LILU
"... Le comunità virtuali sono luoghi dove la gente si incontra e sono anche strumenti. Alcuni entrano solo per far parte della comunità, altri solo per avere informazioni. Ne deriva una via di mezzo tra un mercato intellettuale e un salotto di oratoria brillante....La reciprocità è un elemento fondamentale: la gente fa cose per gli altri rispondendo all'impulso di realizzare qualcosa di valido e gratificante più che per un freddo do ut des.....(da R. Mainardi, "Geografia delle comunicazioni")
SKYDI
.... e la pragmatica?
LILU
bella considerazione... eppure le analisi del
virtuale partono sempre da constatazioni di fatto... i prototipi sono sempre
troppo elementari per spiegazioni di avvenimenti sociali... :(
(o forse intendevi altro?)
SKYDI
La comunicazione umana o semiotica si articola
sullo studio della semantica, della sintassi e della pragmatica.
La semantica studia il significato dei segni linguistici, la sintassi studia
quella parte della grammatica che si occupa dell'organizzazione delle parole e
la pragmatica studia il rapporto dei segni con coloro che ne fanno uso. E’
implicito quindi che mancando una di queste tre parti la trasmissione risulta
incompleta o addirittura impossibile. Nello specifico, omettendo la pragmatica
vengono meno anche tutte quelle informazioni relative ai movimenti del corpo,
come i gesti, le espressioni del viso e gli atteggiamenti; ai fenomeni
paralinguali, come il riso, lo sbadiglio, il pianto, i cambiamenti di tono, le
pause, i silenzi e la percezione del grado d’attenzione; alle posizioni nello
spazio; alla sensibilità tattile olfattiva e agli artefatti, come
l’abbigliamento, il trucco e gli ornamenti.
In buona sostanza tutta la comunicazione non verbale e cioè tutti i modi di
comunicare, diversi dal linguaggio, attraverso i quali l'individuo si pone senza
veli in relazione con gli altri.
La comunicazione telematica risulta quindi composta da messaggi impersonali
perché amputati della loro parte più vera ma nonostante tutto ancora
vantaggiosa per chi trasmette e per chi riceve. Si distingue infatti una
comunicazione caratterizzata dall’ “intenzione” del mittente di rendere il
ricevente consapevole di qualcosa senza peraltro condizionare dalla cruda
comunicazione dell’ “informazione” dove questa intenzione può essere
addirittura assente perché ciò che conta è il valore o il significato che il
ricevente attribuisce al messaggio. Alla base di entrambi cioè
dall’intenzione del mittente e il conferimento del significato da parte del
ricevente c’è la scelta ossia la possibilità di selezionare il significato
del segno sia in trasmissione che in ricezione.
Di qui il forte ed attuale interesse per l’aspetto semantico della
comunicazione capace di fornire informazioni a livello razionale e di agire
direttamente sull’immaginario personale attivando fenomeni proiettivi eludendo
la “scomoda e rivelatrice” pragmatica.
LILU
Non pensavo volessi fare una considerazione
linguistica, ma che semplicemente ti riferissi alla parte "pratica"
delle considerazioni citate (erroneo significato spesso attribuito al termine
pragmatica, in realtà derivato dall'aggettivo il cui sinonimo è prammatico),
cioé al mettere in pratica in una comunità virtuale le "belle cose"
che Mainardi afferma... in realtà, ti riferivi proprio alla comunicazione, mio
stupendo campo di studio.. ed invece di infilarmi in una discussione per cui
dovrei andare a rivedermi de Saussure e altri (e non mi sembra il caso di sabato
sera ;), ti chiedo invece cosa ti fa credere che il gestuale possa davvero
rivelare le intenzioni dell'emittente... è vero che in una parte di casi si
cerca di comunicare il falso e si spera che l'altro recepisca questo falso
invece che il reale, ed è vero che la mimica facciale e tutti i movimenti del
corpo spesso tradiscono le intenzioni, ma non credere che non sia facile
ingannare l'altro persino con la mimica. Più difficile, ma c'è chi ci riesce
benissimo. E, anzi, qualcuno è così bravo da sapere persino come fare per
rendere credibili le proprie affermazioni, tanto da attuare ad esempio
comportamenti nevrotici che dimostrino ansia (che in realtà magari non c'è)
proprio per far sembrare più veritiera un'eventuale confessione (o chissà che
altro...).
O magari sono soltanto io paranoica... :) il ché è possibile, amico mio!! :)
SKYDI
E’ talmente ampio il discorso che
mi risulta difficile sintetizzare in uno o più post. Partiamo dallo
sguardo…gli occhi, specchio dell’anima …è solito dire. Supponiamo il caso
di un individuo che ha costruito un falso Se, secondo il suo ideale dell’io, e
s’è ne appropriato ponendo in atto delle forme mistificatorie che riesce a
governare in modo ormai automatico. Il più delle volte sarà costretto a
mentire. Ora il nostro cervello è formato da due emisferi dove nel destro
troviamo i centri deputati alla memoria mentre nel sinistro quelli deputati
all’elaborazione dei dati. Alla domanda “Cosa hai fatto ieri” ci sono due
possibilità di risposta per il nostro amico: dire la verità quindi attivare i
centri della memoria o dire il falso attivando i centri di elaborazione per
costruire uno scenario credibile. E’ fisiologicamente impossibile che gli
occhi rimangano fermi a lungo. Sia pure un attimo, quando deve essere attivata
la risposta, gli stessi si sposteranno in alto a destra o a sinistra in modo
inverso rispetto l’emisfero attivato.
Ora pur non conoscendo questo meccanismo, che è proprio di tutti gli esseri
umani, si avvertirà comunque, a livello inconscio, una mancata integrazione dei
segni trasmessi per cui “a pelle” si percepirà disagio.
Il dilatarsi o meno della pupilla sta ad indicare il grado d’attenzione che il
soggetto mostra in condizioni di pericolo o d’interesse. In condizioni di
pericolo gli animali (uomini e bestie) restringono per limitare il campo
sfrondandolo del superfluo mentre in condizioni d’interesse allargano per
recepire quante più informazioni possibili.
Ho scelto questi due esempi, sicuramente non esaustivi, per evidenziare due
aspetti fondamentali della CNV: l’involontarietà e l’universalità,
caratteristiche indispensabili per il suo approccio epistemologico. E’ ovvio
che in determinate patologie il discorso cambia ma anche in esse ci sono tratti
rivelatori della malattia in corso.
Secondo me, sottovaluti la capacità di mentire
tipica dell'essere umano. O forse sono io a sopravvalutarla. Non parlavo di
situazioni quotidiane, parlavo di vicende momentanee (non so, un colloquio di
lavoro, il primo incontro con qualcuno che non si conosce e su cui magari si
vuol fare una determinata impressione...), in cui è assai facile mentire perché
l'altro non ha abbastanza dati per smascherare il comportamento. Mentire anche
con la comunicazione non verbale è forse una capacità di cui non tutti sono
dotati o forse è soltanto una questione di pratica, chi può dirlo. Ma resta il
fatto che è possibile far credere molte cose che non sono tali. Memoria ed
elaborazione dati interagiscono e la memoria potrebbe aiutarela stessa persona
che mente: ognuno di noi procede per tipizzazioni di persone e si possono
attuare comportamenti (o non attuarne altri) secondo esperienze precedenti e
secondo la persona (tipizzazione) che si ha davanti. Ripeto, sto parlando di
incontri per conoscenze superficiali e non di amicizia o magari di incontri
virtuali con persone con cui ci si sente a proprio agio.
E' vero che dagli occhi si possono capire bugie e costruzioni secondo il
meccanismo di dilatazione/restrizione della pupilla che hai descritto, ma non
pensare che sia così facile seguirlo, né puoi pensare che per tutti
distogliere lo sguardo possa essere segno di imbarazzo dovuto ad un discorso
falso... la timidezza è molto più comune di quanto si creda e gli occhi
possono spesso tradire questo, invece che un comportamento costruito ad hoc, così
da guizzare da una parte all'altra. Ci sono anche persone irrequiete di natura
(prendi me) che non stanno mai ferme con lo sguardo... E' vero anche che si può
desiderare di "costruire" comportamenti proprio per eliminare
l'incertezza degli incontri con persone sconosciute e quindi dominare la
timidezza... ma la mia iniziale riflessione partiva dall'inganno consapevole e
per altri fini.
Ultima cosa: non tutti sono dotati di empatia per comprendere con pochi,
impercettibili segnali se qualcuno mente o meno.
Hai ragione, non è possibile portare avanti un discorso di questo genere
tramite un post.. ma lo trovo decisamente interessante e sfrutto questa
possibilità :)
…in considerazione del fatto che sulla tastiera
il pulsante della “s” si trova discretamente lontano da quello della “t”
per cui risulta poco probabile un’attivazione accidentale, il tuo potrebbe
essere allora un lapsus scritto freudiano di seconda categoria. Il soggetto non
si accorge dello sbaglio ma lo consapevolizza in sede di rielaborazione. Il
prefisso “stra” composto erroneamente nella digitazione del verbo
trascrivere e che esprime “una misura oltre il normale” nasce appunto da un
piccolo conflitto affiorato nel reale in modo inconscio e incontrollato.
Ecco uno dei tanti aspetti della CNV Comunque, venendo a noi, il punto del
discorso non è quello di mentire o no ma è quello di rendere manifesti,
attraverso il linguaggio del corpo, degli stati emotivi che possono, in
determinati contesti, anche discostarsi dallo stereo-tipo che il soggetto
rappresenta. Trovo giusto quando dici “ … ognuno di noi procede per
tipizzazioni di persone e si possono attuare comportamenti (o non attuarne
altri) secondo esperienze precedenti e secondo la persona (tipizzazione) che si
ha davanti…” perché il fenomeno retroattivo (odio l’inglesismo feedback)
è sempre presente nello scambio (e questa è pura pragmatica), trovo poco
esatto, in questo contesto, cristallizzare il pensiero riconducendolo a teorie
cognitiviste perché in ogni modo quando due persone entrano in contatto, anche
solo visivo e a distanza, inizia a livello inconscio uno fitto scambio
d’informazioni non verbali.
“… ci sono anche persone irrequiete di natura (prendi me) che non stanno mai
ferme con lo sguardo...”
Irrequieta? Io avrei usato il termine “accorta” o “guardinga” visto
l’elevato grado d’attenzione che mostri nei confronti del circostante… o
sbaglio?
C'è qualcosa che mi lascia perplessa delle tue
considerazioni sulla possibilità di comprendere il vero stato emotivo (grazie
non a ciò che si dice, ma a ciò che si fa o sfugge): sembra che tu abbia una
lunga lista di esempi per riuscire a stanare colui che mente (ipoteticamente) o
per riuscire a comprendere le persone.. e questo mi sta anche bene: coloro che
amano comprendere ciò che li circonda e che cercando di categorizzare il
comportamento umano più accuratamente possibile sono sempre persone dotate di
sensibilità e capacità di osservazione... ma tra i tanti segnali lanciati
incosciamente, che ti mostrano la verità o che ti mostrano qualcosa in più o
che semplicemente si sommano a ciò che stai ascoltando della persona, come fai
a capire quali sono consci e determinati secondo una volontà di trasmissione di
immagine e quali invece sono inconsci, accidentali, non voluti? Abbiamo capito
che sei un grande osservatore... a volte credo di esserlo anch'io, altre volte
mi sembra di non riuscire a capire assolutamente niente degli altri... però
osservo, annoto, magari collego dei particolari quando meno me l'aspetto (mi
capita infatti di inserire molte informazioni nel mio cervello, consciamente ed
inconsciamente, e di trovare un collegamento od una soluzione all'improvviso),
ma non sono mai sicura di ciò che vedo se si tratta di Altri. Puoi sicuramente
cercare particolari che falsifichino la tua tesi (tipizzazione) circa il
comportamento ed il modo di essere di una persona (anzi, di solito, nonostante
l'insegnamento di Popper, procediamo al contrario cercando esempi per rafforzare
la nostra idea, purtroppo...), ma non potrai mai avere certezza circa teorie
relative all'uomo. So che ne sei consapevole, però il tuo tono così freddo e
sicuro circa ciò che sostieni mi lascia perplessa, te l'ho detto. Credo che
avrei timore di una persona come te! :)
In senso buono, naturalmente... :))
Dipende dalle circostanze, lilu. Quello che
attiva la parte analitica è lo stridore che si avverte quando non si allineano
i segnali verbali con quelli non verbali. Non si possono, ad esempio lanciare
messaggi linguistici rassicuranti quando il viso mostra tratti collerici. Mentre
questa diacronia è avvertita coscientemente, diverso è il caso in cui una
donna, sempre per esempio, sceglie un tipo d’abbigliamento ”aggressivo”
abbinandolo con un profumo dolce ed evanescente. In questo caso la stonatura è
avvertita prima inconsciamente, poiché trattasi di due messaggi non verbali,
poi coscientemente, dopo averne individuato le cause. Quale dei due segnali
lanciati distingua l’essere dal voler essere non ha grande importanza: è
sicuramente in atto un conflitto. Da queste premesse può svilupparsi una
successiva ricerca per cui se trattasi di donna di spiccata femminilità il
profumo simboleggia il vero Se (CNV inconscia) e l’abbigliamento il falso Se (CNV
conscia); se trattasi di donna “aggressiva“, il contrario.
Spero che il tuo timore (ingiustificato) nei miei confronti non pregiudichi il
piacere d’incontrarci per l’aperitivo. In caso contrario manderò uè.
Dimenticavo… per me puoi scrivere quanto vuoi, quando vuoi e come vuoi e sarà
sempre un piacere leggerti.