci più strane, curiose e originali,
molta gente mi guarderà come al solito strano, tipo fenomeno da baraccone
e fonte di commentini interiori o atteggiamenti di indifferenza... ma io
li guarderò con occhi fieri e volto sereno, incrociando i loro sguardi,
anche se a volte odiosi e mi sentirò vivo.
Si avvicina l'addio al mare, cominciano a spegnersi i suoi rumori,
sfuocano i suoi contorni e i miei pensieri si dirigono già, lentamente,
sulla strada del ritorno.
Eraclea (Ve), 3 agosto 2001.
Sono le 16, per l'ultima volta queste pagine si apriranno, a fisarmonica,
a questa vegetazione rigogliosa e verde di aghi che formano abbondanti
pini ombrosi, che rinfrescano la pelle e i pensieri, lasciando alla terra,
ogni tanto, i suoi frutti corazzati, pigne che quando cadono, prima di
aprirsi regalando pinoli, fanno un tonfo facilmente udibile, deciso.
In tutti questi giorni di mare e pineta, la tecnologia ha mostrato i suoi
limiti, ha fatto cilecca! Per quanto riguarda il telefonino, ha fatto le
bizze sotto questa folta pineta e il lettore cd portatile sono più i
silenzi che ha prodotto che musica.
Sarà la natura che si ribella alle molte violenze dell'uomo? Niente di più
facile e condivisibile!
Cosa ho appreso in questi giorni passati al mare?
Gorgonzola (Mi), 5 agosto 2001.
Si, avrei dovuto mettere su carta le mie riflessioni dei passati giorni di
mare in quel di sabato, nella mia stanza durante la sera tranquilla che si
apprestava ad accendere ad una ad una le sue stelle, ed invece lo farò più
avanti.
Graglio (Va), 8 agosto 2001.
Sono le 11.30, sono già quasi ventiquattr'ore che mi trovo quassù, ad un
soffio dai mille metri, ma ancora i miei pensieri stanno rielaborando le
sensazioni vissute all'ombra del velato profumo d'iodio e cercano un
senso, un fine, una spiegazione comune di ciò che hanno appreso e di
quello che vale la pena portare con sè.
Certo, molte persone semplificano l'esperienza di una vacanza marinara,
oltre logicamente al riposo, con espressioni convenzionali, del tipo... un
bagno di sole, un tuffo in acqua, un giro in barca, lunghe passeggiate
mattutine e serali in riva al mare.
Si, indubbiamente queste attività fanno parte, a secondo dei gusti, di
una vacanza in una località "salata", ma per me è molto di più,
ha un significato più ampio e profondo, soprattutto per quanto riguarda
le emozioni e le sensazioni.
Quando giunge la sera, il mare si fa specchio dove, andando verso la notte
buia e silenziosa di calme onde, l'anima si specchia sincera, regalando
vere sensazioni ricche di pensieri profondi e di verità appena nascoste
dalle meschinità e superficialità della vita.
Alle volte le sue onde si fanno agitate, particolarmente violente e la sua
irruenza risuona in ogni dove... allora nell'animo riaffiorano le paure, i
dolori del passato e il timore del futuro incerto o pesantemente già
segnato da un presente di sofferenze; uno scavare, scrutare nel vero e
autentico "io".
Certo, a volte è doloroso e impegnativo, ma capace, gradatamente, di dare
forza per affrontare le avversità in modo positivo, dando equilibrio alla
mente e quindi, se non si è insensibili e pieni di sè, libertà di
pensiero tale da rileggere la propria vita e i relativi comportamenti
sotto una luce diversa, quella più equa, più vera e giusta, che può far
prendere maggior consapevolezza di sè, della propria persona, smussando
tutto ciò che impedisce od ostacola il vivere in armonia con gli altri e
la natura che ci circonda e quindi di non essere mai insoddisfatti,
qualsiasi sia la condizione in cui ci si trovi.
Insomma, essere in pace con se stessi per cambiare e sentirsi meglio,
soprattutto spiritualmente.
Graglio (Va), 10 agosto 2001.
Dopo due giorni dove il sole ha fatto a pugni con immensi nuvoloni carichi
di pioggia, che a volte scaricavano grossi goccioloni, finalmente oggi,
fin dalle prime ore di questa mattina, il sole si è ripreso, con i suoi
caldi raggi, il trono del cielo.
Graglio (Va), 11 agosto 2001.
Ispirazione zero, sembra proprio che queste verdi montagne e il suo vento
freddino che da stanotte spira rumoreggiante, non mi vogliano regalare né
sussurrare alcuna sillaba, nessuna parola, nulla.
Ma forse è la mia mente e il mio cuore, che non sanno, non riescono a
percepirne gli echi, i suoni e la carica di energia naturale silenziosa,
pura e vitale; sono le 10 di una mattina senza una nuvola, solo un cielo
immensamente blu... spaziando con lo sguardo e la mente in questa distesa
azzurrina, aspetto di intercettare, come un'aquila il vento, nuove parole,
nuova ispirazione.
Graglio (Va), 18 agosto 2001.
Sono le 11, il sole, dopo aver spazzato via le nubi e la pioggerellina
delle prime luci del giorno, ora splende deciso, i suoi raggi picchiano
forte su di me, su questo balconcino che offre una visualizzazione a metà
sfera delle montagne che mi circondano, mi abbracciano.
Amo la sensazione della mia pelle che si scalda e si nutre con l'energia
solare, mi ricarica molto sia il corpo che la mente, che diventa ancor più
ideale e piacevole quando ogni tanto fa capolino una nuvoletta di
passaggio.
A volte, mentre osservo ad ampio respiro queste verdissime montagne, vedo
il sole e i suoi raggi farsi proiettore, dando maggior rilievo ad alcune
insenature e piccole vallate... mi fa sorridere questa cosa, sembra
volermi dire che lui scalda e illumina tutto e tutti, non fa preferenze,
è un amico generoso!
E in fondo è così, ed è anche così che io concepisco e vivo
l'amicizia.
Sono le 15, il sole non illumina più il balcone, ha lasciato il posto ad
un venticello fresco, quasi freddino; due mosconi, rumoreggiando, si
inseguono appena sopra la mia testa... mentre i miei pensieri fanno buffi
intrecci.
Sono passati alcuni giorni dall'ultima volta che ho scritto qualcosa, ho
messo in parole le mie sensazioni, o almeno una parte, ma comunque prima
di ritornare, fra una settimana, al mio nido, non mancherò di riassumere
i giorni di silenzio, di meditazione e altro del quotidiano, ieri, oggi e
il futuro.
Graglio (Va), 20 agosto 2001.
Stamattina, le montagne di fronte a me, erano avvolte da enormi nubi
bianche che salivano lentamente da valle; sembrava metaforicamente che un
gruppo numerosissimo di fumatori si fosse messo all'opera, oppure che
fosse scoppiato un violento incendio in qualche verde insenatura, o
ancora, fantasiosamente e dolcemente, poteva apparire come un ammasso di
soffice zucchero filato... sono golosissimo di questa sorta di nuvole
zuccherose, e ancora tutt'ora, come da bambino, quando mi capita di
incontrare quei classici baracchini dalle grandi ruote, mi fermo e dopo
qualche attimo eccomi lì ad affondarci dentro anche il naso mentre le
divoro soddisfatto.
Finalmente, questo pomeriggio, mi è venuta a trovare una mia amica,
Alessandra, con il marito, la figlia e il cagnolino; mi ha fatto davvero
piacere, in quanto erano quasi cinque mesi che non la vedevo, esattamente
dal suo onomastico, che poi lei nemmeno lo sapeva, perché nella sua
famiglia non usano, stranamente, festeggiare le ricorrenze.
Graglio (Va), 21 agosto 2001.
Oggi il cielo è terso, il sole alto e caldo... mentre il mio balconcino
è per metà ombrato; sono le 14 e qualche minuto, le montagne sono
completamente illuminate da questi generosi raggi.
Di Graglio, solamente negli ultimi due anni, come non mai, riesco a
viverne la marcata natura estremamente rilassante, soave, distensiva e i
suoi ritmi più umani, di tempi antichi, che spinge a riflettere e
pensare, ad un esame di coscienza.
Forse per la mia vita particolare, diversa ai più, questa sorta di
meditazione profonda con le relative sensazioni, non è affatto una
novità, è quasi una consuetudine, ma quassù, in questo luogo
incontaminato e quasi completamente silenzioso si fa davvero
particolarmente impellente ed intensa.
In questa ultima settimana, che sta per concludere le vacanze di
quest'anno, a dire il vero, non mi girano per la mente e per il cuore
pensieri particolarmente profondi o che mi danno molto da pensare; sarà
che pur avendo idee e propositi ben chiari e definiti, poi verrà la
difficoltà di fare azioni e fatti corrispondenti al mio vero e
incontaminato "io", alla mia natura, complici i miei limiti
fisici e l'assenza di una forte e appassionata spalla.
Una cosa è certa, farò il massimo per migliorarmi, anche se gli ostacoli
sono molti, alcuni insormontabili, ma come sempre ci proverò e poi ci
penserà l'inverno a dare un verdetto, mentre il freddo inghiottirà
qualche speranza.
Graglio (Va), 22 agosto 2001.
Sono le 17, ho la pancia piena come un uovo, ho mangiato a casa dei
genitori della fidanzata di mio fratello minore, insomma, minore solo di
età, non di certo per dimensioni; avrò molti difetti, ma sicuramente non
quello di non onorare le cuoche, di non farle felici e soddisfatte...
infatti ho mangiato, forse, un pò troppo, ma come si fa a dire di no
quando ti dicono: "Dai, prendine ancora un po'!".
Per il resto, anche oggi è una bella giornata di sole; devo dire che meteorologicamente
parlando, queste vacanze sono state fortunate, sempre accompagnate ogni
giorno, tranne uno, dal sole.
Stavo pensando ad una cosa, che prima di partire per queste vacanze, è
saltata fuori parlando liberamente con un'amica; mi stava invitando
energicamente a rilassarmi in questo periodo e a non pensare più alle
delusioni e a tutto ciò che non va'.
A volte mi rimbomba ancora nella testa il mio commento alle sue parole:
"Peccato che i miei problemi non li posso lasciare a casa". E già,
è proprio così, purtroppo, il mio inarrestabile e ampio problema ha una
natura completamente radicata e precisa; ad esempio, se fosse un problema
ambientale o relazionale, allora sì, cambiando aria, luogo, potrebbe
essere lasciato fuori e lontano per un pò di tempo, buttato alle spalle.
Su questo discorso, basta così, chiudo qui.
Graglio (Va), 26 agosto 2001.
Sono le 13.30, dal terrazzo di questo ristorante, tappa obbligata di ogni
anno prima di ripartire da Graglio per concludere le vacanze, vedo un
meraviglioso panorama, di fronte posso osservare alcuni paesi sulla sponda
svizzera del lago Maggiore, in uno scorcio, un'apertura tra le montagne...
ma però ora ho molta fame, questa cameriera dai lunghi capelli biondo
scuro e dai lineamenti del viso marcati è davvero lenta e confusionaria;
tra i miei fratelli, i miei e la fidanzata di mio fratello minore con i
suoi, i più fortunati si sono visti servire prima un primo piatto e poi
l'antipasto. Il pranzo finalmente è finito, sono le 15.30, inizia il
viaggio di ritorno.
A casa! Eccomi arrivato, sono le 18 appena passate, che caldo! Devo
muovermi immediatamente se no mi perdo la Messa!
Gorgonzola (Mi), 28 agosto 2001.
Non è davvero un'espressione tanto per dire, "casa dolce casa"
dà la vera dimensione di quella bella sensazione che si prova a tornare a
casa dopo essere stato un pò via.
È ricominciata la "solita" vita, ma anche la continua ricerca
di stimoli, di amicizie sempre più accese e generose, scovare sempre più
in me nuove strade di conoscenza e di spiritualità.
-THE END-