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Volte ardite di cattedrale, nel tufo giallo.
Segni di scalpelli ,che sanno di fatica indicibile ,ancora palpitano di vita e stillano dolore e rabbia.
Quaranta metri sotto il piano di calpestio stradale .
Nel ventre della terra . Dove un silenzio innaturale domina tutto .
Una lunga scala , con lunghissimi scalini.
Nell'atrio mastodontico si perde già la dimensione delle proporzioni, si smarrisce il se. Ti senti un nulla nella potenza di un grande buco nero, umido, in cui il senso dell'equilibrio viene messa a dura prova dalle concomitanze di buio totale e silenzio assoluto. Ritorno al ventre della madre, ma senza calore, senza affetto.
Opera magistrale di lavoro schiavizzato. Cisterne cave. Stretti cunicoli. Budelli chilometrici alti quasi 6/7 metri e lar-ghi appena 60 centimetri .Servivano per convogliare e raccogliere acqua. Questi Romani !
Alcuni manichini vestiti con abiti d'epoca. Altri da militari . Lerci materassi su cui non fai fatica ad immaginare i corpi turnanti nel riposo. Poche altre povere suppellettili che indicavano l'urgenza del vivere. Sopravvivere.
A qualsiasi costo.
Sui muri rozzamente accennata la scena di un militare armato che minaccia civili. Ma anche un cuore. E nomi. A te-stimoniare che si è vissuti in qualche modo, in quel tempo, il quel luogo.
Morte. Vita. Nel silenzio sono ancora imprigionate le voci della disperazione, del dolore. Grida di richiamo di madri che cercano figli, di uomini che chiamano altri uomini per organizzare le notti da trascorrere lì .
Nel rifugio di San Gaetano, nel cuore palpitante della città greco-romana.
Antica cava di materiale dei romani, poi acquedotto.
In guerra fragile riparo dall'orrore.
E oggi …visita guidata alla storia e alla memoria.