SOGNI DAL MIO ABISSO. SOGNI DEL MIO ABISSO

CORTO

 

FARNETICAZIONE ONIRICA

 

SOGNI DAL MIO ABISSO. SOGNI DEL MIO ABISSO.

Notte.

Buio fuori.

Buio dentro, e non solo in casa.

Il video del personal è acceso; l'alone della fluorescenza ti svela nella penombra, seduta sullo stranito grigio/arancio della poltrona, di fronte a me, quasi compunta, raccolta sulle ginocchia serrate.

Rigide.

Testa protesa in avanti; attonita, si direbbe ipnotizzata, attratta dagli altalenanti riflessi della nuda lama del rasoio aperto, appoggiato sulla scrivania, a portata di mano.

La mia.

Il furore irrompe improvviso.

Preme, dirompe; il cuore tempesta la gola, le tempie pulsano.

Le carte sono state scoperte, la partita è alla fine, in anticipo sul previsto.

"Maledettaeraproprionecessariochetuarrivassiquistasera?"

Mi levo; mi avvicino.

Il filo della lama è imperlato di rossonerastro; ha glacialmente accarezzato il palmo della mia mano.

Troppa fretta nell'impugnare? o troppa ombra? o, perché no, ouverture? Come ogni melodramma che si rispetti.

I tuoi occhi mi puntano, mi spalmi sul viso la sfida, la tua sfacciata, esperta, improntitudine.

Tranquillamente perfida.

Raggelo.

Il tempo è scaduto; sollevo la mano lamata.

Mano lamata?

Eufemismo per riscaldare il gelo di un rasoio alla gola, per stemperare una livida pozzanghera appiccicosa.

"Da chi andrai dopo di me, Nerasignora?"

Una finzione di dubbio, per calamitare attenzione sulla mia disperazione.

Un paradossale sarcasmo per nascondere la mano tremante, non più decisa, titubante.

Un acuto steccato al culmine di una scena madre finora recitata con maestria.

Eppure.

Il tono, lo sguardo, la sfida, l'attesa, fanno breccia.

Sorridi, con sorprendente complicità.

Resti seduta.

E io in piedi di fronte a te, con la mano ormai nuda.

Già dietro la tua nuca.

E tu ti spingi in avanti.

E io sogghigno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SOLE

Notte. Ormai troppo notte per ripensare a qualsiasi decisione che non sia questa follia.
Sono nella tana del lupo. Ho accettato, anzi , mi ci sono catapultata.
Sfida dell’incoscienza all’impossibile. Al rischio che tanto amo.
Lo so…è contrario a tutte le regole , ma lui ha un portamento elegantemente indifferente, una personalità magnetica , lo sguardo sprezzante, freddo e lucente come la lama che appena scintilla nella luce azzurrognola che sa di freddo an-che essa .
Nel buio i pensieri si accavallano veloci .Un lungo brivido di gelida eccitazione percorre la schiena appoggiata alla poltrona. Ma non muovo un muscolo. Non lascio intuire.
Alto dinanzi a me, sento il suo respiro inquieto , appena più pesante del silenzio irreale della stanza .
Dovrei aver paura, mi dico, ma la sfida è più forte del terrore, la voglia della conquista più forte della dovuta prudenza.
Un lampo fulmineo negli occhi, la lama è nella sua mano. Anzi è la sua mano, pronto a scaricare il gesto di folle rabbia, e assieme tutto l’odio verso il mondo.
Gli sguardi si incrociano scintillanti, pronti , fendenti più del colpo che sta per partire.
Non cedo. Non indietreggio. Sorrido beffarda, scettica sulla mia decisione, ma non abbasso la guardia determinata a non cedere al suo gioco.
Attimo acuto. Ora sferrerà il suo odiare, eseguirà la mia sentenza.
Danza morte, non ho paura, troppa ne ho avuta. Sia quel che deve essere.
Il ronzio delle ventole del pc rompe il teso silenzio.
Il dubbio si profila,, il pensiero distrae dal suo freddo letto.
La sua morte ha accarezzato la mia vita.
Sorrido ironica . Lo sapevo.. perché mai una psichiatra avrebbe accettato l’invito del paziente psicopatico ?
Sorrido ancora. In fondo non volevo morire. In fondo non voleva uccidermi.
L’eccitazione del pericolo ora galoppa con una diversa velocità.
E’ bello sentirsi vivi. Sorride anche lui intuendo l’intenzione.
Respiri di ritmo accelerato sfiorano il silenzio.
Mai accettare appuntamenti al buio…