Cinque Poesie di Adele Faccio tratte da L’albero
della libertà
Resistenza (1955-1956)
Abbiamo lasciato
cumuli di neve – cumuli di sabbia
lungo le strade percorse
– i compagni migliori –
Abbiamo lasciato
tutta la nostra fede
lungo le strade percorse
- la parte migliore di noi -
Ora le mani penzolano vuote
e ci rimane soltanto
una infinita sete di silenzio.
* * *
Colonna di deportati in marcia
attraverso l’Europa
da tutti i paesi
verso la camera a gas.
La fila interminabile
non ha più volto
né nome
ma solo piedi
immani per andare.
Stramazzano esausti
o sotto i colpi
quando anche i piedi sono consumati.
Non resta che il pennacchio
di fumo puzzolente
sulla ciminiera.
* * *
La carne torturata
è un nodo di dolore.
convulsa perché non sfugga dalle dita
la sola volontà non cede.
Parlare o lasciarsi morire
ricade lo spiraglio
socchiuso
con tanta fatica
sul domani.
* * *
Per chi odia il sopruso
la violenza il terrore
un mitra una coperta
cinque castagne a testa
e libertà.
Compagni, si resiste.
* * *
I ribelli non hanno paura
I ribelli si comprano la morte
per farne una collana
o una cintura.
E se battono i denti nell’attacco
non importa
credete
la loro paura
la portano come un vestito
un po’ stretto
che con un colpo lo spacchi
e ci stai.
La danza di Shiwa
Moto perpetuo
ritmo di aironi in ballo
eternamente mosso
- cariche positive e negative
lanci e rilanci
in spezzettamento di spazi
e fiorire di quarzi
spaccate e virgole, arabesques,
pointé, plié, fuetté,
et pas de deux et des dieux.
La danza di Shiwa
vertigine elettronica
mega attrazioni e repulsioni
nel gioco spaziale
delle spirali galattiche
con coreografie di simboli
e di forze
che solo amore e luce fa danzare.
Adele Faccio (Capodanno 1986)