T’arricuord’ Aniell’mie, cumm’erem felic quann’tenevm
sul ‘a vita nosta !
Misera era la vita, puzzolenti e lercie le strade, buie le case , e la fame…la
fame aveva la faccia odiosa dei gabellieri del governo : orrenda!
Le tasse infami ci hanno levato la pelle da dosso, ridotto a scheletri con gli
occhi spiritati, come te, Aniello mio, nell’ultimo giorno della vita tua.
Il contrabbando era necessaria sopravvivenza, ma quei maledetti nobili ti
trattavano con disprezzo e sufficienza, in malo modo , t’arricuord ‘e’mazzate??
Noi zotici ??? E loro, allora, nobili della malora!
Ma il pescivendolo, figlio di pescivendolo si arma di odio e guida la rabbia
livida della rivolta dei lazzari al grido di “Viva il re, abbasso lo
malovogerno !”
Ah, se lo ricordano ancora…ebbero paura del popolo affamato e che non aveva più
niente da perdere, neppure la vita, tanto niente valeva per nessuno.
Pareva nu’ miracolo : la gente gridava il tuo nome e Masaniello trattava
ccu’o’rre.
Quanto eri bello a cavallo , di bianco vestito , il cappello con la piuma
affianco al Viceré di Palermo. Quann’ te’ riceven “Signoria
Illustrissima”.
Il popolo ti osannava. ti ascoltava il Viceré .Ti riverivano i Nobili . Ti
temevano i preti.
Io , Bernardina, moglie tua, viceregina del popolo , ricevuta a corte ,
omaggiata di ricchi oggetti.
Ma la fine era già scritta : troppo amore per la giustizia, contro
l’oppressione, la fame e chill’fetient hanno pensato “ma cch’vvò stu’lazzaro
?”
E allora, il vino dei nemici incominciò a scorrere nelle tavolate, vino
avvelenato, che ti portò alla follia.
La pazzia di Masaniello è opportuna.
Affacciato alla finestra di casa parlasti a tutti dicendo “Popolo mio… ti
ricordi popolo mio come eri ridotto “ ma poi facist’cose e’pazz, e t’
spugliast’ e riciv’e’ mal’parole…
L’archibugio mise fine alla tua vita, e per paura che il morto potesse guidare
un’altra rivolta , ti spiccarono la testa portandola dal Viceré e il corpo
buttato nella fogna.
Mi hai lasciata sola, Aniello mio, sola con i ricordi … il dolore...
E mmò?? mmò sto qua, e per non morire di fame nera faccio la vita , nel vicolo
del Borgo di Sant’Antonio.
Io viceregina di Napoli.
Vedova di Tommaso Aniello, detto Masaniello.