Certamente potete immaginare un raggio di sole.
Ne avremo visti a centinaia, ma sicuramente ognuno ha un suo ricordo distinto e
speciale, legato ad una sensazione, ad una circostanza.
Tra i rami di un fronzuto albero, ad esempio, che agitandosi a giocare con un
filo di brezza ora si mostra e ora si ritrae.
Prepotente che spalanca le sue braccia all'improvviso da dietro un palazzo , o
al merletto di una guglia bianca, magari mentre sei sul battello sulla Senna, e
di fronte hai Notre Dame e cerchi con gli occhi il gobbo che salta come fosse
Tarzan.
Dolce che accarezza una lacrima di nostalgia, che ti bacia la guancia con
tenerezza, che bevi con gli occhi per sentirti vivo e vero dal più profondo ed
intimo essere.
Un raggio .
Che magia.
La guardavo nascosta dai vetri fumè
riflettenti dal balcone del mio ufficio.
Per quanto tutto fatiscente nel palazzotto non si poteva non notare come un
cazzotto all’occhio quegli infissi in cui il ricordo di pittura bianca era
atavico, ormai quasi del tutto inesistente.
Avevo sempre osservato l’estremo degrado di quell’affacciata sul mondo, non
aveva neppure vetri, solo dei fogli di plastica quasi completamente strappati.
Non mi ero mai chiesta e neppure lontanamente preoccupata di sapere se e chi ci
vivesse .
Fino a che un giorno, in una freddissima giornata di novembre non vidi una sedia
accostata al balcone , e dopo pochi secondi due braccia scarne .
Due mani solo ossa, di cui una reggeva un martello.
Il corpo era praticamente un fuscello rinseccolito, e la testa completamente
candida poggiava su una schiena ingobbita , certamente opera di un’artrosi
deformante .
Se immaginate in qualche modo la famosa strega di Biancaneve, ecco, avete un
quadro preciso dell’immagine che potevo guardare in quel momento.
Lo sbalordimento tuttavia non era per come era quella donna anziana,
incredibilmente anziana, ma quel che faceva.
Salì sulla sedia malferma, aggrappandosi come un ragno alla sua ragnatela e ,
aiutandosi con delle puntine e con quel martello che minacciava di perdere la
testa di ferro ad ogni movimento inchiodò un nuovo foglio di plastica al posto
di quello lacerato , ormai inutilizzabile.
Trattenni l’urlo che nacque spontaneo , già immaginando un volo dal quarto
piano.
Credo che le sue cateratte le impedissero di valutare gli effettivi spazi.
Come le permisero la sua età e le sue abilità terminò quel lavoro. Incolume.
La sua finestra assunse nuova dignità .
Da qualche mese vedo in quello stesso spazio , finestre in alluminio anodizzato
, perfettamente bianco.
E il sorriso di una piccola bambina ha sostituito quello senza denti di quella
straordinaria vegliarda.
Aveva 92 anni.
Molto tempo fa.. no, non è una favola, è solo un
episodio che appartiene ad un’altra vita…
Molto tempo fa , Luca era un ragazzo timido, impacciato, simpatico e tenero,
dallo sguardo spaurito che ti bruciava l’anima .
La guardava sempre , segretamente, non perdeva occasione per sorriderle,
rassicurarla, cercare di starle vicino. Era cortese e garbato e con lei sapeva
tirar fuori il sorriso più dolce : si capiva che partiva da sogni lontani.
Non era solo timidezza la sua.. entrambi erano impegnati in altre storie, e lui
non osava neppure sperare, neppure con l’ultimo dei pensieri poteva credere
che “lei” avrebbe fatto parte dei suoi progetti di vita . Un giorno infine
decise.
Le portò una vecchia edizione di un libro “ il segreto di Luca” di Silone.
Lei guardò perplessa quel dono , non aveva mai letto il libro ed accettò di
buon grado, con un sorriso incuriosito.
“qui dentro c’è il mio segreto” disse “cerca tutte le parole
sottolineate , formeranno una frase…”
Non sorrideva più, ma i suoi occhi erano tutto un ‘effervescenza , come di
mosto che attende l’epoca giusta per trasformarsi in vino.
Non ci fu tempo di leggere il libro, la curiosità già divorava la ragazza, che
senza bisogno di conferme, ormai aveva capito.
Una parola per volta , raccolte come briciole di pane, una sorta di Pollicino
che ripercorre passi già calcati, alla ricerca di una verità già compresa.
Inutile.
“Non dire nulla, non parlarne. Il mio segreto lo avrai compreso : ti amo .
Luca “
Non ci furono altre parole, non ci furono baci, non ci furono seguiti a quella
timida e riservata dichiarazione d’amore. Non ci furono strade che si unirono
in un cammino comune.
Lei gli fu sempre grata di quel sentimento delicato e silenzioso .
Luca non sarebbe mai entrato nella sua vita , ingarbugliata come una matassa di
lana arruffata da un gatto.
Luca, non sarebbe mai uscito dalla sua vita , le aveva insegnato che in silenzio
l’amore vive di semplici respiri.